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Posts Tagged ‘USA’

Hai intenzione di farti un lungo viaggio negli USA, andarci a studiare o magari trasferirtici per lavoro? Ecco, allora potrebbe non essere una cattiva idea dare una sistemata ai tuoi profili social media. Il fatto è che l’amministrazione Trump ha approvato una norma che prevede la dichiarazione dei propri profili social nella richiesta di visto.
A prescindere dalle motivazioni o da tutte le considerazioni che si possono fare in merito, si tratta di qualcosa di cui tenere conto, specie per chi a volte tende un po’ a perdere il controllo delle proprie esternazioni digitali che, ricordiamocelo sempre, una volta online sono del tutto perenni a prescindere dalle nostre volontà di eventuale cancellazione.
Ovviamente anche le piattaforme social più specifiche in ambito fotografico sono interessate da questa normativa, compresi il sempre apprezzato Flickr ed ovviamente Instagram.
La dichiarazione dei profili non è al momento richiesta per il visto turistico breve (Esta) ma chissà…
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Social media forma

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NASA jets
Giusto un paio di giorni fa abbiamo potuto ammirare un’affascinante eclissi lunare parziale nei cieli nostrani, ma il vero evento astronomico di questa estate è l’eclissi totale di Sole del prossimo 21 agosto che sarà visibile lungo la diagonale degli Stati Uniti.
Per questa occasione la NASA ha preparato una missione che coinvolge due WB57F. Si tratta di particolari jet da ricerca d’alta quota dotati di telescopi, che voleranno in formazione lungo una rotta di “inseguimento” dell’eclissi ad una velocità tale da “allungarne” la durata di ben sette minuti.
Le immagini ad alta risoluzione saranno catturate a 30 fotogrammi al secondo e ciò permetterà di produrre la più chiara e ricca serie di immagini della corona solare mai realizzata. Con l’occasione sarà prodotta anche la prima mappatura termica di Mercurio oltre ad un’indagine sull’ipotetico gruppo di asteriodi che si pensa orbitino tra il Sole e Mercurio, ma che finora non è stato possibile individuare con certezza. La loro effettiva scoperta potrebbe cambiare ciò che sappiamo sulla nascita del Sistema Solare.
Insomma, ancora una volta tutto sta nel “dove piazzi il treppiede”. Stavolta sarà fatto in modo innovativo anche se, a ben guardare, gli aerei coinvolti altro non sono che una rielaborazione del famoso U2, aereo spia del tempo della guerra fredda, del resto anch’esso un accurato fotografo volante…
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no cameraSembrano annunciarsi tempi cupi per chi ama fotografare in luoghi pubblici, specialmente negli USA. In alcune città di questo paese è infatti in atto una sorta di guerra contro i fotografi che, proprio nell’era in cui tutti ormai hanno in tasca una macchina fotografica, prevede adesso la richiesta di permessi o il pagamento di licenze per realizzare immagini di livello professionale anche se non-commerciali.
Sì, ed è proprio questa la discriminante: l’uso di attrezzatura “professionale”.
Già da anni in molti luoghi pubblici statunitensi era necessario dotarsi di permesso per piazzare un treppiede (noto elemento “professionalizzante”) ma da qualche tempo ci si è spinti oltre. A Laguna Beach, ad esempio, è necessario acquistare una licenza non solo se si vogliono realizzare in città scatti a scopo commerciale, ma anche solo semplici fotografie di livello “professionale”. La qualità, insomma, diviene un elemento di lusso e puoi trovare tutti i dettagli, oltre alle (impressionanti) tariffe, qui sul sito ufficiale della nota località.
Cento dollari per due ore di permesso fotografico non sono una bazzecola. A meno di dar fondo al portafogli addio quindi agli shooting con le amiche modelle ma anche ai cosplay, alla street photography, alle foto di eventi o feste pubbliche, insomma a qualsiasi cosa si voglia immortalare “seriamente” in città con qualcosa di un po’ superiore ad un telefonino. E tutto questo non è uno scherzo ma una vera tragedia per chiunque in questi luoghi degli USA sia abbastanza appassionato da dotarsi di una reflex ed un buon obiettivo, non parliamo poi di treppiedi o luci che potrebbero subito far destare sospetti di “fotografia commerciale”, attività di alto bordo che richiede versamenti ancora superiori, con tasse a partire da circa 500$.
Insomma se sei abbastanza ricco per un po’ di attrezzatura, allora paga il balzello.
Una tendenza davvero allarmante che forse non tarderà ad affacciarsi anche dalle nostre parti e che dovrebbe dare da pensare…
😐

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Charles Clyde Ebbets - Lunch atop a Skyscraper, 29 settembre 1932

Charles Clyde Ebbets – Lunch atop a Skyscraper, 1932

Ogni tanto torno ad ammirare questa foto degli operai che si riposano, con le gambe penzoloni, sospesi a 260 metri d’altezza durante la costruzione dell’Empire State Building. È uno scatto famoso, attribuito per lungo tempo ad un fotografo che divenne importante anche a seguito dei suoi reportage sulla costruzione dei grattacieli e delle pericolose condizioni di lavoro: Lewis Hine.
Ma nel 2003 l’archivio Bettmann/Corbis, proprietario dei diritti di questa immagine, dopo un’approfondita indagine, riconobbe che l’autore della foto era in realtà un fotografo meno noto: un certo Charles Clyde Ebbets.
“Lunch atop a Skyscraper (New York construction workers lunching on a crossbeam)” fu realizzata il 29 settembre del 1932 da Ebbets durante la costruzione del GE Building nel Rockefeller Center e non dell’Empire State Building come precedentemente si pensava. L’immagine era stata pubblicata dal New York Herald Tribune il 2 ottobre 1932.

Ebbets

C. Ebbets – GE Building, Rockefeller Center, 1932

Confidando in ulteriori pubblicazioni ed incarichi, il fotografo Charles Ebbets decise di insistere su questo filone e continuò ad immortalare gli operai dei grattacieli di New York. Cercando di stupire sempre di più, creò una serie di immagini chiaramente costruite, ed arrivò ad esprimersi in una vera e propria fiction fotografica fatta di scene paradossali, in cui appaiono camerieri in livrea che servono un pranzo apparecchiato sulla trave sospesa e giocatori di golf in bilico sull’acciaio dell’altissimo edificio in costruzione. Insomma… andò un pochino oltre e finì per esagerare, perdendo quel senso di verità descrittiva di un momento storico, così ben raccontata dal suo scatto più famoso.

Golf - Ebbets

C.Ebbets – GE Building, Rockefeller Center, 1932

Ma mentre Ebbets cercava di raggranellare lo stipendio seguendo questa idea, a distanza di pochi isolati Lewis Hine, il fotografo sociologo, realizzava i suoi reportage sulle condizioni in cui si svolgeva il lavoro. Scatti che, dopo la sua morte in povertà, lo avrebbero reso celebre. Erano fotografie in cui descriveva e denunciava lo sfruttamento dei lavoratori, anche minori. Immagini che spesso mostravano indiani Mohawk, sfruttati settanta ore alla settimana per il loro equilibrio straordinario che li rendeva capaci di lavorare a duecento metri dal suolo senza problemi di vertigini.
Fu anche grazie all’importante lavoro di Hine, svolto anche in molti ambienti industriali, che negli Stati Uniti si avviò un processo di riforma sociale che avviò la regolamentazione degli orari e della sicurezza sul lavoro oltre ad abolire lo sfruttamento minorile.

Lewis Wickes Hine - Empire State Building, 1930

Lewis Wickes Hine – Empire State Building, 1930

Emblematico è questo scatto di Hine, sempre realizzato nell’ambito del suo progetto dedicato al lavoro sui grattacieli. Siamo intorno al centesimo piano, si vedono tre giovani operai, uno lavora sbilanciato all’indietro, senza alcuna protezione. È in piedi su una piccola asse di legno che è tenuta in posizione solo dal peso dell’operaio stesso. Una situazione semplicemente pazzesca vista con i criteri di oggi.
Sconcertante è anche apprendere dei ritmi “vertiginosi” con cui si procedeva: un piano al giorno.
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Ed ora pensaci un attimo. Immagina il fotografo, appollaiato con la sua goffa attrezzatura di ottanta anni fa, sulla sommità dell’Empire State Building in costruzione. Tu ce l’avresti fatta ad andare lassù, come Hine, a fare quelle foto? Io non penso…
🙂

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Billy the KidQuando si parla di storia del crimine, il nome di Billy the Kid ha sempre il suo posto. Henry McCarty, alias Henry Antrim, alias William H. Bonney, alias Billy the Kid, visse nella seconda metà dell’ottocento. La leggenda narra che avesse assassinato ventuno uomini, iniziando la sua carriera da adolescente e divenendo un pistolero straordinario. Fu ucciso il 14 luglio 1881 dallo sceriffo Pat Garrett che lo inseguiva da tempo ed aveva messo una taglia sulla sua testa.
Come per molte altre figure del vecchio West, forse anche nel suo caso la fama superò il reale andamento dei fatti, e così il suo nome è rimasto nella storia ispirando anche un certo numero di pellicole cinematografiche.

Questo però è l’unico ritratto di Billy the Kid riconosciuto come autentico. Fu realizzato tra il 1879 ed il 1880 a Fort Sumner in New Mexico.
Una singola e semplice fotografia invecchiata dal tempo.
E’ curioso il contrasto tra questo piccolo documento, unico ma vero, e la discreta quantità di materiale creato a posteriori.
Una sola, vecchia fotografia che, alla fine, parla del personaggio forse più di una dozzina di film.

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Presidente TrumpDonald Trump si è appena insediato e, come da tradizione, il suo ritratto ufficiale è apparso sul sito della Casa Bianca.
A differenza di altri casi, non è citato il fotografo ma in compenso ci sono i dati exif. Svelano che la foto è stata scattata con una Canon 1Ds Mark III dotata del classico Canon 70-200mm f/2.8L impostato a 145mm, f/2.8. Il tempo di scatto 1/320s e gli ISO 640.

Non aggiungo altro se non una seconda immagine: il ritratto ufficiale di Obama realizzato nel 2009 da Pete Souza.

Barack Obama

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Bill CunninghamSono passati solo pochi giorni dalla scomparsa di Bill Cunningham, il grande fotografo americano divenuto famoso per i suoi ritratti rubati e le foto di strada.
Classe 1929, Cunningham iniziò come fotografo di moda per il New York Times, ma lavorò anche per il Chicago Tribune ed altre testate prima di dedicarsi completamente al genere “street”.
Voglio omaggiarlo proponendo una bellissima intervista realizzata nel 2014 da Fern Mallis. E’ un profondo e tranquillo incontro con questo anziano signore che entra con la sua fotocamera al collo e ci racconta di tutta una vita dedicata alla Fotografia, in particolare del suo approccio amatoriale e “non commerciale”. Sì, infatti Cunningham ha lottato tutta la vita per non diventare un fotografo professionista e per anni lavorò rifiutando compensi. Solo nel 1994 accettò di farsi assumere dal New York Times per potersi permettere un’assicurazione sanitaria dopo essere stato investito mentre circolava in bicicletta.
Questa intervista è un documento da assaporare con calma, lo dico pur sapendo che solo pochi “cultori” se lo gusteranno fino in fondo (è lungo ed è pure in lingua Inglese) sebbene sia un’occasione rara, visto che fino a pochi giorni fa era disponibile solo on demand a pagamento.
Buona visione (se vorrai).
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Muhammad Ali

Copyright Bob Thomas/Getty Images

Se n’è andato anche lui, in questo 2016 bisesto che sta falciando a più non posso.
Muhammad Ali è stato definito come il più grande sportivo del novecento ma forse é, ad oggi, il più grande di tutti i tempi. Credo però sia giusto ricordarlo in particolare come protagonista delle sue battaglie, una lotta civile e non violenta che andò ben oltre il ring e lo rese un eccezionale soggetto fotografico, regalando notevoli soddisfazioni a molti fotografi del suo tempo.
Lo voglio salutare con questo emblematico scatto di Bob Thomas, che lo ritrasse così nel 1963, nell’ambito di una polemica che descriveva Ali come eccessivamente propenso a “parlare troppo”.
Puoi trovare questa ed altre storiche foto di Muhammad Ali in una splendida galleria pubblicata dal Guardian, con cui l’editor del magazine ha deciso di omaggiare il grande campione scomparso.

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Camera oscura in container us armySì, trasportabile con il semplice ausilio di un camion adatto. È così che potresti portarti anche in vacanza questa magnifica camera oscura che ho trovato in vendita alla modesta cifra di 2.500 dollari.
Realizzata in un container militare climatizzato, era in uso all’esercito americano, è in perfette condizioni ed è dotata di tutto il necessario per sviluppo e stampa. Adesso è in cerca di un nuovo proprietario al quale basterà solo dotarsi di un po’ di reagenti freschi e carta sensibile per continuare ad usarla, bello no?
Credo che potrebbe davvero essere una notevole occasione per un gruppo di appassionati di fotografia analogica, basta solo farsela spedire dal North Carolina!
Per chi fosse interessato sul serio, ecco il link all’annuncio.

P.s. A me piace da impazzire. Non ho idea di dove potrei metterla e non posso quindi esserne l’acquirente, ma se qualcuno la comprerà grazie a questo post mi aspetto almeno un invito a fare un paio di stampe 🙂

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NY Public Library ArchiveE’ notizia di questi giorni la pubblicazione di un vero e proprio tesoro: una collezione di oltre 180.000 immagini d’archivio che la New York Public Library ha deciso di rendere disponibile a tutti senza alcun vincolo di copyright.
La cosa è resa ancor più fantastica da un potente strumento di visualizzazione (a questo link) che permette di navigare con grande facilità nell’immenso archivio, cercare, previsualizzare e scaricare in alta risoluzione ciò che interessa.
Tutte le immagini sono utilizzabili senza alcun limite e quindi sfruttabili anche a fini commerciali, una vera manna per chi è sempre in cerca di nuovo materiale di qualità.
Adesso vado a farne una scorpacciata 🙂

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