Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘chitarra’

Jimi by Gered Mankowitz

Jimi Hendrix by Gered Mankowitz – 1967

Immagini che accompagnano la musica, ma anche musica che arricchisce e completa un’immagine. E’ una sorta di simbiosi che esiste da sempre e che possiamo manipolare con la nostra creatività, una forma di espressione artistica composita dove due opere si intrecciano per darci sensazioni.
Oggi voglio proporti un piccolo esperimento partendo da questo ritratto che il fotografo Gered Mankowitz fece a Jimi Hendrix nel 1967, una foto iconica del grande musicista, uno scatto in studio tra i più riusciti di una session che lo vide posare in varie modalità, mai troppo a suo agio.
E’ una delle migliori immagini fotografiche di questo grande artista prematuramente scomparso, un genio assoluto che transitò brevemente nel nostro mondo lasciando un’eredità musicale immensa, ancora oggi viva e fonte perenne di ispirazione per intere generazioni di musicisti.
Ti invito a sederti ed osservare con calma questo ritratto, guardando con affetto Jimi per i soli due minuti di ascolto di quello che, a mio parere, è il suo pezzo più bello, Little Wing, che alcuni hanno definito come una canzone sulla droga ma che invece per me è un incredibile colpo di genio autobiografico, con il testo messo al femminile solo per confondere le acque.
Little Wing non è altro che Jimi stesso, con la sua chitarra, nella sua breve ma luminosissima parabola fatta di magia, che finisce prima che tu ti accorga di quanto è bella.
Buona visione e buon ascolto (a volume adeguato, mi raccomando).

Pubblicità

Read Full Post »

Harry BensonHarry Benson è un distinto signore inglese, se lo vedi ha il classico aspetto del British gentleman ed anche l’accento è inconfondibile.
Nei primi anni sessanta era un giovane fotografo naturalista con una carriera agli inizi e l’entusiasmo per le atmosfere dei grandi spazi. La bellezza incontaminata dei luoghi più remoti del globo bilanciava i modesti compensi del suo status di novellino.
Così quando il suo editore, proprio il giorno prima della partenza per un servizio in Africa, gli cambio destinazione spedendolo a Manchester a far foto ad una “band emergente” l’umore del giovane Harry non salì proprio alle stelle.
Ma come talvolta può succedere, quell’assignment fu la svolta della sua vita. Quella “band emergente” erano i Beatles.
L’incontro funzionò ed il giovane Harry li accompagnò nel loro primo tour USA del 1964 e nella successiva ascesa al successo planetario,  divenendo famoso come il loro fotografo ufficiale.
Da quel momento la carriera di Benson fu un susseguirsi di lavori importanti ed incarichi di prestigio, dalle copertine di People alle pubblicazioni su Life, Vanity Fair e The New Yorker, dai servizi esclusivi per star come Elizabeth Taylor o Michael Jackson ai ritratti di ogni presidente degli USA da Eisenhower fino ai giorni nostri.

beatles pillowfight

The Beatles pillow fight – Copyright 1964 Harry Benson

Ho seguito con interesse un’intervista in tv a questo signore, che racconta con il tipico unterstatement britannico di come è nata una delle sue foto più famose dei Beatles.
E’ uno scatto che lui stesso considera tra i suoi preferiti e mostra i mitici quattro in una camera d’albergo, impegnati mentre ingaggiano uno scontro a cuscinate.
Benson ne parla come di una foto scattata grazie ad un gran colpo di fortuna. Lui era lì, loro parlavano del loro successo negli states e di come gestire la loro crescente notorietà. Lennon che azzarda l’ipotesi di smettere di comportarsi sempre da bambini ed iniziare ad essere un po’ più seri… ed ecco che gli altri partono all’improvviso con i cuscini…
Quel che è certo è che Benson fu prontissimo ad immortalare la scena con la macchina regolata alla perfezione ed il colpo di flash che rimbalza sul soffitto…
E’ una gran foto, colta con maestria, uno scatto storico che lo ha reso famosissimo ed ha contribuito alla sua notevole carriera.

L’intervista termina con ciò che dà il titolo a questo post.
Alla domanda dell’intervistatore “che cosa consiglierebbe ad un giovane fotografo nell’era del digitale”, Benson risponde senza esitare: “gli consiglierei di comprarsi una chitarra”.
Non è una risposta sarcastica né ironica come potrebbe sembrare. E’ in realtà il consiglio di un vecchio fotografo che vede nell’attuale regno del digitale la perdita di quel percorso di studio e lento apprendimento che era normale nell’era dell’analogico. Allora il fotografo si avvicinava per gradi alla professione ed era costretto ad “armeggiare” e fare varie attività manuali da solo, assimilando pian piano le abilità che poi si ritrovava ad avere e sfruttare nel suo mestiere.
E così, la chitarra.. che non si “suona da sola”, non esegue con un semplice click, ma costringe a mettersi seduti e studiare applicandosi un po’…
Una chitarra che senza dubbio, almeno per lui, è legata a doppio filo a quelle di Harrison, Mc Cartney e Lennon….

🙂

Read Full Post »

Guitar 2 by PPP

Guitar 2 – © Copyright 2008 Pega

Pianoforti, chitarre, violini, ma anche tamburi, sassofoni, flauti o armoniche.
Sì, questo ottantaduesimo weekend assignment è dedicato alla musica ed in particolare ai suoi strumenti.
Gli strumenti musicali sono oggetti ricchi di fascino, armoniosi e fotogenici. Giocando con la luce e girandoci attorno alla ricerca della giusta inquadratura sembra quasi che sappiano esprimersi non solo nella dimensione acustica ma anche in quella visiva, trasmettendo all’osservatore sensazioni interessanti.
In questo weekend cerca un giusto soggetto e dedica qualche tuo scatto a questo tema. Dopo, se ti va, posta in un commento qui sotto la tua foto condividendo “il prodotto della tua missione”. Confrontarsi è divertente e può aiutarti a scoprire persone che apprezzano le tue immagini.

—————————————————–
Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

Read Full Post »

Moscerino

Moscerino – © Copyright Pega

Alfio Vanni, in arte “Moscerino” è un artista che ha fatto della sua vita una vera opera d’arte.
Puoi andarlo a trovare su una sponda del lago dei Renai a Signa, due passi da Firenze, in un locale che è un mondo a parte.
E’ un ristorante casalingo in legno con pareti ricoperte da oggetti di ogni genere: dalle maschere antigas alle chitarre passando per improbabili fotomontaggi, sciarpe, stemmi, maschere, vecchi telefoni ed un’infinità di oggetti trash. In giardino un asino ed una statua della libertà di cartapesta.
Da giovane Alfio suonava sui transatlantici, poi per decenni con artisti vari al Caffè Roma di Alassio. Oggi alla fiera età di settanta anni si propone ancora aprendo le serate entrando “in scena” ricoperto da mille lucine di Natale, per cantare qualche fantastico stornello ma anche strabiliare con qualche numero.

In questo scatto ho cercato di ritrarlo nel pieno del suo impeto, provando a catturare quell’energia e vitalità che solo dal vivo sono però davvero tangibili.

Una cena da Moscerino e Bettina è un’esperienza da provare. Serve però un po’ di pazienza: la lista di attesa è paragonabile a quella di una visita specialistica in convenzione ed in genere difficilmente inferiore ai sei mesi.
🙂

Read Full Post »

Sono passati un bel po’ di anni.
Era il 15 Luglio 1989 e con non poche pene eravamo riusciti ad arrivare a quello che sarebbe stato ricordato come uno degli eventi più memorabili della storia del rock ma anche tra i più devastanti per la città di Venezia dal tempo delle guerre d’Italia : il concerto dei Pink Floyd.

pink_VeneziaIl palco, una enorme zattera piazzata in mezzo alla laguna poco davanti a Piazza San Marco, nel tardo pomeriggio era già circondata da una miriade di barche e gondole. Il pubblico, accalcato sulla piazza ed in ogni dove, proveniva da mezza Europa e fu stimato oltre le duecentomila persone.

Il concerto, trasmesso in diretta TV mondovisione, fu breve ma stupendo.
Un crescendo di musica ed emozioni che si susseguirono fino a culminare con quello che per me è uno dei capolavori assoluti della storia del rock, ed i brividi lungo la schiena arrivarono quasi ad essere dolorosi quando Dave Gilmour attaccò l’assolo finale di “comfortably numb”.

Il timbro inconfondibile della sua Stratocaster arrivava nello stomaco con una consistenza ed uno spessore strepitosi.
Gilmour giocò come sa fare lui. E’ un assolo fatto di variazioni su un pattern molto limitato di note, di sustain e delicati vibrati fatti con la leva. E’ proprio l’uso così sapiente di quel set limitato di note che lo rende speciale.

Ed io ci trovo un gran parallelo con la fotografia, dove è proprio chi riesce a limitare gli elementi, a semplificare i soggetti ed anche a sfruttare a proprio vantaggio i limiti che sono intrinseci dello strumento, diviene davvero capace di creare cose meravigliose.
Senza bisogno di virtuosismi o tanti effetti speciali.

Beh, resta comunque poi il fatto che ognuno ha i suoi gusti e la sua sensibilità. Ci mancherebbe.
Io intanto posso solo proporti un piccolo (e del tutto inadeguato) assaggio di quella indimenticabile serata.
Prova a farlo sul serio : chiudi la porta. Siediti comodo. Metti le cuffie e ALZA IL VOLUME A PALLA.
(L’assolo di cui parlo è quello finale, praticamente tutta la seconda parte del brano… )

Buon ascolto 🙂

Read Full Post »

Harry BensonHarry Benson è un distinto signore inglese, se lo vedi ha il classico aspetto del British gentleman ed anche l’accento è inconfondibile.
Nei primi anni sessanta era un giovane fotografo naturalista, la sua carriera agli inizi e l’entusiasmo per le atmosfere dei grandi spazi, la natura incontaminata dei punti più remoti del globo bilanciava i modesti compensi del suo status di novellino.

Così quando il suo editore, proprio il giorno prima della partenza per un servizio in Africa, lo spedì invece a Manchester a far foto ad una “band emergente” l’umore del giovane Harry non salì proprio alle stelle.
Ma come a volte succede, quell’assignment fu la svolta della sua vita. Quella “band emergente” erano i Beatles.
L’incontro evidentemente funzionò ed il giovane Harry si trovò ad accompagnarli nel loro primo tour negli Stati uniti del 1964 e nella successiva ascesa ad un successo planetario,  divenendo famoso come il loro fotografo ufficiale.

Da quel momento la carriera di Benson fu un susseguirsi di importanti lavori ed incarichi di altissimo prestigio, dalle copertine di People alle pubblicazioni su Life, Vanity Fair e The New Yorker, dai servizi esclusivi per star come Elizabeth Taylor o Michael Jackson ai ritratti di ogni presidente degli USA da Eisenhower fino ai giorni nostri.

beatles pillowfight

The Beatles pillow fight - Copyright 1964 Harry Benson

Ho seguito con piacere un’intervista a questo signore, che racconta con il tipico unterstatement britannico di come è nata una delle sue foto più famose dei Beatles.
E’ uno scatto che lui stesso considera tra i suoi preferiti e mostra i mitici quattro in una camera d’albergo, impegnati mentre ingaggiano uno scontro a cuscinate.
Benson ne parla come di una foto scattata grazie ad un gran colpo di fortuna. Lui era lì, loro parlavano del loro successo negli states e di come gestire la loro crescente notorietà. Lennon che azzarda l’ipotesi di smettere di comportarsi sempre da bambini ed iniziare ad essere un po’ più seri… ed ecco che gli altri partono all’improvviso con i cuscini…

Quello che è certo è che Benson fu prontissimo ad immortalare la scena : macchina regolata alla perfezione, un colpo di flash che rimbalza sul soffitto…
Chissà…
E’ comunque una gran foto, uno scatto storico che lo ha reso famosissimo e che ha contribuito alla sua notevole carriera.

L’intervista termina con ciò che dà il titolo a questo post.
Alla domanda dell’intervistatore “che cosa consiglierebbe ad un giovane fotografo nell’era del digitale”, Benson risponde senza esitare : “gli consiglierei di comprarsi una chitarra”.
Non è una risposta sarcastica nè ironica come potrebbe sembrare. E’ in realtà il consiglio di un vecchio fotografo che vede nell’attuale regno del digitale la perdita di quel percorso di studio e lento apprendimento che era comune nell’era dell’analogico. Un’era in cui il fotografo che si avvicinava alla professione era costretto ad “armeggiare” e fare anche alcune attività manuali da solo, assimilando pian piano delle abilità che poi si ritrovava ad avere e sfruttare nella sua attività.

E così… la chitarra.. che non si “suona da sola”, non esegue con un semplice click, ma costringe a mettersi seduti e studiare applicandosi un po’…
Una chitarra che senza dubbio, almeno per lui, è legata a doppio filo a quelle di Mc Cartney e Lennon….

🙂

Ti è piaciuto questo articolo? Segnalalo a qualcuno che potrebbe essere interessato.
Se vuoi seguire questo blog puoi ricevere automaticamente i nuovi post cliccando sull’apposito bottone “sign me up!” nella colonna di destra.

Read Full Post »

Stratocaster

My old dear Fender Stratocaster.

Tone Low…….. BUT Volume Full HIGH !!!

Read Full Post »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: