Le TED (Technology Entertainment and Design) sono conferenze organizzate da Sapling, una fondazione privata no-profit che si prefigge di diffondere idee e conoscenza.
Inizialmente orientate verso argomenti tecnici, le TED talk si sono sempre più spinte ed aperte ad altre questioni, proponendo ospiti di grande spicco, come premi nobel, figure di rilievo del mondo scientifico, della ricerca o della società e mettendo i loro interventi a disposizione gratuita sul web.
Tra queste Ted talk è stata pubblicata, proprio pochi giorni fa, una conferenza di Jimmy Nelson, un fotografo che ha dedicato anni ad un progetto teso a documentare culture indigene che stanno scomparendo.
In questo video di diciassette minuti, Nelson ci mostra alcuni meravigliosi ritratti realizzati per questo lavoro e condivide le esperienze vissute durante questo affascinante progetto.
Buona visione.
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Posts Tagged ‘Culture’
Facce in via di estinzione
Posted in People, Photography portraits, video, tagged Culture, estinzione, ritratto, TED, video on 02/06/2015| 2 Comments »
Quando Kubrick fotografava Chicago
Posted in Black and White, Candid portraits, Culture, History of photography, People, Street Photo, tagged 50s, anni cinquanta, bianco e nero, Chicago, Culture, fotografia, Galeotto, genio, Illinois, Kubrick, Library of Congress, Life, look, photography, Shining, Stanley, Stanley Kubrick, USA on 29/01/2012| 1 Comment »
Ho trovato questo interessante video. E’ stato realizzato mettendo insieme immagini provenienti dalla Library of Congress degli Stati Uniti che nel suo sconfinato archivio conserva anche gli scatti di un giovanissimo Stanley Kubrick ai tempi in cui lavorava come fotografo per la rivista Look.
E’ il 1949 e Stanley viene inviato a Chicago per realizzare un servizio sulla “città dei contrasti”, per raccontare con le sue immagini l’atmosfera e la vita della capitale dell’Illinois.
Si tratta di un lavoro fotografico di reportage in linea con quello che era lo stile di una delle più importanti riviste del tempo. Look insieme a Life rappresentava infatti un punto di riferimento assoluto ed il suo tipico modo di raccontare luoghi e persone attraverso gli scatti dei suoi fotografi, rimane un’icona nella storia della fotografia.
Trovo sia affascinante ammirare questo lavoro di Kubrick, ancora molto giovane ma già così bravo nel cercare e trovare soggetti e spunti sempre significativi, con uno stile che poi ha saputo sviluppare e rendere così personale nella successiva ed assoluta carriera di regista cinematografico.
Buona visione.
Stampe 3D
Posted in Culture, History of photography, Technique, video, tagged 1850, 3d, abitudini, antichità, biottica, blog, costume, cultura, Culture, fotocamera, fotografia, laser, moda, olografia, pega, post, Seattle, società, stereogram, stereogramma, stereoscopico, storia, tendenze, tridimensional, tridimensionale, video, vintage on 14/12/2010| Leave a Comment »
Sarà il 3D il futuro della fotografia?
Avremo tra le mani stampe tridimensionali quando racconteremo ai nostri figli o nipoti delle vecchie fotografie a due sole dimensioni?

Fotocamera stereoscopica – 1865
La ricerca della terza dimensione in fotografia non è cosa nuova.
Già nella seconda metà dell’ottocento erano stati inventati e diffusi i cosiddetti stereogrammi, speciali coppie di foto scattate con macchine biottiche. Queste erano progettate appositamente per catturare immagini stereoscopiche che poi si osservavano attraverso un particolare visore inventato da un signore che si chiamava Wendell Holmes. Tra il 1860 e gli anni venti del novecento gli stereogrammi ebbero una diffusione notevole, divenendo un fenomeno di costume che spesso viene considerato come anticipatorio della televisione.

Visore di Holmes – 1870
Gli stereogrammi si regalavano e si collezionavano, servivano per conoscere con un realismo senza precedenti luoghi lontani percepiti prima solo attraverso visioni bidimensionali pittoriche o fotografiche. Fu una vera rivoluzione.
Il 3D ha poi avuto, almeno per il grande pubblico, un periodo di stasi ma si vede ora un gran fiorire di nuovi spunti e tecnologie.
Una di queste è quella che puoi vedere in questo video : una tecnica di stampa fino ad oggi usata in ambito militare denominata Zscapes e prodotta da una società chiamata Zebra Imaging. Si tratta di stampe olografiche che rendono l’effetto tridimensionale senza bisogno di indossare occhiali o altro.
Nel video sotto un esempio di foto 3D del centro di Seattle.
Chissà se non ci ritroveremo a breve ad averne qualcuna anche nelle nostre case.
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Weekend assignment : books
Posted in Architecture, Culture, People, tagged assignment, biblioteca, blog, books, creatività, Culture, divertimento, fun, library, libri, missione, missione.fotografia, pega, photography, post, weekend on 04/12/2010| 5 Comments »
Eccoci di nuovo.
Un paio di volte al mese me ne esco con questa idea del weekend assignment.
E’ una piccola tradizione che durante quest’anno ho voluto riproporre con regolarità sul blog per provare insieme a focalizzare l’attenzione fotografica su un tema specifico e porsi ogni tanto una piccola “missione” fotografica per stimolare e coltivare la propria creatività.
Il tema di oggi sono i libri, non solo intesi come oggetti a sè ma anche come elementi che creano un ambiente a loro dedicato, come per esempio una biblioteca o anche un semplice scaffale in casa.
I libri hanno un gran fascino, gli ambienti che li ospitano forse ancor di più.
In questo weekend prova a focalizzare un po’ della tua attenzione fotografica sui libri.
Poi, se vuoi, condividi i tuoi scatti con tutti i lettori del blog, basterà postare in un commento il link alla tua foto. Sarà divertente e potrà portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.
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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.
Ancora su fotografie e parole
Posted in Black and White, Candid portraits, Culture, People, tagged arte, bianconero, black, creatività, cultura, Culture, discussion, discussione, emozione, fotografia, freelance, Guatemala, importanza, Jonathan Moller, levare, omettere, opinione, parole, portfolio, storia, story, testo, text, title, titolo, white, words on 03/09/2010| Leave a Comment »
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Three women,
themselves survivors of the violence,
watch as the remains of relatives
and former neighbors
who were killed in the early 1980’s
are exhumed.
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Voglio tornare ancora sull’argomento del titolo e dell’importanza che le parole possono avere quando accompagnano una fotografia.
E’ stato molto interessante leggere i contributi e la bella discussione che ha accompagnato il mio recente post al riguardo ed ho deciso di voler aggiungere qualcosa, definendo ancora meglio il mio punto di vista sull’importanza del titolo e del testo quando questi accompagnano l’immagine.
La foto sopra è uno scatto appartenente al portfolio “Our Culture is Our Resistance”, un bel lavoro sulla situazione del Guatemala prodotto dal fotografo Jonathan Moller.
E’ un’immagine che con l’aggiunta del messaggio verbale portato dal titolo e dalla sua didascalia, assume un valore ed una carica emotiva molto superiore.
Non tutte le foto hanno bisogno di parole, ma una foto come questa ne viene così arricchita che sarebbe un gran peccato se il fotografo non le avesse messe.
Moltissime fotografie non sono solo mere immagini, sono essenzialmente delle storie. Ma se la storia non viene interamente raccontata da quello che è visibile si rischia di non cogliere la bellezza dell’opera nel suo insieme, magari proprio la bellezza che sta anche nel non far vedere.
Con la breve didascalia ecco che la fossa in cui guardano le donne, il loro legame con i corpi che vengono esumati, il luogo in cui ci troviamo ed anche la data, divengono elementi condivisi con l’osservatore e parte integrante dell’opera.
Non proprio tutte le fotografie raccontano una storia, ma almeno per quanto riguarda le opere che con l’immagine creano nella nostra mente l’emozione e la magia del racconto, credo che le parole siano un complemento, non sempre ma spesso, fondamentale.
Un elemento a cui credo che dovremo sempre più dedicare attenzione ed al cui riguardo anche impegnarci a coltivare una certa capacità creativa.
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Per chi volesse approfondire il lavoro di Jonathan moller il suo sito è : http://www.jonathanmoller.org/
Il Porcellino
Posted in Closeups, Culture, Street Photo, tagged acqua, bronze, bronzo, cinghiale, coin, Culture, Firenze, Florence, fontana, fortuna, Italia, Italy, moneta, monetina, naso, nose, pega, porcellino, porcello, storia, superstizione, toccare, Toscana, tourism, tradizione, Tuscany, water on 02/01/2010| Leave a Comment »
L’inizio di un nuovo anno è il momento giusto per un po’ di sana superstizione 🙂
La Fontana del Porcellino è un popolare monumento di Firenze, posto presso la Loggia del Mercato Nuovo.
Si tratta di una fusione in bronzo raffigurante un cinghiale all’erta e fu realizzata da Pietro Tacca nel 1633 dall’originale in marmo, visibile agli Uffizi, donato nel 1560 da papa Pio IV al Granduca Cosimo I.
Alcuni anni dopo la realizzazione, Ferdinando II de’ Medici decise di trasformare l’opera in una fontana che, oltre ad una funzione decorativa, serviva ad approvvigionare l’acqua ai mercanti di stoffe e sete che commerciavano sotto la loggia.
E’ antica superstizione che toccare il naso del porcellino porti fortuna. Da ciò deriva l’aspetto splendente dello stesso, accarezzato quotidianamente da centinaia di mani, la gran parte di turisti che a orde si accalcano intorno alla fontana.
Non molti sembrano però conoscere la vera procedura tradizionale per l’ottenimento del buon auspicio che consiste nel porre una moneta nella bocca del porcellino dopo averlo accarezzato.
Solo se la monetina cadendo si infila nella grata sottostante porterà fortuna.
Alby e le due anziane signore (differenze e distanze reloaded)
Posted in Culture, People, Street Photo, tagged Alby, cina, cultura, Culture, esperienza, fotografia, paese, pega, ritratti, tradizione, village, villaggio on 30/12/2009| 1 Comment »
Questa è la seconda parte di un breve aneddoto. Se non l’hai già fatto, ti consiglio vivamente di leggere la prima parte nel post “differenze e distanze” , prima di proseguire. E’ importante per apprezzare pienamente il senso di questo breve racconto.
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L’esperienza con l’anziano signore in quel remoto villaggio della Cina era stata significativa.
Così il giorno seguente, dopo alcune ore di viaggio, quando Alby si trovò di fronte ad un’altra interessante opportunità fotografica, si ritenne preparato.
Il villaggio in cui si trovava adesso, si inerpicava per le pendici di una montagna con un’atmosfera pittoresca ed incredibilmente fotogenica.. come le due anziane signore che, incuriosite da questo straniero ma aperte e sorridenti, stavano su una porta proprio davanti a lui.
Alby, fiducioso dell’esperienza precedente, chiese alla sua interprete di parlare alle donne spiegando con cortesia le sue intenzioni di fotografo abituato a non chiedere alcun compenso.
Il sorridente rifiuto delle due anziane lo lasciò sbigottito, ma anche divertito.
“In questo villaggio è tradizione che gli anziani si facciano fare una foto quando sono in punto di morte, per lasciare un ultimo ricordo ai propri cari”, spiegò l’interprete.
Le signore non si sentivano ancora pronte.
🙂
Cartier Bresson
Posted in Black and White, Books, Culture, tagged art, book, Cartier Bresson, classic, Culture, fotografia, libro, pega, photography, reading on 11/10/2009| Leave a Comment »
Difficile essere appassionati di fotografia senza sapere cos’abbia rappresentato Henri Cartier Bresson per questa.
Non molto tempo fa ho avuto il piacere di leggere “L’immaginario dal vero”, un piccolo libretto in cui Bresson descrive il suo approccio alla fotografia e traccia alcuni profili di artisti amici con un punto di vista che aiuta molto a capire la visione di questo grande protagonista della fotografia del XX secolo.
Una lettura che personalmente consiglio a tutti.
Ecco un brevissimo estratto :
“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. È un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere”.
(“Che mito” – ndr)