E’ raro poter accedere al percorso creativo che sta dietro ad una foto divenuta celebre ed importante. E’ raro e difficile perché tutti gli artisti, in questo i fotografi non fanno eccezione, sono in genere restii a condividere questa fase del processo. Ma esistono eccezioni. Ne parlai in un vecchio post, citando il caso del ritratto di Igor Stravinsky realizzato da Arnold Newman e della possibilità di vedere per intero quel rullino, potendo osservare il percorso seguito dal fotografo per arrivare all’immagine finale.
Oggi è il caso di un altro raro esempio. Sono le fotografie realizzate da René Burri a Che Guevara nel 1963, durante un’intervista. E’ il rullino da cui fu poi scelta una delle immagini più iconiche e famose di questo personaggio. I provini sono posti su una scheda dell’agenzia Magnum, proprio come potremmo trovarli aprendo il cassetto dell’archivio di Burri. Sono foto abbastanza diverse tra loro ma anche coerenti, scattate in un contesto al cui proposito Burri ricorda: “Capii subito che non gli piaceva posare per le foto. Il Che, irritabile, fumava il suo sigaro. L’intervista con la giornalista durò circa due ore. L’incontro si trasformò presto in scontro ideologico. Cercò di spiegare alla giornalista statunitense i benefici della rivoluzione cubana. Resti agli atti che non mi offrì nemmeno un sigaro”.
Lo scatto più famoso non è quello finale. Non è un percorso di ricerca come nel caso dello Stravinski di Newman, piuttosto una selezione a posteriori. E’ una lezione di come la capacità di critica ma anche di valorizzazione del proprio lavoro sia una risorsa che ogni fotografo deve saper coltivare e raffinare. Un aspetto fondamentale per poter davvero considerare completo il proprio percorso creativo.
beh, col senno di poi saran bravi tutti a fare questo commento e potrò certo apparir sacrilego – o irriverente nei confronti del tempo in cui la foto non compariva su uno schermino qualche millisecondo dopo lo scatto, ma effettivamente non è che burri abbia avuto vita difficile a scegliere, vedendo le altre foto: giusto due o tre potevano aver ugual sorte, ma le altre eran proprio scatti mancati… :D.
(il fulmine della magnun si schianterà sulla mia tastiera dopo questo commento, lo so)
No dai che non ti fulminano (anche se MAGNUM è un nome alquanto altisonante).
Resta il fatto che la possibilità di seguire il percorso della scelta non è una cosa comune e molti artisti lo precludono completamente.
Concordo con l’importanza dei provini per poter valutare il percorso creativo “cercato” dal fotografo, sono dell’idea che per la comprensione totale bisognerebbe poter sentire dall’artista la storia dello scatto, infatti dai provini non è possibile capire pienamente la disponibilità del soggetto nell’assecondare il fotografo nel suo progetto.
Accontendandoci, molti dei provini Magnum sono visibili gratuitamente a Vicenza fino al 15 aprile prossimo http://www.gallerieditalia.com/it/eventi/magnum-contact-sheets .
Ciao.