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Posts Tagged ‘banalità’

“Le grandi menti parlano di idee, le menti mediocri parlano di fatti, le menti piccole parlano di persone“. Con questa sua affermazione Eleanor Roosevelt descriveva le sensazioni che provava in occasione di eventi ed incontri, anche ad altissimo livello, in cui il chiacchiericcio o peggio il pettegolezzo erano dominanti, ma dove talvolta spiccavano anche personalità capaci di far sentire uno spessore del tutto diverso.
E’ una frase che potrebbe essere utile far campeggiare a caratteri cubitali in molti luoghi e che si può ben declinare in ambito artistico, in particolare nelle arti visive e quindi anche in Fotografia.
Monna LisaParlare di persone, delle loro vite, storie o aneddoti, è sì intrigante e spesso catalizza un immediato interesse, ma è una fascinazione povera e spesso fugace, che non lascia alcun segno. Il vero salto di qualità si ha quando il racconto ha un respiro più ampio, assoluto: quando dalle persone ci si sposta verso i fatti e poi verso le idee.
Pensaci un attimo, prendiamo ad esempio la Gioconda di Leonardo da Vinci: quest’opera non è così importante ed ammirata da secoli solo perché è lo splendido ritratto di una certa signora Lisa “tal dei tali”. Il vero valore del capolavoro leonardesco è la sua essenza: quella dell’idea stessa di donna.
L’arte diviene davvero grande quando riesce a distaccarsi dalle piccole cose, pur continuando a descriverle, ed arrivare a parlare di idee, proprio come le “grandi menti” di cui parlava Eleanor Roosevelt nella sua frase.
Tutto ciò vale senza dubbio anche in Fotografia e tenerlo a mente potrebbe portare i nostri scatti ad un livello completamente diverso.
(E, forse, non solo i nostri scatti… 🙂 )

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Bresson

Henri Cartier-Bresson – © Copyright Magnum Photos


Pare che il mistero riguardante la tomba di Henri Cartier-Bresson non sia stato ancora risolto.
Come riportato sul sito New Camera News, da anni si sta indagando su un inspiegabile fenomeno che interessa il sepolcro del grande fotografo noto a tutti per la sua capacità di cogliere l’attimo decisivo. Un gruppo internazionale di scienziati studia da tempo il luogo dove il maestro riposa ed ha fatto una scoperta sensazionale: Bresson è ancora morto, ma sta ruotando nella tomba.
Gli esperimenti iniziati nel 2007 con l’ausilio di speciali apparecchiature, evidenziano un movimento di rotazione che, dalle circa tre rivoluzioni all’anno misurate inizialmente, è aumentato nel tempo, arrivando nel corso del 2013 ad oltre ottocento rotazioni: più di due al giorno! Ed ancora aumenta.
Nei soli primi tre mesi del 2016 Bresson si è già rigirato oltre mille volte nella sua tomba. Se l’accelerazione continua a questi ritmi, non solo i ricercatori saranno costretti a passare dall’indicazione di “rotazioni all’anno” a quella di “giri al minuto” come per i motori, ma si rischierà un aumento della temperatura interna alla bara a causa dell’attrito e forse ci sarà il rischio di combustione.
Gli scienziati ipotizzano che il fenomeno sia legato all’aumento esponenziale ed incontrollato di fotografie definite impropriamente “di strada” (il genere che HCB aiutò a creare e definire) ed al loro imperversare sui social network.
Pare che i membri della famiglia Cartier-Bresson siano ormai decisi a lanciare un appello a tutti i fotografi del mondo per cercare di limitare il proliferare di insignificanti, inconsistenti e banali scatti di strada, in particolare in bianco e nero.

😀 😀 😀

Fonte NCN

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Parlando con amici fotografi mi sono accorto che solo in pochi hanno sentito parlare del “long portrait. Si tratta di una forma espressiva che porta il concetto di ritratto oltre la fotografia.
Il classico ritratto fotografico congela un solo istante, il long portrait lo dilata in una sequenza video, in cui però il soggetto rimane confinato in una composizione che non varia ed a variare possono essere solo i dettagli dell’espressione del viso o del corpo.

E’ una tecnica non molto diffusa e non facile da far funzionare perchè risente, ancor più del normale ritratto fotografico, del rapporto tra fotografo e soggetto. Qui le emozioni o l’imbarazzo possono anche andare velocemente fuori controllo ed il confine tra capolavoro e banalità è quindi labilissimo, ma forse è proprio questo l’aspetto che ne determina il fascino e le potenzialità.

Il long portrait è apparentemente semplice da realizzare : si creano le stesse condizioni di un ritratto tradizionale ma invece di realizzare delle fotografie si gira uno spezzone video ad inquadratura fissa, senza aggiunte, senza musica o parlato. La durata può essere di alcune decine di secondi o qualche minuto.
I risultati che ne scaturiscono possono avere un’intensità veramente notevole.

Voglio riproporre un esempio che già citai un un vecchio post.
E’ un long portrait realizzato dal fotografo newyorkese Clayton Cubitt, un artista dallo stile crudo e molto diretto, che da tempo sperimenta questa forma di ritratto.
Cubitt ha chiesto alla modella Graciella Longoria di posare in un giorno particolare: il primo anniversario della morte del padre in un incidente stradale.

E’ un’opera forse discutibile e proprio per questo mi piace citarla. Può piacere o meno.

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Qui altri video e long portrait di Clayton Cubitt su Vimeo.

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