Per approfondire la storia di questo scatto, si può partire dalle parole della stessa Lange, osservando anche le altre foto che realizzò in quel giorno, per provare a ripercorrere il flusso creativo che portò all’immagine più famosa.
Dorothea Lange parlò molti anni dopo di come nacque quella foto e, nel 1960, a tal proposito disse:
“I saw and approached the hungry and desperate mother, as if drawn by a magnet. I do not remember how I explained my presence or my camera to her, but I do remember she asked me no questions. I made five exposures,working closer and closer from the same direction. I did not ask her name or her history. She told me her age, that she was thirty-two. She said that they had been living on frozen vegetables from the surrounding fields, and birds that the children killed. She had just sold the tires from her car to buy food. There she sat in that lean-to tent with her children huddled around her, and seemed to know that my pictures might help her, and so she helped me. There was a sort of equality about it.”
Quella che è diventata una tra le immagini più importanti della fotografia del novecento, descritta in un’infinità di libri, esposta al MOMA e poi acquisita da Getty Images, è l’ultimo di una breve serie di scatti che la Lange fece quasi di getto, senza preliminari o spiegazioni, quasi ad evitare cinicamente di alterare quel momento drammatico e disperato.
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Ecco le altre foto, molto meno note.
In questo primo scatto, realizzato da una certa distanza, si vede la tenda e la sistuazione di estrema precarietà. La foto non va bene: è sconclusionata ed appare anche mossa o sfuocata.
Il viso della donna non è ben inquadrato, dato che è voltata verso il bambino.
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Nella seconda immagine c’è una maggiore organizzazione. La fotografa ha probabilmente chiesto alle persone di guardare verso l’obiettivo e dato alcune disposizioni di posizionamento.
La foto è interessante ma la Lange cerca qualcos’altro.
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Qui la fotografa si è concentrata sulla donna. Ha forse trovato la chiave dello scatto in questo soggetto così carico di drammaticità. Nella seconda immagine la Lange ha evidentemente chiesto ad una delle bambine di posare dietro alla madre.
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Siamo molto vicini al risultato finale. L’atmosfera è quella severa che pervade anche lo scatto divenuto famoso. Lo sguardo della donna si perde all’infinito, quasi a sfuggire l’amarezza ed il peso della situazione, oltre alla difficoltà di farsi ritrarre in una condizione così disagiata.
Queste foto non sono solo un piccolo pezzo di storia, hanno sopratutto contribuito a cambiare la situazione di un grosso numero persone che in quel momento vivevano un forte momento di difficoltà.
Anche grazie agli scatti della Lange che lavorava per l’FSA, poche settimane dopo la pubblicazione delle foto, la comunità fu raggiunta da un aiuto economico governativo che servì a superare quei mesi così difficili e aiutare concretamente quelle famiglie.
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Articolo riflessivo e interessante. Buongiorno,65Luna
Ciao Luna, buongiorno anche a te.
Grazie della visita.
La foto è famosissima, di un’intensità toccante. Non conoscevo le altre foto, ma devo dire che nell’insieme presentano tutto il dramma della situazione. Eppure tutto è riassunto perfettamente nello scatto più famoso. Un post molto interessante
Credo che la capacità di saper scegliere lo scatto che rappresenta la sintesi di un lavoro come questo sia una delle caratteristiche che distingue un grande fotografo.
E Dorothea Lange lo era.
Interessantissima l’analisi compositiva che ha portato all’immagine definitiva. In ogni caso le foto sono TUTTE molto toccanti.
Si, scegliere quella da pubblicare non deve essere stato facile…
…alla fine però ha scelto la migliore.
Grazie per questo post.
Quel che mi piace è proprio la ricerca, lo studio delle varie possibilità di comunicare, lo sforzo del fotografo ad esprimere quel che lui vedeva. Un tumulto di sensazioni emotive che uno scrittore avrebbe messo su diversi fogli di carta e un poeta in righe discontinue…
Il fotografo ha una via più breve: l’immagine.
Grazie
buona giornata
.marta
Il fascino e la difficoltà della fotografia sono perfettamente sintetizzate da quello che hai scritto….