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Posts Tagged ‘attivazione reticolare’

Memoria_HomerFotografare ci aiuta a ricordare?
Parrebbe proprio di no, anzi aiuta a dimenticare.
E’ questo il risultato di un interessante articolo su Psychological Science, un importante mensile di psicologia e neuroscienze.
Già nel 2011 era uscito uno studio che parlava di come le persone tendano ad imparare con minor solidità ciò che sanno di poter ritrovare facilmente su internet, ma in questo caso una ricercatrice si è focalizzata sull’uso dello strumento fotografico, analizzandone gli effetti sulla memorizzazione.
I risultati sono molto interessanti e dimostrano che l’atto di fotografare si integra con il processo di memorizzazione che è costantemente in atto nel cervello, aiutandolo in una delle sue priorità assolute: risparmiare energia.

I nostri sensi producono un enorme e continuo flusso di informazioni che richiede un grande sforzo di elaborazione per essere gestito. Per questo l’evoluzione ci ha fatto perfezionare alcuni meccanismi cerebrali, come l’attivazione reticolare, dedicati a filtrare e ridurre questo immane carico di lavoro.
Il nostro cervello è perennemente alla ricerca di metodi per semplificarsi la vita ed è così che fin dall’antichità sono state inventate tutte le tecnologie che l’uomo utilizza per aiutarsi a ricordare. Dai graffiti preistorici alle foto digitali di oggi, il cervello sembra sfruttare queste soluzioni, non solo per aiutarsi ed essere più efficiente, ma proprio per delegare all’esterno la funzione mnemonica.
In sintesi, usare un ausilio mnemonico “autorizza” il cervello a non impegnarsi a memorizzare, un po’ come quando su un computer si usa un’unità esterna per archiviare dati risparmiando lo spazio disco interno.
Essendo la memoria umana principalmente basata su informazioni visive, la fotografia è quindi la tecnologia ideale per funzionare da memoria esterna del cervello, consentendogli di risparmiare energia, visto che ci penserà la foto.
Pare dunque che il semplice gesto del fotografare, ripetuto e trasformato in un’abitudine, possa attivare una sorta di meccanismo di “dimenticanza”.
Ma forse non è semplicemente così. Nella ricerca si parla anche dell’effetto “sineddoche”: quello che tutti proviamo quando un piccolo dettaglio che rivediamo in una foto, ci riporta alla mente i ricordi dell’intero contesto di cui quel dettaglio era solo una minima parte. Ricordi che in qualche caso “non ricordavamo di avere”.
Forse siamo solo all’inizio della comprensione di come davvero funzionano questi meccanismi, una ricerca che si intreccia con un rapido percorso di progresso tecnologico, certamente ben più veloce di quello evolutivo.

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Attivazione reticolare

Attivazione reticolare – © Copyright 2009 Pega

C’è una frase del famoso fotografo Josef Koudelka che mi piace molto:
Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perchè non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco“.

È una verità che più o meno tutti abbiamo sperimentato, scoprendoci curiosi ed ispirati quando visitiamo posti nuovi, dove magari ci sentiamo capaci di scovare soggetti interessanti e realizzare buone foto, mentre nei luoghi che frequentiamo abitualmente ci pare che “non ci sia più niente da fotografare”.
Non c’è dubbio che il valore dell’esperienza del viaggiare sia insostituibile ma è anche vero che la fotografia è essa stessa un mezzo per espandere le nostre esperienze.
Guardare i luoghi che normalmente frequentiamo attraverso l’obiettivo di una fotocamera permette di vedere le cose in modo diverso, selettivo, particolare. Permette di notare dettagli e separarli dal contesto, consente di esaltare o modificare le sensazioni cromatiche, come succede ad esempio quando si fotografa in bianco e nero. A volte spuntano addirittura dettagli che non si erano mai notati.
Fotografare è quindi un po’ come viaggiare. Rendersi conto di questo più aprire la possibilità ad esperienze inaspettate e farci scoprire il nuovo anche dove non pensavamo che ce ne fosse.

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Strand_MrBennet

Mr. Bennett, Vermont - Copyright 1946 Paul Strand

Gli studiosi della nostra mente la chiamano “attivazione reticolare”. E’ il sistema che il cervello utilizza per stabilire a quali percezioni dare la priorità nel flusso continuo di informazioni e stimoli che ci raggiungono.

E’ una sorta di filtro tra il livello cosciente di ciò di cui ci rendiamo conto e quello subconscio che comunque viene raggiunto da tutte le stimolazioni sensoriali a cui siamo esposti e sensibili.

Probabilmente ti sarà capitato di approfondire un argomento o interessarti di qualcosa di nuovo ed accorgerti di notare cose a tale riguardo che probabilmente c’erano anche prima ma a cui, per scarsa attenzione su quello specifico ambito, non avevi mai fatto caso. Questo è un esempio di come può intervenire l’attivazione reticolare.

Quella sopra è una famosissima foto di Paul Strand, il ritratto di Mr. Bennett.
E’ una immagine che mi è sempre piaciuta, la trovo tra le più belle di questo grande fotografo.

Pochi giorni fa la stavo guardando e per un attimo ho provato ad immaginarmi l’istogramma di questo splendido bianco e nero ma ecco…
Non l’avevo mai notato così, ma quel bottone bianco.. è totalmente sovraesposto…

Da quel momento è come se il mio cervello avesse riclassificato l’immagine.
Non mi è più possibile non notare e dare una grande importanza a quel bottone in mezzo che forse, dirai, è la chiave per l’intensità e la vitalità dell’intera immagine.
Probabilmente è proprio quel piccolo dettaglio che ne determina la bellezza.

Ma io non ci avevo mai fatto caso.

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