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Posts Tagged ‘sole’

CianotipiaL’estate è il momento giusto per provare la cianotipia, uno dei più antichi processi eliografici che risale ai primissimi anni della storia della fotografia.
Intorno al 1842 l’astronomo inglese Sir John Herschel inventò questa tecnica basata sull’uso di sali ferrici, quindi diversa da quelle di Talbot e Daguerre, che sfruttavano la fotosensibilità dei sali d’argento. I sali di ferro sono molto sensibili alla componente ultravioletta della luce solare e questo l’ha resa un processo di minor successo in ambito fotografico, mentre è stata utilizzata a lungo per realizzare copie a basso costo di complessi disegni tecnici chiamate blueprint. La cianotipia, proprio per la sua praticità può essere però ancora sfruttata per fare divertenti esperienze.
Preparare da soli il materiale necessario per questa attività di bricolage fotografico non è difficile, lo dimostra il video sotto. In ogni caso, per i più pigri (come me) c’è Sunprints, azienda produttrice di fogli già trattati con sali ferrici, con cui si può facilmente provare una semplice tecnica di stampa a contatto.
Si possono usare normali negativi o anche oggetti come foglie, fiori o manufatti vari; basta esporre il tutto al sole. Il bello è che non serve alcuna camera oscura e ci si può preparare con calma alla luce, a patto che non sia intensa e diretta.
L’esposizione vera e propria, quella alla luce solare, deve essere di qualche minuto (c’è chi sostiene decine di minuti). In ogni caso occhio al meteo: serve una giornata di bel tempo…
Io ci ho provato e mi son proprio divertito 🙂
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CianotipiaQuesta non è la stagione in cui il sole abbonda ma, proprio per darti tutto il tempo di reperire il materiale e prepararti, ho pensato di riproporti questa idea adatta alla futura bella stagione. La cianotipia è uno dei più antichi processi eliografici e risale ai primissimi anni della storia della fotografia.
Intorno al 1842 l’astronomo inglese Sir John Herschel inventò questa tecnica basata sull’uso di sali ferrici, quindi diversa da quelle di Talbot e Daguerre, che sfruttavano la fotosensibilità dei sali d’argento. I sali di ferro sono molto sensibili alla componente ultravioletta della luce solare e questo l’ha resa un processo di minor successo in ambito fotografico, mentre è stata utilizzata a lungo per realizzare copie a basso costo di complessi disegni tecnici chiamate blueprint. La cianotipia, proprio per la sua praticità può essere però ancora sfruttata per fare interessanti e facili esperienze di fai da te.
Preparare da soli il materiale necessario per questa attività di bricolage fotografico non è difficile, lo dimostra il video sotto. In ogni caso, per i più pigri (come me) c’è Sunprints, azienda produttrice di fogli già trattati con sali ferrici, con cui si può facilmente provare una semplice tecnica di stampa a contatto.
Si possono usare normali negativi o anche oggetti come foglie, fiori o manufatti vari; basta esporre il tutto al sole. Il bello è che non serve alcuna camera oscura e ci si può preparare con calma alla luce, a patto che non sia intensa e diretta.
L’esposizione vera e propria, quella alla luce solare, deve essere di qualche minuto (c’è chi sostiene decine di minuti). In ogni caso occhio al meteo: serve una giornata di bel tempo…
Ci proviamo? 🙂
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La prima foto di una eclisse
L’eclisse solare del 21 Agosto è ormai storia. E’ chiaro che sia stata la più fotografata eclisse di sempre vista la sua spettacolare visibilità negli Stati Uniti, con milioni di persone ad immortalarla con ogni tipo di dispositivo (non sempre con risultati apprezzabili).
Eppure c’è stato un tempo in cui le eclissi si potevano solo raccontare, finché il 28 Luglio del 1851 il fotografo Prussiano Johann Julius Friedrich Berkowski realizzò la prima immagine fotografica di questo fenomeno.
Incaricato dal Reale Osservatorio Prussiano, Berkowski usò un dagherrotipo accoppiato ad un piccolo telescopio a rifrazione. Iniziò l’esposizione della lastra al momento del culmine dell’eclisse e mantenne aperto l’otturatore per 84 secondi, riuscendo in un’impresa che, fino a quel momento, non era stata ottenuta mai da altri.
Da allora il Sole, ma anche il resto del firmamento, è divenuto un soggetto molto fotografato, da trattare però sempre con il massimo rispetto e le dovute precauzioni. Non va dimenticata infatti la pericolosità per gli occhi dell’osservazione diretta della luce solare.

 

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NASA jets
Giusto un paio di giorni fa abbiamo potuto ammirare un’affascinante eclissi lunare parziale nei cieli nostrani, ma il vero evento astronomico di questa estate è l’eclissi totale di Sole del prossimo 21 agosto che sarà visibile lungo la diagonale degli Stati Uniti.
Per questa occasione la NASA ha preparato una missione che coinvolge due WB57F. Si tratta di particolari jet da ricerca d’alta quota dotati di telescopi, che voleranno in formazione lungo una rotta di “inseguimento” dell’eclissi ad una velocità tale da “allungarne” la durata di ben sette minuti.
Le immagini ad alta risoluzione saranno catturate a 30 fotogrammi al secondo e ciò permetterà di produrre la più chiara e ricca serie di immagini della corona solare mai realizzata. Con l’occasione sarà prodotta anche la prima mappatura termica di Mercurio oltre ad un’indagine sull’ipotetico gruppo di asteriodi che si pensa orbitino tra il Sole e Mercurio, ma che finora non è stato possibile individuare con certezza. La loro effettiva scoperta potrebbe cambiare ciò che sappiamo sulla nascita del Sistema Solare.
Insomma, ancora una volta tutto sta nel “dove piazzi il treppiede”. Stavolta sarà fatto in modo innovativo anche se, a ben guardare, gli aerei coinvolti altro non sono che una rielaborazione del famoso U2, aereo spia del tempo della guerra fredda, del resto anch’esso un accurato fotografo volante…
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Single frame Analemma - © Copyright 1979 Dennis di Cicco


Quando il sole comincia a farsi vedere e sentire come solo in estate sa fare, ecco che rispunta l’idea di un progetto fotografico davvero difficile: l’analemma.
L’Analemma è la figura a forma di otto allungato che il sole disegna nel cielo se fotografato alla stessa ora del giorno durante il corso di un intero anno.
Per riuscire in un’opera del genere è necessario piazzare la fotocamera in modo fisso e molto preciso, scattando poi sempre alla stessa ora esatta.
Realizzare un Analemma è considerato uno dei progetti di astrofotografia più complessi in assoluto, a partire dallo studio necessario per decidere l’inquadratura studiando la composizione che si vuole ottenere ed  il percorso del sole nel corso dei dodici mesi.
Farne un lavoro a valenza artistica esclude poi a priori ogni ausilio di automatismi o temporizzatori e pensare al bilanciamento dell’immagine con la gestione della luce durante un arco di tempo così lungo non è assolutamente banale. Realizzarlo materialmente mantenendo un impegno così preciso nel tempo è un qualcosa che si commenta da sè, anche tenendo conto delle questioni logistiche che possono nascere.    
Ma se componendo a posteriori le immagini, oggi ancora meglio con le tecniche digitali, le cose possono essere difficili ma affrontabili, la vera sfida che mi ha lasciato di stucco è quella di un certo Dennis di Cicco, un fotografo del New England che tra il 1978 ed il 1979 per primo riuscì a scattare un analemma di 44 esposizioni su un’unico fotogramma di pellicola!
E’ un risultato che ha dell’incredibile per difficoltà e perizia necessaria, tanto che solo in pochi al mondo sono riusciti a seguirlo in un’impresa del genere.
Compreso Di Cicco sono ad oggi solo sette i fotografi riusciti a realizzare un analemma su un solo fotogramma, cioè meno persone di quante non siano quelle state sulla Luna (dodici).
Vuoi passare alla storia? Provaci con un Analemma digitale multiesposizione.
🙂

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CianotipiaLa cianotipia è uno dei più antichi processi eliografici e risale ai primissimi anni della storia della fotografia.
Intorno al 1842 l’astronomo inglese Sir John Herschel inventò questa tecnica basata sull’uso di sali ferrici, quindi diversa da quelle di Talbot e Daguerre, che sfruttavano la fotosensibilità dei sali d’argento. I sali di ferro sono molto sensibili alla componente ultravioletta della luce solare e questo l’ha resa un processo di minor successo in ambito fotografico, mentre è stata utilizzata a lungo per realizzare copie a basso costo di complessi disegni tecnici chiamate blueprint. La cianotipia, proprio per la sua praticità può essere però ancora sfruttata per fare interessanti e facili esperienze di fai da te.
Preparare da soli il materiale necessario per questa attività di bricolage fotografico non è difficile, lo dimostra il video sotto. In ogni caso, per i più pigri (come me) c’è Sunprints, azienda produttrice di fogli già trattati con sali ferrici, con cui si può facilmente provare una semplice tecnica di stampa a contatto.
Si possono usare normali negativi o anche oggetti come foglie, fiori o manufatti vari; basta esporre il tutto al sole. Il bello è che non serve alcuna camera oscura e ci si può preparare con calma alla luce, a patto che non sia intensa e diretta.
L’esposizione vera e propria, quella alla luce solare, deve essere di qualche minuto (c’è chi sostiene decine di minuti). In ogni caso occhio al meteo: serve una giornata di bel tempo…
Ci proviamo? 🙂
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Eclissi_analogica_live

Eclissi Analogica by Pega, Copyright 2014 – Courtesy Stefano Benvenuti

Dalla Torre di San Niccolò si osserva uno splendido ed esclusivo panorama di Firenze, e così non mi sono perso l’invito degli amici “analogici” di Visiva che avevano prenotato una visita.
La torre, recentemente restaurata e riaperta al pubblico per visite guidate, è alta quarantacinque metri ed è una delle antiche porte fortificate della città.
Avevo con me la Zia, la mia Polaroid 250 pieghevole e quando, una volta in cima, mi son trovato davanti Firenze in pieno controluce non ho resistito. Da una parte il Cupolone, dall’altra Ponte vecchio, in alto il sole pieno che si stagliava nel tardo pomeriggio: un’inquadratura azzardata che avrebbe messo alla prova anche il più sofisticato dei moderni esposimetri, figuriamoci quello della “Zietta” che è roba di fine anni sessanta, per di più riparato “alla buona” dal sottoscritto.
Scatto lo stesso… vediamo che viene“.
Dopo classico strappo e la breve attesa per lo sviluppo, è uscita la foto sopra. Il sole super-sovraesposto, ha come “forato” la pellicola istantanea ed appare simile ad un buco nero. Un Sole Nero che riverbera nell’Arno che sembra ghiacciato.
Un risultato che ha sorpreso anche gli esperti “fotografi a pellicola” che avevo intorno, tra i quali nessuno ha saputo dare una spiegazione chiara del fenomeno.
Misteri analogici 🙂

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sunny F16 ruleOggi che qualunque fotocamera è in grado di decidere autonomamente le migliori impostazioni per l’esposizione, è buffo ripensare a quando gli esposimetri erano cosa rara e costosa, tipicamente riservati ai professionisti o comunque solo a chi faceva fotografia “sul serio”.
Ma basta ricordare ciò che comunemente si usava fino a poco prima dell’avvento del digitale, per rendersi però conto che a quel tempo il calcolo della corretta esposizione stava tutto al fotografo.
Sembra anacronistico, ma credo che conoscere la “regola del nonno” possa essere molto utile anche oggi, quantomeno per sperimentare il terreno del “tutto manuale”, così affascinante ed intrigante anche per chi è nativo digitale.
Ebbene dunque, come si faceva? La regola era denominata “diaframma f/16 in pieno sole″ (o variazioni simili) ed in genere era puntualmente stampigliata all’interno della confezione del rullino fotografico. È una regola semplice, tranquillamente utilizzabile anche oggi e facilmente sintetizzata nell’immagine qui sopra.
Si parte sempre impostando un tempo “simile” al reciproco degli ISO (es: 1/125 se ISO 100; 1/200 se ISO 200; 1/400 se ISO 400, etc…) e poi si sceglie il diaframma di conseguenza. La regola dice che in pieno sole, con 1/125 ed ISO 100, il diaframma corretto è f/16. Un tempo la pellicola che normalmente si usava era quasi sempre ISO 100, da cui la regola mnemonica f/16 in pieno sole, appunto.
Partendo da questo riferimento basta ricordarsi che, se il sole è velato, l’esposizione corretta si ottiene con f/11, se un po’ nuvoloso f/8, se coperto di nuvole scure f/5,6.
In caso di ISO diversi basta cambiare il tempo. Se si desidera usare tempi diversi, ad esempio doppi, basta dimezzare tutti i diaframmi.
Naturalmente il tutto va preso con un po’ di elasticità e la regola costringe il fotografo non solo a fare delle stime, ma anche ad applicare un suo criterio soggettivo: tutt’altra cosa rispetto alla fredda dipendenza dagli automatismi dell’elettronica.
Ecco fatto, ora conosci la regola del nonno. Che ne dici adesso di uscire e, per oggi, fare solo foto (va benissimo anche la tua digitale) esclusivamente seguendo questa regola?
🙂

Kodacolor Vr100

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Attesa contemplativa

Attesa contemplativa – © Copyright 2011 Pega

C’è una luce fantastica in questi giorni.
E’ la luce del solstizio d’inverno, quando il sole descrive una traiettoria così bassa da garantirci ombre lunghe e colori caldi per quasi tutta la giornata.
È quella luce che, nei mesi che verranno, ci verrà regalata per solo un paio di ore al giorno.
Sì, è vero, per molti questo è un periodo un po’ troppo buio, con le giornate così corte che all’uscita dal lavoro è già notte, ma… la luce dorata del solstizio d’inverno è adesso, a disposizione della tua fotocamera.
Goditela.
🙂

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Polaroid 250

“The question is not what you look at, but what you see”
(Il punto non è cosa guardi, ma cosa vedi).
Dopo averne parlato in un vecchio post ed averla tenuta in bella vista sotto al monitor per un po’ di tempo, ho deciso di stampare questa frase di Henry David Thoureau su una piccola etichetta adesiva ed appiccicarla sul dorso di una macchina fotografica. La voglio in bella vista ogni volta che mi appresto a guardare nel mirino.
E’ una scemenza, forse, ma l’ho fatto perché credo che proprio in questo concetto ci sia molto della Fotografia, della capacità di realizzarla ed anche apprezzarla.
Vedere è il risultato di un processo dove il guardare è solo l’input. A questo flusso in ingresso si applica tutta l’elaborazione razionale ed emotiva di cui siamo individualmente capaci.
Per me sta tutta qui l’enorme differenza che corre tra una qualsiasi delle tante immagini che si possono realizzare premendo il bottone di scatto ed una Fotografia.

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