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Super Group !

Questa si che è una foto di gruppo!
L’ha scattata Mark Pain, fotografo del Mail on Sunday che si trovava sul green della Ryder Cup.
La pallina, malamente colpita da Tiger Woods, è andata a finire direttamente sulla macchina fotografica di Pain, proprio mentre stava scattando. Un tiro pessimo ma un’immagine straordinaria.
E a parte l’aneddoto sportivo del tiro sbagliato (che per inciso non ha influito sulla vittoria) trovo che si tratti di una foto semplicemente fantastica, uno scatto che considero una foto di gruppo PERFETTA.
Guardala in grande, prova a studiarne i particolari, nota come si riescono a vedere le persone.
Il fotografo si trovava esattamente dove era focalizzata tutta l’attenzione dei presenti in un istante che era allo stesso tempo agonisticamente importante ma anche curioso ed incredibile. Un emblematico caso di “decisive moment”.

Osserva le espressioni! Ci sono dei personaggi che, se isolati, valgono tranquillamente un ritratto a sé: uno per tutti il tipo sul lato destro con turbante e sigaro…
Troppo forte!

🙂

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Questo video non te lo puoi perdere.
E’ una fantastico esempio che dimostra ancora una volta quanto fotocamera ed obiettivi contino davvero poco per il risultato delle nostre foto.
Qui Lee Morris, un po’ tra il serio ed il faceto, ci fa vedere come si possa realizzare una sessione fotografica fashion scattando SOLO con un IPHONE (!)
Attenzione però : la fotocamera è un telefonino ma… le luci sono professionali ed anche la modella…
E’ tutto lì il trucco…

🙂 Buona visione e… un pensierino prima di spendere soldi in quel “nuovo corpo macchina”… 🙂

Per altri video ed informazioni su Lee Morris : www.fstoppers.com

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Harry BensonHarry Benson è un distinto signore inglese, se lo vedi ha il classico aspetto del British gentleman ed anche l’accento è inconfondibile.
Nei primi anni sessanta era un giovane fotografo naturalista, la sua carriera agli inizi e l’entusiasmo per le atmosfere dei grandi spazi, la natura incontaminata dei punti più remoti del globo bilanciava i modesti compensi del suo status di novellino.

Così quando il suo editore, proprio il giorno prima della partenza per un servizio in Africa, lo spedì invece a Manchester a far foto ad una “band emergente” l’umore del giovane Harry non salì proprio alle stelle.
Ma come a volte succede, quell’assignment fu la svolta della sua vita. Quella “band emergente” erano i Beatles.
L’incontro evidentemente funzionò ed il giovane Harry si trovò ad accompagnarli nel loro primo tour negli Stati uniti del 1964 e nella successiva ascesa ad un successo planetario,  divenendo famoso come il loro fotografo ufficiale.

Da quel momento la carriera di Benson fu un susseguirsi di importanti lavori ed incarichi di altissimo prestigio, dalle copertine di People alle pubblicazioni su Life, Vanity Fair e The New Yorker, dai servizi esclusivi per star come Elizabeth Taylor o Michael Jackson ai ritratti di ogni presidente degli USA da Eisenhower fino ai giorni nostri.

beatles pillowfight

The Beatles pillow fight - Copyright 1964 Harry Benson

Ho seguito con piacere un’intervista a questo signore, che racconta con il tipico unterstatement britannico di come è nata una delle sue foto più famose dei Beatles.
E’ uno scatto che lui stesso considera tra i suoi preferiti e mostra i mitici quattro in una camera d’albergo, impegnati mentre ingaggiano uno scontro a cuscinate.
Benson ne parla come di una foto scattata grazie ad un gran colpo di fortuna. Lui era lì, loro parlavano del loro successo negli states e di come gestire la loro crescente notorietà. Lennon che azzarda l’ipotesi di smettere di comportarsi sempre da bambini ed iniziare ad essere un po’ più seri… ed ecco che gli altri partono all’improvviso con i cuscini…

Quello che è certo è che Benson fu prontissimo ad immortalare la scena : macchina regolata alla perfezione, un colpo di flash che rimbalza sul soffitto…
Chissà…
E’ comunque una gran foto, uno scatto storico che lo ha reso famosissimo e che ha contribuito alla sua notevole carriera.

L’intervista termina con ciò che dà il titolo a questo post.
Alla domanda dell’intervistatore “che cosa consiglierebbe ad un giovane fotografo nell’era del digitale”, Benson risponde senza esitare : “gli consiglierei di comprarsi una chitarra”.
Non è una risposta sarcastica nè ironica come potrebbe sembrare. E’ in realtà il consiglio di un vecchio fotografo che vede nell’attuale regno del digitale la perdita di quel percorso di studio e lento apprendimento che era comune nell’era dell’analogico. Un’era in cui il fotografo che si avvicinava alla professione era costretto ad “armeggiare” e fare anche alcune attività manuali da solo, assimilando pian piano delle abilità che poi si ritrovava ad avere e sfruttare nella sua attività.

E così… la chitarra.. che non si “suona da sola”, non esegue con un semplice click, ma costringe a mettersi seduti e studiare applicandosi un po’…
Una chitarra che senza dubbio, almeno per lui, è legata a doppio filo a quelle di Mc Cartney e Lennon….

🙂

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Oggi voglio parlare di un’altra tra le risposte che ho ricevuto alla domanda che qualche tempo fa feci sul post : “Una sola Fotografia”.

E’ il punto di vista di Angelo, che alla mia richiesta sul blog rispose con una mail semplice ed essenziale, contenete solo questa immagine :

tank_man_tienanmen

Il rivoltoso sconosciuto di Piazza Tiananmen (@ Copyright Jeff Widener - Associated Press)

Si tratta com’è evidente di una delle immagini che ritraggono un rivoltoso, rimasto ad oggi sconosciuto, che durante le manifestazioni di protesta del giugno del 1989 in Piazza Tienammen a Pechino, fronteggiò da solo e disarmato una colonna di carri armati.

E’ una foto simbolo. Un’immagine potente ed intensa. 
Probabilmente non serve aggiungere altro, ma ho voluto chiedere ad Angelo un suo breve commento che accompagnasse la sua scelta. Eccolo :

“Dare una motivazione scritta significa un po’ togliere del significato alla fotografia perché non sarei mai in grado di scrivere un testo capace di trasmettere le emozioni che ricevo guardando quella foto.
Usare delle parole per descriverla e motivarne la scelta è come togliere un po’ di fascino o spostare l’attenzione di chi la guarda in direzione del mio punto di vista.
Prima di mandare l’immagine ho pensato: “ora gli spiego il perché” e poi ho realizzato che quella foto è cosi’ potente che non è necessario spiegare… 
L’ho scelta perché porta con sé tanto significato. Tanti concetti che qualcuno può dare per scontato ma che sono fondamentali. Quella foto è un inno alla libertà.
Probabilmente è questo il motivo per cui la voglio salvare. Perché senza la libertà non si possono nemmeno fare fotografie. E con questo potrei ricollegarmi alla campagna di Photography is not a Crime…”

Libertà…
I segni dell’erosione della libertà si iniziano a percepire anche quando si intaccano possibilità apparentemente secondarie come la libertà di fotografare…
Ne parlavamo giusto un paio di giorni fa…

Grazie Angelo per il tuo contributo

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Il business dei fotografi professionisti si fa sempre più difficile ed agguerrito, allora ecco che in molti si danno da fare con strumenti “evoluti” di promozione e valorizzazione delle proprie caratteristiche e competenze .

E’ il caso del video di questo studio fotografico che vi racconta in soli 180 secondi come viene organizzato e gestito un lavoro : dalla preparazione alla consegna finale…

Interessante… 

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