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Posts Tagged ‘fotoritocco’

Ho trovato le immagini di una curiosa iniziativa portata avanti da un anonimo street artist di Amburgo che ha incollato delle toolbar di Photoshop su alcuni manifesti pubblicitari.
Il tema è già in discussione da tempo ed il messaggio ben chiaro: il fotoritocco, specie quando così costantemente applicato alla comunicazione pubblicitaria, ha cambiato in modo importante la nostra idea di bellezza.
Siamo forse al ridicolo, ma ormai sembra quasi che se una figura femminile non appare “evidentemente” ritoccata non riesca a far presa sul consumatore. Un po’ inquietante ma il sospetto è che la questione sia proprio così: gli occhi del pubblico ormai sono assuefatti alla postproduzione, fin quasi a renderla necessaria. Può darsi?
Di sicuro il nostro anonimo “appiccicatore di toolbar” ha stimolato ulterioremente la discussione e si è fatto notare dal marchio oggetto della sua azione, che si è trovato a dover pubblicare una nota di rassicurazione sull’originalità del colore della pelle della modella…

[Fonte Newser]

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How to levitate

Levitating Photographer 48/365 – © Copyright 2011 Louish Pixel

Ti piacerebbe provare a realizzare un’immagine come questa?
In genere non sono un grande estimatore di questo tipo di fotografia che trovo un po’ troppo dipendente dalla manipolazione digitale, certo è che i risultati possono essere proprio divertenti.
La tecnica è tutto sommato semplice: si fanno due scatti: il primo senza il soggetto ed il secondo con questo piazzato in modo improbabile, appoggiato a supporti (in questo caso uno sgabello) che poi vengono rimossi in postproduzione, cancellati con il tipico timbro clone di Photoshop.
Poi si fondono le due immagini ed ecco il risultato, con una qualità che mette alla prova l’occhio più attento.
Se ti interessa approfondire e fare un tentativo ecco il video in cui Louish Pixel ci spiega la tecnica in modo piuttosto completo.
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Hai presente il timbro clone di Photoshop?
Ecco… un gruppo di ricercatori ha messo a punto un sistema in grado di applicare questo tipo di tecnologia non solo ad una singola immagine ma ad un intero flusso video, tutto questo in tempo reale (!)
E’ qualcosa che personalmente trovo un po’ inquietante, specie in questi tempi in cui si parla spesso di “realtà aumentata” e percezione del mondo che viene sempre più gestita attraverso il mezzo audiovisivo.

Guarda questo video e tieni a mente che tutto ciò è già di pubblico dominio e a disposizione di chi vorrà sfruttare questo concetto di “realtà diminuita”.
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Dali Atomicus

Dali Atomicus - Philippe Halsman 1948

Ben prima dell’avvento del digitale e di strumenti di fotoritocco come Photoshop, c’era chi comunque si ingegnava per realizzare immagini che lasciassero tutti a bocca aperta.
Tra questi c’era il famoso fotografo di origini austriache Philippe Halsman.
Nato a Riga nel 1906 da una famiglia di origini ebree, Halsman fu costretto a lasciare l’Austria in giovane età per una serie di problemi con la giustizia collegati ad una misteriosa morte del padre ed alle incalzanti problematiche legate alla nascente campagna antisemita.

Trasferitosi in Francia iniziò a lavorare per importanti riviste di moda come Vogue, facendosi notare e divenendo abbastanza famoso per il suo personale stile di ritratto, molto nitido e dalle tonalità scure, che lo differenziava dai clichè in uso al tempo.
Ma anche in Francia i problemi razziali crescevano e così, con l’aiuto del suo amico Albert Einstein, Halsman si trasferì negli Stati uniti dove nel 1941 incontrò il pittore surrealista Salvator Dalì.

Con Dalì iniziò una proficua collaborazione che produsse alcuni scatti divenuti storici come quello che puoi vedere qui sopra : Dali Atomicus, realizzato nel 1948.
Gli oggetti sospesi, Salvator Dalì a mezz’aria come i tre gatti che sembrano essere stati lanciati insieme alla secchiata di acqua furono il risultato di un lavoro che, a detta di Halsman, richiese ben 28 tentativi prima di riuscire
Il titolo è in stretta relazione con un’opera su tela dello stesso Dalì denominata Leda Atomica e visibile nello scatto giusto dietro ai mici volanti.

E’ una fotografia tutta dedicata al concetto di sospensione, che lascia di stucco ancora oggi e stupisce ancor di più se si pensa che fu realizzata in un periodo ben anteriore a qualsiasi possibilità di ritocco digitale.

(Poveri gatti…)

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Avedon_instructionsPostproduzione si, postproduzione no…

Quante appassionate discussioni sull’opportunità o meno di intervenire sulle immagini digitali. Da una parte i puristi del “non si tocca nulla”, dall’altra gli smanettoni. 
E’ curioso, ma secondo me, la diatriba ha poco senso.
La postroduzione è sempre esistita e la questione eventualmente non sta negli aspetti tecnologici ma nella “misura”, nella capacità di trovare il giusto limite oltre il quale non andare.

A parte il fatto che anche in molte altre forme d’arte  si può parlare tranquillamente di postproduzione, e senza problemi di tabù (pensiamo alla musica, al cinema ma anche alla stessa pittura), comunque la fotografia ha avuto fino dai suoi albori nel processo dell’immagine una sua caratteristica peculiare.
Non è forse postproduzione lo sviluppo del negativo?
E che dire della stampa? Della scelta della carta e del trattamento? Mai sentito parlare di “sviluppo selettivo”?
Quante variabili poteva controllare il fotografo in camera oscura e poi in fase di stampa? Molte. davvero molte.
Ansel Adams ci scrisse un intero libro “The Print”.

L’immagine sopra è un documento interessante.
Si tratta dello schizzo di istruzioni di esposizione con cui Richard Avedon istruiva il suo “stampatore”.
In inglese suona curioso e stranamente tecnologico :  “Avedon’s instructions to his printer”

[Image from : http://claytoncubitt.tumblr.com/]

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