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Posts Tagged ‘istantanea’

lomoinstant-automat_mood

Lo dico subito: questo post è una mezza marchetta, poi ti spiego perché. Comunque… da bravo “malato” di fotografia istantanea, oggi voglio parlarti di un bel progettino su Kickstarter: la Lomo’Instant Automat, una nuova creatura messa in cantiere da Lomography.
E’ un piccolo oggetto in grado di far entrare chiunque nel trip della foto “cotta e mangiata”, un modo di affrontare la passione per le immagini diverso dal “cattura e surgela” tipico del digitale ma da molti considerato un po’ retrò.
La cosa mi interessa perché ho ormai perso la speranza di poter continuare ad usare a lungo la mia cara “Zietta” a causa dello stop deciso da Fujifilm alla produzione delle vecchie pellicole a strappo ancora compatibili con le folding Polaroid, e quindi non mi resta che guardarmi intorno in cerca di qualcosa che possa farmi continuare con le istantanee. Da questo punto di vista devo ammettere che, in effetti, Lomography è in pole position…
La Instant Automat si differenzia dalle sue sorelline per un ricco set di funzionalità creative e modalità di scatto che strizzano l’occhio allo stile lomografico ma con un po’ di evoluzione nella direzione degli automatismi. La fotocamera infatti è dotata di velocità otturatore e flash impostati automaticamente. Lomography insomma strizza l’occhio anche ai meno esperti, garantendo risultati sempre accettabili, anche in condizioni di luce un po’ più difficili.
Ah, dimenticavo… la questione della marchetta? Pare che Lomography metta in palio una Instant tra i bravi ragazzi che scrivono qualcosa a proposito di tutto ciò…
🙂 🙂 🙂

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legotron

Tra i miei progetti nel cassetto che forse prima o poi riuscirò ad iniziare c’è quello di una fotocamera che, tempo fa, trovai sul sito di un simpatico genio del fai-da-te, un certo Cary Norton, che aveva progettato e  costruito una macchina fotografica grande formato usando i mattoncini Lego: la Legotron Mark I.
Si tratta di una 4×5 che Cary aveva assemblato aggiungendoci un’ottica acquistata su Ebay per la bellezza di 40 dollari.
Come molte fotocamere di questa taglia, il sistema di messa a fuoco è semplicissimo e si basa sullo scorrimento di una sezione dentro l’altra della “scatola” che, in questo caso è fatta di Lego. Non c’è molto di più in questa macchina se non una slitta per l’inserimento della lastra. 
Da parte mia avrei idea di modificarla un po’ e renderla una “Instant-Legotron”, facendo in modo di accoppiarci un porta cartridge per pellicole istantanee Fuji a strappo, in stile Polaroid insomma, come ho fatto con la Pinolaroid.

ashley legotron

Oltre ad una buona scorta di mattoncini, quello che serve è pazienza ed anche una certa attenzione nell’uso che, come ben sa chi ha avuto modo di utilizzare questa classe di fotocamere, difficilmente permette di lasciare le cose al caso. D’altro canto, si tratta di un approccio in grado di regalare grandi soddisfazioni.
Ne è un esempio il ritratto qui a fianco realizzato con la Legotron.
Adesso Cary sta lavorando ad una seconda versione di questo progetto, un perfezionamento che sarà contrassegnato dalla sigla Mark II e che, come per la prima versione, potrai a breve vedere descritta nei particolari sul suo sito.

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Polaroid 250

Polaroid Automatic 250 – Copyright 2013 Pega

Se non hai cose ancor più belle da fare, ti invito al prossimo appuntamento con i Florence Photo Friends, un fresco gruppo di appassionati di Fotografia che si è recentemente costituito a Firenze. Avrò il piacere di introdurre una serata dedicata ad un mondo che per molti fotografi digitali è poco conosciuto, forse misterioso: quello della fotografia istantanea.
Molto tempo fa, in un’era in cui era normale aspettare ore (o giorni) per vedere i risultati di uno scatto, un certo Mr. Land se ne uscì con un’invenzione che rivoluzionò il mondo e che, ancora oggi, sembra miracolosa; per decenni questa tecnologia rappresentò la possibilità di avere affascinanti e “sociali” fotografie istantanee: era la fotocamera Polaroid, con cui potevi fare una foto e condividerla subito… passandola nelle mani di altre persone.
L’avvento delle macchine digitali ha relegato questo tipo di fotografia in una nicchia per amatori ed è un peccato perché le possibilità creative rendono questo mezzo molto interessante, non solo per le sue caratteristiche di immediatezza (che vanno oltre il digitale, dato che la polaroid produce una stampa fisica), ma anche per tutto ciò che concerne la manipolazione a posteriori resa possibile da questo tipo di pellicole.
Durante la nostra serata verranno mostrati alcuni esemplari di macchine Polaroid utilizzabili ancora oggi, proveremo insieme qualche scatto ed anche un paio di tecniche di postproduzione (sì hai capito bene) vedendo esempi di interventi creativi possibili solo con questo tipo di fotografie, dando però poi anche un’occhiata a cos’è oggi l’istantanea in digitale.
L’incontro è gratuito ed aperto a tutti, l’appuntamento è alle 21.00 di Martedì 5 Luglio presso il Polo Didattico Donatello – Piazzale Donatello, 20 – Firenze.
Vieni?

Florence Photo Friends

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LandIn questi giorni, proprio in concomitanza con la conferma della funesta decisione di Fujifilm di cessare la produzione delle pellicole istantanee a strappo, ricorre l’anniversario della nascita di Mr. Land, il padre della fotografia istantanea.
Nato in Connecticut il 7 Maggio 1909, Edwin Herbert Land presentò la sua innovativa scatoletta magica al congresso della Optical Society of America nel 1947. Era la prima fotocamera istantanea della storia: la Polaroid Land camera.
Land era un inventore vecchia maniera, esperto in ottica, aveva già messo in commercio prodotti innovativi come occhiali da sole, mirini militari ed i filtri oggi noti come polarizzatori. La fotocamera istantanea nacque quasi per gioco, concepita per soddisfare un capriccio di sua figlia che si lamentava di non poter vedere subito le fotografie scattate.
Con l’istantanea, l’azienda di Land, la Polaroid Corporation fondata nel 1937, fece il botto: nel primo giorno di lancio furono venduti quasi tutti gli esemplari (la mitica Model 95), questo nonostante il prezzo non fosse dei più abbordabili: 89 dollari del 1948.
Qualche decennio dopo, schiacciata dall’arrivo del digitale, l’azienda ha subito un progressivo ma inesorabile declino, fino ad arrivare nel 2007 all’inevitabile pensionamento del settore fotocamere istantanee e la conseguente chiusura degli stabilimenti di produzione delle pellicole.
La storia però non è giunta al termine ma continua su due strade distinte. Da un lato gli “eroi analogici” dell’Impossible Project che dal 2008 hanno intrapreso, fondando una nuova azienda, la difficile strada del riavvio della produzione e commercializzazione delle pellicole con la classica cornice bianca, dall’altro il nuovo impulso digitale di casa “madre” Polaroid.
Come scrivevo all’inizio, è poi di questi giorni la conferma, da parte di Fujifilm, della decisione di cessare la produzione delle pellicole a strappo che ancora oggi mantenevano in uso migliaia di meravigliose fotocamere della serie Land come la mia Zietta che quindi è destinata a diventare un bel soprammobile. E’ un’altra brutta cosa per il mondo degli appassionati delle istantanee ma così va il mondo…
Chissà chi riuscirà davvero a raccogliere l’eredità sostanziale di Mr. Land.

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Fuji FP-100CGira da qualche giorno una notizia per niente bella: a breve FujiFilm cesserà la produzione della pellicola FP-100C.
In effetti è una pessima notizia, ma a dire il vero riguarda un numero esiguo di fotografi. Questo prodotto era l’ultimo baluardo della tecnologia “peel apart“, quella delle fotografie che si estraggono a strappo dalla macchina per poi separare a mano il negativo dalla stampa dopo qualche minuto in attesa dello sviluppo istantaneo; l’unica possibilità rimasta per poter ancora usare le vecchie e meravigliose “folding” Polaroid, come la mia Zietta 250, dopo la scomparsa delle pellicole ufficiali.
E’ un gran peccato, ma è una di quelle cose a cui è davvero difficile porre rimedio. Temo che saranno vani i tentativi dei siti, blog e gruppi Facebook che in questi giorni stanno provando a lanciare varie petizioni per cercare mantenere la produzione, ma il fatto è che si tratta di business e se FujiFilm con FP-100C è ormai da anni in perdita, la fine diventa inevitabile. Accadde esattamente lo stesso con FP-3000B in bianco e nero ed ancora prima con Polaroid, quando fu cessata la fabbricazione delle pellicole originali delle serie 100/600 a cui erano “ispirate” le stesse FP FujiFilm.
La realtà è che siamo un numero troppo piccolo di persone ad usare questa roba e personalmente ho toccato con mano i limiti dell’interesse verso questa nicchia. Ho infatti visto ben pochi amici fotografi concretamente interessati ad avvicinarsi a questo settore della fotografia, nonostante le tante occasioni in cui mi sia capitato di mostrare, far provare, parlare ed anche scrivere delle meraviglie di questo tipo di fotocamere, pellicole e risultati fotografici.
Fotografia per pochi quindi, sempre meno, fino all’estinzione. Chissà se i superstiti si rivolgeranno all’istantanea digitale, filone tutto da esplorare, oppure un giorno qualcuno rischierà i propri denari per riportare in vita questi prodotti; magari potrebbero essere gli stessi di “Impossible project” già impegnati sul fronte pellicole Polaroid serie SX-70, oppure altre aziende operanti nella fotografia istantanea analogica.
Che dire… resta comunque tutto il resto: l’universo sconfinato della foto digitale ed il mondo, ancora vivacissimo, dell’analogico.
La storia rimane, la vita continua.

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“Il prodotto chimico più complesso al mondo”, così Stephen Herchen, responsabile tecnico dell’impianto, ha definito le pellicole istantanee che Impossible Project ha ricominciato a produrre sette anni fa, dopo la decisione di Polaroid di cessare la produzione e vendere lo stabilimento mantenendo però segreta la formula per la preparazione dell’emulsione.
Le videocamere di Highsnobiety sono entrate nella fabbrica di Enschede, in Olanda, per mostrarci il luogo dove i tecnici di Impossible hanno in pratica ricostruito quasi da zero il processo di realizzazione delle mitiche pellicole quadrate dal bordo bianco, tanto care ai possessori di apparecchi Polaroid altrimenti inutilizzabili, come l’intera serie SX-70.
Si può dire che il progetto Impossible abbia raggiunto i suoi primi obiettivi: riportare sul mercato il formato Polaroid, permettendo l’uso di milioni di fotocamere ancora funzionanti ed incuriosire una nuova generazione di appassionati, avvicinandoli a questo genere di fotografia.
Pare che tra i progetti futuri di questa impresa ci sia anche quello di produrre una propria macchina fotografica istantanea. Staremo a vedere, intanto non resta che dire “bravi”.
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[Fonte: Highsnobiety]

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Foto di gruppo by Livietta

Foto di gruppo – @ Copyright 2013 Livietta

Ebbene sì, mi trovo da tempo nel tunnel della Polaroid a strappo e devo metterti in guardia visto che più passano i mesi e più mi convinco che si tratti di una cosa pericolosa e da sconsigliare perché dà dipendenza 🙂
Il fatto è che con la Polaroid si entra di colpo in un universo parallelo. La fotografia istantanea è un po’ passato ma anche presente, forse anche futuro, il tutto arricchito dalla percezione che ogni foto è un pezzo unico, un po’ imprevedibile, di sicuro irripetibile.
Anche il costo vivo (circa 1,2€) di ogni scatto diviene un elemento del gioco, secondo me addirittura un valore aggiunto che, oltre a far meglio percepire il “peso” della foto che alla fine si ha in mano, porta il fotografo a valutare con maggior attenzione ogni click e lo costringe a fare considerazioni che con il digitale sono spesso ormai dimenticate.
Specie con il formato “peel apart”, in cui mi sono imbattuto, si tratta poi di fotografare su negativi di notevoli dimensioni. Il fotogramma del Pack 100 è infatti 3,25×4,25 pollici, non un grande formato a tutti gli effetti ma sicuramente una dimensione notevole rispetto ai sensori APC ed anche al 35mm. Questo si lega con il fascino classico ed immutabile della stampa a contatto che avviene proprio nelle nostre mani, quando si estrae la busta dalla fotocamera ed inizia il processo di sviluppo e stampa, seguito poi dalla gustosa operazione di separazione della fotografia finale dal suo negativo.
Ed è proprio in queste fasi, dopo l’esposizione, che ci si trova con in mano un mini laboratorio fotografico mobile. Qui il fotografo è ancora parte del processo, interagisce e può influire con le sue decisioni sui tempi di sviluppo o anche intervenire con un suo contributo creativo, alterando o addirittura stravolgendo il risultato finale. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità data dalla pellicola “peel apart”, di completare la stampa su un supporto diverso dalla sua carta, trasferendo l’immagine su cartoncino, legno o stoffa.
E non è tutto: anche il negativo è sfruttabile. Non è il caso di buttarlo come indicato nelle istruzioni, ci si può divertire a recuperarlo sciogliendo con la candeggina la patina nera che lo copre sul retro della busta.
Insomma: un piccolo universo di possibilità creative
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Proprio in questi giorni di sessantasette anni fa, il 2 Febbraio del 1947, una curiosa scatoletta veniva presentata al congresso della Optical Society of America. Si trattava della prima macchina fotografica istantanea: la Polaroid Land camera.
Nata dal genio di Hedwin Herbert Land, fisico ed inventore specializzato in filtri ottici (a lui dobbiamo i filtri polarizzatori), la Polaroid nacque quasi per gioco visto che fu ideata per soddisfare un capriccio della piccola Jennifer, figlioletta di Hedwin, che si lamentava di non poter subito vedere le fotografie scattate.
L’azienda di Land, la Polaroid Corporation, esisteva già dal 1937 con all’attivo numerosi prodotti interessanti: dai mirini militari agli occhiali da sole, ma la fotocamera istantanea divenne subito il prodotto di punta.
Nel primo giorno di lancio sul mercato furono venduti quasi tutti gli esemplari (la mitica Model 95) sebbene il prezzo non fosse dei più abbordabili: 89 dollari del 1948.
Sessantasette anni non sono tanti per la quasi bicentenaria storia della fotografia, ma sicuramente la Polaroid ha lasciato un segno importante.
Schiacciata dall’arrivo del digitale, ha subito l’avvento di una tecnologia che le ha tolto proprio il primato su cui era basato il suo successo: la possibilità di vedere immediatamente il risultato dello scatto. E così il progressivo ma inesorabile calo che nel 2007 arriva all’inevitabile pensionamento del settore delle fotocamere istantanee, con la conseguente chiusura degli stabilimenti di produzione delle pellicole.
Ma la storia di questa affascinante invenzione non sembra giunta al termine e continua, birforcandosi in due strade distinte. Da un lato il manipolo di “eroi analogici” dell’Impossible Project che dal 2008 hanno intrapreso, fondando una nuova azienda, la difficile strada del riavvio della produzione e commercializzazione delle pellicole, dall’altro il nuovo impulso digitale di casa madre Polaroid che ha continuato a percorrere la sua strada nel settore istantaneo, realizzando piccole fotocamere digitali istantanee e stampanti inkless come la Pogo, la GL30 o l’imminente Polaroid Zip.
Non so chi riuscirà a raccogliere l’eredità sostanziale di questo grande marchio, quel che è certo è che un bell'”in bocca al lupo” la vecchia Polaroid se lo merita proprio.

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Printisnap instant thermal
No, non l’ho costruita e nemmeno ricevuta in regalo per Natale, ma confesso che mi affascina. È forse uno dei congegni da fotografo-nerd più assurdi che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi: una fotocamera rudimentale a stampa termica.
L’idea di usare una stampante da scontrini per fare fotografia istantanea è allo stesso tempo folle e geniale; se dal punto di vista della qualità è facile capire quali possano essere i limiti, l’estrema economicità e velocità aprono frontiere nuove.
Una foto stampata in tre secondi da questa macchinetta costa meno di un decimo di centesimo e puoi scarabocchiarla, colorarla o buttarla, ma rimane unica e non ripetibile. Se ne possono fare a bizzeffe, senza limiti, tanto che il pulsante di scatto è dotato di una geniale funzione “timelapse” per creare flip-book animati da sfogliare come bambini d’altri tempi.
Per il momento Printsnap è un prototipo costruto intorno ad un sensore recuperato da un cellulare ed alla stampante di un registratore di cassa, il corpo macchina è una semplice ma elegante scatoletta in legno lucidato con olio di lino.
L’ho scovata, insieme al video sotto, su un apposito mini sito che probabilmente anticipa una imminente campagna di crowdfunding su Kickstarter.
La voglio 🙂
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TachiharaC’erano una volta fotografi che usavano dorsi Polaroid per ottenere l’anteprima dello scatto che stavano per realizzare. Erano i tempi del medio o grande formato, degli Avedon in studio con personaggi famosi o degli Ansel Adams nei grandi parchi americani, in ogni caso il “preview” con la pellicola istantanea era il modo per accertarsi di non aver sbagliato qualcosa ed evitare un doloroso fallimento.
Era solo una “foto di servizio”, di qualità modesta, la foto “vera” era quella che veniva realizzata subito dopo, magari su lastra o pellicola di alta qualità, quella che però veniva sviluppata e stampata solo dopo.
La rivoluzione digitale ha reso inutile ed obsoleta questa tecnica, tutti siamo abituati a vedere subito il risultato e non c’è più alcuna preoccupazione di “come sarà venuta” la fotografia.
Eppure sembra essersi perso qualcosa, e così riaffiorano dal passato oggetti e tecniche che sembrano atavici. Si riaffacciano con un fascino tutto loro, un sapore “cool” un po’ steampunk che non sfugge ai più giovani, e quella “foto di servizio” può tornare interessante proprio nell’era dei megapixel.
L’esempio è questo video di Stefan Lister, che si aggira per le strade con la sua fotocamera 4×5 ed un dorso per pellicole istantanee. E’ un modo davvero divertente di fotografare ed interagire in modo quasi rituale con i propri soggetti, una piccola magia analogica che si compie ogni volta che si svela lo scatto appena realizzato.
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