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Posts Tagged ‘critica’

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Ipotiposi - © Copyright 2009 Pega

Hai mai provato a porgere una tua foto ad una persona chiedendo apertamente di dare un parere su quel tuo lavoro? Intendo un parere approfondito, una lettura, non solo un “mi piace” o “non mi piace”.
La cosa in genere si dimostra interessante, in particolare se si tratta di foto relizzate con intento creativo, quando insomma le immagini hanno una certa velleità artistica tesa a trasmettere un qualche messaggio.

Quello che succede è un fenomeno curioso: l’osservatore tende, indipendentemente dalla sua propensione o meno all’atteggiamento critico, ad iniziare a proiettare emozioni e contenuti sulla tua fotografia.
Il risultato di queste proiezioni è poco prevedibile ma sempre molto legato a quello che è l’Io dell’osservatore stesso, alle sue esperienze, alla sua cultura ed al suo stato d’animo in quel momento.
La persona, in sintesi, proietta se stessa nella tua foto e la foto si comporta come uno specchio in cui essa si studia, in genere senza nemmeno accorgersene.

E’ un esperimento interessante, specie se si ha l’opportunità di farlo con persone dalle esperienze, età e culture diverse dalle proprie.
Provaci o raccontami se hai già sperimentato in proposito.

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Ancora un altro autunno

Ancora un altro autunno - © Copyright 2010 Andrea Picchi

Una foglia caduta su un vetro appannato.
La pioggia che crea striature e strane forme quasi in rilievo…
Un gioco di chiaroscuri che cattura l’attenzione dell’osservatore.

E’ una foto di Andrea Picchi, amico lettore del blog che mi invita a provare anche con una sua immagine, quello che mi piace definire fotodegustazione : un modo di guardare le fotografie alla ricerca di elementi e sensazioni che emergono osservandole con calma, magari a lungo, proprio come si stesse degustando un vecchio liquore. 
E’ un esercizio che non vuole essere una critica ma solo un modo diverso e creativo, magari divertente, di avvicinarsi al lavoro di un fotografo, cercando nuove proiezioni e significati.
Ognuno può “sentire” sapori ed aromi diversi ed i risultati possono essere imprevedibili 🙂 

Questa immagine mi ha colpito subito per le sensazioni secondarie che sembra trasmettermi.
La foglia, ormai ingiallita e morente è poggiata su una superficie grigia, rigata e irregolare.
E’ la vittima di un crudele delitto, abbandonata su un marciapiede o un selciato.
Una sinistra macchia scura le si estende accanto, come se fosse il sangue che l’ha abbandonata. E’ la linfa, il colore di cui la foglia risplendeva fino a così poco tempo fa, che si è disperso lasciandola ora senza vita.
La pioggia scende decisa e sembra quasi lavare via quella macchia, proprio come nella scena di un film giallo, in cui è fin troppo facile intuire il colpevole citato nel titolo, ma anche il mandante.

Beh, è evidente che si tratta di un’interpretazione del tutto personale e un po’ noir di questa immagine che trovo bellissima e per certi versi struggente, completata da un dettaglio che la rende stupenda anche dal punto di vista compositivo : quel particolare tratto nel quadrante alto destro, che sembra quasi una firma. Il segno distintivo di un artista di talento.

Complimenti Andrea. Gran scatto.

—-

Ti piacerebbe vedere “fotodegustata” una tua foto ?
Bene, scrivi a pegaphotography@gmail.com allegando una tua fotografia o il link ad una immagine di tua produzione che vorresti essere pubblicata e analizzata qui.
La posterò volentieri con un mio tentativo di degustazione aperto ai contributi di chi vorrà partecipare con commenti ed osservazioni.

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Bass Guitar player by Pega

Bass Guitar player - © Copyright 2008 Pega

Può sembrare una banalità ma non lo è…
Se chiedi ad una persona che scrive qual è la cosa più importante per uno scrittore, quale attività più aiuta a sviluppare il talento di saper creare testi interessanti, originali e coinvolgenti, la risposta sarà sempre la stessa: leggere.

Qualcosa di analogo capita quando si parla con chi vive di musica. L’ascolto di una varietà di generi ed il costante contatto con le opere e la produzione altrui, sono il tipico atteggiamento di chi poi trasforma in prodotti musicali la propria vena creativa.

Per le arti visive, e quindi anche per la fotografia, è esattamente lo stesso.
E’ sì importante formarsi tecnicamente ed acquisire le basi per essere in grado di utilizzare con abilità i nostri strumenti, ma altrettanto fondamentale è l’attività di continua “alimentazione” della nostra creatività e capacità di critica attraverso l’osservazione del lavoro altrui, in particolare di ciò che è reputato di livello eccellente, meglio se nel settore che più ci interessa.

Insomma… vuoi essere un bravo fotografo di ritratti? Devi studiare con costanza il lavoro dei grandi del ritratto. Ti interessano i paesaggi o la fotografia naturalistica? Devi assolutamente seguire ed approfondire con regolarità la produzione dei massimi esponenti di questa specialità.
La regola vale per qualunque altro filone fotografico. Le fonti non mancano. Mostre, esposizioni, libri, riviste ed ovviamente internet… ci sono infinite possibilità.

Nonostante questo, che in effetti può anche apparire banale, mi è però capitato più volte di rilevare che, tra gli appassionati di fotografia, questa “voglia” di studiare il lavoro altrui non è così diffusa.

E tu quanto eserciti questa attività di “lettura fotografica”?

🙂

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Sharp shadow on worker

Sharp shadow on worker – © Copyright 2009 Pega

Quante volte si rimane delusi quando un commento ad una nostra foto è semplicemente del tipo “bella”, “brutta”, “mi piace”, “non mi piace”….
Non parlo solo di quello che avviene su piattaforme di photosharing come Flickr, dove l’agglomerarsi di commenti più o meno sinceri è parte del gioco, parlo soprattutto di quello che ci viene detto “dal vivo” dalle persone a cui mostriamo una foto.
A volte un commento di questo tipo, anche se apparentemente positivo può proprio deprimere.
Come fare per cambiare questa situazione in un’occasione di riscontro costruttivo?
Credo che una possibile via stia nel provare ad approfondire un poco le impressioni che la persona che abbiamo davanti ha realmente ricavato dalla foto.
Ad esempio potremo chiedergli: “Che cos’è in particolare che ti piace/non ti piace in questa foto?”, “Che sensazioni o emozioni ti trasmette?”, “A cosa ti fa pensare?”.
Sono domande che dovrebbero spingere ad esprimere meglio i motivi del giudizio ed aiutarci a capire se e quanto poter far tesoro di una critica o gioire di un complimento.
Non è comunque un qualcosa di facile.
Molto spesso i commenti degli altri sulle tue immagini ti diranno molto di più su chi sono i tuoi commentatori che non sul reale valore della tua fotografia.

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Gallo Cristallo

Gallo Cristallo - © Copyright 2009 Pega

Prendi un bambino, un bambino che sa a malapena camminare e mettigli in mano il necessario per dipingere.
Inizierà a tracciare dei segni su quel foglio, passerà il pennello sulla carta fino ad esaurire l’inchiostro, poi lo intingerà di nuovo, continuando a tracciare dei segni.
Poi forse deciderà di provare un altro colore e traccerà altri segni.
E ancora.

Non ne verrà fuori un capolavoro di tecnica, ma per lui quella sarà una sua creazione, una sua forma espressiva nata senza vincoli o timori di giudizio. Sarà una sua opera; l’opera di un artista.

E’ vero. Da piccoli siamo tutti artisti, si tratta della nostra natura. Ogni occasione è buona per lasciare il proprio segno, per dichiarare “Ecco questo l’ho fatto io. E’ una mia creazione”.

Poi arrivano le regole, i paragoni, la razionalità, la critica. E piano piano iniziamo a perdere la capacità di saperci esprimere in modo totalmente libero.
E’ un percorso in cui con le esperienze e l’apprendimento formiamo un reticolato di parametri che imbriglia il nostro istinto di artisti naturali… Per qualcuno questa è la strada per una crescita artistica che può arrivare a livelli altissimi, per molti altri è la perdita della capacità di saper liberare la propria vena creativa. C’è l’inibizione, la paura di creare. Il terrore della critica.

Ma quel bambino è ancora in te.
Pensaci.

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Dissenso generazionale - Copyright 2009 Pega
Dissenso generazionale – Copyright 2009 Pega
Art ain’t easy… but autocritic is way harder…
Come riuscire ad essere costruttivamente autocritici?

Ragionando sul valore comunicativo ed emotivo che si può attribuire ad una propria fotografia in modo indipendente dall’opinione degli altri, mi sono trovato a pensare a che processo seguire per dare un giudizio artistico il più possibile “meditato” su alcuni miei scatti.
Il fine di questa sorta di “valutazione” è quello di sviluppare un maggiore senso critico nello scegliere a quali foto dedicare maggiore attenzione in termini di trattamento e successiva eventuale stampa o pubblicazione su web.
Non mi è risultata cosa facile perchè, ovviamente, essendone io il creatore tendo naturalmente a dare alla foto una interpretazione ed un valore che non sono per niente assoluti o forse nemmeno condivisibili con gli altri.
Ho comunque provato a raffinare un semplice criterio che si basa sul fondamento che la foto deve essere interessante e “funzionare”, da tre punti di vista.

Tre pilastri che “sostegono” la foto.

Il primo è il punto di vista del fotografo stesso. Se non sono soddisfatto io della foto è inutile andare avanti. Devo sentire che in qualche modo l’immagine ha per me un significato, mi trasmette qualcosa, insomma “funziona”.
Il mio punto di vista di osservatore del soggetto ripreso deve essere soddisfatto in termini estetici, tecnici ed emotivi.

Il secondo punto di vista è quello del soggetto ritratto. A qualcuno potrà sembrare un’assurdità specie nel caso dei soggetti inanimati, ma la mia tendenza è quella di personificare comunque il soggetto ed immaginarne il punto di vista come elemento fotografato. Spesso si sente dire che in fotografia il fotografo guarda il soggetto attraverso l’obiettivo ma il soggetto guarda il fotografo attraverso la stessa lente. E’ proprio questo che intendo. In qualche modo ci deve essere una reciprocità. Una storia sostenibile e percepibile, che renda il punto di vista del soggetto interessante e caratterizzante questo aspetto della foto.

Terzo ed ultimo punto è quello dell’osservatore, del fruitore della foto… del pubblico insomma.
Dal suo punto di vista l’osservatore finale cosa troverà nella foto ? Se la foto ha un senso solo per i primi due elementi di questa analisi ma non per il terzo, la foto non funziona comunque. E’ il caso di scatti che hanno un grande significato emotivo per chi li ha scattati ma nessun messaggio per un estraneo che vede quella foto.

Tutto questo è una mia visione personale, una sorta di processo di valutazione che prova ad essere, se non oggettivo, almeno bilanciato e rispettoso di quelli, che nella mia idea, sono gli altri soggetti coinvolti.

Non nascondo che esiste in me la curiosità di sapere quali invece sono i processi che altri seguono per fare una simile valutazione. Quindi, rifacendomi ad un precedente post, non escluderei che la mia domanda ad un fotografo che stimo, nell’ipotesi provocatoria di poterne fare una soltanto, potrebbe essere proprio :  “come valuti il valore artistico e comunicativo di una tua foto”?

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