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giornate di fotografiaNei prossimi giorni si terrà a Morro d’Alba, nelle Marche, un interessante evento, una sorta di esperimento su quanto la notorietà dell’autore influisce sulle nostre capacità di apprezzare un’opera d’arte.
Tra l’8 ed il dieci maggio prossimi, nell’ambito dell’evento Giornate di Fotografia, sarà allestita una mostra intitolata “Senza autore, senza valore?” realizzata con opere di importanti fotografi italiani esposte senza alcun riferimento agli autori, che verranno rivelati solo alla fine dell’evento durante un dibattito.
L’idea delle organizzatrici Simona Guerra e Lisa Calabrese, nata dal voler indagare sulle capacità critiche dell’osservatore, è descritta così nella presentazione:

E’ giusto valutare una fotografia tenendo conto solo dell’autore che l’ha creata? Crediamo di no. Al contrario pensiamo che troppo spesso è il “nome” a decretare l’affluenza a una mostra.
Per tale motivo, in questa insolita esposizione, non ci saranno didascalie né nomi, ma solo fotografie originali di autori italiani più o meno conosciuti.
Solo e soltanto le opere saranno dunque vere protagoniste di questa mostra.

Quello del rapporto tra arte e fama è un gran bel tema, non è un caso il fatto che mi sia già più volte capitato di parlarne. A questa mostra di Morro d’Alba sarebbe proprio bello andarci…
🙂

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starQuanto siamo influenzati dal sapere chi è l’autore di uno scatto? Riusciamo ad essere indipendenti nel giudicare un’opera d’arte? Pesano i pregiudizi?
Nel 2008 il giornalista Gene Weingarten vinse il premio Pulitzer per un esperimento, da lui ideato e condotto, a proposito della capacità del pubblico di saper apprezzare e riconoscere autonomamente la qualità artistica.
L’esperimento consisteva nell’aver fatto suonare il famoso violinista Joshua Bell in una stazione della metropolitana di Washington, filmando la reazione dei passanti con una telecamera nascosta.
In quei giorni Bell stava riscuotendo continui “tutto esaurito” ai suoi concerti in teatri da 100 dollari a biglietto, ma nei 45 minuti di performance nella metropolitana, solo sette persone si fermarono ad ascoltare e l’incasso si limitò a poco più di 20 dollari.
.

Sono pronto a scommettere che la stessa cosa è identica con le altre forme d’arte, di sicuro con la fotografia.
A cosa è dovuto tutto ciò? Sono i nostri ritmi di vita, la tendenza al “mordi e fuggi”, al quick-cut, che ci stanno rendendo così?
Oppure stiamo semplicemente mettendo da parte la nostra personale sensibilità a favore di un ossequioso ed automatico senso di apprezzamento dell’opera di chi ci viene proposto come “famoso”?

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starQuanto siamo influenzati dal sapere chi è l’autore di uno scatto? Riusciamo ad essere indipendenti nel giudicare un’opera d’arte? Pesano i pregiudizi?
Nel 2008 il giornalista Gene Weingarten vinse il premio Pulitzer per un esperimento, da lui ideato e condotto, a proposito della capacità del pubblico di saper apprezzare e riconoscere autonomamente la qualità artistica.
L’esperimento consisteva nell’aver fatto suonare il famoso violinista Joshua Bell in una stazione della metropolitana di Washington, filmando la reazione dei passanti con una telecamera nascosta.
In quei giorni Bell stava riscuotendo continui “tutto esaurito” ai suoi concerti in teatri da 100 dollari a biglietto, ma nei 45 minuti di performance nella metropolitana, solo sette persone si fermarono ad ascoltare e l’incasso si limitò a poco più di 20 dollari.
Sono pronto a scommettere che la stessa cosa è identica con le altre forme d’arte, di sicuro con la fotografia.
A cosa è dovuto tutto ciò? Sono i nostri ritmi di vita, la tendenza al “mordi e fuggi”, al quick-cut, che ci stanno rendendo così?
Oppure stiamo semplicemente mettendo da parte la nostra personale sensibilità a favore di un ossequioso ed automatico senso di apprezzamento dell’opera di chi ci viene proposto come “famoso”?

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annie leibovitz selfSubisco sempre il fascino dei backstage, specie quando c’è di mezzo qualche fotografo di fama. Guardare come lavorano i professionisti mi intriga perché, nel vederli operare, ci sono sempre un sacco di dettagli che si manifestano. C’è il dialogo con il soggetto del ritratto, la collaborazione con chi allestisce la scena, l’importanza del trucco.
Si può imparare molto ma il bello è poi osservare che, in sostanza, gli ingredienti sono sempre gli stessi: quelli che anche tutti noi possiamo avere a disposizione. Sono la creatività e la voglia di ottenere un certo risultato, indipendentemente dal fatto che questo sia un prodotto commerciale o artistico.
Qui c’è Annie Leibovitz, impegnata in uno shooting per la Disney. E’ un esempio in cui si vedono applicati gli elementi di cui sopra ma anche una bella dose aggiunta di lavoro a posteriori, di quella tanto discussa “postproduzione”, che per questo tipo di assignment è evidentemente richiesta dalla direzione artistica. E’ infatti ben visibile sull’immagine finale qualche bella “mano” di Photoshop.
Per chi volesse provare ad imitarla a casa divertendosi con tanto di costume da regina cattiva, solo una raccomandazione: attenti al fuoco! 🙂
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