Mai come adesso, nell’epoca del digitale, è stata forte la preoccupazione sull’originalità delle immagini, sull’impatto del ritocco e della postproduzione, sulla corrispondenza tra realtà e prodotto fotografico.
Curiosando sull’argomento mi sono imbattuto su un punto di vista, quello del famoso fotografo Gianni Berengo Gardin.
Berengo Gardin appone una sorta di timbro alle sue stampe ai sali d’argento:
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Rispetto ed ammiro questo grande personaggio della fotografia italiana, ho visitato sue mostre e letto sue pubblicazioni ma vedo le cose in modo molto diverso da lui. La mia modesta opinione è che la fotografia non sia mai stata e non possa essere rappresentazione fedele di quello che vediamo. La fotografia non può rispecchiare, come dice Berengo Gardin, “ciò che abbiamo visto”, perchè è sempre e comunque qualcos’altro, creato artificialmente, mediato, filtrato, processato. Sta poi al fotografo il controllo del dosaggio di questa inevitabile alterazione della realtà. È sempre stato così sin dai tempi del dagherrotipo, figuriamoci oggi.
Vorrà perdonarmi il buon Gianni.
🙂
Io sono una che non corregge neanche luminosità e contrasto, e non toglie i dati exif, quando metto una foto, al massimo la rimpicciolisco perchè non pesi troppo.
Però sono d’accordo con te, cum grano salis, ovviamente.
ma ricordiamoci sempre che “guardare” e “vedere” sono sue azioni diverse. Si può guardare tutti la stessa “cosa” e vedere “cosità” differenti.
peccato però avvenga l’opposto: la linea sul molo di Venezia, su cui si posizionano i fotografi al tramonto. Stesso paesaggio, tramonti spettacolari, foto anonime.
Eh sì, hai ragione. Lo snodo è tutto nella differenza tra guardare e vedere.
Non può e non potrà mai essere la rappresentazione di quanto vediamo anche solo per il semplicissimo motivo che “inquadriamo ciò che ci colpisce (escludendo il resto)” e dunque già li compiamo un’alterazione di ciò che vedremmo ad occhio nudo; aggiungiamoci il modo con cui guardiamo a ciò che vogliamo fotografare (non è uguale per tutti), l’inquadratura, la scelta del “tempo”, della luce, dell’angolatura…etc (inutile e prolisso elencare ogni possibile opzione di scatto) ed è chiaro a chiunque che 100 fotografi davanti alla medesima cosa da fotografare faranno 100 foto diverse.
Ed è proprio questo il bello. Ciao e grazie.
non sono d’accordo. se lui tiene poco o tanto la carta ad impressionare, corrisponde già all’uso giusto di photoshop. se poi una foto è scura, non rappresenta comunque la realtà e va schiarita…per le manipolazioni son d’accordo. ma non col resto.
Quindi sei d’accordo con me! 🙂
Io in linea di massima preferisco non modificare le foto, ma lasciarle come le ho scattate. Ogni tanto però mi diverto a pasticciarle ahaha
Ciao, Patrizia
… liberi di pasticciare… 🙂 🙂 🙂
Personalmente credo che oltre ad una frase discutibile o meno…il buon Gianni come lo chiami tu…un pizzico di autocelebrazione ce l’abbia messa nelle sue parole. Comunque sia, personalmente croppo e modifico luci quando necessita..quello che non amo è l’inserimento di fantasticherie varie nelle foto…come pure l’abuso del ritocco inteso come abbellimento oltre natura dello scatto…che toglie la purezza al tutto..Ciao e grazie !
Grazie a te Monica!
E roba vecchia ormai si è convertito anche lui! Poi io non sono per niente daccordo una delle sue foto piu famose è quella del traghetto in origine era orizzontale lui ne ha tratto una verticale non è stravolgere la fotografia questa se l’aveva vista in fase di scatto perche l’ha fatta orizzontale? Come ho gia detto altre volte un fotografo molto sopravvalutato, e se la tecnologia ci offre la possibilita di migliorare sarebbe da stupidi non approfittarne.
ps concordo in toto con te
Gardin proviene da un’altra generazione ed è bello vederla orgogliosamente e un po’ anacronisticamente proteggere ciò a cui è legata.
Ovviamente per le sue mostre e gli aggiustamenti digitali che richiede il mercato e la stampa moderna si fa aiutare da una valida assistente ma se si ripuliscono le sue affermazioni dalla polvere di “veterocomunista” hanno ancora un senso e sono portatrici di una lezione importante.
Beh, si potrebbe dire che forse Berengo Gardin è tra coloro che fanno meglio a lasciar parlare le immagini. Sulla bellezza e spessore delle sue fotografie non ci sono dubbi, la postproduzione è tema sicuramente di secondo piano nel suo caso.