Prima o poi la smetterò lo prometto, ma ormai anche per oggi ti propongo qualcosa su Kubrick, a proposito del quale è noto che sono fissato…
E’ un video in cui Adam Savage (sì, quello dei Mithbusters) visita la Stanley Kubrick Exibition, una mostra itinerante attualmente allestita a San Francisco, dedicata al famoso regista ed ai suoi capolavori cinematografici.
Tra le prime cose che si vedono c’è la mitica lente Zeiss F/0,7 originariamente progettata per le missioni Nasa, che Kubrick usò per le scene a lume di candela di Barry Lyndon. L’apertura era così estrema da offrire una profondità di campo davvero minima e gli attori furono istruiti a muoversi pochissimo e solo lateralmente, in modo da mantenersi sempre nella sottilissima area a fuoco offerta dal diaframma F/0,7!
Adam ci mostra inoltre la speciale cinepresa Mitchell 35mm, profondamente modificata per poterci adattare la lente NASA. Praticamente i tecnici ne smontarono e ricostruirono artigianalmente molte parti.
Si vedono poi tutta una serie di affascinanti “memorabilia” che i cultori del grande maestro facilmente riconosceranno: dal casco spaziale di “2001 Odissea nello Spazio” alla ricostruzione della war room del “Dottor Stranamore”.
Chissà che un giorno l’esibizione non possa passare dalle nostre parti, sarebbe un must!
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Mi sono imbattuto in una serie di fotografie pubblicate da Lensculture, con immagini di una mostra del 2008 a Parigi, dedicata alla passione per la fotografia di questa figura cardine della rivoluzione rock anni settanta.
La mostra si intitolava “Land 250”, in onore al modello Polaroid che Patti ha sempre usato. La 250 è classico dei modelli “folding” a telemetro, una macchina a soffietto con corpo in metallo che Polaroid produsse in più versioni per circa un decennio, proprio lo stesso in cui la musica cambiò il mondo.
Essendo anch’io felice possessore di una di queste “vecchie signore” non ho potuto fare a meno di notare, negli scatti di Patti, l’abbondanza di alcuni attributi artistici (non intendo chiamarli difetti eh 🙂 ) che anche a me capita di ricevere in dono. La mia “Zietta” sovente me li propone senza inibizioni sotto forma di mosso e sfuocato proprio come nelle foto di Patti Smith ed io, a volte, tendo ad imputarli alla sua salute precaria. La mia vecchia Polaroid 250 ha subito infatti più di un intervento chirurgico e richiede un uso accorto, pena risultati molto scadenti, ma forse è proprio qui il suo fascino.
Un fascino particolare che caratterizza in modo unico la fotografia istantanea.
Nei prossimi giorni si terrà a Morro d’Alba, nelle Marche, un interessante evento, una sorta di esperimento su quanto la notorietà dell’autore influisce sulle nostre capacità di apprezzare un’opera d’arte.
Tra l’8 ed il dieci maggio prossimi, nell’ambito dell’evento Giornate di Fotografia, sarà allestita una mostra intitolata “Senza autore, senza valore?” realizzata con opere di importanti fotografi italiani esposte senza alcun riferimento agli autori, che verranno rivelati solo alla fine dell’evento durante un dibattito.
L’idea delle organizzatrici Simona Guerra e Lisa Calabrese, nata dal voler indagare sulle capacità critiche dell’osservatore, è descritta così nella presentazione:
E’ giusto valutare una fotografia tenendo conto solo dell’autore che l’ha creata? Crediamo di no. Al contrario pensiamo che troppo spesso è il “nome” a decretare l’affluenza a una mostra.
Per tale motivo, in questa insolita esposizione, non ci saranno didascalie né nomi, ma solo fotografie originali di autori italiani più o meno conosciuti.
Solo e soltanto le opere saranno dunque vere protagoniste di questa mostra.
Quello del rapporto tra arte e fama è un gran bel tema, non è un caso il fatto che mi sia già più volte capitato di parlarne. A questa mostra di Morro d’Alba sarebbe proprio bello andarci…
🙂
Nella storia della fotografia c’è il nome di una donna italiana, capace di immagini dall’intensa carica umana ed emotiva. Era nata ad Udine nel 1896 e si chiamava Tina Modotti.
La sua vita è un romanzo. Emigrata giovanissima negli Stati Uniti, prima lavora in fabbrica poi, grazie alla sua bellezza ed al marito, il pittore Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey, incontrato in ambienti di intellettuali liberal, inizia a lavorare nel cinema degli anni venti come attrice. In questo contesto conosce il fotografo Edward Weston del quale diviene prima la modella preferita, poi l’amante.
Con Weston, dopo la morte del marito, si trasferisce in Messico dove, frequentando gli artisti di avanguardia, entra in una fase di forte impegno politico.
Fervente attivista e fotografa del Partito Comunista Messicano, viene espulsa dal paese e, prima, vaga per l’Europa, poi si stabilisce a Mosca. Qui la sua vita si trasforma ancora, diviene una sorta di agente segreto, e finisce nel bel mezzo della guerra civile Spagnola, dove si ritrova ad essere una combattente.
Tornata in Messico nel 1940 sotto falso nome, la Modotti muore a Città del Messico nel 1942, in circostanze che da alcuni vengono considerate misteriose.
Mani su una pala -1927 Tina Modotti
Tra amori, arte e passione politica, è una figura non convenzionale che ci regala immagini intense e profonde, sicuramente arricchite dalla capacità di valorizzare la preziosa relazione con un maestro come Edward Weston.
Le opere di questa fotografa non trovano universalmente la considerazione che meritano, forse per la complessa storia politica della sua vita.
Burattinaio – 1929 Tina Modotti
Resta il fatto che il suo talento e la preziosa frequentazione di grandi artisti (oltre a Weston Tina frequentò personaggi del calibro di David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Frida Kalho), alimentarono una passione che era nata nello studio fotografico del nonno Pietro ad Udine.
Una vena creativa che si sviluppò producendo scatti bellissimi, quasi tutti realizzati nel fervido e appassionato periodo messicano, quando insieme a Weston vissero a Città del Messico stringendo un patto: Tina lo avrebbe aiutato a gestire lo studio fotografico, lasciandolo libero di dedicarsi solo a fotografare, lui le avrebbe insegnato i segreti del mestiere.
Un’artista complessa ed un po’ misteriosa, che sarebbe bello conoscere meglio e c’è un’occasione concreta per farlo: una mostra retrospettiva di questa fotografa ci aspetta a Verona fino all’8 marzo al Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri.
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In occasione del centenario della nascita di Robert Capa, arriva a Firenze una mostra che andrò sicuramente a visitare.
“La guerra di Robert Capa” è stata inaugurata al Museo Alinari dopo il successo di Roma ed è tutta dedicata al grande fotografo ungherese padre del fotogiornalismo di guerra, in particolare alle immagini che Capa realizzò in Italia durante lo sbarco delle forze alleate.
Gli spazi espositivi del MNAF ospitano 78 scatti che raccontano in bianco e nero l’epilogo del secondo conflitto mondiale nel nostro paese, in cui si vede distruzione e disperazione ma anche umanità e speranza. Un epilogo visto con gli occhi di un fotografo che raccontò la tragedia della guerra come nessuno prima di lui.
La mostra è curata da Beatrix Lengyel, è organizzata in collaborazione col Museo nazionale ungherese di Budapest e sarà visitabile fino al 24 febbraio.
Imperdibile. Chi viene?
C’è una mostra che vorrei proprio andare a vedere, è l’esposizione di Polaroid giganti visibile presso la Reale Accademia di Spagna a Roma. 50X60 POLAROID GIGANTE è il titolo di una straordinaria rassegna di trenta opere realizzate nei primi anni novanta da artisti spagnoli di fama internazionale con l’ausilio di una fotocamera Polaroid Gigante.
Questa particolare macchina, costruita negli anni settanta e capace di realizzare immagini 50X70, è uno strumento con cui solo pochissime persone al mondo hanno avuto il privilegio di poter fotografare. Per usarla correttamente ci vuole l’ausilio di un tecnico specializzato e speciali pellicole. Oggi sono soltanto cinque gli apparecchi giganti di questo tipo ancora esistenti al mondo.
Il Centro andaluso di Fotografia ebbe a disposizione una Polaroid Gigante tra il 1992 ed il 1994 e, nell’ambito di un progetto di fotografia sperimentale, invitò a lavorare con questa macchina, un numero selezionato di artisti.
La rassegna propone una selezione di queste opere e sarà visibile fino al 31 ottobre.
Ti segnalo “Tuscany Tour”, esposizione fotografica di Giuseppe Moscato che si terrà il 9 settembre 2013 negli spazi di Feltrinelli International in via Cavour 12 a Firenze. Giuseppe “Pino” Moscato è una vecchia conoscenza di questo blog. Lo incontrai ad uno Sharing Workshop e da lì ho continuato a seguire il suo appassionato percorso fotografico, tra tecnica HDR ed amore per le bellezze Toscane.
Anche per questa occasione Pino ha pubblicato un libro di fotografie, edito da De Agostini ed intitolato “Voci di Toscana”, che verrà presentato proprio durante l’inaugurazione della mostra.
Ospite d’eccezione della serata di inaugurazione sarà Giorgio De Martino, autore dei testi, scrittore, musicista e biografo del cantante lirico Andrea Bocelli. Con i due sarà l’occasione per parlare di Toscana e degli artisti che ad essa si sono ispirati e ancora oggi si ispirano.
Giuseppe Moscato è al suo terzo libro fotografico. Voci di Toscana arriva dopo le due monografie “Firenze, viaggio nella bellezza” e “Roma, viaggio nella bellezza” entrambi editi dalla casa editrice fiorentina Alias/Mandragora.
Se hai occasione di poterci passare, ti segnalo una mostra che sarà aperta fino al 7 aprile presso l’AuditoriumArte di Roma ed intitolata: Tina Modotti “Fotografie”. La Fotografia al Femminile.
Sessanta stampe di questa importante artista di origine italiana che solo di recente è stata finalmente valutata come meritava.
La mostra, che per inciso è ad ingresso gratuito, affianca le opere della Modotti con una ricca ricostruzione della sua vita artistica: dagli inizi come attrice al periodo fotografico in Messico con Edward Weston, fino alla svolta rivoluzionaria in Russia, Spagna e Germania.
Della Modotti avevo parlato in un precedente post e questa è una buona occasione per approfondire una figura che ha intrecciato arte, fotografia ed impegno politico in un modo molto personale.
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Salgado non ha bisogno di tante presentazioni. La sua carriera fotografica inizia negli anni settanta quando, dopo una missione in Africa, si rende conto che gli studi di economia e statistica non lo hanno portato ad un lavoro che davvero lo interessa. E così entra a far parte dell’agenzia Magnum per cui lavora fino al 1994 quando fonda il progetto Amazonas Images, una sorta di agenzia fotografica completamente dedicata al reportage umanitario e sociale. Genesi è l’ultimo suo progetto fotografico, sarà esposto al museo dell’Ara Pacis a Roma dal 15 maggio al 15 settembre 2013. Si tratta di un lavoro che ci porta nei cinque continenti con immagini inedite caratterizzate dal bianco e nero tipico di questo grande fotografo.
Per chi volesse cogliere la particolare occasione di incontrare Salgado, il 13 Marzo ci sarà una conferenza stampa di presentazione della mostra con la partecipazione del fotografo presso la Casa del Cinema, in Largo Marcello Mastroianni (Villa Borghese) a Roma.
Piovono Polaroid è una mostra che apre i battenti il prossimo 16 Marzo a Firenze, in via del Leone 2r. Se ti capiterà di passare in zona ti consiglio di farci un salto perché pare che l’installazione si annunci come particolarmente interessante.
Ideata e curata da Marisa Lo Zito la mostra vuole valorizzare il momento unico ed irripetibile tipico dell’istantanea, così caro a chi scatta fotografie di questo tipo e si pone l’obiettivo di portare il visitatore ad unire idealmente i momenti di vita dei ventuno fotografi partecipanti. Le cento fotografie istantanee in mostra, con i loro cento momenti unici, pioveranno letteralmente dal soffitto.
Io sono curioso. Ci vediamo lì?
🙂
La mostra sarà visitabile dal 16/03 al 26/03 negli orari 16.00-18:30
Vernissage il 16/03 ore 19:00
Per contattare l’organizzazione scrivere a lozito.marisa@gmail.com
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