Ci sono foto che ci incantano, ci costringono a tornare ad ammirarle, a guardarle a lungo, studiando dettagli e particolari che emergono via via che si osserva. Per me un caso è questo scatto di Lewis Hine, il grande fotografo sociologo che usò la macchina fotografica come strumento di descrizione e denuncia della condizione dei lavoratori sfruttati, in particolare dei minori, negli Stati Uniti del primo novecento.
E’ uno scatto di strada, evocativo ed importante, dove il soggetto principale è il giovanissimo strillone che se ne sta in posa sbarazzina davanti all’obiettivo. Sottobraccio ha le copie dei giornali in vendita e confrontandolo con la loro dimensione, non è difficile capire quanto fosse piccolo.
Lo sguardo di questo newsboy (così erano chiamati i sottopagati ragazzini che vendevano i giornali per strada) è uno strano mix tra curiosità, impazienza e sfida. La testa è inclinata sotto al cappellino marchiato Coca Cola che lo protegge dal basso sole del mattino; una luce che disegna magnifiche ombre lunghe in tutta la foto.
La giornata è appena iniziata ma la New York del 1908 è già viva. Vari personaggi fanno da comparsa nell’immagine: un uomo ben vestito attraversa la strada seguito da altri due; alcune signore eleganti, insieme ad un bambino, sembrano far parte di un piccolo assembramento, forse una coda, di cui sono le ultime arrivate. Chissà cosa stava richiamando quelle persone, come chissà cosa stesse trasportando il carro trainato da cavalli che si vede al bordo destro dell’immagine.
Ci sono tanti altri dettagli in questa foto: dalla nitida cassetta del servizio postale americano marchiata “US”, alle insegne sfuocate visibili sulla facciata e sulle finestre del grande palazzo, ma c’è un dettaglio che li supera tutti. E’ l’ombra del fotografo: di Lewis Hine stesso con la sua macchina appoggiata sul treppiede, il braccio alzato ed in mano lo scatto flessibile. Sembra quasi di poterlo sentire mentre chiede al ragazzino di stare fermo.
E’ una Fotografia d’altri tempi, significativa e potente, che possiamo vedere, gustare e ripubblicare liberamente grazie al programma “Open Content” della fondazione Getty.
Archive for the ‘Photography portraits’ Category
L’ombra di Lewis Hine (reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, Street Photo, tagged bambino, Getty, giornali, Hine, novecento, ragazzino, strillone on 01/01/2018| 2 Comments »
Photoshooting a basso costo
Posted in People, Photography portraits, Technique, video, tagged low budget, luce naturale, photo shoot, pro, shooting on 27/12/2017| Leave a Comment »

Copyright Irene Rudnyk
Il Natale ti ha portato una nuova fotocamera o qualche fiammante pezzo di attrezzatura che ti piacerebbe subito provare con un bel ritratto?
Ecco un breve video in cui la fotografa Irene Rudnyk ci mostra il suo approccio a basso budget: uno shooting con attrezzatura minimale e luce naturale.
Lo studio è semplicemente una piccola stanza, l’illuminazione è fornita solo dalla luce che entra da una finestra, la modella è piazzata alla meglio, con i piedi appoggiati su dei cuscini e con due sedie che le sorreggono l’abito.
Eppure il risultato non è niente male, anzi lo considererei del tutto professionale.
Da guardare con attenzione e poi… provare.
🙂
Sette consigli per foto di gruppo
Posted in Culture, People, Photography portraits, Technique, video, tagged consigli, foto, gruppo, matrimoni on 24/12/2017| Leave a Comment »
Sembra facile realizzare una buona foto di gruppo, ed invece ciò che spesso viene fuori è uno scatto banale, noioso, il solito visto milioni di volte.
I gruppi sono un genere con cui molti professionisti devono, bene o male, fare i conti, specie chi lavora con le cerimonie.
Visto che siamo sotto Natale e forse anche tu sarai tra quelli che si troveranno nella più o meno desiderata posizione di fare una foto di gruppo, eccoti un video con sette validi consigli da parte di uno specialista del settore: Denis Reggie, un vero veterano con alle spalle oltre trent’anni di matrimoni!
Buona visione e… BUON NATALE!
Warhol ferito (reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged Avedon, cicatrici, ferito, reloaded, ritratto, warhol on 21/12/2017| Leave a Comment »
Era il giugno del 1968 quando Valerie Jean Solanas, una giovane scrittrice che aveva sottoposto un suo dramma teatrale ad Andy Warhol chiedendogli di produrlo, entrò nello studio dell’artista sparando diversi colpi di pistola. Ferì gravemente Warhol, mentre il suo curatore e compagno di allora Mario Amaya ed il manager Fred Hughes se la cavarono con poco.
Il manoscritto Up Your Ass, della Solanas lo aveva incuriosito ma anche sorpreso per quanto fosse pornografico. Warhol addirittura sospettò una trappola della polizia, con cui già aveva avuto problemi per la censura di alcune sue opere cinematografiche considerate oscene, decise quindi di metterlo da parte. Ma la Solanas lo rivoleva indietro. All’ammissione di Warhol di averlo smarrito e di non essere disposto a pagarle una somma di denaro, la situazione precipitò.
L’artista lottò tra la vita e la morte, poi sopravvisse per miracolo. Sottoposto a complicati interventi chirurgici, riportò postumi permanenti, rimanendo molto segnato anche a livello psicologico.
Nell’agosto del 1969 Warhol acconsentì alla proposta di Richard Avedon di ritrarlo nel suo studio, ad un anno da quel difficile momento, decidendo così di mostrare le sue cicatrici al mondo.
Il ritratto di Jack London (reloaded)
Posted in Black and White, History of photography, People, Photography portraits, tagged aneddoto, arte, Genthe, ritratto, tecnica on 07/12/2017| Leave a Comment »
Nel 1906 l’allora giovane ed ambizioso Jack London si recò a San Francisco nello studio del rinomato fotografo Arnold Genthe, con la precisa idea di farsi ritrarre da un artista affermato.
Una volta entrato e presentatosi, London si prodigò in una serie di complimenti del tipo: “Sei un bravo fotografo Arnold, un maestro, chissà che splendida macchina fotografica hai qui, la posso vedere? Deve essere una delle migliori disponibili visto che riesci a fare foto così belle…”.
Genthe non sembrò dare peso alle parole dello scrittore, lo fece accomodare nello studio ed utilizzando una delle sue normali fotocamere, realizzò alcuni ritratti, tra cui quello sopra, destinato a diventare una delle immagini più famose di Jack London.
Finita la sessione fotografica Genthe non seppe però trattenersi e salutando il giovane gli disse: “Ho letto i tuoi libri Jack, penso siano delle gran belle opere d’arte. Devi proprio avere una fantastica macchina da scrivere!”
🙂
La semplicità di Helmut (rld)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged arte, attrezzatura, creatività, semplicità, tecnologia on 29/11/2017| Leave a Comment »

David Bowie – Copyright Helmut Newton, 1982
La tecnologia spesso ci distrae, svia la nostra attenzione dal flusso creativo e ci rende ossessionati dall’attrezzatura o dai dettagli tecnici, quando invece dovrebbe supportarci e facilitare il nostro estro.
È frequente sentire fotografi che sognano un nuovo obiettivo o una nuova fotocamera, convinti che tale pezzo possa migliorare la loro fotografia. L’insegnamento di Helmut Newton ci dice invece che è la semplicità che dobbiamo cercare, focalizzandoci su ciò che è davvero importante e lavorando sulle nostre insicurezze, che non verranno certo risolte con l’acquisto di nuova attrezzatura.
Newton usava fotocamere ordinarie e dichiarò più volte di prediligere, specie per la street photography, impostazioni automatiche, lasciando alla macchina il “lavoro sporco dei dettagli tecnici” per concentrarsi completamente sulle opportunità di scatto che gli capitavano, sulle inquadrature e sul contatto con le persone.
Non c’è attrezzatura giusta o sbagliata, dobbiamo solo scegliere il setup più semplice che ci consente di fare le foto che vogliamo fare. Parola di Helmut.
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Selfie ai raggi X
Posted in Black and White, History of photography, People, Photography portraits, Technique, tagged fotografia, Meret Oppenheim, novecento, Raggi X, selfie on 20/11/2017| 2 Comments »

Self-Portrait, Skull and Ornament © 1964. Estate of Meret Oppenheim
Méret Oppenheim fu una delle artiste più versatili ed affascinanti del ventesimo secolo; pittrice, scultrice, modella ma sopratutto fotografa.
C’è chi la ricorda per la sua presenza nella famosa serie di fotografie di Man Ray “Erotique Voilée“, dove lei è alle prese con una pressa da stampa, nuda, macchiata d’inchiostro, incredibilmente affascinante. Per altri è l’artista che nel 1936, incoraggiata da Alberto Giacometti, partecipò alla prima esposizione di opere surrealiste con il suo Object, una tazza da tè rivestita di pelo, oggi esposta al MOMA di New York.
Ma chi si interessa di fotografia ricorda la Oppenheim per i suoi scatti, in particolare per alcuni interessanti autoritratti tra cui questo, realizzato nel 1964.
“X Ray photo” non fu mai stampata su carta fino al 1981 e l’idea dell’artista era di produrne solo venti copie su lastra, completate dal suo nome, la data di nascita e la data di morte prevista…
:-O
The O Project
Posted in Culture, People, Photography portraits, video, tagged arte, coraggio, creatività, femminile, intimità, orgasmo, progettyo, sesso on 09/11/2017| 6 Comments »

O Project – Copyright 2016, Marcos Alberti
Quando lo scorso anno proposi il “Wine Project” di Marcos Alberti come spunto per un weekend assignment, sentivo che l’estro di questo creativo fotografo brasiliano non si sarebbe fermato ai banali effetti dell’alcool. E così sono periodicamente tornato a visitare il suo sito fino a trovarci il “Progetto O”.
L’idea di base di Alberti è la creazione di sequenze fotografiche di ritratti che documentano un’esperienza. Un concetto semplice da concepire ma non certo da realizzare specie quando, come nel caso dell’O Project, ci si imbatte in un tabù.
Quello del sesso ed in particolare del piacere femminile è un campo fertile ma insidiosissimo per un fotografo, un terreno minato in cui si incrociano pregiudizi, ostilità e morbosità, ma è proprio qui che Alberti ha deciso di piazzare il suo treppiede, a documentare il prima, il durante ed il dopo del piacere femminile.
The O Project è un’opera che personalmente ritengo davvero molto difficile da affrontare, anche tenuto conto della comprensibile diffidenza e conseguente difficoltà a lavorare con soggetti che devono rendersi disponibili a mostrarsi in un momento così personale ed intimo.
Chapeau quindi a Marcos ma anche a tutte le modelle ritratte. Ed adesso? Direi che è il turno dei signori no?
E tu saresti disposto o disposta a farti ritrarre in un progetto come questo?
Qui sotto anche il backstage dell’O Project, in cui anticipo che nessun dettaglio morboso è mostrato anche se molto interessante comunque il riferimento finale al “partner tecnico” che ha supportato il progetto… 🙂 🙂 🙂
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Ezra Pound by Cartier-Bresson (reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged Ezra Pund, fotografia, Henri Cartier-Bresson, incontro, novecento, ritratto on 01/10/2017| Leave a Comment »

Ezra Pound – © Copyright 1971, Cartier-Bresson/Magnum Photos
Henri Cartier-Bresson andò a trovare Ezra Pound a Venezia, nel 1971.
Il poeta americano aveva ottantasei anni. Dopo aver incarnato il modernismo ed essere stato tra i protagonisti della poesia di inizio secolo, Pound aveva affrontato un periodo molto buio della sua esistenza, finendo per trascorrere parecchi anni in manicomio. Dimesso, si era stabilito in Italia.
Bresson ha raccontato in più occasioni questo particolare incontro con Ezra Pound, un incontro in cui ci furono pochi scatti ed ancor meno parole. I due si guardarono a lungo, molto a lungo, intensamente. Quasi come in una sfida, si osservarono e si studiarono per un tempo che Bresson stima intorno ad un’ora e mezza.
Un profondo e pesante silenzio. Pound non disse niente, HCB fece sette scatti tra cui scelse questo: intenso, drammatico, forse doloroso.
È una gran lezione di Fotografia.
Un poco oltre (o proprio fuori) dalla Fotografia
Posted in Culture, History of photography, People, Photography portraits, Technique, tagged arte, Australia, award, concorso, fotografia, premio, sputo on 31/08/2017| 5 Comments »
Alcuni giorni fa, un concorso australiano di ritratto fotografico ha assegnato un premio di ventimila dollari ad una foto fatta di graffi e sputo.
Non sto scherzando: il 2017 Olive Cotton Award è andato alla foto che vedi sopra, intitolata “Maternal Line”, di Justine Varga che l’ha realizzata facendo scarabocchiare sua nonna su un negativo 4×5 e chiedendole poi di sputarci sopra per lasciare tracce di saliva.
E’ un curioso caso di opera non fotografica che vince un concorso fotografico. Tu cosa ne pensi?
Prima che tu esprima un giudizio, ti invito a leggere lo “statement d’artista” dell’autrice, qualora possa aiutarti a formare una tua opinione.
“One day, not so long ago, I came upon my maternal grandmother hunched over a table, vigorously testing a series of pens by scribbling with each of them in turn on a piece of paper. Captivated by this busy repetition of gestures, so reminiscent of her character, I asked her to continue her task, but on a piece of 4 x 5 inch negative film. Having left these traces of her hand on this light-sensitive surface, she also, at my request, rubbed some of her saliva on the film, doubling her bodily inscription there. I then processed the film and printed it at large scale. A collaboration across generations, with her born in Hungary and me in Australia, the resulting image looks abstract but couldn’t be more realist; no perspectival artifice mediates her portrayal of herself or our genetic link, with both now manifested in the form of a photograph.”
Per me è un “No comment”.









