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Posts Tagged ‘HDR’

Ritorno su questo argomento dato che ogni tanto mi capita di incrociare qualche polemica tra chi è pro e contro l’H.D.R.
H.D.R. sta per High Dynamic Range, è una tecnologia per fotografia digitale nata allo scopo di sopperire alle limitate capacità dinamiche del sensore che non riesce a gestire bene situazioni in cui sono presenti grandi variazioni di intensità luminosa.

Adams_clearing_winter_storm

Clearing winter storm – © 1936 Ansel Adams

L’occhio umano, grazie sopratutto alla pupilla che adatta “l’esposizione” alla luminosità, ci permette di percepire dettagli notevoli, anche quando nella scena che guardiamo ci sono contemporaneamente punti molto luminosi e zone d’ombra. Con la fotocamera invece si deve scegliere di “perdere” i dettagli nelle zone d’ombra per conservare quelli nella parte luminosa dell’immagine o viceversa. Il risultato quindi spesso delude essendo diverso rispetto alla realtà che si percepisce ad occhio nudo.
Per questo nasce l’H.D.R. che, sfruttando esposizioni diverse delle stessa scena, permette di sintetizzare una nuova immagine comprimendo le intensità luminose per renderla al meglio sui comuni mezzi di riproduzione come i monitor o la stampa su carta. Il risultato è una  foto che, a seconda di come è stata effettuata l’elaborazione, appare come molto realistica o addirittura iper realistica.

Personalmente non sono granché affascinato da queste tecniche perché ritengo che molta della bellezza della fotografia stia proprio nei limiti dello strumento e, proprio come accade per aspetti come il tempo, la profondità di campo, la focale o altri elementi, anche la ridotta capacità di gestire l’estensione delle tonalità luminose, sia un aspetto affascinante.
Ma guardando il lavoro di uno dei fotografi che maggiormente ammiro ecco che la prospettiva cambia. Ad esempio Ansel Adams, creò alcuni suoi capolavori come “Clearing winter storm” nel 1936 grazie anche ad un intenso lavoro di post-produzione, realizzando immagini in bianco e nero dalla straordinaria estensione tonale. Si va dal buio profondo delle zone in ombra al bianco perfetto della parte luminosa delle nuvole. I dettagli sono straordinari, l’atmosfera è più reale del reale.
Come fece? Per un risultato del genere non sono certo sufficienti le pur notevoli caratteristiche dinamiche (tuttora ineguagliate) della pellicola in bianco e nero.
Ebbene, Adams era un grande artista non solo dello scatto ma anche della successiva “elaborazione” in camera oscura. Lavorò con abilità alla sua stampa, andando ad esporre la carta in modo “mascherato”, differenziato a seconda delle zone dell’immagine, seguendo in sostanza quello che può essere considerato come un H.D.R. analogico.
Insomma… niente è mai veramente nuovo come sembra.
Le mie preferenze rimangono per le foto che non fanno uso di tecniche di compressione dinamica ma credo proprio che se Ansel Adams fosse un fotografo oggi, sarebbe un maestro assoluto dell’H.D.R…

🙂

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Giuseppe Moscato

Copyright 2013 Giuseppe Moscato

Ti segnalo “Tuscany Tour”, esposizione fotografica di Giuseppe Moscato che si terrà il 9 settembre 2013 negli spazi di Feltrinelli International in via Cavour 12 a Firenze.
Giuseppe “Pino” Moscato è una vecchia conoscenza di questo blog. Lo incontrai ad uno Sharing Workshop e da lì ho continuato a seguire il suo appassionato percorso fotografico, tra tecnica HDR ed amore per le bellezze Toscane.
Anche per questa occasione Pino ha pubblicato un libro di fotografie, edito da De Agostini ed intitolato “Voci di Toscana”, che verrà presentato proprio durante l’inaugurazione della mostra.
Ospite d’eccezione della serata di inaugurazione sarà Giorgio De Martino, autore dei testi, scrittore, musicista e biografo del cantante lirico Andrea Bocelli. Con i due sarà l’occasione per parlare di Toscana e degli artisti che ad essa si sono ispirati e ancora oggi si ispirano.
Giuseppe Moscato è al suo terzo libro fotografico. Voci di Toscana arriva dopo le due monografie “Firenze, viaggio nella bellezza” e “Roma, viaggio nella bellezza” entrambi editi dalla casa editrice fiorentina Alias/Mandragora.

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Pino Moscato

Pino Moscato

Tempo fa lo avevo intervistato ed ora ecco che se ne esce con un libro ed anche una mostra… in un colpo solo !
E’ Pino Moscato, amico e frequentatore di questo blog che mi racconta di come tutto sia nato da una semplice mail inviata circa un anno fa a La Mandragora, una casa editrice che si occupa di arte, contenente qualche link al suo album su Flickr…

Il frutto che ne è spuntato è un libro con relativa mostra che si intitolano : Firenze un viaggio nella bellezza.

La presentazione del volume e l’inaugurazione dell’esposizione fotografica saranno il 18 dicembre alle ore 18.00 presso Agora|z a Palazzo Strozzi a Firenze con la partecipazione di Luca Toschi e Roberto Maragliano.

La mostra sarà poi aperta al pubblico dal dal 19 dicembre al 23 gennaio.

Carrozze a piazza duomo

Carrozze a piazza duomo - © Copyright 2009 Pino Moscato

I proventi della vendita delle fotografie esposte o scelte a catalogo disponibile in sede saranno devoluti alla “fondation Jerome LeJeune”: fondazione riconosciuta di pubblica utilità per il superamento delle malattie genetiche dell’intelligenza (www.fondationlejeune.org)

E’ innegabile, la pubblicazione e l’esposizione sono tra le principali soddisfazioni che un fotografo può trarre dalla sua passione ed anche nel suo caso non si fa eccezione. E’ una forma di riconoscimento che Pino confessa di inseguire da anni e che probabilmente si merita anche per la grande passione con cui ha fotografato una Firenze di cui si è innamorato dopo esservicisi trasferito da Roma, creando immagini sempre particolari, spesso utilizzando la tecnica dell’HDR.

Via dei Calzaiuoli

Via dei Calzaiuoli - © Copyright 2009 Pino Moscato

Faccio tutti gli auguri di un grande successo a Pino che in questo momento mi dice di essere totalmente preso da quelle mille incombenze che precedono un impegno come questo : dalla scelta della carta fotografica e dei passpartout all’invio dei file… mantenendo però quelli che sono i soliti impegni della vita quotidiana.

Mi ha colpito una frase che ha usato in una mail, in cui paragona le sue sensazioni dell’avvicinarsi alla fatidica data del 18 dicembre a quelle di un matrimonio… con l’arte della fotografia.
Beh, Pino, cos’altro aggiungere… FELICITAZIONI !!!

🙂

E non è tutto.
Ecco anche un’anteprima di tutto questo in un breve video.

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L’HDR (High Dynamic Range), la tecnica che consente di estendere il range dinamico dellla nostra fotocamera ed avvicinarsi un po’ di più a quella che è la notevole capacità dell’occhio umano, è ormai un modo che molti fotografi usano comunemente per ottenere risultati realistici o addirittura iper realistici.

E’ un processo che se applicato con moderazione può davvero essere interessante per la qualità delle immagini. Non è un caso che già i produttori di macchine super professionali (vedi Hasselblad) ed ora anche la fascia pro e semi pro si siano mossi per dotare le fotocamere di una versione “on board” di questa tecnologia.

Ma quello che voglio farti vedere oggi è un passaggio ancora ulteriore : è l’HDR applicato al mondo del video.

Ad essere precisi si tratta di un filmato “time lapse” realizzato interamente con tecnica HDR, più precisamente con tre scatti per ogni fotogramma adeguatamente trattati via software per ottenere il fotogramma finale del video in HDR. 

Un bel lavoro eh…
Dacci un’occhiata. 

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Lo dico subito, prima di entrare nel tema di questo post: io non sono un grande appassionato di HDR.

H.D.R. sta per Hight Dynamic Range ed è una tecnica disponibile in fotografia digitale per cercare di sopperire alle limitate capacità dei sensori (ma anche delle vecchie pellicole) di gestire le situazioni in cui sono presenti grandi variazioni di tonalità luminosa.

Adams_clearing_winter_storm

Clearing winter storm - © 1936 Ansel Adams

L’occhio umano, grazie sopratutto alla pupilla che adatta “l’esposizione” alla luminosidà, ci permette di percepire dettagli notevoli, anche quando nella scena che guardiamo ci sono contemporaneamente punti molto luminosi e zone d’ombra.
Con la fotocamera spesso invece si deve scegliere di “perdere” i dettagli nelle zone d’ombra per conservare quelli nella parte luminosa dell’immagine o viceversa ed il risultato delude essendo così diverso rispetto alla realtà percepita ad occhio nudo.

E’ per questo che sono nate le tecniche HDR che, partendo da più scatti eseguiti ad esposizioni diverse, permettono di sintetizzare digitalmente una nuova immagine con un’estensione compressa delle tonalità, più gestibile dai comuni mezzi di riproduzione delle foto come i monitor o la stampa su carta.
Il risultato è una  foto che, a seconda di come è stata effettuata l’elaborazione, appare come molto realistica o addirittura iper realistica.

Come dicevo all’inizio, tendo personalmente a non essere granchè affascinato da queste tecniche. Ritengo infatti che molta della bellezza della fotografia stia proprio nei limiti dello strumento e, proprio come accade per aspetti come il tempo, la profondità di campo, la focale o altri elementi, anche la ridotta capacità di gestire l’estensione delle tonalità luminose sia un aspetto affascinante.

Ma guardando il lavoro di uno dei fotografi che maggiormente ammiro ecco che la prospettiva cambia.
Sto parlando di Ansel Adams, ed in particolare del suo capolavoro “Clearing winter storm” realizzato nel parco di Yosemite nel 1936.

Adams realizzò con la sua macchina di grande formato un’immagine in bianco e nero dalla straordinaria estensione tonale. Si va dal buio profondo delle zone in ombra al bianco perfetto della parte luminosa delle nuvole. I dettagli sono straordinari, l’atmosfera è più reale del reale.

Ma come fece ? Per un risutato del genere non sono sufficilenti le pur notevoli caratteristiche dinamiche (tuttora ineguagliate) della pellicola in bianco e nero.
Beh, non è un mistero. Adams, grande artista non solo dello scatto ma anche della successiva “elaborazione” in camera oscura, lavorò con abilità sulla sua stampa, andando ad esporre la carta in modo “mascherato”, differenziato a seconda delle zone dell’immagine, seguendo in sostanza quello che può essere considerato come un HDR analogico.

Insomma… niente è mai veramente nuovo come sembra…

Le mie preferenze rimangono per le foto che non fanno uso delle tecniche di compressione dinamica ma credo proprio che se Ansel Adams fosse un fotografo oggi sarebbe un maestro assoluto dell’HDR…

🙂

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Ho conosciuto Pynomoscato al recente Sharing Workshop dove è intervenuto parlandoci delle sue esperienze di fotografia HDR ma da tempo seguivo il suo interessante stream su Flickr e già prima di conoscerlo dal vivo gli avevo chiesto di essere ospite di questo blog con un’intervista.
Eccola in versione integrale, in fondo puoi trovare tutti i riferimenti alla produzione ed al lavoro on line di questo appassionato fotografo.

Pynomoscato

Ciao Pino. Innanzitutto voglio ringraziarti per quest’intervista.
Seguo da tempo il tuo lavoro su flickr e da poco il tuo sito. Ci racconti qualcosa di te prima di parlare di fotografia ?
Sono io a ringraziare te per avermi dato l’opportunità di dire la mia e voglio complimentarmi per l’attività che svolgi attraverso il tuo blog.
Difficile parlare di sé… da quando mi conosco, penso di essere uno che ha sempre avuto un’estrema necessità di sperimentarsi e di comunicare. Mi piace andare fino in fondo, sono pignolo e non mi accontento mai. Riconosco quando raggiungo un obiettivo e quando mi accade sono già proiettato al successivo. Ringrazio la vita (o chi per lei) per le meravigliose persone che mi ha fatto conoscere e che tanto mi hanno dato.

Come hai iniziato a fotografare ?
Avrei periferico mi domandassi: come hai iniziato a “immaginare”. Fotografare per me equivale ad elaborare un’idea, un fatto, un evento, una rappresentazione, una storia, un racconto. Ho iniziato con la pittura e il mio primo quadro a olio era un tramonto sul mare, un luogo che avevo visto e che ho dipinto sulla base del ricordo che avevo di quel luogo. Nel ’90 è arrivato il computer e mi sono messo a fare grafica, ho disegnato interfacce per la realizzazione di software per bambini (ho fatto anche il maestro di scuola elementare per 20 anni). Quindi diciamo che creavo da zero e realizzavo metafore con l’obiettivo di provocare reazioni logiche e cognitive. Non ti nascondo che per me la fotografia è arrivata dopo…praticamente in digitale. A parte un’Agfa come regalo della prima comunione e un altro paio di buone compatte a pellicola, ho avuto una reflex analogica Canon per un’estate e poi la Sony DSC-F505V con ottica Zeiss. Insomma dopo la grafica (Photoshop e Illustrator, ma anche il 3d) è arrivata la fotografia come dimensione e anche come disciplina. Posso affermare serenamente di essere un fotografo digitale, anche se ho letto e studiato l’esperienza analogica di cui ne sono profondamente affascinato.

Il Battistero

Il Battistero - Copyright 2010 Pynomoscato

La tua fotografia è più ispirazione o ragionamento, qual’è il tuo atteggiamento quando sei “sul campo” ? Tendi a seguire dei progetti o ti muovi per istinto ?
redo di stare dentro tutte queste cose. Vediamo se mi riesce di spiegare. La fotografia per me ora è diventata una necessità.. cosa vuol dire.. che non so stare più di una settimana senza fotografare. Quindi c’è un piacere che è a prescindere. Non faccio reportage, non sono un ritrattista e nemmeno un patito per le macro, mi piace andare in giro con la macchina fotografica, osservare e scattare, quindi si, potrei dire di istinto, anche se al momento dello scatto già immagino quale può essere il risultato dopo averla lavorata al computer. Faccio così anche perché è ciò che mi posso permettere sul piano dell’impegno quotidiano: lavoro e ho tre figli (la più grande ha 9 anni) e mia moglie è un medico di ospedale.. quindi pensa tu quanto tempo ho a disposizione. Ho la fortuna però di percorrere un tragitto meraviglioso da casa al lavoro: tutti i giorni parto dall’isolotto e raggiungo la mia sede di lavoro (ANSAS ex-indire) dalle parti di piazza dei Ciompi. Mi faccio i lungarni in scooter e le occasioni per fotografare non finiscono mai: mi fermo, parcheggio lo scooter come capita e scatto.
Non ti nascondo però che sono molto affascinato dall’idea di lavorare su un progetto… anzi ti confesso che sto lavorando ad un progetto, ma non ti dico di più, vedremo.. spero di farti sapere qualcosa fra qualche mese.

Che attrezzatura usi?
Mi sono sempre mosso sul marchio Canon, prediligo lo scatto veloce, quasi di istinto e la tradizione vuole che questa macchina risponde a questo tipo di esigenza. Ho avuto l’ottima 20d per quattro anni. Con lei ho scoperto il piacere di usare la reflex. Da settembre scorso uso la 5d Mark II. La scelta è stata dettata dall’esigenza di avere un full frame e sfruttare le ottiche EF per quello che sono. E’ una macchina straordinaria seppur con qualche limite che può essere superato affidandosi all’esperienza analogica, che purtroppo io non ho sperimentato, ma che ho comunque studiato. Con la 20d ho usato ottiche più o meno buone, dal Canon 17-85mm f/4-5.6 IS EF-S USM Lens, al Sigma 70-300mm f4-5.6 APO DG Lens, al Tamron 28-75mm F2.8 AF SP Di. Ma dopo aver acquistato il Canon EF 70-200mm f2.8 L USM ho capito che non c’era storia, quindi ho preso l’universale Canon 24-70 mm f/2.8 L USM e il gioiello Canon EF 16-35 mm f2.8 L USM e recentemente mi sono “svenato” con il Canon EF 100 mm f2.8 L Macro IS USM. Fortunatamente ho potuto piazzare le discrete vecchie ottiche insieme alla 20d e ho così potuto prendere la 5d markII. E so anche che non è finita qui. Gli accessori a corredo sono Tripod manfrotto, Canon flash 580 Ex e l’ormai indispensabile Canon RS-80N3 Remote Switch per le situazioni non in movimento.

 
Tramonto al Cestello

Tramonto al Cestello - Copyright 2010 Pynomoscato

Ho notato che una buona parte del tuo lavoro è caratterizzata da tecniche HDR. Ci puoi dire qualcosa a questo proposito ed al tuo workflow di postproduzione?
Ormai su Flickr vengo riconosciuto come un fotografo HDR. Trovo che sia una tecnica affascinante e devo dire che mi da tante soddisfazioni. Non pratico l’HDR classico, quello descritto sul libro di David J. Nightingale per intenderci. Mi piace riprendere situazioni dinamiche e in movimento e quindi creo le diverse esposizioni a partire dal file Raw. Non agisco solo sull’esposizione, ma lavoro anche sugli altri parametri (schiarita, chiarezza, temperatura, etc). Lavoro al massimo della qualità (tiff 16 bit) per avere a disposizione il maggior numero di informazioni. Poi entra in gioco Photomatix, carico i tiff prodotti precedentemente e manipolo nuovamente l’immagine usando quasi tutti i controlli che il programma mette a disposizione. Quando il risultato mi soddisfa, salvo il file e lo riapro ancora in Photoshop (cs4) e di solito rifinisco con le funzioni del sottomenu “esposizione”, infine si va sullo sharpner per per ottenere un maggiore microcontrasto e ottenere quindi altra qualità nel dettaglio e nella definizione. Ora dopo circa un anno di sperimentazione posso dire di ottenere dei risultati per me soddisfacenti.
Comunque per ottenere dei buoni risultati non basta assolutamente saper smanettare tutti quei cursori. Alla base ci deve essere sempre un bello scatto, pulito e con la giusta luce.. insomma prima di mettersi a lavorare con l’HDR bisogna applicare le regole immortali dell’analogico. Questa tecnica ci può restituire delle immagini “fantastiche”, ma anche molto definite. Il concetto è che si lavora con le luci e quindi è possibile dare luce laddove è più scuro e più ombra laddove hanno esagerato le alte luci. Alla fine è una tecnica complessa e impegnativa, sempre che si vogliano ottenere dei risultati di un certo livello.
E’ un discorso molto lungo che di certo non si può affrontare in un’intervista. Le cose che qui ti ho detto sono solo il 30 per cento delle operazioni che si mettono in atto, c’è ad esempio la problematica del rumore che può essere risolta in diversi modi, il problema che certe zone dell’immagine possono piacere col rumore e altre no e quindi si va con la tecnica del fotomontaggio. Uso Photoshop da tanti anni e mi pare di conoscerlo sempre poco… Ma il digitale secondo me è bello per questo, per le infinite possibilità di trasformare l’immagine. Ovviamente ognuno ha il suo punto di vista e della fotografia lo può soddisfare un aspetto piuttosto che un altro. Sono ad esempio molto felice di aver conquistato diversi fotografi “tradizionali”, non entro ne in conflitto, ne in competizione, perché sono convinto che ognuno di noi ha da dire delle cose belle, intelligenti e interessanti al di là della tecnica che usa e questo mi basta per entrare nel contenuto del messaggio.

La domanda classica che faccio agli ospiti di questo blog: cosa significa per te la tua fotografia ?
Tante cose, ma in particolare mi piace la relazione che si crea tra me e l’altro da me. Ti copio qui una definizione di me che trovi sia sul mio profilo personale di flickr, sia sul mio sito personale (www.pynomoscato.it) che suona così: …la cosa che più mi intriga è mettere quell’occhio in un buco e vedere che al di là, ogni volta, c’è sempre qualcosa di diverso da me.

Se ti chiedessero “qual’è il tuo genere”, cosa risponderesti?
No, non mi sento di stare in un genere, anche perché ho moltissimo da imparare. L’unica cosa che un po’ mi sento di affermare o che potrei azzardare è… mi sento un fotografo “di luce di ambiente”, nel senso che non so cosa sia uno studio fotografico, anche se mi piacerebbe moltissimo sperimentarlo. Poi magari per qualcuno sono un accadierrista…

Hai mai avuto occasione di esporre o pubblicare il tuo lavoro ? Hai progetti di questo genere per il futuro?
Quando dipingevo ho fatto qualche mostra, ma con la fotografia no.. spero presto di riuscire a farne una, quando ci riuscirò te lo dirò

L’ultima domanda è sempre la stessa per gli ospiti di questo blog… : -) . Se tu avessi l’opportunità di incontrare un grande fotografo e ti fosse concesso di fargli una sola domanda, cosa gli chiederesti?
Io un grande fotografo l’ho incontrato, ma quando l’ho incontrato non ero consapevole e quindi non gli ho fatto nessuna domanda, se oggi lo incontrassi ancora gli chiederei la cosa per la quale non mi sento mai abbastanza appagato: come si fa a comandare la luce? Quel fotografo era Gianni Giansanti, quello che ha fotografato il ritrovamento di Moro nella Renault 4, che ha fotografato il papa polacco (andatelo a vedere www.giansanti.com) , una persona incredibilmente entusiasta del suo lavoro, io sono stato uno dei maestri di sua figlia alla scuola elementare ero il maestro che insegnava il computer, circa 15 anni fa, in quel periodo in cui io facevo anche il grafico. Gianni era curioso del digitale che in quel periodo cominciava a prendere piede in modo insistente e quindi si era creata quella condizione di scambio di conoscenze. Solo che io in quel momento della mia vita non ero preso dalla fotografia, ma da altre cose e quindi non c’è stato un seguito. peccato perché Gianni è morto il 18 marzo dello scorso anno a causa della solita brutta malattia. L’avevo cercato qualche tempo prima, ma non sono più riuscito a parlarci… Dopo che mi sono innamorato della fotografia, lo penso spesso. Se vi va potete leggere qui il mio tributo a questo grande fotografo: www.flickr.com/photos/pinomoscato/3582322325/in/set-72157617751226341/

Un grazie a Pino per questa interessante intervista.
Per chi vuole approfondire la sua conoscenza consiglio una visita attenta al suo stream su flickr ed al suo sito www.pynomoscato.it

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