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cane fotografoPerché comprare un telecomando per lo scatto remoto? Se hai un cane puoi insegnargli a fare foto!
PhoDOGrapher è il nome dato ad un simpatico esperimento condotto in Giappone in cui sono state prese alcune famiglie amanti degli animali, insomma gente che adora far foto al proprio quattrozampe peloso, ed invitate in sala posa per uno scatto di gruppo. Quello che non sapevano era che il loro piccolo amico era stato addestrato a schiacciare il bottone di scatto di una splendida fotocamera Hasselblad medio formato.
Ecco, nel breve video sotto, il risultato.
Mi chiedo se l’idea non sia affrontabile anche con gli altrettanto fotografati e sempre mitici… gattini 😀
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[Fonte: Bokeh]

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Dali Atomicus

Dali Atomicus - Philippe Halsman 1948

Ben prima dell’avvento del digitale e di strumenti di fotoritocco come Photoshop, c’era chi comunque si ingegnava per realizzare immagini che lasciassero tutti a bocca aperta.
Tra questi c’era il famoso fotografo di origini austriache Philippe Halsman.
Nato a Riga nel 1906 da una famiglia di origini ebree, Halsman fu costretto a lasciare l’Austria in giovane età per una serie di problemi con la giustizia collegati ad una misteriosa morte del padre ed alle incalzanti problematiche legate alla nascente campagna antisemita.

Trasferitosi in Francia iniziò a lavorare per importanti riviste di moda come Vogue, facendosi notare e divenendo abbastanza famoso per il suo personale stile di ritratto, molto nitido e dalle tonalità scure, che lo differenziava dai clichè in uso al tempo.
Ma anche in Francia i problemi razziali crescevano e così, con l’aiuto del suo amico Albert Einstein, Halsman si trasferì negli Stati uniti dove nel 1941 incontrò il pittore surrealista Salvator Dalì.

Con Dalì iniziò una proficua collaborazione che produsse alcuni scatti divenuti storici come quello che puoi vedere qui sopra : Dali Atomicus, realizzato nel 1948.
Gli oggetti sospesi, Salvator Dalì a mezz’aria come i tre gatti che sembrano essere stati lanciati insieme alla secchiata di acqua furono il risultato di un lavoro che, a detta di Halsman, richiese ben 28 tentativi prima di riuscire
Il titolo è in stretta relazione con un’opera su tela dello stesso Dalì denominata Leda Atomica e visibile nello scatto giusto dietro ai mici volanti.

E’ una fotografia tutta dedicata al concetto di sospensione, che lascia di stucco ancora oggi e stupisce ancor di più se si pensa che fu realizzata in un periodo ben anteriore a qualsiasi possibilità di ritocco digitale.

(Poveri gatti…)

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R.E.M. phase - Copyright 2009 Pega

R.E.M. phase – Copyright 2009 Pega

Pochi giorni fa, parlando con amici appassionati di fotografia, esprimevo una mia personale opinione riguardo ad alcune convenzioni a cui così spesso ci rifacciamo. Provo a spiegare: visitando i siti di tanti fotografi professionisti, sfogliando gli album ed i set di talentuosi appassionati su Flickr o osservando i temi di contest e concorsi, spesso si vede come a volte si tenda a confondere il soggetto o peggio il contesto, con il vero messaggio di una fotografia.

Forse la distinzione ad altri può apparire sottile ma il mio punto di vista è questo : una foto deve parlare di qualcosa. Può essere qualunque cosa, ma deve trasmettere un messaggio, suscitare emozione; ed il filo logico con cui creare un portfolio, un set o indire un concorso dovrebbe a mio parere incentrarsi su questo qualcosa e non su qual’è il soggetto.

Insomma. Invece di classificare le foto in generi come “ritratto”, “paesaggio”, “street”, etc… non sarebbe più interessante provare a unire e mettere insieme quelle che sono accomunate dallo stesso concetto di fondo ? Il simile messaggio che portano ? Emozioni, concetti anche astratti…. “amicizia”, “odio”, “complessità”.. o anche “silenzio”, “freddo”, “profumo”… o chissà…

Potrebbe essere anche solo l’idea per un progetto personale.

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