Di recente è passato in TV un film che avevo visto parecchi anni fa, trovandolo al tempo non molto interessante e forse un po’ “vecchio”…
Blow-Up è una famosa pellicola girata da Michelangelo Antonioni nel 1966 in cui il protagonista, un fotografo di moda interpretato da David Hemmings, scatta per caso delle foto ad una coppia in un parco, accorgendosi poi di un dettaglio misterioso osservando gli ingrandimenti. La storia si sviluppa in un intreccio a tratti inquietante, con il taglio tipico, vagamente psichedelico, del cinema di quegli anni.
Riguardandolo con un occhio un po’ più attento, da fotografo diciamo, ho trovato molti aspetti degni di nota, a partire dal personaggio centrale, evidentemente ispirato ai famosi fotografi fashion degli anni sessanta come Brian Duffy o David Bailey, ma anche i particolari delle tecniche ed attrezzature usate.
Nella storia del cinema ci sono molti film dove la fotografia riveste un ruolo importante, quando capita mi piace molto scoprirli o riscoprirli, rivedendoli con curiosità e a tal proposito voglio dire che mi farà molto piacere se vorrai segnalarmi qualche pellicola degna di essere riscoperta sotto questa luce.
Nel frattempo ti propongo un breve video tratto da Blow-up, in cui si sviluppa un momento di forte “connessione” tra fotografo e modella. Una scena molto famosa che al tempo fu bollata come “troppo esplicita” 🙂
Buona visione.
Posts Tagged ‘Vogue’
Cinema e fotografia: Blow-up
Posted in Culture, History of photography, video, tagged Blowup, cinema, Cinema of Italy, cultura, David Bailey, David Hemmings, fashion, film, fotografia, hollywood, michelangelo antonioni, pellicola, Vogue on 29/07/2012| 5 Comments »
Il ritratto fotografico di Nasstasja Kinski
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, tagged art, boa, capolavoro, constictor, masterpiece, Nastassja Kinski, pega, portrait, poster, Richard Avendon, ritratto fotografico, Vogue on 08/12/2009| 7 Comments »
Richard Avedon. Mi piace molto la sua definizione di quello che lui chiama “ritratto fotografico”:
“A photographic portrait is a picture of someone who knows he’s being photographed, and what he does with this knowledge is as much a part of the photograph as what he’s wearing or how he looks.”
Nel 1981 questa immagine fu pubblicata sulla rivista Vogue. Il genio di Avedon unito al fascino di Nastassja fecero si che il poster della foto fosse poi venduto in oltre due milioni di copie, divenendo un vero e proprio classico del periodo.
Fin dalla prima volta che l’ho vista, trovo questa foto semplicemente meravigliosa e ne subisco totalmente il fascino.
Nastassja appare calma e rilassata, nonostante il gigantesco boa constrictor che le si muove sul corpo, ovviamente è consapevole dello scatto proprio come nella definizione di “ritratto fotografico” espressa da Avedon.
L’insieme di sinuosità creato dal corpo della donna e quello del serpente, il contrasto di luce accentuato dalla “texture” del boa, l’avvicinarsi della testa del rettile all’orecchio e l’apparente indifferenza di Nastassja creano una carica di sensualità ed un insieme di messaggi che ne fanno un capolavoro.
Per chi avesse avuto occasione di leggere il mio post “i tre punti di vista“… ecco: per me questa è davvero una foto perfetta.
🙂
Richard Avendon
Posted in Black and White, Books, Culture, History of photography, People, tagged Avendon, denuncia, fashion, fotografia, introspezione, Life, moda, pega, photography, pop art, portrait, psicologia, ricerca, Richard, ritratto, star system.Hollywood, USA, Vogue on 04/12/2009| 1 Comment »
Richard Avedon è stato un personaggio importante nella fotografia del novecento, sicuramente tra i grandi nella fotografia americana della seconda parte del secolo.
Per me la sua principale caratteristica è nell’aver rappresentato una sorta di sintesi tra fotografia artistica classica, pop art e mondo dello spettacolo e della moda.
Con una carriera che iniziò come fotografo per carte di identità e di relitti di navi mercantili, Avedon passò negli anni ’40 al mondo della moda introducendo per Harper’s Bazaar, la rivista per cui lavorava, la novità di porre le modelle in contesti urbani, non convenzionali.
Da quel momento la sua carriera decolla, lavorerà per Vogue, Life e molti prestigiosi marchi della moda. Con il passare del tempo emerge quella che una sua grande passione : il ritratto. Una tipologia di ritratto introspettivo che scava nella personalità del soggetto, lo pone in atteggiamenti e contesti che ne consentono una conoscenza emotiva molto diversa dai clichè tradizionali.
Attraverso intere decadi, tra gli anni ’60 e l’alba del nuovo millennio, per molti personaggi famosi e star, quello di Avedon diviene uno studio fotografico da cui è necessario passare, a patto di essere disposti ad esporre se stessi in modo profondo.
Trovo affascinante in Richard Avedon la capacità di saper separare molto bene la sua attività di fotografo commerciale su commissione, tipicamente per il settore della moda e dello spettacolo, dal suo personale impegno, passione e ricerca che si indirizza appunto al ritratto introspettivo ed anche al reportage di denuncia, come nel caso del suo viaggio in Vietnam a documentare gli orrori della guerra con crude foto di corpi mutilati e straziati dal napalm.
Quel che è certo è che anche per i lavori più chiaramente commerciali, come ad esempio gli scatti per i grandi nomi della moda, si percepisce nelle foto di Avendon una personalità ed una originalità che solo pochi maestri hanno saputo esprimere.
Mi piace molto una sua frase famosa che sottolinea la sua irrefrenabile passione per la fotografia che lo accompagnò fino all’ultimo: “If a day goes by without my doing something related to photography, it’s as though I’ve neglected something essential to my existence”
Insomma. Direi proprio che me lo faccio questo regalo.