Su gentile richiesta degli attuali iscritti, lo Sharing Workshop è stato spostato a SABATO 17 Aprile.
Per chi non sapesse di cosa si tratta invito a leggere qui la descrizione dell’iniziativa che è gratuita ed aperta a tutti. Chiunque è appassionato di fotografia, non importa il livello, è il benvenuto.
Ci sono ancora un paio di posti disponibili e chi volesse partecipare è invitato a scrivere a sharingworkshop@gmail.com .
Giorni fa, davanti alla vetrina di un negozio che espone attrezzatura fotografica mi è involontariamente capitato di sentire una simpatica discussione tra due fotografi. Si trattava di due persone sulla cinquantina, apparentemente non dei novellini e presumibilmente con diversi anni di passione fotografica alle spalle.
Entrambi sostenevano che l’esperienza in fotografia si misura sopratutto nel numero di scatti effettuati e non assolutamente in “anni”. Per scatti non intendevano le volte che si è schiacciato il pulsante dell’otturatore ma piuttosto il numero di “prodotti fotografici” effettivamente completati, che siano stampe su carta, pubblicazioni online o cos’altro.
Uno dei due sosteneva che il minimo di esperienza per poter iniziare a “fare sul serio” è di circa diecimila scatti (10.000), l’altro considerava questa cifra assolutamente insufficiente e proponeva circa il triplo…
Sinceramente non mi era mai capitato di esaminare la cosa da questo punto di vista e devo dire che sono rimasto piuttosto allibito. E’ un discorso che in qualche modo trovo allo stesso tempo folle ed interessante, decisamente estremo ma non del tutto privo di una sua ragion d’essere…
Ovvio che tutto sta nel definire che cosa si voglia dire con “fare sul serio” e con “esperienza” ed altrettanto ovvio è che non è poi così importante valutare così queste grandezze perchè potrebbe essere di nessuna utilità, ma alla fine la cosa devo dire che mi ha un po’ incuriosito e fatto rimuginare…
Questa è la seconda parte di un breve aneddoto. Se non l’hai già fatto, ti consiglio vivamente di leggere la prima parte nel post “differenze e distanze” , prima di proseguire. E’ importante per apprezzare pienamente il senso di questo breve racconto.
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L’esperienza con l’anziano signore in quel remoto villaggio della Cina era stata significativa.
Così il giorno seguente, dopo alcune ore di viaggio, quando Alby si trovò di fronte ad un’altra interessante opportunità fotografica, si ritenne preparato.
Il villaggio in cui si trovava adesso, si inerpicava per le pendici di una montagna con un’atmosfera pittoresca ed incredibilmente fotogenica.. come le due anziane signore che, incuriosite da questo straniero ma aperte e sorridenti, stavano su una porta proprio davanti a lui.
Alby, fiducioso dell’esperienza precedente, chiese alla sua interprete di parlare alle donne spiegando con cortesia le sue intenzioni di fotografo abituato a non chiedere alcun compenso.
Il sorridente rifiuto delle due anziane lo lasciò sbigottito, ma anche divertito.
“In questo villaggio è tradizione che gli anziani si facciano fare una foto quando sono in punto di morte, per lasciare un ultimo ricordo ai propri cari”, spiegò l’interprete.
Alcuni imparano meglio partendo dalle basi: “questa è una fotocamera”, “clicca qui”, “cos’è l’otturatore”, “come funziona il diaframma”, etc, etc…
Altri hanno bisogno di partire dai risultati : vedono una foto che li affascina ed iniziano ad imparare come si fa per ottenere quell’effetto… un percorso al rovescio.
Fotografia o meno, discorso similare è per i canali di apprendimento.
C’è chi ha bisogno di un insegnante che lo guidi e gli trasmetta le conoscenze, c’è chi preferisce leggere libri e testi autorevoli, chi ancora si trova meglio sperimentando, sbagliando ed imparando dall’esperienza.
Esistono molti modi di imparare ed il bello è che non ce n’è uno migliore degli altri. Sono tutti validi perchè ognuno ha il suo metodo ideale e l’importante è arrivare a far propria una materia, capendo qual’è il percorso che ci è più congeniale.
Ogni strada per l’apprendimento ha i suoi pregi ed i suoi difetti, ad esempio partendo dai risultati e lavorando al contrario per scoprire come ottenerli si rischia di perdersi interi filoni della materia, mentre seguendo la via classica, che parte dalle basi, ci si può perdere e magari annoiarsi prima di trovare quei primi risultati che fanno scoccare la scintilla di una vera passione.
E’ importante cercare di rendersi conto di qual’è il proprio migliore modo di imparare, aiuta moltissimo nel riuscire ad evitare percorsi inutili e faticosi e regala tempo prezioso.
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