Lo dico subito, prima di entrare nel tema di questo post: io non sono un grande appassionato di HDR.
H.D.R. sta per Hight Dynamic Range ed è una tecnica disponibile in fotografia digitale per cercare di sopperire alle limitate capacità dei sensori (ma anche delle vecchie pellicole) di gestire le situazioni in cui sono presenti grandi variazioni di tonalità luminosa.
L’occhio umano, grazie sopratutto alla pupilla che adatta “l’esposizione” alla luminosidà, ci permette di percepire dettagli notevoli, anche quando nella scena che guardiamo ci sono contemporaneamente punti molto luminosi e zone d’ombra.
Con la fotocamera spesso invece si deve scegliere di “perdere” i dettagli nelle zone d’ombra per conservare quelli nella parte luminosa dell’immagine o viceversa ed il risultato delude essendo così diverso rispetto alla realtà percepita ad occhio nudo.
E’ per questo che sono nate le tecniche HDR che, partendo da più scatti eseguiti ad esposizioni diverse, permettono di sintetizzare digitalmente una nuova immagine con un’estensione compressa delle tonalità, più gestibile dai comuni mezzi di riproduzione delle foto come i monitor o la stampa su carta.
Il risultato è una foto che, a seconda di come è stata effettuata l’elaborazione, appare come molto realistica o addirittura iper realistica.
Come dicevo all’inizio, tendo personalmente a non essere granchè affascinato da queste tecniche. Ritengo infatti che molta della bellezza della fotografia stia proprio nei limiti dello strumento e, proprio come accade per aspetti come il tempo, la profondità di campo, la focale o altri elementi, anche la ridotta capacità di gestire l’estensione delle tonalità luminose sia un aspetto affascinante.
Ma guardando il lavoro di uno dei fotografi che maggiormente ammiro ecco che la prospettiva cambia.
Sto parlando di Ansel Adams, ed in particolare del suo capolavoro “Clearing winter storm” realizzato nel parco di Yosemite nel 1936.
Adams realizzò con la sua macchina di grande formato un’immagine in bianco e nero dalla straordinaria estensione tonale. Si va dal buio profondo delle zone in ombra al bianco perfetto della parte luminosa delle nuvole. I dettagli sono straordinari, l’atmosfera è più reale del reale.
Ma come fece ? Per un risutato del genere non sono sufficilenti le pur notevoli caratteristiche dinamiche (tuttora ineguagliate) della pellicola in bianco e nero.
Beh, non è un mistero. Adams, grande artista non solo dello scatto ma anche della successiva “elaborazione” in camera oscura, lavorò con abilità sulla sua stampa, andando ad esporre la carta in modo “mascherato”, differenziato a seconda delle zone dell’immagine, seguendo in sostanza quello che può essere considerato come un HDR analogico.
Insomma… niente è mai veramente nuovo come sembra…
Le mie preferenze rimangono per le foto che non fanno uso delle tecniche di compressione dinamica ma credo proprio che se Ansel Adams fosse un fotografo oggi sarebbe un maestro assoluto dell’HDR…
🙂
Ecco caro Pega, tu lo sai che mi diletto con l’hdr e ci siamo fatti pure qualche chiacchierata sul tema.. il problema è sempre quello di ogni fotografo: la ricerca della luce.. Il problema è sempre cercare soluzioni, anzi meglio dire “ricercare”. Io non sono per l’accettazione del limite, ma per il superamento.. senno’ staremmo tutti ancora con le lastre e la carta albuminata. Credo che la questione sia un’altra.. c’è chi si diletta con ciò che la macchina fotografica offre e c’è chi invece si diletta a “manipolare” il prodotto ricevuto dalla macchina fotografica. Credo che queste siano tendenze dell’autore: chi preferisce lavorare su un fronte, chi su un altro, chi in entrambi.. non credo che ci sia mai nulla di scientifico nel dire che è meglio questo o quello..
alla prossima
Pino
Certo Pino.
E infatti il senso del mio post è anche questo.
Il bello della fotografia (come di tutte le arti) è anche nella possibilità di ricerca, interpretazione e sperimentazione, non c’è dubbio.
Che poi possa “soggettivamente” interessare più o meno un particolare filone poco conta ed anzi va a finire che ci si accorge (come nel caso del ragionamento che ho fatto su Ansel Adams) che proprio l’artista che ammiri potrebbe essere stato un grande esponente di ciò che apparentemente ti interessa meno. A volte è solo una questione di… “tempo”.
In ogni caso, sebbene io affermi di non essere un grande appassionati di HDR rispetto eccome questo “filone” ed ammiro le immagini che con questa tecnica molti fotografi, te compreso, sanno regalarci.
Lo prova anche qualche modesto esperimento che non ho mancato di effettuare… : http://www.flickr.com/photos/30389326@N05/3437724236/
🙂 🙂
sarebbe davvero curioso poter conoscere il parere sul mondo digitale dei Grandi della Fotografia…
sarebbero davvero disposti a “convertirsi” al sistema contemporaneo?
saprebbero rinunciare alla camera oscura?
..forse sì..
ma come Genere Umano non abbandoniamo una Conoscenza in virtù delle leggi di mercato, mostriamo la forza della Resistenza Analogica!

argomento molto complesso…ma interessante..come l’immagine di m|art