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Martin

Capitan M|artin von Melik – Copyright 2012 Pega

Il capitano Martin von Melik è un uomo di mare. Si imbarcò da giovanissimo sui piccoli bastimenti fuorilegge che, mettendo ogni giorno a rischio la vita dei propri equipaggi, facevano la spola tra le coste britanniche e la Francia occupata portando vitali risorse ed informazioni alla resistenza analogica.
Dopo la guerra accettò per alcuni anni il comando di una lenta ma solida unità mercantile che lo vide solcare i mari di mezzo mondo trasportando merci di varia natura e provenienza, probabilmente anche di contrabbando, tra cui pellicole scadute e apparecchi fotografici ormai obsoleti ma ancora efficaci, di cui lui stesso era utilizzatore.
Ora naviga con una grossa imbarcazione da pesca d’altura alla ricerca di quella che considera la vera missione della sua vita: catturare un carangide di straordinarie dimensioni che si narra viva nelle profonde e fredde acque invernali dei litorali Toscani.
Più di una volta ha incrociato la sua lenza con l’enorme bestia, mai riuscendo a trattenerlo nè fotografarlo, è stato quindi costretto a ricorrere a tecniche ed attrezzature di dimensioni progressivamente maggiori nel tentativo di vincere la devastante forza dell’animale. Lenze in acciaio ed esche artificiali a misura di capodoglio sono il suo normale corredo insieme ad agili apparecchi fotografici impermeabili usa e getta, rigorosamente analogici.
Forte e leggendaria, tra gli uomini che hanno navigato con lui, è la sua fiducia nelle tradizionali metodologie di pesca, fotografia e navigazione, che sempre lo hanno tratto d’impaccio nelle situazioni più difficili e tempestose.
In questa foto è ritratto al tavolo da carteggio del suo bastimento. Qui opera studiando il mare e le rotte di pesca, ricorrendo esclusivamente a compasso e squadrette analogiche in barba ad ogni forma di moderna tecnologia digitale.
😀 😀 😀

[Ogni tanto mi diverto ad inventare una storia scema partendo da una mia foto. Prometto di non farlo spesso 🙂 E tu ci hai mai provato?]

Altre “storie da una foto”:
La porta
Alieni
Viva Viva, La Befana!
Il viaggio di Fotone
La discendenza di Fotone

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Peschereccio

Santa Lucia - © Copyright 2012 Martino Meli

Solo pochi giorni fa, nel porto di Livorno, l’amico Martino scattava questa foto di un peschereccio di nome Santa Lucia.

E’ l’immagine in bianco e nero di un’imbarcazione da pesca, tranquilla all’ormeggio, al sicuro nel porto dopo una giornata di lavoro.
Una foto che qualcuno può considerare pittoresca, forse banale, ma è anche emblematica di quella vita e lavoro che sanno essere duri come pochi altri.
Una foto che guardata attentamente rivela tanti particolari che evocano quel rapporto di amore e rispetto per il mare che solo chi lo vive quotidianamente conosce bene.
Una foto scattata solo pochi giorni fa.
Poi la tragedia.
Ieri il peschereccio Santa Lucia è naufragato.
È affondato portandosi via due vite e lasciando in tremenda angoscia i parenti di un terzo disperso.

L’immagine di Martino è stata pubblicata sui giornali. Adesso trasmette sensazioni diverse.
Per chi apprende la storia, questa foto è ora simbolo di dolore e morte, di uomini che hanno perso la vita mentre lavoravano per le loro famiglie.

Il significato di una fotografia in bianco e nero, scattata durante una tranquilla passeggiata al mare in un bel pomeriggio d’inverno, è profondamente cambiato.

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Sharing Workshop #4

Sharing Workshop #4 - Punta Ala ed Isola d'Elba - 20,21,22 Maggio 2011

Ecco, questa è la “ciurma” che ha partecipato a quello che definirei come il Mitico-Sailing-Sharing-Workshop.

Sono stati giorni intensi, divertenti e molto interessanti, passati insieme a parlare di fotografia (ma anche di altro) a bordo di una barca a vela di dodici metri, navigando nelle splendide acque dell’arcipelago toscano.
Un esperimento, partito un po’ come una scommessa, che grazie alle doti dei partecipanti si è subito rivelato un’occasione ideale per conoscersi meglio e condividere la passione per la fotografia.
Imbarcate per questo Sharing Workshop c’erano sia persone che avevano già avuto modo di prendere parte a questo tipo di inziativa sia facce nuove che comunque, senza alcun problema hanno subito colto lo spirito che caratterizza questa idea : la voglia di provare a creare un’occasione di scambio reciproco di conoscenze ed argomenti.
Com’è ormai tradizione, chi prima ha ascoltato si è poi messo in gioco per svolgere la sua parte di workshop, il tutto non più nel breve volgere di qualche ora, com’era sempre stato negli eventi precedenti, ma sfruttando tutto l’arco del weekend in barca.
E così tra un bordo di bolina ed un piatto di pasta gustato all’ancora, si è parlato degli argomenti portati dai partecipanti, come gli errori in fotografia, della creazione di immagini senza fotocamera, di storia della vela e della fotografia, il tutto saltando tra teoria e pratica quasi senza soluzione di continuità e ritrovandosi anche a tarda sera a sfruttare il buio di una caletta per sperimentare light painting e lunghe esposizioni.
Insomma un’esperienza che non è per niente facile descrivere in poche righe e che quindi voglio provare a condividere con un paio di brevi estratti video che puoi vedere qui sotto.
Il primo è stato realizzato durante l’interessante porzione di workshop tenuta da m|art, il secondo durante una virata,  manovra dell’imbarcazione in cui si sono impegnati i più o meno esperti membri dell’equipaggio…

Davvero un grazie sincero a tutti i partecipanti, e… buon vento! 🙂

Puoi dare un’occhiata ad alcune foto realizzate dai partecipanti durante questi eventi nell’apposito gruppo Flickr.

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Sei interessato a partecipare ad uno dei prossimi Sharing Workshop?
Scrivi a: sharingworkshop@gmail.com

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African Queen

It is the passive resistance from the helm that steers the boat.
 (African proverb)

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amore per un albero

La manutenzione… Un concetto decisamente fuori moda. 

Non sempre però. Mi affascinano i mondi dove il “trend” ed il “brand” non sempre la fanno da padrone, ed uno di questi è il mare.

Su una nave, come su una barca, manutenere e curare sono imperativi dettati non solo dall’ecomincità di esercizio. Da un piccolo pezzo potrebbe dipendere un giorno la sicurezza di chi affida a quella barca o nave la sua vita. E’ stato così per secoli ed ancora lo è.

E curando e manutenendo qualcosa per anni, magari per decenni,  si sviluppa un rapporto di intimità con le cose, fino a sentirle quasi parte di sè… quasi delle creature con cui si è sviluppato un’affinità o una parentela… 

Osserva la persona al centro. Guardando la sua espressione si può provare a condividerne i sentimenti e capire come un albero in legno con sessanta anni di mare possa ancora esistere, dando vita ed energia ad una meravigliosa barca a vela del dopoguerra.

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