Nel precedente post parlavo di quella situazione che in molti trovano favorevole allo sviluppo delle proprie idee: l’isolamento.
Ripensando ed anche leggendo i commenti voglio però tornare sul tema e parlare stavolta di solitudine.
Che si tratti di lavorare in postproduzione o di muoversi per strada con in mano la macchina fotografica, non è raro rendersi conto che tutto diviene più semplice quando si è da soli.
Da soli si trova il proprio ritmo, il proprio passo, ci si può fermare ore davanti ad un dettaglio che per gli altri è insignificante o anche decidere di saltare a piè pari ciò che viene ritenuto imperdibile.
Da soli si è liberi ed è più facile dialogare con la propria creatività, tirar fuori le idee, anche se ci si trova in mezzo ad una folla.
In compagnia invece (anche se buona) si tende a distrarsi, parlare, dialogare e cercare la condivisione. Può essere comunque molto bello ma diverso. C’è un gran rischio di perdere il filo e va a finire che si torna a casa, magari contenti per il bel tempo passato con amici, ma con scatti deludenti.
Queste mie riflessioni sull’argomento non vogliono essere un invito ad essere asociali, assolutamente. Se ogni tanto leggi questo blog sai che sono un sostenitore di iniziative che fanno incontrare e stare insieme chi è appassionato di fotografia (mi riferisco agli Sharing Workshop o alle varie Photowalk) ma la constatazione è che quando si tratta di cercare di sviluppare il proprio estro creativo c’è poco da fare… Isolamento e solitudine possono davvero servire.
Del resto come dice anche il grande Steve McCurry : “photography is a solitary endeavour“.
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Ciao Pega,
concordo in tutto sul tuo post! Io sono uno che scatta in solitaria e che aspetta, ore forse no, ma mezz’ore sì, davanti ad un soggetto. Aggiungo solo che ci sono momenti in cui scattare e momenti in cui dialogare di fotografia e sono entrambi momenti che fanno crescere.
Guido
p.s. per il post sulla biottica ci sto lavorando 🙂
Sono molto d’accordo con te Pier Paolo. Al massimo in due, ma anche così si è già in troppi. Pur non essendo io pescatrice (ma sono figlia di pescatore) assimilo la fotografia alla pesca: hanno tempi preparazioni e disposizioni dell’anima simili.
Se poi l’atto creativo sia sempre in solitudine non lo so. Penso alla pittura e ad altre arti, la danza o il teatro. Ci penso, ma non so dire se la creazione, l’idea primigena sia solo una e da uno solo. Forse sì.
son d’accordo su tutto.
la caccia di gruppo però è ottima per fare bei ritratti di persone che si ambisce a conoscere, o con cui si stabilisce del feeling. e in questo caso, aiuta un certo tipo di fotografia, oltre ad essere divertente 🙂