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Posts Tagged ‘maestro’

Esattamente 108 anni fa nasceva uno dei fotografi più influenti e famosi della storia: Ansel Adams.
Credo che sia superfluo scrivere un post sulla vita e le opere di questo grande maestro ma in questo giorno voglio proporre un breve video come piccolo omaggio a questo straordinario protagonista della fotografia del ventesimo secolo… e chissà, forse anche del ventunesimo…

Buon Compleanno Ansel.

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Lo Zen e il tiro con l'arco

Lo Zen e il tiro con l’arco

C’è uno splendida lettura che più o meno tutti abbiamo fatto.
“Lo Zen e il tiro con l’arco” è un piccolo libro scritto da Eugen Herrigel, un professore di filosofia tedesco che scelse di imparare in modo classico l’arte del tiro con l’arco in Giappone, affidandosi quindi ad un “Sensei” : un maestro Zen appunto.

Herrigel ne ricavò una importante esperienza di vita, qualcosa che lo cambiò dall’interno e nel libro questa intensità c’è tutta.

E’ una lettura sovente suggerita da qualcuno che ne è rimasto giustamente affascinato o che comunque lo ritiene un piccolo gioiello da condividere.

Ritrovandolo su uno scaffale della mia libreria ho deciso di rileggerlo (e lo si fa in un’oretta dato che sono circa novanta pagine) provando a fare quello che con lo Zen si può praticamente sempre: modificare totalmente l’oggetto dell’arte di cui si parla in origine, mantenendo però intatta la filosofia… lasciando quindi inalterato l’approccio.

E così ho riletto il libro sostituendo la parola “arco” con “macchina fotografica” e “bersaglio” con “soggetto. Lo “scoccare della freccia” diviene il “far scattare l’otturatore” ed il “volo” di questa si trasforma nel concetto di “‘esposizione”.

E’ meraviglioso.
Te lo consiglio di cuore.

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Walker Evans

Walker Evans

C’è un fotografo che ha rappresentato uno dei punti di riferimento per il fotogiornalismo. E’ Walker Evans.

Nato a Saint Louis nel 1903, dopo gli studi ed alcuni tentativi di diventare scrittore, si dedicò alla fotografia ed in particolare al reportage.

Le sue immagini dei luoghi e delle persone colpite dalla Grande Depressione che negli anni ’30 si abbattè sugli Stati Uniti lo hanno reso famoso,  insieme alle foto che scattò a Cuba proprio durante la rivolta contro Machado 1933.

Le espressioni e le atmosfere colte ne fecero uno dei maggiori interpreti della cosiddetta “straight photography”, il movimento di “fotografia diretta” che nella prima metà del novecento gettò le basi per lo sviluppo del fotogiornalismo e della fotografia di reportage.

Bud Fields and his family, Alabama

Bud Fields and his family, Alabama - Copyright 1935 Walker Evans

I sostenitori della straight photography si proponevano una rappresentazione della realtà che fosse il meno possibile manipolata da tecniche o artifici, questo al fine di creare delle immagini che fossero in grado di trasmettere con realismo ed efficacia tutta la realtà e la drammaticità dei soggetti ritratti.

E’ proprio questo l’atteggiamento rilevabile nei reportage realizzati da Evans nell’America della Grande Depressione.
I luoghi e le persone sono ritratte con uno stile volutamente diretto, non mediato, spesso in un modo che non è difficile giudicare crudo.
Sta qui la sua forza, la sua capacità di scegliere i soggetti e le inquadrature in un modo che trasmette con forza all’osservatore tutte le difficoltà di quel momento.

Devo dire che io lo trovo assolutamente attuale.

Evans ha lasciato una traccia profonda e rimane tutt’oggi una costante fonte di ispirazione per tanti fotografi di reportage in attività.

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weston nude woman
Nudes – by Edward Weston

Edward Weston è stato uno dei più influenti artisti nella fotografia del novecento.

Nato nel 1886 nell’Illinois, si trasferì e lavorò in California come fotografo per cerimonie e lavori di ritratto, sviluppando nel contempo una vena creativa principalmente basata sull’effetto dello sfuocato artistico, “l’effetto flou”, ora frequentemente chiamato “bokeh”.

In questo periodo non mancarono premi e riconoscimenti del suo talento, come l’invito ad esporre nel vecchio continente al Salon of Photography di Londra.

Successivamente, dal ’23 al ’26 si trasferì in Messico per lavorare con Tina Modotti ed altri artisti con i quali inziò un percorso di totale discontinuità dalle sue esperienze stilistiche precedenti.
La sua nuova visione della fotografia era basata sull’uso della macchina fotografica come strumento per descrivere e catturare la vita in ogni suo aspetto, una visione che lo portò a fondare nel 1932, insieme ad altri fotografi tra cui Ansel Adams, il cosiddetto gruppo f/64 totalmente orientato al realismo.

Il nome f/64 faceva riferimento al valore di estrema impostazione del diaframma, volta ad ottenere enorme profondità di campo e quindi un’estetica assolutamente basata su perfezione tecnica e stilistica.

Questo stile rigoroso, quasi austero, era una sorta di reazione ad un modo di fare fotografia che aveva regnato nel primo ventennio del novecento specie tra i cosiddetti fotografi pittorici della california: uno stile spesso basato su manipolazioni e sfuocato, che il gruppo f/64 considerava ormai superato, sdolcinato, eccessivamente sentimentale. 

Weston dichiarò in varie occasioni l’importanza della fase di pre-visualizzazione della foto. Il fotografo doveva già “visualizzare la foto dentro di sé prima ancora di scattarla”.

Edward Weston morì nel 1958, lasciando una importante produzione di opere fotografiche ed una importante traccia nella fotografia del novecento.

Molte le pubblicazioni ed i libri che si possono trovare su Weston.
A mio parere molto bello “Forms of Passion”, una affascinante analisi e ricostruzione dell’artista scritto da Gilles Mora.

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Herbert Hoffmann

Herbert Hoffmann - © Copyright 2009 Pega (all rights reserved)

Prima di fargli questo ritratto non sapevo chi fosse questo simpatico signore, ma dopo averlo incontrato al 2009 Florence Tatoo Convention,  mi incuriosì ed andai a cercare informazioni.

Non conoscevo molto del mondo dei tatuaggi ma in rete non fu difficile trovare notizie perchè si trattava di Herbert Hoffman, il più anziano maestro tatuatore in attivià al mondo.
Le sue opere ed il suo approccio sono stati il punto di riferimento di moltissimi artisti ed anche ora che il mondo della body art si è così trasformato, è sempre amato e rispettato.
Se n’è andato ad oltre novanta anni, mantenendo una visione semplice e genuina del mondo dei tatuaggi, che ho trovato sintetizzata in modo saggio e sincero in alcune sue parole:

Chi è estraneo al tatuaggio spesso vede solo corpi deturpati o raramente abbelliti da tatuaggi incancellabili che evocano sofferenze fisiche e rischi di infezioni…ma per chi si tatua non è così. Nessuno si tatua per diventare più brutto,nè per masochismo!Chiunque si tatua, lo fa per dare a se stesso qualcosa di più:per essere più bello, per sentirsi e apparire più forte,più sexy,per dare sfogo a un dolore, un lutto,una gioia,un amore,per scongiurare una paura,un pericolo o per gioco…Ci si tatua per esprimere i sentimenti più seri e profondi e per quelli più superficiali e frivolie…perchè no?,per rivendicare il proprio diritto al gioco. Non ho mai incontrato qualcuno che si tatuasse per farsi del male!Spesso i tatuaggi che vediamo per strada non sono proprio bellissimi,questo però dipende dalla disinformazione a dal cattivo gusto dilagante,non da un intento autolesionista.Oggi sono brutti i vestiti,la moda,le automobili,le case,la pittura..e sono brutti molti tatuaggi…solo un’informazione corretta e libera da pregiudizi e luoghi comuni può insegnare a distinguere quelli belli da quelli brutti e aiutare a capire che un bel tatuaggio è un tatuaggio che ti rende più bello.

Parole dove l’arte, la passione e l’esperienza di una vita si fondono.
Cosa c’entra con la fotografia? Chissà, forse niente. O forse… molto…
Comunque sia, ciao Herbert.

🙂

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