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L'autunno nel cuore

L'autunno nel cuore (Ipholaroid project) - © Copyright 2009 Pega

Rimango interdetto ogni volta che mi capita di osservare e commentare una foto insieme a qualcuno che appartiene alla categoria dei “pixelpeepers”.
Vengono chiamati così quelli che si focalizzano totalmente sulle caratteristiche di qualità dell’immagine nel senso della nitidezza, della definizione, dell’assenza di imperfezioni o aberrazioni cromatiche. Sono quelli che come prima cosa vanno a vedere una foto ingrandita al 100%, a volte addirittura al 200%, alla ricerca di difetti.
Spesso non si preoccupano del soggetto, dell’inquadratura, della composizione… non notano problemi di esposizione o bilanciamento del bianco… non parliamo poi di messaggio, riferimenti o emozioni…

Non che io non apprezzi la nitidezza, ci mancherebbe altro, ma trovo questo approccio “pixelpeeper” piuttosto superficiale, decisamente limitativo, o forse solo un po’ nerd, povero e forse succube delle spinte di marketing dei produttori di attrezzature fotografiche.

Che senso ha preoccuparsi così tanto della qualità microscopica di una foto? E sopratutto ha senso preoccuparsene così tanto osservandola solo sul monitor di un pc? Sarà il caso di stamparle queste foto ed osservarle ad uno stadio “completo” dell’opera? Dalla distanza giusta ad esempio?

Solo un decennio fa i professionisti si preoccupavano della qualità andando a studiare le stampe 10×15 (se non addirittura i provini) con la lente di ingrandimento.
Oggi osservare una foto al 100% è come guardare con la lente una stampa di un paio di metri quadrati.

Che dire… Avrebbe senso ascoltare un assolo di Jimmy Hendrix concentrandosi solo sul ronzio di fondo della sua chitarra?

Beh, se ogni tanto leggi questo blog sai quanto io ami le connessioni tra musica e fotografia… In questi anni ho cestinato vari CD di pessima musica registrata magistralmente, ma tengo ben stretto qualche vecchio disco… in cui abbondano ronzii, fruscii ed incredibilmente addirittura qualche piccola stecca, ma dove la qualità dell’opera è semplicemente sufficiente a far subito dimenticare tutto il resto.

Gustiamoci le foto che ci capita di vedere, guardiamole nel loro complesso, “degustiamole“, cerchiamo di apprezzarne a fondo le qualità ed il messaggio.
Se poi saranno anche perfettamente nitide… tanto meglio.

🙂

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Rural
Rural – © Copyright 2009 Pega

Un venditore di automobili mi ha raccontato una cosa curiosa.
Spiegava che sempre più spesso i clienti sembrano guidati nella scelta della loro nuova macchina da elementi accessori; per esempio dalla disponibilità su quel modello dell’autoradio bluetooth che legge gli MP3, del sistema che aiuta nel parcheggio, dei colori disponibili per interni e carrozeria, magari meglio se hanno nomi sempre più fantasiosi…

Non è raro però che verso la fine della trattativa arrivi inesorabile la domanda del venditore che chiede : “ma la vuole benzina o diesel?” ed il cliente guardando l’interlocutore con sorpresa risponda : “boh”.

E’ un aneddoto divertente e forse anche un po’ inquietante, che dice qualcosa su come stiamo evolvendo (o involvendo a seconda dei punti di vista) e che può dare spunti per varie direzioni di ragionamento.

Una cosa (ma non è la sola) a cui questo esempio mi fa pensare è che siamo progressivamente e costantemente sempre più spinti a focalizzarci sul contenitore e sempre meno sul contenuto delle cose.

E se passiamo dai massimi sistemi al mondo della fotografia, a me pare che si possa dire lo stesso.

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