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Posts Tagged ‘errore’

Ci sono solo due tipi di fotografi: quelli che si sono dimenticati di mettere la scheda SD e quelli ai quali prima o poi succederà.
Sebbene si tratti di un vecchio detto risalente ai tempi della pellicola, non ci sono dubbi sulla sua validità. Esistono infiniti aneddoti e racconti che molti fotografi si tramandano, ma qui ti propongo un documento che testimonia come nemmeno nelle condizioni più controllate si sia esenti da questa potenziale maledizione.
L’astronauta nel video si accorge che nella sua GoPro non c’è la scheda SD. Nello spazio non ci sono molte possibilità di rimediare e, visto che i professionisti non imprecano malamente, l’unica cosa che gli rimane da fare è ironizzare con il centro di controllo, prima di rimettersi a lavorare…
🙂

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squalo dietroLa situation awarness è la “consapevolezza della situazione che ci circonda”.
Si tratta di un tratto istintivo e naturale che tutti gli animali conservano come elemento vitale per la sopravvivenza, ma che nell’uomo tende ad assopirsi.
Ad esempio, ti è mai capitato di fare qualcosa senza accorgerti di dettagli o presenze che ti avrebbero fatto agire diversamente? Per esempio fare un passo indietro ed urtare involontariamente una persona?
La percezione e la consapevolezza degli elementi di spaziotempo in cui ci troviamo, in particolare di ciò che sta succedendo nelle nostre immediate vicinanze, insieme alla comprensione dei cambiamenti in atto o che o avverranno, è vitale in molte discipline e la fotografia non fa eccezione.
Non fare come la fotografa del video qui sotto: coltiva la tua situation awarness!
🙂

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Lacking or inadequate situation awareness has been identified as one of the primary factors in accidents attributed to human error.
[Fonte: NTSB]

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Ruota multiexp

Ruota – © Copyright 2012 Pega


Ai tempi della pellicola e delle fotocamere giocattolo, capitava spesso: ci si dimenticava di far avanzare il rullino e si facevano due (o più) esposizioni sullo stesso fotogramma. In genere il risultato era una foto sovraesposta, da buttare, ma a volte si poteva sfruttare questa idea per inventare immagini creative e giocare, anche con più esposizioni multiple.
Con il digitale questa tecnica è un po’ passata, forse perché molte fotocamere di oggi non la prevedono, o magari è la facilità della post produzione digitale che ha aperto tante altre possibilità.
Il fatto è che l’esposizione multipla, realizzata in fase di scatto o in post, rimane una forma espressiva potente, molto più interessante di quanto non si potrebbe pensare in prima battuta. E’ un terreno dove tecnica e creatività si possono incrociare con notevoli risultati ed io ti invito a provare qualcosa del genere proprio per questo weekend assignment; sappi che possono venire fuori cose davvero carine.
Dai provaci, specie se non hai mai sperimentato questo modo di fotografare che permette di sintetizzare in un’unica immagine, più istanti o situazioni diverse. Fai qualche esperimento in questo fine settimana, poi, come al solito, ti invito a condividere il tuo scatto in un commento, con il link alla tua immagine.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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Capa D-Day

Ti è mai capitato che le tue foto non ti soddisfino guardandole dopo esser tornato a casa? Che una serie di scatti che pensavi riusciti, si sia rivelata una delusione, magari per qualche stupida ragione tecnica? È stata un’esperienza negativa?
Beh, la prossima volta che scopri che le tue foto non sono venute bene perché qualcosa é andato storto, pensa a Robert Capa.
Il 6 giugno del 1944, giorno dello sbarco degli Alleati in Normandia, il fotografo era fra i soldati che arrancavano tra le pallottole dei tedeschi. Capa sbarcò con le truppe e sfidò seriamente la morte per arrivare sulla spiaggia. Era già stato in zone di guerra, con Gerda Taro aveva vissuto la prima linea della guerra civile spagnola dove aveva scattato la controversa foto del miliziano colpito a morte, ma in Normandia era diverso, molto diverso. Una carneficina oltre ogni immaginazione.
Riuscì ad arrivare all’asciutto e dietro un piccolo riparo iniziò a fotografare. Scattò tre rullini nell’infuriare della battaglia: 106 immagini. Poi strisciò indietro tra i cadaveri e riuscì a risalire su un mezzo da sbarco che tornava verso la nave.
Cosa successe dopo? Il tecnico della camera oscura, forse troppo ansioso di vedere le immagini dello sbarco, sbagliò il bagno di sviluppo e distrusse gran parte di quel prezioso lavoro. Solo 10 immagini sopravvissero, e nemmeno queste possono essere considerate buone, vista la mediocre qualità addebitata allo stesso errore. C’è anche chi sostiene che il tecnico fosse innocente ed il problema causato in realtà da acqua di mare entrata nella fotocamera.
Comunque sia andata, Capa resta una figura unica e per molti aspetti controversa nella storia della fotografia. Definì quelle immagini come “leggermente fuori fuoco” (slightly out of focus) e queste parole divennero il titolo di uno dei suoi più importanti libri fotografici, il documento del suo lavoro durante tutto l’arco della seconda guerra mondiale.

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Ruota multiexp

Ruota – © Copyright 2012 Pega

Agli albori della fotografia ogni tanto poteva succedere di fare un po’ di confusione, non ricordarsi se si era o meno sostituita la lastra, finendo per realizzare una seconda fotografia sullo stesso supporto.
E’ in questo modo, proprio come frutto di errori, che nacquero le prime esposizioni multiple. I fotografi del tempo si accorsero subito che si trattava di qualcosa utilizzabile anche in modo creativo ed iniziarono a sfruttarlo come una vera e propria tecnica.
Da allora l’esposizione multipla è stata usata in infiniti modi e, specie in tutta l’era pre-digitale, ha rappresentato una possibilità di manipolazione alla portata di tutti. Sì, perché realizzare più esposizioni sullo stesso negativo era qualcosa di molto semplice ed immediato, che non coinvolgeva il fotografo nelle più complesse fasi di sviluppo, elaborazione e stampa, tipiche del laboratorio con tutte le sue attrezzature e competenze necessarie.
Fare una multiesposizione può essere un vero e proprio atto creativo, qualcosa che è insieme realizzazione e postproduzione, che unisce in una sola immagine più momenti ed in essa li sintetizza.
Con l’avvento del digitale questa tecnica ha perso un po’ di adepti. Forse è a causa della facilità con cui si interviene a posteriori su questo tipo di immagini, dei tanti strumenti di manipolazione che oggi abbiamo a disposizione o forse anche solo perché stranamente molte fotocamere digitali non comprendono questa funzione (che nelle analogiche c’era sempre visto che bastava “non fare avanzare il rullino”).
Io ti invito a rispolverare questo modo di fotografare ed a provare qualche scatto multiplo, possono venire fuori cose davvero carine.

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cruscotto astratto

Cruscotto astratto (camera toss photography) - © Copyright 2008 Pega

Prova a non fare sempre il solito tipo di foto.
Si, lo so che quando si è appassionati per un soggetto o si è affezionati ad un proprio stile fotografico, si tende ad approfondire e specializzarsi. E’ qualcosa che fa senz’altro parte di una giusta scelta stilistica, ma non deve diventare un limite.

La ricerca e lo sviluppo (R&D come dicono gli anglosassoni) sono elementi fondamentali anche per chi fotografa, per o per gli artisti in genere, ma come lo sono anche per qualsiasi oranizzazione, impresa o attività umana. E’ importante continuare sempre a sperimentare e scoprire nuove vie.

Non avere paura di realizzare scatti diversi, prova tecniche che non conosci e magari cogli l’opportunità di apprenderle, vai a fotografare soggetti che non hai mai avvicinato.

Ogni tanto spingiti fuori da quel solito recinto di confortevole abitudine fotografica.
Prova, osa, rischia di sbagliare.
Nessuno ti obbligherà poi a mostrare il frutto di queste ricerche se non lo vorrai fare.

Sperimenta cose nuove.
C’è sempre tempo per conformarsi definitivamente a se stessi.

🙂

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Super Group !

Questa si che è una foto di gruppo!
L’ha scattata Mark Pain, fotografo del Mail on Sunday che si trovava sul green della Ryder Cup.
La pallina, malamente colpita da Tiger Woods, è andata a finire direttamente sulla macchina fotografica di Pain, proprio mentre stava scattando. Un tiro pessimo ma un’immagine straordinaria.
E a parte l’aneddoto sportivo del tiro sbagliato (che per inciso non ha influito sulla vittoria) trovo che si tratti di una foto semplicemente fantastica, uno scatto che considero una foto di gruppo PERFETTA.
Guardala in grande, prova a studiarne i particolari, nota come si riescono a vedere le persone.
Il fotografo si trovava esattamente dove era focalizzata tutta l’attenzione dei presenti in un istante che era allo stesso tempo agonisticamente importante ma anche curioso ed incredibile. Un emblematico caso di “decisive moment”.

Osserva le espressioni! Ci sono dei personaggi che, se isolati, valgono tranquillamente un ritratto a sé: uno per tutti il tipo sul lato destro con turbante e sigaro…
Troppo forte!

🙂

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Teaching each other

Teaching each other - Copyright 2008 Pega

Alcuni imparano meglio partendo dalle basi: “questa è una fotocamera”, “clicca qui”, “cos’è l’otturatore”, “come funziona il diaframma”, etc, etc…  
Altri hanno bisogno di partire dai risultati : vedono una foto che li affascina ed iniziano ad imparare come si fa per ottenere quell’effetto… un percorso al rovescio.

Fotografia o meno, discorso similare è per i canali di apprendimento.
C’è chi ha bisogno di un insegnante che lo guidi e gli trasmetta le conoscenze, c’è chi preferisce leggere libri e testi autorevoli, chi ancora si trova meglio sperimentando, sbagliando ed imparando dall’esperienza.

Esistono molti modi di imparare ed il bello è che non ce n’è uno migliore degli altri. Sono tutti validi perchè ognuno ha il suo metodo ideale e l’importante è arrivare a far propria una materia, capendo qual’è il percorso che ci è più congeniale.

Ogni strada per l’apprendimento ha i suoi pregi ed i suoi difetti, ad esempio partendo dai risultati e lavorando al contrario per scoprire come ottenerli si rischia di perdersi interi filoni della materia, mentre seguendo la via classica, che parte dalle basi, ci si può perdere e magari annoiarsi prima di trovare quei primi risultati che fanno scoccare la scintilla di una vera passione.

E’ importante cercare di rendersi conto di qual’è il proprio migliore modo di imparare, aiuta moltissimo nel riuscire ad evitare percorsi inutili e faticosi e regala tempo prezioso.

E tu come impari?

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