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Posts Tagged ‘video’

Mi displace molto per chi non ama i video (specie quelli un po’ lunghi) o per chi non avrà il tempo di vedere quello che propongo oggi.
Ebbene sì, dura oltre un’ora, ma non posso rinunciare a condividere questo documentario prodotto da Cris Marquards, autore del podcast “Tips from the Top Floor” che ci porta all’interno dell’enorme magazzino privato del George Eastman Museum, a New York.
Si tratta del deposito contenente il corposo archivio di attrezzature fotografiche di proprietà dalla fondazione creata dall’inventore della Kodak e diretto dal curatore Todd Gustavson.
È una delle più ricche ed importanti collezioni del mondo e c’è di tutto: dai dagherrotipi ai primi bulbi flash, dai prototipi di fotocamere digitali ai classici che sono stati venduti in milioni di esemplari.
Buona visita!
🙂

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La Fotografia non è preclusa a chi non vede; è questa la missione di un collettivo fotografico di New York che da anni unisce fotografi vedenti e non vedenti in una stretta collaborazione.
Nel 2005 il gruppo realizzò un documentario di sei minuti dedicato alla loro pubblicazione intitolata “Shooting Blind: Photographs By The Visual Impaired” che testimonia questa notevole esperienza.
Insieme al consiglio di vederlo ed apprezzarne il valore, ti invito a dare un’occhiata al sito web del collettivo dove si trovano le gallerie dei fotografi coinvolti nel progetto.
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Selfie from Hell

Che il selfie sia più pericoloso degli squali e che le vittime di questa pratica siano in vertiginoso aumento è un dato di fatto, l’abbiamo letto proprio in questi giorni.
Ma qui andiamo oltre. Oggi ti propongo un breve video che potrebbe convincerti a lasciar proprio perdere i selfie, in modo definitivo.


Credit: Fuck You Zombie

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Correva il 1995, era l’alba della fotografia digitale. Curiosando su CNET ho trovato questo video con immagini di repertorio a proposito di una vera e propria “belva” d’epoca: la Nikon Fujix, una fotocamera digitale professionale che costava la bellezza di ventimila dollari (di allora). La Fujix scattava immagini da 1.3 Megapixel ed usava un hard disk removibile capace di contenere ben 70 fotografie.
Era solo l’inizio della rivoluzione digitale, un processo in cui ha avuto un ruolo anche un altro prodotto presente nel video: la fotocamera Apple Quick Take, forse la prima digitale consumer che fu prodotta tra il 1994 ed il 1997 e che veniva presentata come l’ideale per scattare foto istantanee a qualunque cosa capitasse a portata di tiro.
Ah, in questo breve filmato c’è un’altra perla per intenditori: una splendida Sandra Bullock, forse appena trentenne, appare fugacemente in una scena. Da non perdere 🙂
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Per ottenere qualità professionale, non sempre è necessario spendere una fortuna in attrezzatura.
Sul sito Iso 1200 ho trovato l’esempio del fotografo Michael Zelbel: un sacchetto da shopping bianco con dentro un flash, ed ecco pronto un semplice sistema per illuminare, con una luce delicata e diffusa, i nostri ritratti.
Il flash viene posto nello shopper in modo da dirigere il lampo verso l’alto, giusto nell’apertura del sacchetto, che viene posto molto vicino al soggetto, ottenendo un effetto light box davvero degno di questo nome.
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A 43 anni dalla foto che gli fece riconoscere il premio Pulitzer, il fotografo Nick Ut è tornato nel luogo in cui realizzò la drammatica immagine della piccola Kim Phùc, la bambina che fugge nuda con il corpo coperto di ustioni provocate da un bombardamento al napalm. E’ una foto di cui ho già parlato altre volte, raccontando anche la storia della protagonista. Un’immagine assoluta che con la sua crudezza scosse nel profondo gli animi del popolo americano non abituato ad immagini così violente, e sicuramente contribuì a rinforzare le convinzioni sull’assurdità della guerra in Vietnam e determinarne la fine. Ut è ancora un fotografo in attività e collabora sempre con Associated Press, la stessa agenzia per cui lavorava a quel tempo. Tornando a Trang Bang è anche riuscito a contattare una persona presente nella famosa fotografia: si tratta di Ho Van Bon, il cugino di Kim Phùc, che nell’immagine è il piccolo per mano alla bambina. Nick Ut oggi dice di preferire la semplicità di un Iphone alle complicazioni della pellicola, nel video lo si vede mentre carica “al volo” le sue immagini su Instagram. Parlando proprio degli istanti di quel drammatico scatto, fa notare che il suo collega fotogiornalista militare David Burnett, presente nella destra della foto, non riuscì a fare niente perché impegnato a caricare un nuovo rullino nella sua fotocamera. “A quei tempi dovevi tornare fino a Saigon e sviluppare la pellicola” dice Ut. Di certo non ha alcuna nostalgia per i vecchi tempi, e c’è da capirlo…

 

Nick Ut

© Copyright 1972 Nick Ut / The Associated Press


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[Fonte: American Photo Magazine]

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Le TED (Technology Entertainment and Design) sono conferenze organizzate da Sapling, una fondazione privata no-profit che si prefigge di diffondere idee e conoscenza.
Inizialmente orientate verso argomenti tecnici, le TED talk si sono sempre più spinte ed aperte ad altre questioni, proponendo ospiti di grande spicco, come premi nobel, figure di rilievo del mondo scientifico, della ricerca o della società e mettendo i loro interventi a disposizione gratuita sul web.
Tra queste Ted talk è stata pubblicata, proprio pochi giorni fa, una conferenza di Jimmy Nelson, un fotografo che ha dedicato anni ad un progetto teso a documentare culture indigene che stanno scomparendo.
In questo video di diciassette minuti, Nelson ci mostra alcuni meravigliosi ritratti realizzati per questo lavoro e condivide le esperienze vissute durante questo affascinante progetto.
Buona visione.
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Sì sì, sono fissato. Ormai questo blog è parte di un complotto per abbattere l’oscuro impero dei selfie stick ed ecco quindi un nuovo tassello: un video che prova la pericolosità assoluta dello scettro della scempiaggine.
Un monito severo ed un invito a riscoprire la purezza di un sano selfie senza prolunga.
😀 😀 😀

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Quello che per molti anni è stato un vero e proprio conflitto tra analogico e digitale è ormai, per molti fotografi, una sinergia tra tecnologie, un modo per realizzare al meglio ciò che si vuole.
Sono molti i fotografi che scelgono di scattare su pellicola, sviluppare in proprio e poi continuare il processo in digitale, scansionando il negativo e processando su computer.
Andrew Jamieson è uno di questi ed ha realizzato un delizioso video in cui ci accompagna in tutte le fasi del suo workflow, permettendoci di vedere i semplici ma importanti dettagli delle sue azioni. Si parte dal caricamento della pellicola Tri-X film nella sua Hasselblad, per passare alla fase di scatto anticipata dalle opportune misure per la valutazione dell’esposizione, poi c’è lo sviluppo del negativo ed infine si arriva alla scansione per poi completare l’elaborazione in Photoshop.
Quattro minuti che mostrano un caso di perfetta simbiosi tra fotografia digitale ed analogica.
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In una recente intervista su Photofocus all’ottantaquatrenne Jay Maisel, leggenda vivente della Fotografia e vincitore di un’infinità di riconoscimenti, ho letto una sua frase:

“Ci sono solo due tipi di fotografie:
quelle che scatti a ciò che che vedi per poterlo condividere,
e quelle che fai per tenerle solo per te”

Se si accetta questa classificazione, si realizza che nel primo caso tutto ruota intorno al soggetto, all’importanza che il fotografo gli assegna ed alle sensazioni che questi confida possano nascere nell’osservatore. C’entrano poco tecnica ed attrezzature, le emozioni dominano.
Nel secondo caso lo scenario cambia, o meglio può cambiare. Le fotografie che scattiamo solo per noi possono contenere anche elementi diversi. In effetti, se la destinazione è solo personale, si è liberi di andare alla ricerca di aspetti particolari che sappiamo potrebbero non avere senso per altri. Cose che non vogliamo o possiamo condividere e che sentiamo non destinate ad essere fruite o capite da osservatori terzi.
E le tue foto? Quanto ricadono nell’una o l’altra categoria?
Comunque sia, eccoti uno splendido breve documentario su Jay Maisel. Sono sette minuti ben spesi.
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