Confidando che le misure prese per fronteggiare la cretinata sui cookies siano sufficienti, voglio riproporti qualcosa che in questo caso trovo un po’ emblematico: è Lost memories, un delizioso “corto” di tre minuti realizzato da Francois Ferracci. Se non l’hai mai visto, non voglio anticiparti molto di questo piccolo capolavoro che mette in connessione fotografia digitale, analogica, emozioni, sentimenti e relazioni; il tutto tra passato, presente e futuro. Se già lo conosci, ti invito a rivederlo, gustandone oltre agli spunti di riflessione, anche l’aspetto tecnico eccellente, specie considerando che Francois l’ha realizzato da solo interamente sul suo laptop. Buona visione.
Posts Tagged ‘emozione’
Lost memories (reloaded)
Posted in Culture, History of photography, Technique, video, tagged amore, corto, emozione, memoria, Parigi, Polaroid, storia, tecnologia on 08/06/2015| 1 Comment »
Ciò che è dietro la foto
Posted in Culture, tagged arte, creatività, domande, emozione, espressione, fotografia, pega, pensiero on 09/03/2014| 13 Comments »
Perché fotografi?
Che cosa c’è dietro alle tue immagini, anzi dentro?
Usi le tue idee per realizzare le tue foto oppure usi le tue foto per esprimere le tue idee?
Sì. Oggi solo domande. Ogni tanto fa bene, specie se si prova a darsi delle risposte.
🙂
Osservala bene
Posted in Culture, People, Photography portraits, tagged attrice, emozione, esperimento, foto, ritratto, test, viso on 21/04/2013| 17 Comments »
Studia attentamente questa foto. Osserva il volto, i tratti, lo sguardo perso nel vuoto. A che cosa starà pensando?
Clicca sull’immagine per guardarla in versione grande, è importante per vedere tutti i dettagli. Fallo con calma. Esamina i particolari, l’espressione, quella luce negli occhi. Cerca qualcosa in questo volto. Qualcosa che non si vede subito.
Poi dimmi che impressione ti ha fatto.
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Ricordi, storie, emozioni e Ponte Vecchio
Posted in Candid portraits, Culture, People, tagged degustazione, emozione, Firenze, Florence, fotografia, lettura, memorie, Old Bridge, Ponte Vecchio, ricordi, Santa trinita, signore on 17/07/2012| 5 Comments »
Firenze, limpida giornata d’estate.
Un signore cammina su Ponte Santa Trinita, guarda il Ponte Vecchio.
Non ha l’aria del classico turista. Passeggia lentamente, fermandosi di tanto in tanto. Sembra assorto mentre ammira l’Arno con quel gioiello che lo attraversa.
Avrà circa settant’anni, ben vestito, ma il suo abito non sembra nuovo. La sua è un’eleganza semplice, quasi modesta, l’impressione è che stia indossando qualcosa di acquistato in un lontano passato, magari in occasione di una cerimonia.
Io forse ho notato quest’uomo proprio per come è vestito. Fa caldo, eppure lui non accenna a togliersi la giacca scura. Sembra volersi mantenere adeguato, forse meglio dire: rispettoso.
E’ solo. Si ferma, guarda ancora Ponte Vecchio.
Memorie, ricordi di momenti felici o forse rimpianti… Posso solo provare ad immaginare cosa stia pensando.
E’ questo il luogo dov’è iniziato un amore ormai perso nel passato? Un posto visitato con persone care? Un punto dove tornare come in una sorta di pellegrinaggio? Oppure è la meta lontana, il viaggio sognato per tutta una vita: un meraviglioso obiettivo finalmente raggiunto?
Spesso la fotografia da sola non sa dirlo, ti dà solo lo spunto.
Poi tocca a te svilupparci la storia: consapevole o meno di farlo.
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In questo ed in qualche post precedente mi sono divertito in quella che mi piace chiamare “degustazione fotografica“: la ricerca di sapori ed emozioni partendo da uno scatto. Una ricerca “libera” e senza pretese, che lascia da parte vincoli tecnici, dettami accademici e regole precostituite della lettura fotografica più classica.
Se vuoi puoi contribuire a questo esperimento. Inviami testo ed immagine di una tua “degustazione”: può essere riferita ad una foto tua o di altri, oppure come hanno fatto alcuni lettori in passato, puoi indicarmi una tua immagine su cui cimentarmi a “degustare”. Ci proverò volentieri pubblicando poi il risultato (se presentabile).
🙂
One-Minute Masterclass
Posted in Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged AfghanGirl, contatto, emozione, feeling, fotografia, Magnum Photos, McCurry, National Geographic, National Geographic Society, persone, photography, rapporto, ritratto, steve mccurry, strada, street on 27/10/2011| 4 Comments »
“Don’t Forget To Say Hello”.
E’ in sintesi tutto qui il pensiero che ci trasmette Steve McCurry in un breve video che fa parte del progetto “One-Minute Masterclass” realizzato da Phaidon.
McCurry è uno dei fotogiornalisti e fotografi di strada più famosi del mondo. Membro dell’agenzia Magnum è l’autore del famosissimo ritratto della Ragazza Afgana reso celebre molti anni fa dal National Geographic, rivista con cui lavora ormai da tempo.
Per McCurry la fotografia di strada è il terreno su cui cogliere le opportunità più varie per entrare in contatto con persone di ogni angolo del mondo e realizzare ritratti intensi e suggestivi attraverso la creazione di un rapporto sincero tra fotografo e soggetto.
L’elemento del saluto è quindi per lui il biglietto da visita, la chiave per aprire la prima porta in modo rispettoso, cercando di porsi in modo il più possibile paritetico nei confronti della persona davanti all’obiettivo.
E’ un approccio alla fotografia di strada diverso da chi la interpreta alla ricerca di scatti rubati e situazioni spontanee dove il soggetto è totalmente inconsapevole. McCurry al contrario cerca il contatto e tenta di stabilire un dialogo con gli esseri umani che ha di fronte, quasi indipendentemente dalle barriere linguistiche che possono esistere.
Trovo molto bello questo punto di vista e ti consiglio questo minuto con Steve.
Il video è in inglese. A chi non è del tutto a suo agio con questa lingua consiglio comunque la visione… magari proprio immaginando di avere davanti questo signore con i baffi che racconta la sua storia a noi che con la nostra fotocamera siamo lì davanti, non comprendiamo bene la sua lingua ma… vogliamo fargli un ritratto.
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Quell’istante dopo la risata…
Posted in People, Photography portraits, tagged ansia, dialogo, emozione, espressione, essenza, feeling, fotografare, fotografia, People, persona, posa, rapporto, ridere, rigidità, risata, ritratto, soggetto, sorriso, tensione on 18/04/2011| 3 Comments »
Chi fa ritratti lo sa bene, succede spesso che le persone a cui chiediamo di posare trovino difficoltà nell’assumere espressioni naturali e rilassate. Questo è ancora più vero quando chi viene fotografato non è abituato a questa situazione, in pratica la quasi totalità dei casi, almeno per molti fotografi.
Quello con cui tipicamente ci si trova a lottare è la più o meno sottile ansia che coglie la persona davanti all’obiettivo. L’ansia genera una tensione che altera, in modo spesso sostanziale, le capacità espressive del soggetto.
La strategia che alcuni fotografi, anche famosi, seguono è quella di instaurare un dialogo con la persona che viene fotografata. Questo consente di allentare la tensione, abbassare l’ansia e le difese, riuscendo così a cogliere espressioni più vere e meno alterate.
Spesso in pratica è però molto difficile se non impossibile creare questo feeling, tipicamente perchè non c’è modo o tempo.
Nasce allora l’idea di ricercare o addirittura provocare uno sfogo di tensione che permetta di rivelare espressioni più naturali ed intense.
Come fare ? È abbastanza semplice. Per esempio che cosa c’è di più semplice di una bella risata per allentare la tensione?
Come quando davanti ad un film horror la risata scatta liberatoria alla prima occasione, ecco che proprio una risata può essere richiesta o stimolata dal fotografo per far rilassare il soggetto. Subito dopo la risata ci sono alcuni istanti in cui è possibile carpire delle buone immagini di un soggetto finalmente libero dall’ansia del ritratto.
La risata potrà essere anche non del tutto naturale, non ha molta importanza, perchè saranno i momenti subito successivi quelli in cui provare a catturare la vera essenza del nostro soggetto.
Concentrati e cerca quell’istante dopo la risata, scatta in abbondanza… non te ne pentirai.
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Ancora su fotografie e parole
Posted in Black and White, Candid portraits, Culture, People, tagged arte, bianconero, black, creatività, cultura, Culture, discussion, discussione, emozione, fotografia, freelance, Guatemala, importanza, Jonathan Moller, levare, omettere, opinione, parole, portfolio, storia, story, testo, text, title, titolo, white, words on 03/09/2010| Leave a Comment »
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Three women,
themselves survivors of the violence,
watch as the remains of relatives
and former neighbors
who were killed in the early 1980’s
are exhumed.
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Voglio tornare ancora sull’argomento del titolo e dell’importanza che le parole possono avere quando accompagnano una fotografia.
E’ stato molto interessante leggere i contributi e la bella discussione che ha accompagnato il mio recente post al riguardo ed ho deciso di voler aggiungere qualcosa, definendo ancora meglio il mio punto di vista sull’importanza del titolo e del testo quando questi accompagnano l’immagine.
La foto sopra è uno scatto appartenente al portfolio “Our Culture is Our Resistance”, un bel lavoro sulla situazione del Guatemala prodotto dal fotografo Jonathan Moller.
E’ un’immagine che con l’aggiunta del messaggio verbale portato dal titolo e dalla sua didascalia, assume un valore ed una carica emotiva molto superiore.
Non tutte le foto hanno bisogno di parole, ma una foto come questa ne viene così arricchita che sarebbe un gran peccato se il fotografo non le avesse messe.
Moltissime fotografie non sono solo mere immagini, sono essenzialmente delle storie. Ma se la storia non viene interamente raccontata da quello che è visibile si rischia di non cogliere la bellezza dell’opera nel suo insieme, magari proprio la bellezza che sta anche nel non far vedere.
Con la breve didascalia ecco che la fossa in cui guardano le donne, il loro legame con i corpi che vengono esumati, il luogo in cui ci troviamo ed anche la data, divengono elementi condivisi con l’osservatore e parte integrante dell’opera.
Non proprio tutte le fotografie raccontano una storia, ma almeno per quanto riguarda le opere che con l’immagine creano nella nostra mente l’emozione e la magia del racconto, credo che le parole siano un complemento, non sempre ma spesso, fondamentale.
Un elemento a cui credo che dovremo sempre più dedicare attenzione ed al cui riguardo anche impegnarci a coltivare una certa capacità creativa.
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Per chi volesse approfondire il lavoro di Jonathan moller il suo sito è : http://www.jonathanmoller.org/
Expression over perfection
Posted in Black and White, Culture, Flash shots, People, Photography portraits, tagged arte, blog, emozione, espressione, espressività, expression, fleeting, fotografia, fuggente, momento.moment, pega, perfection, perfezione, post on 07/07/2010| 3 Comments »

L&V - © Copyright 2009 Pega
E’ l’emozione che conta.
L’espressione di un sentimento o una sensazione.
Non importa se quell’immagine non è tecnicamente perfetta, se il fuoco o l’esposizione non sono come li avresti voluti, la fotografia è comunque viva, ha il potere di comunicare e prende forma assumendo una sua personalità.
Credo che la constatazione di quanto sia importante questa espressività, sia un’esperienza che accomuna chiunque si interessi di fotografia.
Ci sono scatti di grandi maestri che presentano innumerevoli difetti e grossolane violazioni di quelle che vengono chiamate “regole”, ma la loro carica espressiva è tale da spazzare via tutte le “distrazioni” tecniche per lasciare solo il posto all’emozione.
Qualche volta anche a tutti noi può succedere qualcosa di simile. Sono sicuro che è successo anche a te.
Non so se il merito si possa dare alla passione, alla preparazione o alla fortuna. Quel che è certo è che quando capita uno scatto che “vive” nonostante i suoi evidenti difetti… è una bella sensazione.
🙂
La distanza dal soggetto
Posted in Closeups, Culture, People, Street Photo, tagged blog, comunicazione, distacco, distance, distanza, emotion, emozione, fotografia, freddezza, pega, post, soggetto, subject, vicinanza on 23/05/2010| 1 Comment »
Hai mai pensato a quanto è importante la distanza che ti separa dal soggetto che stai fotografando? Quanto questa dimensione contruibuisca a ciò che la foto comunica?
Parlo della vicinanza fisica del fotografo a ciò che viene fotografato e non del risultato che si ottiene usando focali diverse.
La distanza effettiva è un elemento che in qualche modo influisce sul risultato della fotografia e rende assolutamente pertinente la famosa espressione “l’obiettivo osserva in entrambe le direzioni” .
Fotografare una persona da lontano non è la stessa cosa che farlo a distanza ravvicinata, non c’è teleobiettivo che possa sostituirsi alla componente fisica dell’evento.
Con questo non voglio dire che sia sempre e comunque meglio essere vicini al proprio soggetto, voglio solo sottolineare solo la differenza che c’è tra le due situazioni.
Da lontano si ha distacco, maggiore freddezza, minore coinvolgimento… con il teleobiettivo si è al di fuori della scena, è un’osservazione asettica, non ci si intromette, non si introduce alcun elemento di disturbo… il soggetto (naturalmente se è umano o animale) può essere inconsapevole e non tende ad attrarre o coinvolgere il fotografo nelle sue emozioni.
Tutto questo diviene presente nella fotografia, la caratterizza in un modo più o meno manifesto.
Da vicino si è invece “insieme” al nostro soggetto, partecipi della scena, coinvolti… con tutto quello che ne può conseguire. La foto a distanza ravvicinata obbliga il fotografo a manifestarsi, a rendere esplicite le sue impressioni, a farsi a sua volta osservare.
Anche quando il soggetto è una cosa inanimata, la foto a distanza ravvicinata ha un sapore diverso. Mentre si fotografa si percepiscono i dettagli, a volte suoni ed odori, si coinvolgono insomma anche gli altri sensi… e questo può rendere diverso l’atto del fotografare e quindi anche la foto stessa.
A volte fotografare da vicino è una piccola sfida, specie con se stessi e solo raramente ci si pente di averci provato.
Weekend assignment #6: una storia
Posted in Candid portraits, Culture, People, tagged artista, assignment, blog, emozione, foto, idea, interpretazione, osservatore, pega, racconto, storia, story on 17/04/2010| 5 Comments »
Per questo fine settimana voglio proporre un assignment dalle possibilità veramente molto ampie : una storia in una immagine.
Una foto, una singola immagine può riuscire a racchiudere in sè tutto un racconto, può far nascere e sviluppare, nella mente di chi la osserva, una sequenza di emozioni.
La storia raccontata da una foto è in realtà più nella mente di chi la guarda e la interpreta che non in quella dell’autore, ed è questo un aspetto tra i più affascinanti di questa forma espressiva.
In questi due giorni prova a fotografare cercando di raccontare una storia con una sola immagine. Cogli gli sguardi delle persone, i movimenti degli animali, i luoghi o le tracce di eventi accaduti. Prova qualche scatto che faccia nascere nella mente di chi lo guarderà, l’emozione di vederci un racconto.
Non è facile, ma potrebbe rivelarsi molto bello.
Poi, come ormai propongo sempre, se vuoi prova a pubblicare in un commento qui sotto il link alla foto sul tuo album online.
E’ divertente ed interessante condividere. E può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.
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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.