Upcyling è il termine che definisce il processo con cui si convertono materiali di scarto o comunque non più utili, in nuovi oggetti o prodotti ancora fruibili.
E’ il concetto alla base dell’idea di business di un certo Erin Paysse che sul suo sito vende macchine fotografiche pinhole ricavate da vecchi libri.
Sono pezzi unici, ovviamente fatti a mano ed innegabilmente dotati di un certo fascino. Si tratta di macchinette funzionanti con un otturatore magnetico e pensate per essere usate con normali rotolini 35mm.
Chiaramente è un approccio in decisa controtendenza rispetto a quello che è l’attuale sviluppo del mainstream fotografico ipertecnologico, fatto di megapixel che ormai si contano a decine, sistemi antivibrazione e autofocus intelligentissimi.
In questo caso siamo piuttosto nella nicchia delle toy camera, quel filone che sta sempre più acquisendo un’identità che affasciona proprio per la filosofia che sta alla base dell’adozione di macchine analogiche imperfette per definizione.
Le fotocamere di Payesse sono talmente semplici da non avere nemmeno l’ottica, sono pinhole appunto, e sfruttano il principio basico della camera obscura : l’effetto di proiezione dell’immagine che si ottiene attraverso un foro.
Ogni macchina è accompaganata da un suo specifico set di istruzioni su come caricarla, quanti giri far fare alle manopole per essere sicuri di posizionare correttamemte la pellicola, come scattare e riavvolgere per poter poi procedere allo sviluppo del rullino.
Il prezzo ? Decisamente in linea con il “mercato”…
Le fotocamere upcycling di Payesse non sono per niente economiche e per poterne acquistare una sono necessari circa 160€. Più o meno il costo di una compattina digitale.
Non male eh ?!?
che bell’idea, e che belle macchine!
Io non disdegnerei l’idea di provare a costruirne una…
Articolo Ottimo 😉 Guardate anche la mia esperienza http://koalele.wordpress.com/2010/11/29/01-stenoscopia-come-costruire-una-macchina-fotografica-avrete-bisogno-di/
Fortissimo. Viene decisamente la voglia di provare…..