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Posts Tagged ‘staticità’

Cassetta storta

Cassetta storta – © Copyright 2011 Pega

Di solito non lo faccio mai ma questa volta cedo e ripropongo un vecchio assignment, anzi ne ripropongo addirittura tre in un colpo solo.
Sono gli assignment #35, #36 e #38 che proposi un po’ di tempo fa a proposito della questione dell’obliquità, delle cose dritte e storte, raddrizzate o rese pendenti dal fotografo.
E’ in sostanza lo stesso tema che ho trattato anche nel precedente post e che trovo stimolante, non solo come argomento di discussione, ma anche come spunto di osservazione e fonte di idee creative in fotografia.
Le cose possono essere un po’ oblique per loro natura oppure divenire interessanti proprio solo quando si osservano in modo da “vederle” storte; però non è sempre così e altre volte è fondamentale rispettare il rigore statico o addirittura forzarlo raddrizzando l’immagine.

Insomma per l’assignment di questo weekend ti invito a ragionare e fotografare sul tema: orizzonte soggettivo e vediamo cosa viene fuori.

Come al solito ti invito a condividere “il tuo prodotto della missione” e pubblicare in un commento qui sotto il link alla foto che avrai realizzato.
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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Gira al prossimo incrocio

Gira al prossimo incrocio – © Copyright 2012 Pega

“Ma non vedi che è storta?”
“Certo. E’ bella storta”
“In effetti è vero”

A volte cosa c’è di più affascinante di una imperfezione? Di quel poco (o tanto) di “sbagliato” che rende certe cose interessanti?
Troppo spesso sento o leggo critiche che danno enorme importanza al rigore statico, quasi come se in natura tutto fosse perfettamente orizzontale o verticale. Forse quando guardiamo le cose siamo sempre “in bolla”?

Largo all’obliquo, spazio all’imperfezione! Il succo dell’evoluzione creativa sta tutto lì: nella leggera mutazione, nel lieve scostamento dal “perfetto”, una perfezione che poi è sempre soggettiva.
E’ storta la foto o è storta la cornice appesa? Sicuro che non sia storta la casa?
In sintesi, per dirla con le parole del famoso fotografo Gregory Simpson “nothing is more arbitrary than a level horizon”.

🙂

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Parlando con amici fotografi mi sono accorto che solo in pochi hanno sentito parlare del “long portrait. Si tratta di una forma espressiva che porta il concetto di ritratto oltre la fotografia.
Il classico ritratto fotografico congela un solo istante, il long portrait lo dilata in una sequenza video, in cui però il soggetto rimane confinato in una composizione che non varia ed a variare possono essere solo i dettagli dell’espressione del viso o del corpo.

E’ una tecnica non molto diffusa e non facile da far funzionare perchè risente, ancor più del normale ritratto fotografico, del rapporto tra fotografo e soggetto. Qui le emozioni o l’imbarazzo possono anche andare velocemente fuori controllo ed il confine tra capolavoro e banalità è quindi labilissimo, ma forse è proprio questo l’aspetto che ne determina il fascino e le potenzialità.

Il long portrait è apparentemente semplice da realizzare : si creano le stesse condizioni di un ritratto tradizionale ma invece di realizzare delle fotografie si gira uno spezzone video ad inquadratura fissa, senza aggiunte, senza musica o parlato. La durata può essere di alcune decine di secondi o qualche minuto.
I risultati che ne scaturiscono possono avere un’intensità veramente notevole.

Voglio riproporre un esempio che già citai un un vecchio post.
E’ un long portrait realizzato dal fotografo newyorkese Clayton Cubitt, un artista dallo stile crudo e molto diretto, che da tempo sperimenta questa forma di ritratto.
Cubitt ha chiesto alla modella Graciella Longoria di posare in un giorno particolare: il primo anniversario della morte del padre in un incidente stradale.

E’ un’opera forse discutibile e proprio per questo mi piace citarla. Può piacere o meno.

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Qui altri video e long portrait di Clayton Cubitt su Vimeo.

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