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Posts Tagged ‘sintesi’

Non sempre solo fotografia, oggi aggiungo anche una piccola ma concentrata dose di pittura.
Lo faccio proponendoti questo video realizzato da Chris Peck che ha creato una sorta di riassunto sintetico per immagini. È una sequenza che mostra in due soli minuti tutte le opere presenti in una collezione di dipinti esposta qualche tempo fa presso il Museum of Modern Art di New York, il MOMA.
È così che Chris ha esplorato un nuovo filone espressivo: lo sciroppo superconcentrato d’arte moderna.
Ed ora prendi una Xamamina e buona visione! 😀 😀 😀
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NASA Astronauts Photography ManualBeh, si lo confesso: volevo fare l’astronauta.
Mi andava a genio l’idea di essere sparato su un missile e farmi qualche giro in orbita per guardare il nostro pianetucolo da un punto di vista parecchio esclusivo…
Ma adesso che ho trovato questo, rimpiango proprio di non averci provato con più impegno! Si tratta del manuale preparato appositamente per insegnare agli astronauti a fotografare.
Accidenti: volare nello spazio e fotografare allo stesso tempo… sublime.

A parte le battute, eccoti un interessante documento che puoi scaricare qui in PDF. E’ un breve manualetto di sole 40 pagine con cui la NASA, insieme al fornitore ufficiale di fotocamere spaziali Hasselblad, insegna come si usa una macchina fotografica.
Il fatto che si tratti di fare foto nello spazio è quasi secondario, qui vengono insegnati i concetti di base (che poi sono tutto ciò che serve) e poco più, con una sintesi ed un’efficacia che solo la NASA sa avere…

In attesa di future opportunità di fare turismo spaziale è comunque una lettura preziosa per tutti: esperti e non esperti.

[fonte Universe Today]

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Art Lab

Art Lab - © Copyright 2011 Pega

Se c’è una cosa che mi affascina della fotografia è la sua potenziale capacità di sintesi.
E’ una caratteristica propria del mezzo e si basa forse proprio sulle tante limitazioni che strutturalmente definiscono una foto : dalla composizione che di per sè è una esclusione di ciò che nel fotogramma non entra, alla gestione del fuoco alla scelta e resa dei colori.

La fotografia è nativamente sintetica e questa affascinante capacità è a disposizione di tutti, ma non è sempre facile riuscire a sfruttarla.
Spesso infatti cediamo all’istinto di voler descrivere in modo ricco e completo ciò che vediamo e viviamo nel momento dello scatto, includendo elementi, dettagli e persone, alla ricerca di un’immagine descrittiva che sia il più possibile fruibile per l’osservatore.

Ma è quando si riesce a togliere, che vengono fuori le cose migliori. Credo che provare a fare foto in cui il dettaglio sintetizza l’esperienza, sia una delle cose più affascinanti che si possono sperimentare in fotografia.

La foto sopra, scattata durante l’ultimo Sharing Workshop è un piccolo esempio di quello che voglio dire. E’ un tentativo che, se non trovo completamente riuscito almeno considero sulla buona strada.
Non vi è traccia delle magnifiche persone con cui ho passato quella splendida giornata, nè dei tanti elementi che l’hanno caratterizzata. Ci sono solo alcuni oggetti, di cui uno solo perfettamente a fuoco…  quel dettaglio che in questo caso, per me, sintetizza l’esperienza.

🙂

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Wang Mo

Nella storia dell’arte orientale c’è una figura che trovo affascinante ed in qualche modo connessa con il processo creativo che a volte si percorre con la fotografia digitale. E’ il pittore e calligrafo Cinese Wang Mo.
Si narra che Wang Mo creasse le sue splendide opere raffiguranti paesaggi e scene naturali procedendo in due fasi. Nella prima si ubriacava, beveva fino ad arrivare a muoversi con difficoltà poi intingeva nell’inchiostro i suoi lunghi capelli e con questi iniziava ad imbrattare la tela. Continuava per pochi minuti alla fine dei quali cadeva addormentato.
Il mattino seguente, sobrio, esaminava gli scarabocchi generati la notte ed iniziava ad apporre pennellate, fino a trasformare quello che era un grezzo scarabocchio in un’opera d’arte.

Il parallelo che vedo con la fotografia digitale è nel fatto che sovente iniziamo a fotografare e la passione ci porta a fare tanti scatti, liberi da quelli che un tempo erano vincoli e preoccupazioni di costi di pellicole e sviluppo. A volte la grande quantità di immagini che produciamo ha il sapore di una piccola frenesia, di una sorta di ubriacatura.

Poi una volta a casa, davanti al monitor, c’è il secondo momento, quello della sobrietà. Si esamina il lavoro con calma e magari si “scopre” il particolare in uno scatto, ci si lavora e si fa qualcosa che ne trasforma qualcuna in un qualcosa che davvero ci piace e ci soddisfa.

E’ un processo creativo in due fasi: la prima sul campo quasi a raccogliere materiale grezzo, la seconda davanti ad un computer, a svolgere una sorta di processo di sintesi.
Si tratta di un approccio molto diverso da quello a cui si era portati con la fotografia analogica, dove gran parte della fase creativa era al momento dello scatto, cosa che costringeva ad una disciplinata previsualizzazione.

Non so dire se è meglio o è peggio ed in ogni caso non è sempre così. Probabilmente per qualcuno non lo è mai.
Quel che certo è che con il digitale a volte c’è davvero la sensazione di generare foto che nascono un po’ inconsapevoli, in due fasi, insomma un po’ alla Wang Mo.

🙂

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