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Posts Tagged ‘lettura’

GilardiC’è un breve libretto sulla fotografia su cui voglio provare a scrivere qualche impressione. Si tratta di “Meglio ladro che fotografo” di Ando Gilardi, recentemente scomparso, figura sicuramente nota a chi si interessa di fotografia.
L’ho trovato una lettura nel complesso interessante e consigliabile ma devo anche dire che non è un’opera che entra tra le mie favorite.
E’ il tentativo di analisi sull’arte della fotografia dal punto di vista dell’autore e si sviluppa come un dialogo, riprendendo uno strumento letterario ben collaudato a cui Gilardi si richiama qualche volta anche nel testo stesso, citando appunto Galileo.
In questo dialogo, che in alcune fasi potrebbe essere meglio descritto come un’intervista, vengono affrontati molti temi, tutti visti sotto la luce particolare di una visione molto personale e spesso anche originale dell’autore.
Da cenni sulla storia recente della fotografia e all’importanza dell’avvento del digitale, alle esperienze di vita vissuta come fotografo professionista, il libro si sposta su molti argomenti, toccandoli spesso con uno stile ed un’ottica particolare ed un linguaggio piuttosto diretto.
Leggendo ho avuto però, più di una volta, l’impressione che si stesse saltando di palo in frasca, senza sviscerare bene alcuni passaggi che lo avrebbero meritato e lasciando quindi al lettore la sensazione di una eccessiva mancanza di pragmatismo, qualche volta anche condita di una certa autoglorificazione non sempre ben celata dietro ad un tono ironico.
E’ comunque molto bella a mio parere la parte finale, dove vengono mostrati e brevemente raccontati alcuni scatti realizzati dall’autore in Italia nel periodo del dopoguerra. Alcuni davvero degli di nota.

Insomma, un libro che non metto nella mia personale “hall of fame” ma che credo di poter consigliare comunque, specie perchè nel panorama letterario italiano che copre la fotografia non è proprio facile trovare testi con una così spiccata indipendenza di vedute ed un linguaggio così diretto.

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Lo Zen e il tiro con l'arco

Lo Zen e il tiro con l’arco

C’è uno splendida lettura che più o meno tutti abbiamo fatto.
“Lo Zen e il tiro con l’arco” è un piccolo libro scritto da Eugen Herrigel, un professore di filosofia tedesco che scelse di imparare in modo classico l’arte del tiro con l’arco in Giappone, affidandosi quindi ad un “Sensei” : un maestro Zen appunto.

Herrigel ne ricavò una importante esperienza di vita, qualcosa che lo cambiò dall’interno e nel libro questa intensità c’è tutta.

E’ una lettura sovente suggerita da qualcuno che ne è rimasto giustamente affascinato o che comunque lo ritiene un piccolo gioiello da condividere.

Ritrovandolo su uno scaffale della mia libreria ho deciso di rileggerlo (e lo si fa in un’oretta dato che sono circa novanta pagine) provando a fare quello che con lo Zen si può praticamente sempre: modificare totalmente l’oggetto dell’arte di cui si parla in origine, mantenendo però intatta la filosofia… lasciando quindi inalterato l’approccio.

E così ho riletto il libro sostituendo la parola “arco” con “macchina fotografica” e “bersaglio” con “soggetto. Lo “scoccare della freccia” diviene il “far scattare l’otturatore” ed il “volo” di questa si trasforma nel concetto di “‘esposizione”.

E’ meraviglioso.
Te lo consiglio di cuore.

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Heaven or Hell

Heaven or Hell - © Copyright 2008 Pega

Non so se hai avuto modo di provare quello a cui accennavo nel precedente post di questa serie “degustazione (phototasting)”.
Suggerivo un piccolo esperimento : fare l’esperienza di osservare a lungo una foto, studiarla per qualcosa come trenta minuti… una vera e propria seduta di fotodegustazione… qualcuno forse penserà.. fotomeditazione…

Oggi ho un’altra proposta, una cosa apparentemente contraria, qualcosa che però, sottolineo, dovrebbe essere provato solo dopo quel primo esperimento di natura così meditativa.

Ecco qua. Si tratta di affrontare un lungo e duro lavoro : visionare con criterio 5.000 (cinquemila) fotografie.

Non è ovviamente un’impresa che si possa fare in un pomeriggio, non avrebbe senso. Prendilo invece come una sorta di progetto, impegnandoti a completarlo in un lasso di tempo ben determinato.
Vuoi farlo in un anno ? Saranno circa 20 foto al giorno. Sei mesi ? Più o meno quaranta al giorno.

Scegli le tue immagini da qualunque fonte ti piaccia. Vanno benissimo libri di fotografia, riviste, il web, i social network, i giornali, periodici, quello che vuoi. Migliore la qualità di questo flusso di immagini, tanto meglio sarà.

Per ogni foto esamina le carattersitiche dello scatto, la composizione, la luce, lo sfuocato, l’atmosfera , l’effetto reso, se ti trasmette emozioni e perchè.

A differenza del precedente esperimento non si tratta di passare tantissimo tempo con ogni foto ma questo non vuol dire dare solo un’occhiata fugace, non servirebbe a niente.
Studia bene ogni foto, cerca di capire come il fotografo ha ottenuto l’effetto e come faresti tu a fare uno scatto del genere.

E’ un esercizio fenomenale.
Tel’assicuro.

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Hyères_1932

Hyères 1932 - Henry Cartier-Bresson

In un post di alcuni giorni fa parlavo di come anche per le immagini sia possibile parlare di “degustazione”.

A questo proposito mi è capitato di leggere di un fenomeno che è quasi paradosale. In un recente esperimento è stato preso un campione di alcune migliaia di visitatori di un importante museo d’arte fotografica ed il loro tempo di permanenza all’interno della galleria. Il tempo medio è poi stato diviso per il numero di opere esposte e cosa ne è venuto fuori ? Il visitatore medio osservava le foto per un tempo medio di meno di due secondi.

E’ ovvio che è solo un esperimento, un esempio…. ma fermiamoci un attimo. Quanto tempo dedichiamo realmente all’osservazione ed allo studio di una foto che ci colpisce ? Quanti “secondi” impieghiamo a “gustare” un’immagine su Flickr prima di commentarla ?

Il tempo è un fattore chiave. Il nostro cervello ha bisogno di tempo per approfondire, per elaborare e capire quello che c’è sotto lo strato superficiale dell’immagine.

Come per la musica, la “degustazione” passa attraverso un esame attento e ripetuto. Quello che per un pezzo musicale è il riascolto, per la fotografia sarà un’osservazione per un tempo adeguatamente lungo.

Facciamo insieme un esperimento : prendiamo una foto che ci piace moltissimo. Ad esempio l’opera di un grande maestro o comunque lo scatto di un artista che ci affascina. L’ideale sarebbe disporre di una stampa in grande formato, ma in mancanza di questa anche il monitor va bene.

Adesso stacca il telefono, siediti davanti alla foto senza altre distrazioni e prenditi una mezz’ora di vera meditazione.
Non scherzo. Osserva la foto per trenta minuti.
Osservala studiandone tutti gli aspetti che è possibile valutare : da quelli più tecnici di cui parlavamo nel precedente post, a quelli più emotivi.
Cosa ti trasmette le foto ? Di cosa parla veramente. Quando è stata fatta ? Ci sono messaggi che emergono, magari timidamente ? Riesci ad immaginare il fotografo mentre eseguiva lo scatto ?
Ti puoi fare mille domande e cercarne la risposta nell’immagine.
Non avere fretta.

Molto probabilmente dopo questa esperienza non vedrai più la stessa foto, la considererai qualcosa di diverso, avrai scovato altri punti di vista.

Trenta minuti ti sembrano una esagerazione ? Forse, ma è un tempo equivalente a qualche riascolto di un pezzo musicale. E’ un tempo necessario.

Se ci provi mi interessa sapere com’è andata.

Continueremo comunque l’argomento in un prossimo post.

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Hai mai provato ad ascoltare un pezzo musicale concentrando tutta la tua attenzione sui suoni e le note di uno solo degli strumenti presenti? E’ un esercizio interessante che, per i musicisti o chi comunque è molto appassionato di musica non è una novità, ma che ai normali ascoltatori può a volte svelare un punto di “vista” completamente nuovo.

Palermo la Martorana

Palermo la Martorana - Copyright 2009 Pega

Prova con un pezzo di un genere che ti piace, non importa se è musica classica, pop, rock o jazz. Magari inizia con la musica leggera, con una canzone che conosci. Ascolta l’intero pezzo seguendo  con attenzione solo la chitarra o la batteria, concentrati solo su quello strumento… 
Con ascolti successivi passa a “studiare” gli altri strumenti. Non è raro accorgersi della presenza di suoni e timbri di elementi che ad un ascolto normale non si erano notati…

Questa esperienza è molto simile a quella che viene provata, coinvolgendo naturalmente altri sensi, da chi fa degustazione di vini o liquori. La possibilità di percepire il gusto di noce moscata in un vino, o di salmastro in in wiskey è una capacità che si può imparare ed affinare ma che normalmente non viene spiluppata.

Con le immagini è la stessa cosa.
Provare ad imparare a “degustare” le foto è un esperimento che è possibile fare in modo molto semplice. I risultati possono aiutare molto nello sviluppo di una maggior sensibilità e capacità di apprezzare o criticare, ma sopratutto si può ricavarne un notevole insegnamento.

Mi rendo conto che per qualcuno, specie chi mastica di fotografia da tanti anni, l’argomento possa risultare non nuovo, ma credo che per altri la cosa possa risultare interessante.
E’ ovvio che non è una questione esauribile in un breve blogpost, ma intanto proviamo ad iniziare qualche esperimento : prendiamo due tre foto al massimo e cominciamo a concentrare l’attenzione su uno o due elementi di base che le caratterizzano. Mi riferisco alla luce ed al colore.
Da dove viene la luce? Quante sorgenti è possibile valutare? E una luce diffusa? O diretta? Che colore ha? Che ombre crea? Quali contrasti? 
Stesse o altre considerazioni sul colore: c’è un colore dominante? C’è un colore più saturo? Qual’è la temperatura che si percepisce dall’immagine?

Soffermarsi interi minuti ad osservare una foto è un po’ come concentrarsi ad ascoltare un pezzo musicale. Non avere fretta.

Ne riparliamo in un prossimo post.

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