L’atmosfera era ideale, la luce perfetta.
Decisi di voler catturare quell’istante, ma non nel solito modo, quella volta mi ispirava l’idea di apparire nell’immagine.
E così, scelta l’inquadratura, impostati tempi ed esposizione, porsi la digitale ad una persona che era con me, chiedendole di farmi qualche scatto.
Foto personali, con un valore praticamente solo per il sottoscritto, tra cui una che scelsi di tagliare in un certo modo e poi processsare in bianco e nero.
Passa un po’ di tempo ed includo quella foto in una piccola raccolta che decido di stampare con uno dei tanti servizi online che permettono di realizzare dei libri fotografici di buona qualità.
Capita poi che quel libretto venga sfogliato proprio da quella persona a cui quel giorno passai la macchina fotografica. Apprezza le stampe ed esprime complimenti ma quando arriva a quella fatidica… l’espressione è : “Eh, però questa foto non è tua, l’ho fatta io!“.
Beh, trovo che sia una questione curiosa.
Forse chi realizza la fotografia è chi preme il bottone?
Se così fosse chissà quanti famosi ritratti realizzati da grandi fotografi come Avedon o la Leibowitz sarebbero da attribuire ai loro assistenti. Un’infinità di fotografie di paesaggio o anche autoritratti magari sarebbero opera degli automatismi delle macchine stesse (e quindi forse dei loro produttori Nikon e Canon?).
Per le persone non particolarmente appassionate alle questioni artistiche della fotografia la foto è un evento meccanico, quasi completamente automatico.
E invece non è così. La foto è un’opera complessa, sicuramente anche fatta dalla scelta del momento dell’esposizione, ma anche da tanti altri contributi che è il fotografo a scegliere, sia al momento dello scatto ma poi anche in postproduzione e stampa, quelle fasi che fin dai tempi della camera oscura rappresentano il lato nascosto ma fortemente creativo del processo artistico che genera l’opera fotografica finale.
Insomma di chi era la foto dunque?
🙂
beh, in questo caso è semplice 🙂 la foto è di chi ha impostato la macchina e non di chi ha fatto click e basta, ed è ininfluente che sia stato a schiacciare un ottimo fotografo o una schiappa qualsiasi 🙂 questo perché la foto è di chi sceglie, e qui è specificato che ha scelto chi si è fatto fare la foto….
allo stesso modo però, se io intervengo in pp sulla foto di una altra persona esaltandone il carattere, la foto è dell’altra persona e senza nulla togliere alla mia abilità di pp, io ho semplicemente lavorato su un “materiale non mio”….. starà alla correttezza del fotografo riconoscere che senza il mio intervento, “puramente estetico” il suo soggetto sarebbe stato “opaco” (inteso come senza riflesso di quella emozione che io ho estrapolato). Ma io ho lavorato sulla sua intuizione 🙂
Questo, il mio pensiero 🙂
Si. Sono totalmente d’accordo.
Anche sull’eventuale valore dell’intervento in sola postproduzione.
Come diceva Ansel Adams : il negativo è lo spartito, la stampa è l’interpretazione.
nessun dubbio, in casi come questo la foto è dell’autore che l’ha pensata. il click della persona esterna conta quanto l’uso di un telecomando.
esatto, come fulvio pensavo la stessa cosa…e se si fosse usato un telecomando? il click non fa lo scatto, lo scatto è risultato di una serie di mosse emozionali riordinate a mente da chi compone il quadro, come avere le tessere sparse d’un puzzle e accorparle velocemente assieme…in questo caso chi ha scattato ha solo messo la colla
🙂
o come accade quando uno stilista pensa e disegna un abito,poi cucito in laboratorio.
Di chi è quel vestito?
Chi preme il bottone esegue la volontà del fotografo.
Dire che è di chi la scatta è come dire che l’assassino in un paese dove vige la pena di morte sia il boia e non lo stato.
Ma se la scimmia scatta nell’istante che pare a lei ed a chi vuole lei?
😀