
Tanti anni fa, nei giorni dopo quella notte del 4 Novembre 1966…
L’Arno, rotti gli argini, aveva invaso il centro di Firenze e creato un disastro passato alla storia per la sua drammaticità, ma anche per la catena di solidarietà che si venne a creare.
Come tanti eventi di un passato non troppo remoto, anche l’alluvione di Firenze è stata documentata da moltissime fotografie. Se ne possono trovare a centinaia su internet, parecchie furono scattate da persone che immortalarono l’evento con la loro fotocamera, semplicemente affacciandosi alla finestra di casa. A volte queste immagini sono davvero molto belle, a dispetto della tragedia che raccontano.
Con alcune di queste foto è possibile fare una sorta di piccolo viaggio nel tempo, stampandole e recandosi nel luogo dove furono scattate quarantasette anni fa, per provare ad immaginare la situazione, circondati dai palazzi e dai molti dettagli ancora presenti sul posto.
Prendiamo per esempio questo scatto che raffigura Piazza Madonna degli Aldovrandini invasa dall’Arno ed in cui galleggiano le automobili trascinate dalla corrente. Sui muri si possono trovare ancora oggi le tracce di quei giorni e vedere i segni del livello raggiunto dall’acqua.
La fotografia, in fondo, è anche questo: una macchina del tempo.







Sarebbe un lavoro fotografico molto interessante da fare, il confronto tra le foto d’epoca, numerose a causa della tragedia e lo stato attuale della città. Secondo me potrebbero emergere molte interessanti curiosità, scoprire come i palazzi e le stesse chiese un tempo erano tutte annerite (basta guardare anche l’immagine qui sopra), le macchine erano parcheggiate in tutte le piazze (non esistevano le zone pedonali), la pavimentazione era tutta in pietra (dove ahimé si può vedere c’erano i sampietrini), le linee del tram giravano in tutta la città (furono tutte rimosse e ora abbiamo solo un tram ;-), c’era uno scarso traffico, poche macchine a giro e molti spazi liberi, sopratutto i lungarni erano sgombri, non esistevano, se non in minima parte, infrastrutture sulle strade e marciapiedi (dehors, insegne, cassonetti e cartellonistica varia), si scoprirebbe che le persone a giro vestivano sempre in modo molto dignitoso, che i graffiti erano inesistenti e la città sembrava molto più vissuta (non nel senso di usata ma proprio di abitata) anche nelle stradine secondarie e nelle piazze principali, ormai occupate solo da grandi banche, marchi di moda e sale di rappresentanza.
Potrebbe essere davvero un bel modo di raccontare il cambiamento sociologico e urbanistico della città.
Sì, sarebbe un gran bel lavoro. Concordo.
e se lo sarebbe, perché non farlo?
Eh sì. Mettiamo pure questa tra i grandi progetti per il futuro.
🙂 🙂 🙂
progetto collettivo? o, per dirla in versione 2.0-social-trendy, crowdsourcing?
Da parte mia ce l’ho messo, ma chissà quando lo farò? 🙂