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Arco lamp - Copyright 2009 Pega

Arco lamp – Copyright 2009 Pega

L’attraversare periodi di scarsa ispirazione con momenti poco creativi ed ancor meno produttivi, è un’esperienza che accomuna praticamente tutti gli appassionati di fotografia; forse si può dire che si tratta di un fenomeno condiviso da gran parte di chi produce forme d’arte.
Visto che anch’io spesso mi trovo in questa ricorrente fase, ecco che ti voglio riproporre una vecchia idea che sempre utilizzo: un semplice esercizio, che ritengo molto utile e valido.
Ecco come funziona: prenditi un’ora esatta di tempo, sessanta minuti in cui scattare un intero rotolino di foto. Hai una digitale? Bene allora considera che dovrai fare 30 o 40 fotografie. Il luogo sarà a tua scelta ma la caratteristica fondamentale è che deve essere di ridotta estensione. Diciamo che l’idea potrebbe essere quella di usare una stanza della tua casa. Se vuoi stare all’aperto va bene un piccolo giardino, l’orto o anche un angolo del tuo quartiere, ma molto circoscritto.
I soggetti saranno esclusivamente gli elementi, oggetti, persone o dettagli, presenti nel luogo scelto. Ogni soggetto dovrà essere ritratto in modo da permettere a chiunque di capire di cosa si tratta.
Pensa e studia ogni foto come se fosse destinata alla pubblicazione o all’esposizione… sei un artista e quello è il tuo modo di realizzare capolavori. Non fotografare un soggetto per più di una volta.

Tutto qua. E’ un piccolo esercizio ma incredibilmente stimolante, una specie di booster della creatività… provare per credere.
🙂

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Art ain't easy

Art ain’t easy – © Copyright 2009 Pega

Ti ispira l’idea di cimentarti in una piccola missione fotografica? Che ne dici di provare a scattare secondo un tema assegnato?
Il weekend assignment è una piccola tradizione di questo blog, e quello di questo fine settimana è dedicato all’arte di strada, in qualunque sua forma.
Non solo graffiti, le forme di street art sono tante: dalle sculture alle installazioni, dalle forme d’arte temporanee dei madonnari, alle modifiche creative ai cartelli stradali.
In questi giorni prova a dedicare qualche tuo scatto a queste espressioni artistiche; esci e fai qualche scatto con questa “missione in mente”, come se dovessi fare un micro reportage su questo fenomeno nella tua città.
Come sempre ti invito poi a selezionarne una e condividerla in un commento.
Buon weekend!

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Stupore trioculare - Copyright , Pega

Stupore trioculare – © Copyright 2011, Pega

Esiste la Fotografia Demenziale? Certo che esiste!
Sebbene vagamente demodé, esistono e sono tuttora vive, varie forme d’arte definibili come “demenziali”. Per esempio io sono cresciuto accompagnato da un sottofondo di Rock Demenziale, ma sono sicuro che anche tu hai avuto occasione di incrociare qualche forma espressiva di questo tipo: dalla comicità alla poesia, dal cinema alla musica; il demenziale arriva da un lontano passato ma non è mai stato di moda e forse mai lo sarà. Eppure oggi ti propongo proprio questo per il weekend assignment: la foto demenziale.
Spiegare cos’è in modo univoco non è facile, lo stesso Roberto Freak Antoni, storico fondatore e leader degli Skiantos, ne dette una definizione tutt’altro che chiarificatrice:

Demenziale può somigliare a “surreale” ma anche a “banale” e a non–intellettuale… Che sia una specie di post–dadaismo artigianale, imbastito da volonterosi Indiani Metropolitani? Che sia una specie di punk–rock ironico, sarcastico, un po’ caustico e un po’ barzellettaro? Una scopiazzatura simil–patafisica ? Il demenziale è un cocktail di pseudofuturismo, dada, goliardia, improvvisazione, performance a-logica, ironia da avanspettacolo, poesia surreale (soprattutto cretina) incidenti a caso, sciocchezze e gazzarra, paradossi a colpi di genio.

Dunque come svolgere questo assignment? Non c’è che un modo: nella totale libertà di esprimere il demente che abbiamo dentro!
😀 😀 😀

Buon fine settimana!

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Come al solito ti invito poi, se ti va, ad inserire il tuo scatto in un commento qui sotto. Condividere è sempre divertente.

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Helmut Newton selfieL’ormai onnipresente selfie, prima noto come “autoritratto”, non è una gran novità. La storia della fotografia è piena di fotografi che si sono auto-immortalati con la loro fotocamera e, sebbene non tutti abbiano raggiunto le vette di originalità di Meret Oppenheim, quasi tutti i grandi hanno prima o poi ceduto al potere egocentrico dell’autoscatto.
Oggi ti ripropongo un famoso scatto che tempo fa usai per dare il via alla rubrica dedicata ai selfie d’autore, che puoi trovare su questo blog.
In questa foto il mitico Helmut Newton, stranamente abbigliato con un impermeabile da esibizionista, si ritrae con la sua statuaria modella e… la moglie, Alice Springs, seduta ai bordi del set.
È un selfie davvero fantastico, non trovi?

🙂

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Cielo, mio marito!

Cielo, mio marito! – © Copyright 2011 Pega

Rieccoci con “l’assegnato fotografico”, la mia tradizionale e periodica proposta per provare qualche scatto “a tema” nel weekend. L’idea alla base di questa rubrica è che fotografare con in mente una piccola missione da svolgere, sia utile per far nascere nuovi spunti creativi.
Oggi il tema è potente, universale e multiforma: il piacere.
Esistono molti tipi di piacere, ognuno di noi ne ha un concetto personale, privato, difficilmente condivisibile fino in fondo. Certo è possibile parlarne, esprimersi ed anche mostrarne gli effetti ma è molto arduo confrontarsi data l’estrema soggettività del tema. E poi, il piacere ha nature diverse, può essere fisico e tangibile, legato ai sensi ed al nostro corpo, ma può essere anche solo mentale.
E’ dunque possibile fotografare il piacere? Che sia il proprio o quello degli altri, di sicuro ci si può almeno provare, affrontando questo tema molto liberamente, magari sforzandosi di non scivolare sul banale e piuttosto cercando l’ironia.
Lo so, stavolta è un assignment difficilissimo, ma forse proprio in questa sfida può stare il… piacere 🙂

Bene, come sempre, ti invito a condividere i tuoi scatti a tema e per farlo non hai che inserire, in un commento, il link al tuo album Flickr o a qualsiasi altra fonte che ospita le tue foto.

Buon divertimento!

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Monday morning

Monday morning -© Copyright 2010 Pega


Riecco il weekend assignment, questa sorta di “missione fotografica” periodica che ormai da molto tempo ti propongo.
L’idea di fondo è sempre la stessa: uscire e fotografare con in mente un compito assegnato, comportandosi un po’ come un reporter o un fotografo incaricato di svolgere un lavoro su commissione, da svolgere con creatività ed autonomia.
Per questo weekend il tema è apparentemente banale: le finestre.
La finestra è un soggetto facile ma per questo molto rischioso. Fotografando una finestra si rischia di cadere nel banale. Eppure è un elemento carico di possibili significati, proiezioni e letture.
La finestra rappresenta una chiusura ma anche una via di comunicazione, mette in contatto l’interno con l’esterno, permette il passaggio della luce e può consentire poi, a chi è fuori, di sbirciare dentro. Una finestra può essere nuova, magari moderna e colorata, oppure antica e suggestiva; in ogni caso è probabile che sia fotogenica, specie se coinvolge l’elemento umano.
In questo fine settimana trova la “tua” finestra, cerca inquadratura e composizione, gioca con le eventuali figure coinvolte nella scena e poi scatta qualche fotografia cercando un significato tuo.

Come sempre ti invito poi ad inserire la tua immagine in un commento a questo post. Condividere è divertente e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Un uomo libero - © Copyright 2015 Pega

Un uomo libero – © Copyright 2015 Pega

“Anno nuovo vita nuova”, come sempre i primi giorni dell’anno sono quelli dei buoni propositi e del “tentativo” di fare ordine tra files e cartelle dell’anno appena concluso, quindi è proprio il momento giusto per ripercorrere gli ultimi dodici mesi attraverso gli scatti che si sono via via realizzati durante l’anno.
Se non l’hai mai fatto ti invito a seguirmi in una piccola tradizione, una sorta di semplice rito propiziatorio per il nuovo anno fotografico, che consiste proprio nel chiudere il vecchio 2015 con la scelta di un’immagine da considerare come la tua preferita.
Scrivo preferita perché non credo che qui sia importante la riuscita tecnica o il successo di visite, la tua preferita 2015 deve essere la foto che sceglieresti se ti fosse concesso di salvarne una sola tra tutte quelle realizzate nell’anno appena trascorso.
Dato che non posso esimermi dal farlo per primo, ecco la mia: questo ritratto che ho fatto a Firenze ad Oliviero Toscani è la mia foto preferita di un 2015 in cui, ancora una volta, ritengo di aver scattato poco e male.
È uno scatto a cui tengo innanzitutto perché è un ritratto, un tipo di fotografia a cui avevo deciso di volermi dedicare di più, specie alla ricerca di immagini create alla maniera del ritratto fotografico classico, quindi con il soggetto pienamente consapevole di essere fotografato. E poi è una foto fatta ad un personaggio che stimo molto per il suo talento ed i suoi punti di vista sempre molto radicali e fuori dagli schemi, un personaggio un po’ ostico e non facile da “far mettere in posa”.

Ecco, questa è la mia scelta. Un esercizio che ti invito a provare seguendo tuoi criteri personali e soggettivi, a conclusione di questo anno di fotografie.
Se ne hai voglia inserisci pure il link alla “tua preferita 2015” in un commento a questo post.

E… BUON 2016!

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Una passeggiata con gli amici

Una passeggiata con gli amici – © Copyright 2008 Pega

Obiettivi, flash, treppiedi ed aggeggi vari. Si parla tanto di quali elementi siano i più indispensabili nella borsa del fotografo, ma ce n’è uno che, sebbene non venga mai considerato, è forse il più importante. Non tutti se ne rendono conto ma c’è un “accessorio” (o forse sarebbe tecnicamente più corretto chiamarlo “consumabile”) che è senz’altro il più prezioso di tutti: è il tempo.
C’è qualche raro fortunato che ne ha in abbondanza, ma per tutti gli altri invece scarseggia, ed il bello è che il tempo è qualcosa di intimamente legato alla fotografia perché è anche uno degli elementi di impostazione della foto stessa, pensaci bene.
Lo scatto ha proprio nel tempo di esposizione un parametro chiave che influisce direttamente non solo sull’immagine realizzata, ma anche sull’atteggiamento del fotografo.
Cerco di spiegarmi meglio. Pensa a quanto è diverso scattare al volo una raffica da 1/1000 oppure piazzare il treppiede per una lunga esposizione, magari di minuti o ore, con una macchina grande formato, una pinhole o la tua digitale con i filtri ND. Pensa poi all’importanza che ha il concetto del tempo nella fotografia di eventi che vanno colti con precisione e che magari non si ripeteranno facilmente.

Prendersi il tempo necessario è importante. Prepararsi, posizionarsi, comporre e scattare facendo attenzione ai dettagli, tutto questo anche quando poi l’esposizione dura solo una frazione di secondo.
E poi il tempo per valutare il proprio lavoro, per la postproduzione in camera oscura o digitale, il tempo per portare all’attenzione degli altri le proprie foto o anche il tempo necessario a raggiungere i luoghi o le persone che si vogliono fotografare.

Non so se avevi mai considerato il tempo come un accessorio o un prezioso consumabile in fotografia, ma a pensarci bene è proprio un po’ così.

🙂

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Oliviero Toscani - © Copyright 2015, Pega

Oliviero Toscani – Copyright 2015, Pega

Per questo weekend ti propongo un tema che non riguarda il cosa o il come, ma il modo in cui il fotografo opera.
La questione di chiedere ed ottenere il consenso da parte delle persone che immortaliamo, o anche di chi gestisce i luoghi che vogliamo rendere oggetto delle nostre attenzioni fotografiche, è un argomento che mi sta a cuore. Il tema che ti propongo per questo fine settimana è quindi: scattare chiedendo il permesso.
Siamo abituati a vagare con le nostre fotocamere o smartphone, fotografare ogni cosa e divertirci con le immagini, ma siamo sempre sicuri che i nostri soggetti siano d’accordo con questa visione? Li stiamo rispettando?
Personalmente sono convinto che sia molto importante comunicare al soggetto le nostre intenzioni e, sebbene non la trovi mai una cosa facile, temo si tratti di una sorta di obbligo. Non parlo di autorizzazioni o model release firmati, in molti casi basta anche solo un cenno o un gesto di intesa.
E’ vero, molti sostengono che questa visione penalizza la spontaneità di certi scatti ma è pure vero che il consenso si può anche chiedere dopo, ed è una cosa che nell’era dei social e della condivisione globale delle immagini, potrebbe rappresentare un indispensabile parametro di educazione.
Insomma ci stai a fare qualche foto chiedendo il permesso in questo questo weekend? Facendolo di proposito, come esercizio insomma? Se ti va, ti invito poi a condividere qui il link al tuo scatto “acconsentito”.
Buon fine settimana!

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Pega's backpack

Lo zainetto di Mary Poppins – © Copyright 2013, Pega

Sarà perché in questo fine settimana parteciperò ad una photowalk e quindi avrò una bella occasione per sbirciare con cosa portano l’attrezzatura gli amici, il fatto è che il tema mi incuriosisce da sempre, ed è questo che voglio proporti per l’assignment di oggi: la borsa dell’amico fotografo.
Che sia uno zainetto, una borsa, o qualsiasi altro contenitore, si tratta di un tema semplice ed anche sociale. Niente di concettuale stavolta, solo la pura e semplice realtà che accompagna ogni appassionato di fotografia.
Per questo esercizio, che di fatto è uno still life, ti puoi sbizzarrire con location, sfondi o altro, ma la mia proposta è di cercare una composizione che includa anche i tanti accessori che, in genere, popolano tasche ed anfratti delle borse fotografiche.
Con le loro peculiarità, i contenitori con cui portiamo la nostra attrezzatura sono un soggetto di tutto rispetto, che incuriosisce e dice molto sul loro proprietario.
In questo weekend cerca dunque una “vittima” a cui chiedere la collaborazione per immortalarne borsa ed accessori. Dopo, se ti va, posta la tua foto in un commento, magari con qualche dettaglio su soggetto e contenuto. Sarà divertente.

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