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Lab Box by Ars ImagoCe l’hanno fatta i ragazzi di Ars-imago, intraprendenti appassionati che nel loro negozio a Roma hanno ideato Lab-Box: primo microlaboratorio di sviluppo fotografico portatile, utilizzabile senza bisogno di chiudersi in una camera oscura.
Ebbene, il loro progetto è stato totalmente finanziato su Kickstarter e diviene quindi realtà produttiva.
Te ne avevo già parlato qualche tempo fa in un post, raccontando di aver dato il mio piccolo contributo di microfinanziatore pre-acquistando uno degli esemplari di prima serie del prodotto. In effetti la campagna di crowfunding su Kickstarter è stata un successone e Lab-Box ha incassato oltre 650.000€, superando quindi il traguardo del mezzo milione di euro che serviva come base minima per dare reale avvio alla produzione.
I fondi in eccesso sono stati già impiegati per alcune migliorie già comunicate ai sottoscrittori e riguardano un termometro per controllare la corretta temperatura del processo di sviluppo oltre ad un comodo imbuto per gestire meglio il flusso di risciacquo finale.
Con Lab-Box, che poi altro non è che una scatola intelligentemente progettata per sviluppare sia rullini 35mm che 120mm, si possono usare vari tipi di processo tra cui la normale sequenza di reagenti, ma anche metodi più particolari come il bagno unico (Monobath), oppure sistemi più esotici come il Caffenol. Ma la novità è il poter effettuare tutta la lavorazione anche in piena luce, quindi praticamente ovunque.
I negativi sviluppati si potranno poi scansionare o stampare alla vecchia maniera, come sanno bene i crescenti appassionati di una fotografia analogica che sembra proprio attraversare una nuova giovinezza.
Bene, in trepidante attesa dell’arrivo del mio esemplare di Lab-Box, stimato per il prossimo settembre, ho iniziato a rispolverare le mie fidate fotocamere analogiche (tra cui la sempre cara “Condorina“) e a far scorta di pellicole.
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Art Lab

Art Lab - © Copyright 2011 Pega

Se c’è una cosa che mi affascina della fotografia è la sua potenziale capacità di sintesi.
E’ una caratteristica propria del mezzo e si basa forse proprio sulle tante limitazioni che strutturalmente definiscono una foto : dalla composizione che di per sè è una esclusione di ciò che nel fotogramma non entra, alla gestione del fuoco alla scelta e resa dei colori.

La fotografia è nativamente sintetica e questa affascinante capacità è a disposizione di tutti, ma non è sempre facile riuscire a sfruttarla.
Spesso infatti cediamo all’istinto di voler descrivere in modo ricco e completo ciò che vediamo e viviamo nel momento dello scatto, includendo elementi, dettagli e persone, alla ricerca di un’immagine descrittiva che sia il più possibile fruibile per l’osservatore.

Ma è quando si riesce a togliere, che vengono fuori le cose migliori. Credo che provare a fare foto in cui il dettaglio sintetizza l’esperienza, sia una delle cose più affascinanti che si possono sperimentare in fotografia.

La foto sopra, scattata durante l’ultimo Sharing Workshop è un piccolo esempio di quello che voglio dire. E’ un tentativo che, se non trovo completamente riuscito almeno considero sulla buona strada.
Non vi è traccia delle magnifiche persone con cui ho passato quella splendida giornata, nè dei tanti elementi che l’hanno caratterizzata. Ci sono solo alcuni oggetti, di cui uno solo perfettamente a fuoco…  quel dettaglio che in questo caso, per me, sintetizza l’esperienza.

🙂

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Art Lab

Art Lab – © Copyright 2011 Pega

In un post di qualche tempo fa provavo a stimolare l’espressione di opinioni personali circa la definizione di un elemento che in qualche modo sintetizzi l’essenza di una grande fotografia.
Una sorta di ingrediente fondamentale senza il quale l’opera non riesce, non si forma o comunque non esprime il suo massimo potenziale.

Naturalmente non mi potevo sottrarre a questo piccolo esercizio e così ho anche io espresso la mia idea dicendo che secondo me l’ingrediente fondamentale è la passione.

Credo che la passione sia l’elemento comune a tutte le grandi fotografie, un fil rouge che le lega invisibilmente nei decenni anzi  nei secoli. Un elemento che accomuna i fotografi nella storia, dai pionieri fino agli artisti digitali odierni.

Al confronto con una grande e profonda passione anche doti importanti come il talento o le capacità tecniche possono divenire solo elementi secondari perchè le motivazioni che essa può fornire aiutano l’artista a superare ogni possibile ostacolo.
E’ così che alcuni grandi maestri hanno espresso tutto il loro potenziale, spinti da una grande passione non solo per la fotografia ma anche e sopratutto per i loro soggetti.

Cosa sarebbe la fotografia senza la passione?

E tu hai mai pensato a quanto questo ingrediente conti per le tue foto e quanto questo si rifletta nella qualità e profondità dei tuoi scatti?

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Fran BobadillaTempo fa parlavo del luogo dove abbiamo svolto il terzo Sharing Workshop.
E’ il Wave Buba, un posto ricco di fascino, opere ed oggetti interessanti.
Un po’ laboratorio ed un po’ studio, ci si respira un’aria di grande libertà creativa.
L’ideatore di questo spazio è Fran Bobadilla, un artista eclettico e generoso che ci ha ospitati partecipando con curiosità alla nostra giornata di workshop fotografico e condividendo senza problemi i suoi spazi ma anche il suo approccio creativo.

Ho pensato di proporre a Fran una breve intervista qui sul blog, un’occasione per conoscerlo meglio ed apprezzare il suo stile essenziale e diretto.

Ciao Fran. Ci racconti come nasce la tua passione per l’arte?
Come tutte le passioni, non nascono, sono lì e si ribellano. Bisogna saperle ascoltare, assecondarle, coccolarle, castigarle e coltivarle.

Ma tu da piccolo cosa volevi fare da grande?
Da piccolo volevo fare il grande, e ora che comincio a essere grande voglio ritornare a essere piccolo.

Che definizione daresti dell’odierno Fran Bobadilla artista?
Un ciclone a tre velocità

Departures

Departures - Misto su tela @ Copyright 2010 Fran Bobadilla

In molti sono rimasti colpiti dal progetto Urban Buba ed i tuoi mobili-scultura. Ti senti più artista visuale o creatore di opere tangibili ed utilizzabili tutti i giorni?
Parto dalla pittura, senza preoccuparmi molto della meta.
Anche le opere bidimensionali possono e devono essere tangibili, vanno “utilizzate” per alimentare i sensi, vanno rilette e rivisitate per continuare a scoprire dei particolari.

Dicci qualcosa sul tuo processo creativo. Come nascono le tue opere?
Lavorando e sbagliando.

Hai qualche aneddoto da raccontare su cose che ti sono successe mentre eri in azione alla ricerca di qualche elemento o pezzo utile ai tuoi lavori?
Mi rimane qualche cicatrice, diverse ubriacature e un paio di pomeriggi in questura a dare delle spiegazioni mai comprese.

Che tipo di reazione ha il pubblico alle tue opere?
Non manca mai di sorprendersi.

Che tipo di rapporto hai con la fotografia?
Effimero, mi serve come ponte. Scatto continuamente, con digitale e diapo analogica, poi ritaglio di qua e di la. Tutte queste immagini entrano nel mio archivio separate in: architettura, corpi, piante, animali, oggetti e volti. Poi le stravolgo.

Bobadilla_4

Tea Time @ Copyright 2010 Fran Bobadilla

Cos’è che ti colpisce in una fotografia, che ti po di scatti ti piacciono e c’è qualche fotografo che ammiri in particolare?
Mi piacciono le fotografie che fanno rumore, sia scattate con previa elaborazione scenica che quelle sparate a raffica dirette al cuore.
Madoz mi annoia, con Bresson trattengo il respiro. Mi rilasso con Wolfgang Tillmans e mi viene l’acquolina in bocca con D. Hockney.

Durante lo Sharing Workshop ci hai mostrato una tecnica di trasferimento dell’immagine da fotografia alla carta. Vuoi parlarne per chi non era presente?
Meglio organizzare un altro workshop, la buona cuccina va assaggiata a caldo, dirlo qua sarebbe una vendetta.

Che progetti artistici hai per il futuro?
Uno grosso, tanto quanto alto (6 metri), pensato per eliminare (sostituire), per non veder più una opera che non riesco a buttare giù.

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Un grazie sincero a Fran per la grande disponibilità, l’ospitalità e l’entusiasmo dimostrati.
Puoi approfondire la conoscenza di questo artista anche attraverso il suo sito internet o, se ti è possibile, il suo atelier/laboratorio Wave Buba a Sesto Fiorentino.

Ed è proprio durante l’inaugurazione del laboratorio che è stato realizzato il video che puoi vedere qui sotto. Una piccola occasione per provare a respirare l’aria di freschezza e creatività che lo caratterizza.

Ti è piaciuta questa intervista ? Vuoi farne conoscere il protagonista anche ad altre persone ? Condividi questo  post su Facebook o Twitter semplicemente cliccando sul bottone qui sotto.

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Sharing Workshop #3Ebbene si, anche il terzo Sharing Workshop è andato !
Ci siamo proprio divertiti ma prima di tutto voglio ringraziare Fran Bobadilla  per averci messo a disposizione il suo atelier ed anche aver partecipato.
E’ stato un elemento fondamentale per l’ottima riuscita dell’evento.
SW3 creareFran è un artista di origine spagnola. Le sue creazioni vanno dalla pittura alla produzione di mobili-scultura che espone nel suo laboratorio, il luogo in cui appunto ci siamo ritrovati : un ampio studio multifunzionale ricco di fascino e di oggetti curiosi che si trova a Sesto Fiorentino, a due passi da Firenze.

Tra i partecipanti al terzo Sharing Workshop c’erano vecchie conoscenze dell’iniziativa ma anche facce nuove che subito hanno colto lo spirito che caratterizza questa idea : la voglia di provare a creare un’occasione di scambio reciproco di conoscenze ed argomenti.
E dunque come ormai tradizione, chi prima ha ascoltato si è poi messo in gioco per svolgere la sua parte di workshop. Le sorprese non sono mancate.

Si è parlato di emozioni nelle immagini e della loro lettura, di rapporto tra vecchio e nuovo in fotografia, dell’uso del flash, di Stanley Kubrick fotografo e delle sue meravigliose foto in bianco e nero.
SW3 creare 2Ma non è tutto. 
Guidati da Fran ci siamo anche spinti al di fuori della fotografia ed “imbracciando” forbici e bomboletta di solvente abbiamo sperimentato un’arte che per molti di noi era sconosciuta : il trasferimento delle immagini dalla foto alla carta, una forma espressiva di grandi potenzialità creative e fascino.

SW3 atelierDurante questa intensa giornata l’ambiente così ricco di stimoli ci ha più volte ispirati a provare diverse e divertenti serie di scatti che abbiamo realizzato sfruttando la luce ed i colori dell’atelier.
Difficile riuscire a spiegare a parole… forse riescono meglio le immagini che, oltre a quelle che trovi qui accanto, puoi trovare nel pool dell’apposito gruppo su Flickr creato appositamente per raccogliere le foto scattate durante questi eventi (cliccare qui).

Insomma è stato veramente un workshop come si deve, un’occasione per condividere, imparare e divertirsi.
Un grazie sincero a tutti partecipanti ed un arrivederci alla prossima edizione !

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Se sei interessato a partecipare ad uno dei prossimi Sharing Workshop scrivi a : sharingworkshop@gmail.com

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