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Posts Tagged ‘creatività’

Picasso Centauro

D’inverno le giornate sono corte e torna la voglia di light painting, così sfogliando vecchi post ne ho ritrovato uno sulle origini di questa tecnica e te lo ripropongo.

Era il 1949, epoca d’oro delle grandi riviste di fotogiornalismo, quando Gjon Mili incontrò Pablo Picasso nel sud della Francia.
Mili, nato in Albania nel 1904, era emigrato in America negli anni venti e qui aveva studiato al MIT divenendo un pioniere della fotografia con luci artificiali e stroboscopiche. Fu tra i primi a sperimentare l’uso del flash elettronico. Picasso Life uomo che corre

L’interesse per la fotografia lo spinse ben oltre la ricerca scientifica portandolo ad iniziare una collaborazione con la celebre rivista Life, una collaborazione destinata a durare per tutta la sua vita.

Mili cercò e trovò Picasso su una spiaggia e gli mostrò alcuni suoi scatti realizzati con la tecnica del “light painting”.
Subito l’artista spagnolo ne rimase affascinato e nacque tra i due l’idea di provare a creare delle opere di luce: disegni che sarebbero scomparsi nel momento stesso in cui venivano creati ma che la macchina fotografica poteva immortalare insieme al loro creatore.

Picasso vaso di fioriFu così che decisero di provarci, dandosi appuntamento una sera, all’imbrunire.
Con una piccola torcia elettrica in mano Picasso disegnò “il Centauro” ed altre affascinanti creature ed oggetti.
Era nata una nuova e strana forma espressiva, frutto della sinergia creativa tra uno scienziato della luce ed un genio del tratto.

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Pablo PicassoPablo Picasso diceva “i buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano“.
Ripropongo questo argomento perchè quello della creatività è un tema davvero centrale. La “capacità di creare” è un processo che, come tutti i fenomeni naturali, non è discontinuo: niente si crea dal nulla.
La nostra immaginazione lavora sulle basi di ciò che conosciamo, portando qualunque creazione artistica ad essere, in sostanza, una rielaborazione di qualcosa di già esistente.

Anche le creature più fantasiose create dalla mente altro non sono che incroci di esseri reali ed accettare tutto questo è un passo di consapevolezza che Picasso espresse in modo perfetto.
Il copiare-prendere in prestito-rubare in genere avviene in modo inconsapevole; l’artista semplicemente percepisce ed osserva ciò che incontra, ad esempio la natura o il lavoro di altri, assorbe come una spugna, poi introietta, magari rimuove e dimentica.
La fase successiva è rielaborazione e trasformazione, un’opera di remix che risulta nel parto di qualcosa che può essere percepito come originale e nuovo.

Ho trovato molto interessante il video che trovi sotto, tratto da una conferenza TED a proposito di tutto ciò. E’ una lezione tenuta da Kirby Ferguson, scrittore e regista, che ci prende per mano in un viaggio affascinante nei percorsi della creatività.
Sono riflessioni che possono scuotere quello che è il concetto stesso di “originalità”, in particolare se applicati al mondo della fotografia, dove la questione è tabù e spesso fonte di grandi polemiche.
La creatività viene da fuori e non da dentro, dipendiamo gli uni dagli altri, scrittori e cuochi l’hanno capito da secoli. Per molti fotografi accettare questo non è un atto di mediocrità ma una liberazione.

Per chi mastica poco l’inglese questo è il link alla versione sottotitolata del video.
Prenditi 10 minuti e guardatelo tutto, con calma, fino in fondo, ne vale la pena.
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Zissou

Zissou, 1911 - Photography by J.H.Lartigue©Ministère de la Culture-France/AAJHL

La perfezione è il nemico numero uno dell’arte. Una volta Salvator Dalì disse “Non aver paura della perfezione, non la raggiungerai mai“.
Capita di incontrare persone di talento per le quali la ricerca della perfezione è tale da distoglierle dal loro vero obiettivo di espressione artistica.
Il perfezionismo va a braccetto con la procrastinazione, l’eccessiva autocritica e la preoccupazione di produrre qualcosa che gli “altri” potrebbero non apprezzare. Un circolo vizioso di insicurezza che può portare a non completare mai nulla.
Ci sono bravi fotografi che, presi in questa sorta di trappola, tengono il loro lavoro chiuso in un cassetto e aspettano che sia “perfetto” senza mai arrivare a pubblicarlo e renderlo visibile. Le motivazioni date sono sempre di natura tecnica, mai artistica, come se la tecnica venisse prima di tutto.
Spesso si sente dire che i grandi artisti sono dei perfezionisti ma forse è proprio questa una delle grandi doti: saper contenere la ricerca di perfezione usando la tecnica in modo da mantenerla non prevalente, impedendo che divenga un ostacolo alla creatività.

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Quadrifoglio - culo photography
Non c’è dubbio che la fortuna giochi un ruolo importante nelle nostre vite, conta quindi molto anche in fotografia.
Può capitare di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, di inquadrare a casaccio e beccare per caso una composizione geniale, può succedere che la fortuna ci aiuti a scegliere le corrette impostazioni di tempo/diaframma come un ambo al lotto e che poi guidi il nostro dito a schiacciare il pulsante nell’istante perfetto, quello del “decisive moment”.
Può poi addirittura capitare ciò che si vede sempre più spesso considerare di gran valore: che una macchinetta in plastica, incapace di fare due scatti uguali, introduca qualche macchia o aberrazione, rendendo la foto un colpo unico ed irripetibile.
Può infine capitare di arrivare ad esporre queste “opere”, vederle mostrate come pezzi d’arte e ricevere ottime critiche.

Magari mi sbaglio a riguardo della “culo photography”, ma la mia idea di arte è un’altra. Rimane legata alla capacità che, per esserlo davvero un artista deve avere, di produrre opere frutto della sua visione, della sua volontà e del suo estro oltre che delle sua capacità, anche tecnica, di creare e comunicare.
Magari è talento, oppure un mix di impegno, sudore e magari anche un pizzico di fortuna… Ma bisogna che non sia solo ed esclusivamente culo.
🙂

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Benz Thanachart

© Copyright Benz Thanachart

Lo spunto per il compito fotografico assegnato questo fine settimana nasce da uno scatto del fotografo Thailandese Benz Thanachart. Fa parte del progetto “Surprised Reaction” dedicato alle reazioni umane che Benz ottiene urlando qualcosa di sconclusionato agli ignari passeggeri della metro.
Ed è proprio il tema della sorpresa che ti propongo di esplorare in questo ennesimo weekend assignment.
Aggiungo solo una precisazione: la reazione che ti sto invitando ad immortalare non è detto che debba essere solo di persone ritratte. Sorpresa può anche essere quella indotta nell’osservatore oppure quella provata dal fotografo al momento dello scatto. La fotografia non sempre parla di ciò che si vede nell’immagine.
Insomma, come al solito ti lascio libera interpretazione dell’assignment; fai come più ti piace, l’idea di fondo è sempre la stessa: nutrire la nostra creatività fotografica e poi, eventualmente, condividerne qui il prodotto mettendo il link in un commento.
Buon divertimento!

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Arco lamp - Copyright 2009 Pega

Arco lamp – Copyright 2009 Pega 

Attraversare periodi di scarsa ispirazione e produttività è un’esperienza che accomuna praticamente tutti gli appassionati di fotografia, condivisa con gran parte di coloro che producono forme d’arte.
Ti ripropongo un semplice esercizio, che ritengo sempre valido per cercare di reagire a questa situazione.
Prenditi un’ora libera. Sessanta minuti di orologio in cui scattare esattamente 30 fotografie; non una di più né una di meno. Il luogo sarà a tua scelta ma è importante che sia di ridotta estensione: tipo una stanza. Se vuoi stare all’aperto va bene un piccolo giardino, l’orto o anche un angolo del tuo quartiere, ma molto circoscritto.
I soggetti saranno gli oggetti o le persone presenti nel luogo scelto. Ogni soggetto potrà essere fotografato come vuoi, con massima libertà, a patto che un osservatore possa sempre e comunque capire di cosa si tratta.
Pensa e studia ogni foto come se fosse destinata alla pubblicazione o all’esposizione… “Sei un artista e questo è il tuo modo di realizzare capolavori”. Non fotografare un soggetto per più di una volta.
Ecco, tutto qua. E’ un semplice esercizio stimolante, una specie di piccolo booster della creatività. Provare per credere.
🙂

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The Cameras We Bring è un breve video realizzato da una piccola casa di produzione chiamata Fidelity Format.
La protagonista racconta del suo rapporto con alcuni oggetti che porta con se ed in particolare delle sue tre macchine fotografiche, che sente di usare “come un’estensione di se stessa”.
Guardandolo non ho potuto fare a meno di pensare a quanto queste sensazioni siano condivisibili, e magari comuni tra le tante persone che trovano con la fotografia un rapporto intimo e speciale.
Le foto che scattiamo sono un’espressione di ciò che cerchiamo e non necessariamente di ciò che osserviamo” dice la giovane fotografa; è una gran verità, almeno per chi vive la fotografia come un modo per esprimere il proprio spirito creativo.
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David
E se Michelangelo avesse avuto a disposizione una vera e propria macchina fotografica? Se l’invenzione fosse avvenuta solo un po’ di tempo prima? Lui di cosa sarebbe stato capace?
A volte capita di fantasticare, immaginare quali possibilità si sarebbero aperte alle menti geniali del passato, se avessero avuto a disposizione alcuni strumenti e tecnologie che sono state inventate solo successivamente.
Chissà, magari Buonarroti avrebbe anticipato alcune visioni artistiche dei grandi maestri che sono venuti dopo. Oppure no, e forse l’invenzione lo avrebbe sviato, magari facilitandogli così tanto il lavoro da insidiare lo sviluppo del suo grande talento.
Non è possibile saperlo però a volte mi diverto a fare queste congetture, pensando a quanto gli strumenti, che il nostro tempo ci mette a disposizione, influiscano sulle nostre possibilità creative.
Eppure ci sono scoperte e tecnologie che effettivamente avrebbero anche potuto essere fatte con secoli di anticipo, tra queste, forse, la fotografia.
In quanti casi il modo avrebbe preso una via completamente diversa? Per esempio se gli antichi egizi avessero intuito i principi dell’aerodinamica e della portanza? Cosa avrebbe loro impedito di costruire e volare con un deltaplano? Ed ai fenici di veleggiare quasi controvento?
🙂

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Apparenti convergenze

Apparenti convergenze – © Copyright 2012, Pega

A volte il fotografo è un cacciatore. Può svolgere questo ruolo in due modi: cacciare il soggetto oppure andare a caccia dell’attenzione dell’osservatore.
E’ il secondo punto quello che voglio provare ad approfondire in questo centotredicesimo weekend assignment.
L’immagine fotografica può essere un percorso guidato, una sorta di “trappola” in cui il fotografo-cacciatore attira l’osservatore e guida la sua attenzione in modo sottile, non manifesto, lasciandogli seguire solo alcune tracce.
Sono tracce che a volte fanno la fotografia, che operano da stimolo per la proiezione dell’osservatore.
Quando questa operazione funziona, la fotografia può risultare fruibile solo ad alcuni… solo alle prede cadute nella “trappola”.
Chissà se sono riuscito a spiegare, in ogni caso ecco il tema per questo fine settimana. Se ti senti in vena, prova questa idea interpretandola a modo tuo. Come sempre ti propongo poi di condividere la foto mettendo il link in un commento.
E buon fine settimana!
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🙂
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Robert Frank restaurant

Restaurant – US1 Leaving Columbia, South Carolina – © Copyright 1958 Robert Frank

E’ banale il banale?
La Fotografia è un’arte misteriosa e potente, capace di guidare in un attimo occhi e mente dell’osservatore verso un messaggio esterno all’immagine. Ci sono casi in cui il soggetto di una fotografia è banale ma la proiezione che ne scaturisce ci risulta molto forte. In altri casi la foto è banale e basta, non ci dice niente.
Ma cosa sono l’ovvio ed il banale in fotografia? Dove confinano con l’espressione concettuale? E’ importante la sinergia con le parole? Con il titolo? Cosa stimola l’osservatore a vedere “oltre”?
E’ intorno a questo tema che ti invito a ragionare nel fine settimana ed a provare qualche scatto partecipando all’ormai tradizionale weekend assignment.
“I am at war with the obvious,” diceva il fotografo William Eggleston. Un conflitto che forse tutti i fotografi devono affrontare. Un confronto con il banale che per qualche grande maestro è stata la chiave di una intera carriera.
Bene, prova a cimentarti con questa sfida, cerca di confrontarti con l’ovvio e l’ordinario, provando a tirarne fuori qualcosa che porti un contenuto superiore, un messaggio sociale, una proiezione, una metafora.
Come al solito ti invito poi a condividere il risultato in un commento sotto.
Buon weekend!

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