Ecco un bel progettino per le fredde serate che l’inverno porterà (forse). Sui tratta della SLO, una fotocamera fai da te da assemblarsi con pezzi stampati in 3D.
L’intero progetto è disponibile on line ed il suo ideatore, il designer Amos Dudley, ha ben documentato sul suo blog l’intero processo di realizzazione.
Una dalle cose più interessanti è che anche la lente è stampata. Dudley ha usato una tecnica ancora in via di perfezionamento che richiede una certa dose di manualità per rifinirla e renderla davvero efficace, ma questo rende la SLO un prodotto integralmente realizzabile solo con dei pezzi stampati in 3D, senza aggiunte industriali o altri componenti.
L’intero progetto è molto ben studiato, compresa la totale modularità del gruppo otturatore/lente che Dudley ha deciso di rendere indipendente, in modo da poter sempre sostituire queste parti con versioni migliorate senza dover ristampare tutta la fotocamera.
Insomma proprio una bella idea, anzi una sfida, che chiunque può raccogliere dato che i file sono liberamente scaricabili qui e sfruttabili anche da chi non possiede una stampante 3d: basta infatti consegnarli ad un service.
Quasi quasi ci provo…
Chi si ricorda MacGyver? L’ingegnoso protagonista di quella vecchia serie televisiva che si arrangiava con tutto ciò che trovava a portata di mano?

Si avvicina la data della Giornata Mondiale della Fotografia a Foro Stenopeico che quest’anno sarà Domenica 24 Aprile. Si tratta di un evento internazionale creato per promuovere e celebrare l’arte della fotografia pinhole, la tecnica che non prevede uso di lenti ed obiettivi e tende ad usare come macchine fotografiche scatole e barattoli.
L’idea è semplice e frutto dell’esperienza creativa di
Vuoi andare controcorrente? Rifiutare costose ottiche e raffinata elettronica? Vuoi infischiartene dei megapixel?
Come tutti i “vecchi” appassionati di fotografia, anch’io vanto le mie piccole esperienze di sviluppo e stampa “fai-da-te”. Ricordo con un misto di divertimento e nostalgia le serate chiuso in un bagno buio fetido di acidi da sviluppo, trasformato in una camera oscura in cui l’ingranditore era fatto in casa e la tank perdeva liquidi. Disastri e soddisfazioni alterne, gioie e dolori insomma.






