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Buzz Aldrin
Appena letta la notizia del Project Apollo Archive, l’iniziativa con cui la NASA ha inserito su Flickr oltre ottomila immagini delle missioni spaziali del periodo Apollo, mi sono subito precipitato a sguazzarci dentro.
Sono fotografie bellissime, originariamente realizzate con la mitica Hasselblad 500EL con ottica Zeiss Planar 80mm e digitalizzate ad alta risoluzione attraverso un lungo lavoro durato dieci anni.
Tra i primi rullini che ho scelto di gustarmi (sì, perché le foto sono state diligentemente raccolte secondo l’ordine dei “magazine” effettivamente usati) ci sono stati quelli della mitica missione Apollo 11, l’impresa che nel 1969 segnò lo sbarco sulla Luna.
Tra gli scatti più belli ho trovato un ritratto. E’ un’immagine di Buzz Aldrin, l’astronauta che insieme a Neil Armstrong scese sul suolo lunare.
All’interno di una composizione che già di per sé risulta affascinante, con quel triangolo di luce spaziale alle spalle, Aldrin è ripreso in una posa naturale, forse sorpreso dal collega che si era appostato per fargli una foto.
Osservando la sua espressione non è difficile scoprire una miscela di emozioni. C’è serenità mista ad apprensione, forte senso di fiducia in sé stesso ma anche fatalismo, il tutto condito dalla consapevolezza di una grande preparazione affrontata e condivisa insieme ai compagni di viaggio che, non dimentichiamolo, erano tutti di estrazione militare.
E’ uno scatto che dice molto su chi fossero quegli uomini e cosa siano state quelle missioni, ed assume per questo un grandissimo valore fotografico, visto che è pure realizzata con maestria.
Grazie NASA per averla condivisa 🙂

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Just Big Feets

© Copyright 2011, Just Big Feets

Come tutti, ho amici a cui piace correre. Ho provato più volte a fotografare gente che corre ma non sono mai soddisfatto dei risultati e così ho iniziato a cercare qualche idea creativa, imbattendomi nel profilo Flickr di Justin (Just Big Feet), che ha fotografato la London Marathon con una tecnica semplicissima ma creativa: la lunga esposizione con filtro ND.
Trovo il risultato fantastico, le sue foto rendono l’idea di folla in movimento in modo molto più emozionale e intenso di tanti altri scatti che ho potuto vedere sul genere.
Il filtro ND (neutral density) è la chiave per poter fare lunghe esposizioni anche in piena luce diurna e non è certo una novità, viene spesso usato per “impastare” la superficie dell’acqua o abbassare il contrasto ma a questo utilizzo non avevo pensato.
Bravo Justin, uno spunto creativo da provare. Subito.

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Large format camera by Imre Becsi

Copyright Imre Becsi

Tra i miei contatti su Flickr c’è un certo Imre Becsi, cineasta Ungherese che costruisce fotocamere assemblandole con parti eterogenee. Pezzi di varia natura, non solo di origine fotografica, che monta con sapienza per farne oggetti affascinanti, vere e proprie creature a metà tra il classico e lo steampunk che trovo originali e molto belle.

Homemade pinhole camera by Imre BecsiAlcune di queste macchine fotografiche sono studiate per il grande formato, con tanto di slitte per il basculaggio, ottiche ed otturatori di alta qualità, ma c’è anche posto per oggetti più semplici come le fotocamere stenopeiche.
Ne è un esempio il gioiellino qui a fianco: una fotocamera pinhole basata su un portavaso in legno made in IKEA a cui Becsi ha aggiunto un dorso modulare, paraluce, un mirino Mamiya ed altri componenti autocostruiti.
Il risultato è un pezzo unico, una macchina da 85mm con un foro stenopeico da 0.35 ed un diaframma risultante di f/243 che usata con pellicola in bianco e nero produce immagini decisamente ricche di fascino, come quelle che puoi trovare in questo set di Imre.
E tu ci andresti in giro con un mostriciattolo del genere? Io sì!

😀 😀 😀

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Kiss

Kiss Day – © Copyright 2010 Juliana Coutinho

Juliana Coutinho è una fotografa brasiliana che ho trovato su Flickr, praticamente per caso . Il suo album è fatto di molte belle foto,  realizzate con gusto e tecnica, ma è simile a quello di tanti altri. Ad un certo punto però mi è caduto l’occhio su un suo set chiamato “Little Fingers” che mi ha colpito. Si tratta di un piccolo album di “ritratti” dove protagoniste sono le dita. Su queste Juliana disegna delle faccine, realizzando scatti simpatici ed originali, in qualche caso anche rifacendosi a fotografie famose. Il tutto con poca enfasi e gran semplicità. E’ qualcosa che chiunque può (o potrebbe) fare e mi ha subito ricordato quel gran genio di Mario Mariotti.
Ancora una volta devo constatare quante interessanti sorprese si nascondono tra le pieghe della rete, specie se si ha la voglia, il tempo e la pazienza di cercare.
Puoi trovare tutto il set “Little Fingers” di Juliana qui.

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Proprio questo mi ha scritto l’amico Panz Paganoni in un commento: “piglio la macchina, esco, penso e scatto“.
L’ha scritto riferendosi a ciò che aveva deciso di fare dopo aver letto un weekend assignment di qualche settimana fa. Per me è un gran bel regalo perché è una descrizione perfetta di ciò che io intendo invitare a fare con questi post e la cosa più bella è che ne è venuta fuori questa splendida foto che interpreta con grande efficacia il tema proposto.
Invitandoti a leggere le sue parole ringrazio Panz ma anche tutti gli altri che si cimentano, spero divertendosi, con i temi fotografici che ogni tanto provo a lanciare.

Panz  - Silenzio

Silenzio – © Copyright 2013 Panz Paganoni

“So di essere molto in ritardo rispondendo a questo assignment solo ora, so di essere lento, ma ho voluto fare le cose per bene. Già ho letto il tema con qualche giorno di ritardo, ma appena letto mi son detto:questo lo voglio fare ex-novo, senza pescare dall’archivio o forzando il significato di qualche scatto casuale. Ho detto: piglio la macchina, esco, penso e scatto. Ho solo voluto mantenere l’abitudine di scattare cogliendo ciò che trovo, senza “costruire” l’immagine appositamente. Così faccio: cos’è per me il silenzio? quale tipo di silenzio voglio veicolare? E’ un sentimento o una situazione? Eppoi dove posso cercare “luoghi” o “scenari” per esprimere il risultato delle mie riflessioni? Esco con questi pensieri, giro e rigiro ed alla fine il risultato è quello che mostro. Dato che non sono un maestro o un grande, non sono per nulla sicuro che il risultato sia efficace, che sappia trasmettere ciò che è mia intenzione strasmetta. Provo un esperimento: posto lo scatto su Flickr senza titolo (finora non l’avevo mai fatto) per vedere che tipo di reazioni susciti così nudo. Esperimento riuscito a metà: per non so quale motivo la foto ha avuto pochissime visite, molto meno della media-visite che ho, anche dai contatti che normalmente girano sulla mia pagina. Però il primo commento era grosso modo in sintonia con le mie intenzioni. A me lo scatto piace, evidentemente agli altri molto meno. Però credo sia comunque il primo passo su un cammino che spero mi porterà lontano.
Il titolo della foto è: silenzio”

Panz

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Masi GuidoC’è un giovane fotografo che come altri ha la passione di fare scatti di strada per i vicoli e le piazze di Firenze. Lui si apposta discreto e attende. È attento e rispettoso, cerca momenti e dettagli, per catturarli con la sua fotocamera.
Conosco Guido Masi da qualche anno, dopo averlo incontrato in uno dei tanti meeting tra flickeriani e da quel momento ho sempre seguito il suo album. Ora mi sono deciso a fargli qualche domanda per il blog.

Ciao Guido, lo sai che sono un estimatore delle tue foto e quindi ti ringrazio per aver accettato con entusiasmo questa intervista. Una cosa che voglio chiederti subito è quanto valore ha per te la pubblicazione on line dei tuoi scatti ed in particolare su Flickr.
Credo che condividere gli scatti on line ed in particolare su Flickr abbia molto valore per molteplici motivi: in primo luogo ti consente di confrontarti con altri fotoamatori e, se hai un’atteggiamento critico, ti permette di imparare e di crescere; in secondo luogo i commenti e le visite che vengono fatti sulle foto ti consentono di capire come l’immagine viene percepita dagli altri, svincolandola delle emozioni che l’autore ripone nella foto stessa.

Back to home by Guido MasiCom’è nata la tua passione per la fotografia? E come hai imparato?
Sia mio padre che mio zio erano fotoamatori ed io ho ereditato la Canon FTb di mio padre con la quale ho imparato da autodidatta i primi rudimenti (diaframmi, tempi, luce).
Poi col primo stipendio mi sono comprato la mia prima reflex digitale (una Canon 350D) con la quale ho iniziato a provare a fare Fotografia.

Nel tuo album ci sono molti scatti di strada. Qual’è il tuo atteggiamento in questo genere? Ti capita di uscire con un progetto in mente o ti è più naturale scattare quello che ti colpisce senza pianificare tanto?
La fotografia di strada è il genere che amo di più, quello che ho studiato maggiormente e che pratico più spesso. A differenza dei grandi maestri, che per scattare si immergono totalmente nell’ambiente circostante, io utilizzo lo zoom per rimanere distante dal soggetto e non perturbare la scena mantenendola più genuina possibile. Il mio approccio è quasi antropologico, mi piace studiare le persone comuni e documentare situazioni e gestualità tipiche della vita quotidiana. Non esco mai con un piano preciso, in genere vago per Firenze in cerca di soggetti e situazioni interessanti.

Vespanning by Guido MasiCi parli un po’ del tuo progetto Polaroid carbonmade, di cos’è e come funziona?
Il progetto illustrato sul sito guidomasi.carbonmade.com/ (oppure http://www.facebook.com/StyleItalian) nasce da una riflessione sulla fotografia stessa: oggigiorno siamo tutti fotografi e vengono scattate foto continuamente. Questo, oltre ad essere una opportunità positiva, fa crollare il valore artistico ed economico delle fotografie praticamente a zero. Per questo ho iniziato a ricercare un processo che rendesse le immagini “uniche” e facesse dell’unicità un loro valore aggiunto. Le immagini del sito si riferiscono ad un processo che si chiama Polaroid Transfer ovvero trasferimenti di immagine da una pellicola Polaroid ad un foglio di carta da acquerello. In questo modo da ogni singola Polaroid scattata ottengo un trasferimento che è a metà tra foto e stampa e assume caratteristiche uniche. Per adesso il mio target, oltre alla nicchia degli appassionati della fotografia creativa, sono i turisti e per questo, come soggetti, mi sono concentrato sulle icone italiane (la Vespa e la 500) e panorami di Firenze.

Wondering Florence by Guido MasiSaresti in grado di definire un tuo “stile”?
Credo di avere uno timbro riconoscibile nella fotografia di strada dovuto all’uso costante del bianco e nero, oltre del contrasto accentuato che mi serve a dare un tono drammatico ed epico alle immagini. Una cosa che credo possa rappresentare il mio stile è l’attenzione alla composizione delle immagini e allo sfondo; generalmente scarto le foto se non mi convince la composizione oppure se lo sfondo non è omogeneo.

Ci racconti qualcosa circa il tuo workflow e di quale approccio hai alla postproduzione delle tue immagini?
Per le immagini digitali lavoro prima sul RAW per sistemare la luce e l’esposizione, una volta passato a JPG converto l’immagine in bianco e nero e lavoro sui contrasti.
Per le immagini analogiche faccio fare sviluppo e scansione del negativo al laboratorio fotografico e poi incrocio le dita..
I trasferimenti Polaroid necessiterebbero di un blog a parte, se qualcuno è interessato mi puo’ contattare.

La domanda classica che faccio agli ospiti di questo blog: Cosa significa per te la tua fotografia?
La fotografia è la forma di espressione che più mi rappresenta, è un bisogno quotidiano che nasce principalmente per me ma che trova il suo fine nella condivisione.

Qual’è l’emozione che più frequentemente ti capita di provare quando fai foto? E quando ti vengono commentate su flickr?
Quando faccio “lo scatto”, e succede poche volte in un anno, me ne accorgo subito e sento un brivido. In generale però quello che mi spinge a fare foto è la curiosità del mondo circostante. I commenti di flickr sono sempre molto apprezzati ma hanno più valore quelli dei fotografi che conosco e che stimo.

L’ultima domanda è sempre la stessa per tutti… ed eccola anche per te : -). Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederesti?
Sarò banale ma, se fosse vivo, il fotografo sarebbe Cartier Bresson e non vorrei fargli nessuna domanda, mi accontenterei di fargli una foto mentre lavora, di nascosto, da lontano..

——-

Grazie a Guido per la disponibilità e l’entusiasmo dimostrati.
Ti consiglio proprio di approfondire la conoscenza di questo artista gustandoti il suo album su Flickr, o visitando il suo sito http://guidomasi.carbonmade.com/
Alla prossima!

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Florence Photowalk 2012

In barba a previsioni pessime e minacce di acquazzoni terribili, anche l’edizione di quest’anno della Firenze Photowalk è stata un successo. Voglio quindi subito ringraziare e salutare tutti i partecipanti che sabato 13 Ottobre 2012, sono venuti all’appuntamento a Piazzale Michelangelo (dove ho, nell’occasione, anche sperimentato la realizzazione artigianale di un breve filmatino timelapse delle prime fasi dell’incontro, che puoi vedere in fondo a questo post).
Gruppo Valigia FolonNe è seguita una piacevole passeggiata, in compagnia di un bel gruppone di persone accomunate da passione per la fotografia e voglia di stare insieme a caccia di qualche scatto interessante. Dal Piazzale siamo saliti verso la stupenda basilica di San Miniato per poi ridiscendere attraverso il Giardino delle Rose con le sue statue di Folon e terminare la photowalk davanti ad un bicchiere di vino nel quartiere di San Niccolò.

Eravamo solo una delle oltre milletrecento photowalk svoltesi nell’ambito dell’iniziativa “Scott Kelby’s Worldwide Photowalk” che rappresenta il più grande evento al mondo della cosiddetta “fotografia sociale”.
Nella stessa data si sono svolte passeggiate fotografiche in tutti e cinque i continenti, con la partecipazione di circa trentaduemila fotografi di qualunque tipo e livello, che si sono divertiti, hanno socializzato ed imparato gli uni dagli altri.
Tutti i partecipanti registrati possono inserire una loro foto sul sito della Photowalk di Firenze e partecipare ad un contest fotografico a livello mondiale.
Ho inoltre creato un apposito gruppo su Flickr in cui tutti i presenti alla photowalk possono postare le loro foto che vorranno condividere.

Infine ecco il breve video timelapse che ho realizzato nelle primissime fasi della photowalk, mentre i partecipanti stavano arrivando. Sono alle prime esperienze con questa tecnica. Vorranno perdonarmi gli esperti…
🙂

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20120704-231617.jpg

C’era davvero della bella gente l’altra sera a Firenze in occasione dell’incontro the film gang returns che abbiamo organizzato proprio negli stessi giorni di quello dello scorso anno.
Un gruppetto di appassionati con al collo le loro gloriose “vecchiette” a pellicola, entusiasti partecipanti a questo piccolo evento dedicato alla fotografia analogica.
E’ stato divertente vederli in azione e passeggiare con loro, formando una curiosa comitiva di persone caratterizzata da questi accessori un po’ retrò.
C’era chi, come il sottoscritto, aveva portato la sua vecchia biottica, chi la macchina a telemetro, ma non mancavano anche dei veri e propri classici della storia delle reflex come anche qualche giocattolino in plastica.
Grazie ad un prezioso suggerimento di Guido Masi siamo saliti sulla Torre di Arnolfo (che caratterizza Palazzo Vecchio) eccezionalmente aperta alle visite proprio in questi giorni. Posto bellissimo da cui si gode una vista del centro di Firenze che è a dir poco mozzafiato.
Insomma è stato ancora una volta piacevole tornare a scattare con la pellicola, dimenticando magari anche solo per una sera, il digitale e la sua tecnologia.
Non posso che dire: “arrivederci alla prossima!”

Un grazie a tutti i partecipanti che invito (quando avranno sviluppato e poi stampato le loro foto) a linkare qui i loro scatti.

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A true classicLo avevo promesso e quindi rieccomi, ad un anno dall’ultimo appuntamento con la “film gang“, a riproporre una serata totalmente dedicata alla pellicola.

Si, parlo di trovarsi con al collo quelle vecchie scatolette in cui si mette il rotolino e che fino a qualche tempo fa erano il normale strumento con cui si realizzavano le fotografie.
Se non ne hai una puoi fartela prestare o magari comprarne una usa e getta. In ogni caso ci trovermo Mercoledì 4 Luglio per una passeggiata fotografica analogica nel centro di Firenze con la luce del tramonto e della prima serata.
Come il precedente, si tratta di un incontro aperto a tutti ma esclusivamente riservato a chi si presenterà munito solo di fotocamera a pellicola e voglia, anche soltanto per una sera, di lasciare da parte il digitale e catturare immagini analogiche.

L’appuntamento è per le 19 in Piazza della Stazione, sulla scalinata curva a pochi metri dal capolinea del tram

Da lì ci muoveremo guidati da un atavico istinto analogico, che ci porterà a vagare per scorci ameni e concludere la serata quando la luce mancherà e la fame ci chiamerà, tutti insieme, verso una frugale e finale piadina.

Che ne dici?
Vieni, sarà divertente!

p.s. Ringrazio chi vorrà confermare la propria partecipazione in un commento a questo post o scrivendo a pegaphotography@gmail.com

p.p.s Sei lontano da Firenze e ti è davvero difficile partecipare? Prova a chiamare i tuoi amici appassionati di fotografia ed organizzare la stessa cosa nella tua città. Faccelo sapere che poi ci scambiamo le foto! 🙂

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Mariotti

Il “coso” di Mario Mariotti – © Copyright 2012 Pega

 

È facile cadere nella “dipendenza” da Instagram. Basta uno smartphone e cominci a far foto, rendendoti conto che ti puoi divertire molto, concentrandoti sul contenuto, sul risultato, senza tante preoccupazioni tecniche, usando la miglior fotocamera esistente al mondo: quella che hai sempre con te.
È evidente l’influenza che questo modo di fotografare sta avendo in rete, un’influenza che si fa ovviamente sentire anche su chi è appassionato di fotografia e lo era ben prima dell’avvento di questi nuovi strumenti per realizzare immagini, insieme ai modi con cui si condividono in rete i risultati.
Ma c’è un aspetto particolare che, secondo me, indica l’enorme impatto che Instagram sta avendo: è il forte aumento delle immagini di formato quadrato che ora si vedono in giro. Fino a pochissimo tempo fa le foto quadrate erano rimaste una nicchia, delle rarità che solo i nostalgici dell’analogico (anche quelli ormai digitalizzati) ogni tanto sfoderavano, memori della gloria dell’antico “medio formato”.
E invece ecco che ora, all’improvviso, sui social network si vedono foto quadrate ovunque. Sono immagini che nascono rettangolari sui sensori di iPhone o telefoni vari, ma che poi Instagram ti costringe a “squadrare”, definendo uno stile particolare che é stato immediatamente seguito da moltissime applicazioni fotografiche, ma anche riscoperto da tanti appassionati di fotografia.
Ecco, questo sì che vuol dire “avere influenza“.

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