
Amore remoto – Copyright 2017, Pega
Quando ero piccolo mi capitava di veder uscire una coppia dal palazzo accanto a quello in cui abitavo. Un uomo ed una donna, che a me parevano molto attempati, ma che a pensarci ora avranno avuto ad esagerare una quarantina di anni.
Era evidente a tutti che si amavano, lo vedevi da come si guardavano, dalle piccole effusioni ed attenzioni che si scambiavano, ma sopratutto dalla gioia con cui prendevano il loro tandem e se ne andavano pedalando felici.
Per me, ancora bambino, erano una sorta di simbolo, rappresentavano l’idea stessa delle persone innamorate.
Ebbi modo di incrociarli per alcuni anni poi, crescendo, le mie abitudini cambiarono, forse anche le loro, e li persi di vista.
Non so dire bene il perché, ma il ricordo di quella coppia mi è sempre rimasto: una sorta di immagine quasi cinematografica dei due amanti sorridenti sulla bici a due posti.
Poi l’altro giorno, andando a trovare mio padre, ho scorto quel loro tandem in un angolo del cortile. Adesso è rugginoso e disfatto, un rudere evidentemente abbandonato da anni.
È stato uno strano momento triste. Non so niente di quelle persone o della loro storia, di come hanno passato gli ultimi decenni e se sono ancora tra noi, ma il tandem era lì ad indicare un passato ormai lontano.
E così adesso, insieme alle fotografie mentali dei due innamorati in bici, leggermente sfocate, delicate ed un po’ labili come e più di qualsiasi foto analogica, ho anche una foto digitale del loro tandem.
Devo dire che, nonostante la mia passione per la tecnologia, si tratta di un caso in cui propendo decisamente per le prime.