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Posts Tagged ‘DIY’

Sono tra quelli a cui fa sempre un po’ fatica cambiare l’ottica, in particolare quando mi trovo “sul campo” dove l’operazione a volte richiede tempi stretti ed abilità da giocolieri, tanto che si vorrebbero avere a disposizione mani aggiuntive. Mi incuriosiscono insomma tutte le soluzioni che propongono qualche idea al proposito.
Se anche tu appartieni a quelli che non amano “giocolare” con le proprie costose lenti e sai bene quanto sia antipatico trovarsi con due sole mani ma anche due obiettivi e due (se non quattro) tappi da gestire, ecco uno spunto dalla rete.
La soluzione proposta da Go Wing con il loro Lens Flipper è piuttosto ingegnosa e forse non troppo difficile da ricalcare con un minimo di fai-da-te. Si tratta di un semplice accessorio, una sorta di doppio tappo che funziona anche da supporto per trasportare l’obiettivo a tracolla. Con questo aggeggio il cambio di lente sul campo può diventare davvero facile e rapido. Credo proprio che i sei secondi del video spieghino molto meglio di tante parole 🙂
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scanner camera
Ci ho pensato varie volte, ma non mi sono mai deciso. C’è invece chi ha provato, tra questi un certo Joe Barone che l’ha costruita ed usata: una rudimentale macchina fotografica basata su uno scanner piano.
Joe è un giovane fotografo cresciuto nella ferramenta dei genitori in Michigan. Da sempre affascinato dal fai da te, ha deciso di prendere un vecchio scanner A4 ed usarlo come dorso di una fotocamera artigianale che usa una lente di ingrandimento come obiettivo ed è tenuta insieme con del nastro adesivo.

Barone

Copyright 2013, Joe Barone

È un progetto semplicissimo, alla portata di tutti, dove oltre al divertimento dell’assemblaggio, c’è la componente di una tecnica fotografica stile retrò. Lo scanner infatti acquisisce l’immagine lentamente ed in modo progressivo da sinistra verso destra, questo rende l’esposizione prolungata e sensibile ad eventuali spostamenti che provocano strane e curiose distorsioni. Certo che anche l’aspetto della macchina ha la sua parte, e l’abbondante uso fatto da Joe, di nastro dorato, dona all’opera un certo carattere steampunk. Devo proprio decidermi a provare a realizzare un accrocchio del genere.
🙂

[Fonte SLR LOUNGE]

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DaniAdoro chi si ingegna con il fai da te, specie chi fa sul serio. Tra questi c’è un certo Dani Diamond, un fotografo che si è costruito un enorme ring light.
Il ring light è un tipo di illuminatore fatto da un anello di fonti luminose costanti che, in genere, viene usato per applicazioni particolari.
Nato per la macro, è sfruttato nel campo della fotografia odontoiatrica ma anche più comunemente per il ritratto dato che regala una splendida diffusione della luce sul volto e magnifici riflessi circolari (catchlights) negli occhi.
Rispetto all’illuminazione con flash, il ring light aiuta a mettere maggiormente a proprio agio i soggetti evitando di inondarli di lampi, inoltre permette di operare con livelli di luce più bassi e quindi aperture maggiori con conseguenti profondità di campo ridotte.
Le normali dimensioni dei ring light in genere non superano qualche decina di centimetri di diametro, ma quello di Dani è veramente un gigante: quasi un metro e mezzo.
Una struttura in legno con ventisette lampade ad alta efficienza è un illuminatore a luce costante un po’ goffo ed utilizzabile solo in studio, ma i risultati sono notevoli, tanto che il progetto di questo fotografo è stato sponsorizzato dal produttore di lampade Sunlite.
Nel video sotto Dani ci racconta la sua idea e mostra sia le fasi di costruzione che alcuni scatti di esempio, davvero notevoli. Fai particolare attenzione ai riflessi negli occhi delle persone ritratte: sono fantastici.
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[Fonte: Fstoppers]

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CianotipiaLa cianotipia è uno dei più antichi processi eliografici e risale ai primissimi anni della storia della fotografia.
Intorno al 1842 l’astronomo inglese Sir John Herschel inventò questa tecnica basata sull’uso di sali ferrici, quindi diversa da quelle di Talbot e Daguerre, che sfruttavano la fotosensibilità dei sali d’argento. I sali di ferro sono molto sensibili alla componente ultravioletta della luce solare e questo l’ha resa un processo di minor successo in ambito fotografico, mentre è stata utilizzata a lungo per realizzare copie a basso costo di complessi disegni tecnici chiamate blueprint. La cianotipia, proprio per la sua praticità può essere però ancora sfruttata per fare interessanti e facili esperienze di fai da te.
Preparare da soli il materiale necessario per questa attività di bricolage fotografico non è difficile, lo dimostra il video sotto. In ogni caso, per i più pigri (come me) c’è Sunprints, azienda produttrice di fogli già trattati con sali ferrici, con cui si può facilmente provare una semplice tecnica di stampa a contatto.
Si possono usare normali negativi o anche oggetti come foglie, fiori o manufatti vari; basta esporre il tutto al sole. Il bello è che non serve alcuna camera oscura e ci si può preparare con calma alla luce, a patto che non sia intensa e diretta.
L’esposizione vera e propria, quella alla luce solare, deve essere di qualche minuto (c’è chi sostiene decine di minuti). In ogni caso occhio al meteo: serve una giornata di bel tempo…
Ci proviamo? 🙂
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pinhole egg

I don’t wanna grow up – © Copyright 2010 Francesco Capponi

Quale giorno migliore per riprendere questa idea creativa? È frutto dell’estro di Francesco Capponi, l’artista perugino che ha realizzato una delle macchine fotografiche più geniali che mi sia capitato di vedere.
L’idea di fondo, comune ad altri casi di fotografia stenopeica è la fotocamera che si trasforma in fotografia. Francesco ha però coniugato questo con il concetto atavico che lega la nascita di una creatura all’uovo in cui questa si forma ed ha inventato l’uovo stenopeico (Pinhegg).
Il processo che porta alla creazione di questi veri e propri pezzi d’arte è semplice da descrivere, decisamente meno semplice da realizzare in pratica.
pinhole egg cameraSi tratta di svuotare un uovo, praticarci un’apertura laterale, pulirlo a dovere e, in camera oscura, spalmarne l’interno di emulsione fotosensibile.
Su un lato aperto viene applicata poi una piccola lamina metallica su cui è stato praticato un piccolissimo foro (il foro stenopeico appunto).
L’uovo è per sua natura, oltre che delicato, anche semitrasparente e quindi questa “fotocamera” va maneggiata con molta attenzione ed utilizzata avvolta in un panno nero che viene rimosso dalla zona del foro quanto basta per ottenere l’esposizione.
Rientrati in camera oscura si effettua lo sviluppo per rivelare l’immagine negativa che si crea all’interno dell’uovo e che diviene, con il guscio stesso, il prodotto finale di questo esperimento affascinante.
E’ così che quindi l’uovo è sia fotocamera che fotografia, in un percorso che Francesco descrive come disseminato di moltissime “frittate” ma anche di notevole soddisfazione quando si raggiunge il risultato.
Ti invito a dare un’occhiata al sito di Francesco Capponi ed anche all’interessante articolo da lui scritto sul sito Lomography.

Buona Pasqua!

🙂

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Large format camera by Imre Becsi

Copyright Imre Becsi

Tra i miei contatti su Flickr c’è un certo Imre Becsi, cineasta Ungherese che costruisce fotocamere assemblandole con parti eterogenee. Pezzi di varia natura, non solo di origine fotografica, che monta con sapienza per farne oggetti affascinanti, vere e proprie creature a metà tra il classico e lo steampunk che trovo originali e molto belle.

Homemade pinhole camera by Imre BecsiAlcune di queste macchine fotografiche sono studiate per il grande formato, con tanto di slitte per il basculaggio, ottiche ed otturatori di alta qualità, ma c’è anche posto per oggetti più semplici come le fotocamere stenopeiche.
Ne è un esempio il gioiellino qui a fianco: una fotocamera pinhole basata su un portavaso in legno made in IKEA a cui Becsi ha aggiunto un dorso modulare, paraluce, un mirino Mamiya ed altri componenti autocostruiti.
Il risultato è un pezzo unico, una macchina da 85mm con un foro stenopeico da 0.35 ed un diaframma risultante di f/243 che usata con pellicola in bianco e nero produce immagini decisamente ricche di fascino, come quelle che puoi trovare in questo set di Imre.
E tu ci andresti in giro con un mostriciattolo del genere? Io sì!

😀 😀 😀

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Pinhole flickerians

Pinholed Flickerians – © Copyright 2013 Pega

Ed eccolo qua il primo scatto riuscito con la “Pinola”, la rossa fotocamera a foro stenopeico che ho realizzato alcune settimane orsono.
I bei tipi, immortalati con questa esposizione durata qualche decina di secondi, sono quattro amici fotografi flickeriani fiorentini incontrati una sera poco prima dell’imbrunire. Sono molto contento che siano proprio loro i protagonisti di quello che è in assoluto il primo fotogramma decente uscito da questa essenziale e basica fotocamera senza lenti autocostruita.
Ad oggi ho scattato un paio di rullini 120, distruggendo buona parte del primo tra scatti sovrapposti ed una precoce apertura della macchinetta dovuta all’avvolgimento della pellicola che sembrava inceppato. Il secondo è andato meglio, specie con alcune foto in interni.
Usare la Pinola richiede solo un po’ di attenzione. Innanzitutto bisogna sempre ricordarsi di far avanzare la pellicola (sembra banale ma me ne sono dimenticato più volte 🙂 ), poi non ci vuole troppa luce altrimenti i tempi di esposizione risultano eccessivamente brevi per poter essere rispettati con l’otturatore “manuale”, inoltre l’inquadratura va stimata bene ma “a occhio” visto che non c’è mirino.
Alla fine comunque non è difficile, basta stare attenti a come piazzarla tenendo conto del notevole effetto grandangolare e calcolare precisamente i tempi aiutandosi con un esposimetro.
Prossimi passi e perfezionamenti del progetto prima di procedere con altri rullini: allargare il buco frontale vista la vignettatura presente, sistemare un problema di avvolgimento della pellicola ed infine provare a migliorare il foro stenopeico perchè, come si vede, la nitidezza non è un granché…
🙂

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PinolaEccola qua la Pinola. Aggiunti i perni per gestire il rotolino, realizzato un semplicissimo otturatore pivotante e verniciato di nero l’interno, la macchinetta stenopeica è pronta. È compatta, rossa fiammante e leggerissima 🙂
A seguito di alcune valutazioni e consigli, ho deciso di lasciar perdere il 35mm e scegliere i vantaggi di un formato più grande: il 6×6. La pellicola 120 permette infatti, oltre ad una maggiore superficie impressionabile, anche una costruzione più semplice con meno complicazioni.
Adesso non resta che provarla. Se verranno fuori foto in cui distinguere qualcosa non mancherò di pubblicarle.

E tu hai iniziato la tua stenopeica-fai-da-te?

P.S. Continua qui.

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PinolaEbbene il dado è tratto. Con un pannello di PVC, un po’ di colla e qualche altro oggetto di facile reperibilità, ho iniziato a costruire la mia prima fotocamera a foro stenopeico: la Pinola.
Da tempo volevo sperimentare la fotografia pinhole, gustare il fascino antico e basilare della macchina fotografica senza obiettivo, ho quindi guardato un po’ di esempi su internet, trovandone alcuni da cui prendere spunto. L’idea era di farla semplice ma anche riutilizzabile, evitando le “usa e getta”, optando poi per una macchina a rullino e non a foglio singolo, anche se quest’ultima sarebbe stata più facile da realizzare.
Pinola 35mmEcco così avviato il progetto Pinola 35mm. Il PVC si taglia abbastanza bene con un trincetto (occhio alle dita) e si incolla facilmente. Il colore rosso forse creerà qualche problema, ma non ho saputo resistere e non è da escludere la necessità di verniciare di nero l’interno del corpo macchina.
Per il foro stenopeico ho ritagliato un pezzetto di alluminio da una lattina e praticato un piccolo forellino usando la punta di uno spillo ed un colpo di carta vetrata. Poi c’è da studiare una buona soluzione per l’otturatore e realizzare il meccanismo con il perno in legno per l’avvolgimento del rullino.
I lavori sono ancora in corso e staremo a vedere cosa viene fuori. Magari poi pubblicherò il prodotto finale ed i relativi obbrobri generati.

So che qualcuno tra i lettori del blog sta già facendo qualcosa di simile quindi perchè non ci provi anche tu? Potrebbe poi essere fantastico trovarsi tutti insieme, ognuno con la propria stenopeica-fai-da-te per una bella fotopasseggiata primaverile!

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Stenopeica IlfordQualche tempo fa Ilford provò a commercializzare un kit per fotografia stenopeica, un prodotto decisamente in controtendenza visto lo sviluppo sempre piu digitale della fotografia, ma al tempo stesso, teso a conquistare quella nicchia di appassionati che in numero sempre maggiore si interessano agli aspetti più basilari e tradizionali di questa arte.
L’idea non ebbe un gran successo, di certo anche perchè il costo del kit era davvero esagerato (270€).
Ma ecco che Ilford ci riprova. Pare infatti che il prossimo aprile sarà presentata una nuova macchina stenopeica, basica ma di buona qualità, ad un prezzo decisamente più accessibile.
La scatoletta avrà una struttura molto semplice, pensata per essere usata con negativi o carta fotografica 4×5, un foro stenopeico di 0,3mm realizzato ad alta tecnologia ed alcuni accessori tra cui un calcolatore di tempi di esposizione.
Sembra che il prezzo sarà tra gli ottanta ed i novanta euro, compresa una piccola fornitura di materiale sensibile sia negativo che positivo.
Staremo a vedere, intanto io sto pensando di fare qualche tentativo di autocostruzione di una semplice macchinetta stenopeica. Chissà che ne viene fuori…
😀

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