Edward Weston, forse uno dei più importanti ed influenti fotografi della storia: non credo ci sia bisogno di presentarlo. Le informazioni su di lui sono tante, i libri, le mostre e le gallerie, i tanti siti web che ne parlano. Eppure curiosando si trova sempre qualcosa in più, ad esempio questo video del 1948 in cui lo si può osservare mentre sviluppa e stampa uno sei suoi scatti, mostrando l’intero processo.
Ti invito a gustarlo con calma, assaporandone i momenti più creativi, come ad esempio la fase in cui muove la piccola paletta per il mascheramento, tecnica ormai dimenticata ma che rappresenta la versione in camera oscura degli attuali strumenti tipo “dodge and burn” di Photoshop… 🙂
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Posts Tagged ‘bianco e nero’
Sviluppo e stampa con Edward Weston
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Technique, tagged arte, bianco e nero, creatività, Edward Weston, fotografia, stampa, storia, sviluppo, trecnica on 07/08/2019| 1 Comment »
Flowing Time
Posted in Architecture, Black and White, Culture, Night shots, People, Street Photo, tagged arte, bianco e nero, fotografia, libro, opera, Roma on 17/07/2017| Leave a Comment »
Oggi ti propongo un libro, un libro fotografico che l’amico Gian Paolo Iervolino mi ha proposto di sfogliare dopo averlo realizzato e pubblicato.
Scegliere oggi il libro come supporto di diffusione delle proprie opere fotografiche non è una scelta facile, l’immediatezza e la potenza pervasiva dei contenitori online è tale da aver portato gran parte degli autori a preferire internet come principale mezzo di presentazione dei propri lavori. Su internet è facile e rapido raggiungere centinaia di nuovi potenziali ammiratori e gli orizzonti si ampliano a dismisura.
Eppure, nonostante le maggiori difficoltà sia tecniche che economiche, la carta resta il supporto più naturale per alcune fotografie, specie quelle di un certo tipo, in particolare i bianchi e neri notturni e meditati, come quelli di Gian Paolo.
Il suo libro è una breve ma intensa raccolta di fotografie notturne, tutte scattate a Roma in un’atmosfera quasi sospesa che l’autore descrive molto bene nella prefazione. Piazze e scorci di luoghi dalla bellezza millenaria, spesso affollatissimi di turisti che, una volta scesa la sera, si diradano lasciando spazio a figure silenziose, soggetti in lento movimento che Iervolino dipinge attraverso scatti a lunga esposizione che raccolgono scie ed ombre in lento movimento.
Sono immagini che esprimono emozioni non gridate, difficilmente descrivibili a parole, una sorta di quel “niente” con cui a volte si risponde quando ci chiedono a cosa stiamo pensando ma che, a dispetto della parola, sottintende un universo di sensazioni.
Mi è piaciuto molto questo libro, l’ho guardato e riguardato, una sera mi sono poi messo a sfogliarlo ascoltando musica in cuffia, un accompagnamento delicato ma intenso per questa splendida serie di immagini notturne.
Complimenti Gian Paolo.
Puoi trovare altre informazioni sull’autore e sulle sue opere sul sito Esperanto Photolab.
Letizia Battaglia
Posted in Black and White, Candid portraits, Culture, History of photography, People, Street Photo, video, tagged anni di piombo, bianco e nero, fotografia, Italia, Letizia Battaglia, mafia, Palermo, Sicilia, street on 05/04/2017| Leave a Comment »
Un personaggio particolare Letizia Battaglia, la fotografa che ha fatto di Palermo il centro di quasi tutta la sua produzione fotografica, raccontandola con i suoi scatti in bianco e nero nelle sue tradizioni e tragedie ma anche nel suo splendore con chiaroscuri a volte anche duri e difficili.
Creatrice negli anni settanta dell’agenzia “Informazione fotografica”, frequentata da miti del calibro di Josef Koudelka e Ferdinando Scianna, Letizia si trovò a documentare gli anni di piombo della sua città e scattò foto iconiche di molteplici delitti di mafia, divenendo la prima donna europea a ricevere, nel 1985, il premio Eugene Smith per la capacità di comunicare alle coscienze la misura di quelle atrocità.
Ti propongo questo bel documento che parla di lei e del suo lavoro, un video molto ben realizzato che rende omaggio a questa importante fotografa italiana.
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Emozioni e linguaggio nel tempo (reloaded)
Posted in Black and White, History of photography, Nature, People, tagged bianco e nero, Bullock, child, emozioni, forest, fotografia, inquietudine, radura, simboli on 22/03/2017| Leave a Comment »
Nella mia personale “Hall of Fame” dei grandi fotografi ce n’è uno che ammiro per la capacità di trasmettere sensazioni contrastanti che fa affiorare un senso di inquietudine e di ineluttabilità. Si tratta di Wynn Bullock.
E’ un nome che non ha bisogno di tante presentazioni, un maestro della fotografia degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, tra l’altro grande amico del mitico Edward Weston.
C’è una questione su cui mi trovo sempre a riflettere quando vedo uno scatto di Bullock, ed è la relatività del linguaggio simbolico ed alla sua dipendenza dalla cultura del luogo ma soprattutto del tempo in cui l’opera è realizzata.
Da sempre esistono simboli nelle opere artistiche, sono elementi tipici del periodo, immediatamente riconoscibili ed interpretabili dall’osservatore, a patto che questi li sappia cogliere. Ma ciò è garantito solo se chi guarda la foto appartiene alla stessa sfera culturale dell’autore e magari ne è contemporaneo.
Se l’osservatore è distante nel tempo, questi simboli possono perdere di significato, in qualche caso possono dare un messaggio diverso, anche di molto.
C’è una foto di Bullock che, nonostante sia relativamente recente, esprime fortemente questo divario simbolico ed è “Child in the forest” del 1951.
La foto ritrae una bambina (che poi era la figlioletta di Bullock) nuda distesa su un manto di foglie in una sorta di piccola radura nella foresta. La luce è molto particolare e la resa del bianco e nero ne fa uno scatto che lascia il segno.
Non nascondo che la prima volta che ho visto questa foto ho subito pensato alla terribile scena di un crimine. So di condividere questa sensazione con molte persone, ma quel che è certo è che Bullock non voleva dare questo tipo di messaggio.
Negli anni ’50 questa foto non trasmetteva questo senso di inquietudine profonda, legata ad alcune terribili involuzioni che la nostra società ha avuto negli ultimi decenni.
Bullock scattava questo tipo di foto nel bosco subito dietro alla sua casa in California ed in questa come in altre opere, dove magari insieme alla bambina è presente anche la madre, l’idea era di una ricerca di uno stile metafisico volto a creare immagini che portassero l’osservatore in una dimensione quasi spirituale. Voleva essere uno stimolo alla riflessione, alla meditazione sul senso della vita, dell’amore e della morte. Una ricerca che portò a Bullock l’ammirazione ed il rispetto di colleghi artisti e critica.
Questo fenomeno del cambiamento di sensazioni che si traggono da un’immagine è una questione piuttosto complicata e difficile da sviscerare in un post, ma rimane il fatto che in soli cinquanta anni i simboli usati da Wynn Bullock hanno cambiato completamente significato. Oggi trasmettono all’osservatore tutto un altro messaggio, in un modo che appare quasi inequivocabile.
Che dire: chissà cosa vedranno i nostri posteri tra cinquanta o cento anni in alcune delle nostre foto…
Lusetti (reloaded)
Posted in Culture, tagged attualità, bianco e nero, fotografia, fratelli, Italia, madre, natale, povertà, realtà, ritratto, Strand, Un Paese on 22/12/2016| 4 Comments »

The Lusetti Family, Luzzara, Italy 1953 – Paul Strand – Copyright ©Aperture Foundation, Paul Strand Archive
Non so bene perché ma l’approssimarsi del Natale mi riporta a questa bellissima foto, che voglio riproporti. Paul Strand la scattò durante un suo periodo di permanenza in Italia nel dopoguerra, quando il grande fotografo americano stava lavorando con Cesare Zavattini ad un progetto che sarebbe diventato il libro “Un Paese”.
L’immagine è apparentemente semplice, ma fin dalla prima volta che l’ho vista mi è apparsa come un capolavoro di intensità, un ritratto fotografico straordinario anche per la storia che racconta. I protagonisti sono posti davanti a quella che si intuisce essere la loro casa, dalle condizioni dell’edificio e da tanti particolari che si possono notare, non è difficile dedurre che si tratta di persone povere; l’Italia usciva dall’abisso della seconda guerra mondiale e questa era una condizione molto comune in quel periodo.
Anche se aiutati dal titolo dell’opera, è chiara la sensazione che i cinque uomini ritratti siano fratelli e l’anziana donna la loro madre, figura la cui forza è accentuata dalla posizione centrale nella composizione.
E’ vestita in modo austero ed è immediato pensare che si tratti di una vedova. Erano passati già alcuni anni, ma la probabile perdita del marito durante la guerra è una tragedia che permea il bianco e nero di questa immagine.
Accanto a lei quello che, almeno a me, appare come il maggiore dei fratelli, colui che in qualche modo ha preso il posto del padre nella vita della famiglia. E’ l’unico del gruppo ad essere messo di fianco, appoggiato allo stipite, la testa leggermente piegata in avanti, quasi ad esprimere impercettibilmente il peso delle responsabilità della sua posizione.
L’intera composizione è magistrale. Il modulo circolare raggiato della ruota della bicicletta è ripreso dall’elemento posto sopra la porta e da quello che probabilmente è un mobile con specchio semicircolare posto nello scuro della stanza all’interno.
Le teste delle persone si trovano tutte su livelli diversi ed i loro sguardi, non indirizzati all’obiettivo, danno vita a piccoli rivoli di curiosità nell’osservatore. Cosa starà guardando per esempio l’uomo in piedi all’estrema sinistra? E suo fratello seduto accanto che guarda deciso verso destra?
E’ facile farsi trasportare da una foto come questa ed appassionarsi, chiedersi com’era la vita di questi Italiani del primo dopoguerra; immaginare, guardandoli in questa foto, i caratteri e le relazioni tra questi fratelli.
Un’immagine del nostro passato su cui non è male fermarsi a riflettere.
Buon Natale.
Ansel e l’H.D.R. (reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, Technique, tagged Ansel Adams, arte, bianco e nero, camera oscura, carta, compressione, esposizione, fotografia, HDR, novecento, postproduzione, stampa, tecnologia, yosemite on 30/11/2016| 2 Comments »
Ritorno su questo argomento dato che ogni tanto mi capita di incrociare qualche polemica tra chi è pro e contro l’H.D.R.
H.D.R. sta per High Dynamic Range, è una tecnologia per fotografia digitale nata allo scopo di sopperire alle limitate capacità dinamiche del sensore che non riesce a gestire bene situazioni in cui sono presenti grandi variazioni di intensità luminosa.
L’occhio umano, grazie sopratutto alla pupilla che adatta “l’esposizione” alla luminosità, ci permette di percepire dettagli notevoli, anche quando nella scena che guardiamo ci sono contemporaneamente punti molto luminosi e zone d’ombra. Con la fotocamera invece si deve scegliere di “perdere” i dettagli nelle zone d’ombra per conservare quelli nella parte luminosa dell’immagine o viceversa. Il risultato quindi spesso delude essendo diverso rispetto alla realtà che si percepisce ad occhio nudo.
Per questo nasce l’H.D.R. che, sfruttando esposizioni diverse delle stessa scena, permette di sintetizzare una nuova immagine comprimendo le intensità luminose per renderla al meglio sui comuni mezzi di riproduzione come i monitor o la stampa su carta. Il risultato è una foto che, a seconda di come è stata effettuata l’elaborazione, appare come molto realistica o addirittura iper realistica.
Personalmente non sono granché affascinato da queste tecniche perché ritengo che molta della bellezza della fotografia stia proprio nei limiti dello strumento e, proprio come accade per aspetti come il tempo, la profondità di campo, la focale o altri elementi, anche la ridotta capacità di gestire l’estensione delle tonalità luminose, sia un aspetto affascinante.
Ma guardando il lavoro di uno dei fotografi che maggiormente ammiro ecco che la prospettiva cambia. Ad esempio Ansel Adams, creò alcuni suoi capolavori come “Clearing winter storm” nel 1936 grazie anche ad un intenso lavoro di post-produzione, realizzando immagini in bianco e nero dalla straordinaria estensione tonale. Si va dal buio profondo delle zone in ombra al bianco perfetto della parte luminosa delle nuvole. I dettagli sono straordinari, l’atmosfera è più reale del reale.
Come fece? Per un risultato del genere non sono certo sufficienti le pur notevoli caratteristiche dinamiche (tuttora ineguagliate) della pellicola in bianco e nero.
Ebbene, Adams era un grande artista non solo dello scatto ma anche della successiva “elaborazione” in camera oscura. Lavorò con abilità alla sua stampa, andando ad esporre la carta in modo “mascherato”, differenziato a seconda delle zone dell’immagine, seguendo in sostanza quello che può essere considerato come un H.D.R. analogico.
Insomma… niente è mai veramente nuovo come sembra.
Le mie preferenze rimangono per le foto che non fanno uso di tecniche di compressione dinamica ma credo proprio che se Ansel Adams fosse un fotografo oggi, sarebbe un maestro assoluto dell’H.D.R…
🙂
Il passo indietro (reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, tagged bianco e nero, Black and White, creatività, fotografia, limitazione, limite, monocromatico, progresso, regresso, storia, tecnologia on 18/01/2016| 3 Comments »
Immagina se Daguerre o Talbot avessero subito inventato la fotografia a colori. Cosa sarebbe successo senza decenni di immagini monocromatiche?
C’è chi pensa che, se così fosse stato, il bianco e nero non avrebbe mai fatto la sua comparsa e ce lo saremmo perso.
Invece, per lungo tempo, i fotografi hanno maturato la loro sensibilià confrontandosi con una delle limitazioni più affascinanti della fotografia. Una limitazione che, insieme ad altre tipiche di questo media, come la profondità di campo, il tempo di esposizione, l’escursione tonale o la stessa inquadratura, rappresenta in realtà una grande ricchezza.
Il bianco e nero, non solo è stato una tappa fondamentale per gli artisti delle immagini, ma è tutt’ora vivo e vegeto.
Lo è così tanto che oggi siamo ad un curioso paradosso: in digitale scattiamo tutte le nostre foto a colori (i sensori sono costruiti per lavorare sempre a colori) e poi usiamo tecniche digitali, elaborate a bordo della macchina o in postproduzone, per trasformarle in un bianco e nero più simile possibile a quello che si faceva, meravigliosamente, con la pellicola monocromatica…
Insomma: la tecnologia che lavora alla ricerca di un perfetto passo indietro, per ritrovare un limite da tempo superato.
A volte il progresso è difficilmente distinguibile dal regresso.
Il soggetto riluttante
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged bianco e nero, drammaturgo, Jane Bown, Nobel, professionalità, ritratto, Samuel Beckett, scrittore, testardaggine on 07/03/2014| 11 Comments »
Jane Bown era stata inviata dall’Observer per fotografare Samuel Beckett mentre dirigeva uno spettacolo alla Royal Court, nel 1976.
Il drammaturgo e premio Nobel irlandese era noto per la sua riluttanza ad essere ritratto e già altri fotografi avevano tribolato nel tentativo di immortalarlo adeguatamente.
Beckett le disse che acconsentiva a farsi fare una foto ma lasciò la Bown in attesa per ore dietro le quinte, finchè un assistente le porse un foglietto con scritto che Beckett aveva cambiato idea e che non se ne faceva di niente.
La fotografa si sentì ribollire il sangue ma non si perse d’animo. Lo attese fino alla fine dei lavori e poi gli si presentò davanti all’improvviso, alla porta di servizio da cui Beckett stava uscendo. Gli promise di fare solo tre scatti veloci, lui gliene concesse cinque.
A volte la tenacia premia, eccome.
La prima foto che hai amato (reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged arte, bianco e nero, donna, equilibrio, fascino, genio, nudo, passione, Weston, woman on 09/04/2013| 8 Comments »
Magari non ci hai mai pensato, per molti non è una cosa a livello cosciente, ma per quasi tutti i fotografi esiste una foto che rappresenta un personale punto di riferimento. È quella che in un più o meno remoto passato ha fatto scattare qualcosa e, almeno in parte, è “responsabile” della nascita di un interesse particolare per la Fotografia.
Non è assolutamente detto che si debba trattare dell’opera di qualche fotografo importante, ma nel mio caso l’immagine che ritengo la principale indiziata è una famosa foto di Edward Weston. La vedi qui a fianco: Nude woman, un capolavoro che il grande maestro del bianco e nero realizzò nel 1936. Ne rimasi affascinato da ragazzino e resta a tutt’oggi una delle foto che amo di più in assoluto, per l’insieme di armonia, grazia, rigore, sensualità, talento e grandissimo senso estetico che rappresenta.
E tu ce l’hai una foto che ti ha “avvicinato alla fotografia”?