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Canon D30 - 3.1Mpx - 2001

Un altro anno si sta chiudendo ed insieme ad esso il primo decennio del nuovo millennio.
E’ stato un decennio importante per la fotografia, con eventi significativi e grandi cambiamenti, a cominciare da quella rivoluzione digitale che proprio nel 2000 prese definitivamente il volo con l’arrivo della prima vera reflex digitale alla portata di tutti : la Canon D30 da ben 3.1 Megapixel.
La D30 era nata per quei fotoamatori in attesa di un prodotto dal prezzo non proibitivo ma anche dalle caratteristiche professionali e proprio su questo punto la piccola reflex della Canon è importante : perchè fu in breve adottata anche da tanti professioniti che molto rapidamente si resero conto delle potenzialità di questo nuovo approccio alla fotografia.

Un approccio che ha portato con sè l’aumento vertiginoso della quantità di immagini prodotte. Il digitale non pone praticamente più alcun limite al numero di fotografie che si possono scattare e questo ha provocato risultati inimmaginabili in precedenza, specie nel caso della copertura giornalistica di eventi e guerre ma anche quel fenomeno ancora in forte espansione che è la condivisione on line delle immagini. Siti di social networking come Facebook o Flickr registrano milioni di nuove fotografie caricate ogni giorno, ed il ritmo è in progressivo aumento. 

Flickr fotocamere più utilizzate 2010

Questi “anni 10” sono stati anche quelli della incredibile diffusione dei telefonini dotati di fotocamera che, specie negli ultimi anni con l’avvento di Iphone ed altri dispositivi palmari di questa classe, sono oggi la tipologia di macchina fotografica in assoluto più utilizzata sul pianeta : lo dicono statistiche autorevoli come quelle che regolarmente metta a disposizione Flickr, probabilmente il sito di condivisione fotografica più importante al mondo.

Purtroppo questo è stato anche il decennio in cui si è registrato l’inquietante fenomeno della “guerra alla fotografia”.
Un insieme di eventi hanno fatto si che il fotografo sia sempre più spesso visto come un pericoloso ficanaso, un soggetto a caccia di segreti o immagini riservate, con al collo una macchina fotografica che ha cominciato incredibilmente a venire associata con qualcosa di minaccioso ed intrusivo.
Le ragioni di questo fenomeno, che si manifesta in comportamenti ed in molti paesi anche con leggi ostili a chi fotografa, sono apparentemente legate a temi come sicurezza e privacy ma è innegabile che ci sia qualcos’altro : una più profonda e preoccupante questione di fondo.
Credo che ogni persona appassionata di fotografia o anche solo interessata al tema delle libertà individuali faccia bene a tenere in forte considerazione questo fenomeno e faccia il possibile per combatterlo.
Sarebbe una pessima cosa trovarci a fine 2019 a poter discutere solo di fotografia still life…

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ComposerIgorStravinskyNewYorkDecember11946

Conosci questa foto?
E’ il famoso ritratto del grande compositore Igor Stravinsky scattato nel 1946 da uno dei più importanti fotografi ritrattisti del novecento: Arnold Newman.

Newman è noto per aver immortalato moltissimi personaggi famosi: da Picasso a Marilyn Monroe, passando per Chagall, Dalì e tutti i presidenti americani da Truman in poi.
Il ritratto fatto a Stravinsky nel suo studio di New York è senz’altro una delle icone della fotografia del secolo scorso ed anche di quello che fu lo stile di Newman: il “ritratto ambientato”.“Le persone esistono nello spazio”, diceva il fotografo americano, riuscendo a trasmettere all’osservatore l’essenza dei suoi soggetti immergendoli nel loro ambiente naturale. Una sorta di geniale unione tra la tradizionale fotografia di ritratto e quella di reportage.
Sono sempre affascinato dal cercare di comprendere il percorso creativo seguito nelle fasi di realizzazione di una fotografia e qui  ho avuto la fortuna di trovare un interessante documento: la serie di scatti effettuati da Newman proprio in occasione della sessione con Stravinsky.
Si tratta di un insieme di quindici fotogrammi scattati il primo dicembre del 1946, proprio nello studio del compositore e da cui è tratta la foto che è divenuta così famosa.

Stravinsky_set

E’ un esempio molto interessante in cui si apprezzano i vari tentativi del fotografo alla ricerca dell’inquadratura migliore per realizzare uno scatto significativo.
Con i primi fotogrammi Newman esplora alcune soluzioni diverse, alla ricerca di quale possa essere la strada giusta.
All’inizio appare anche la moglie del compositore, poi si passa ad idee diverse, fino a quando il fotografo sembra trovare la chiave nella forma sinuosa del coperchio del pianoforte, che forse richiama in qualche modo le simbologie del pentagramma.
Si concentra e si avvicina al risultato finale negli ultimi quattro scatti, posizionando Stravinski ad un lato.
C’è poi la traccia evidente della valutazione effettuata a posteriori sulle immagini. Si vedono i segni di selezione delle “preferite” e la decisa scelta di quello che sarà il prodotto finale, compreso il particolarissimo taglio: un bel “crop” per dirla con i termini odierni.

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Leonardo

Leonardo – Courtesy and Copyright m|art/Martino Meli

In uno dei primi Sharing Workshop, abbiamo avuto l’occasione di toccare con mano ed approfondire un tipo di produzione creativa che non tutti conoscono. Non è fotografia, ma una forma affascinante di computer art.
Si tratta dell’arte frattale.

Ci ha “iniziati” a questa specialità un mio caro amico, Leonardo Mancini, che con il nome d’arte “The Slider”, è piuttosto conosciuto tra gli specialisti di questa forma espressiva particolarmente seguita sopratutto sul sito di condivisione di opere ed immagini DeviantArt.

E’ stato bello vedere l’interesse e le espressioni di meraviglia dei partecipanti al workshop che, con la loro sensibilità nei confronti delle immagini data dalla condizione di appassionati fotografi, hanno seguito con attenzione la presentazione di Leonardo che è partito spiegando come nascono queste immagini, proseguendo nell’illustrarci il suo lavoro ed un po’ anche il suo workflow.

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Reticle – Copyright The Slider

Colgo quindi l’occasione per fare a “The Slider” qualche domanda e continuare un po’, anche fuori dal workshop ed insieme ai lettori del blog, l’approfondimento sui frattali.

Ciao Leonardo. Nello Sharing Workshop lo hai raccontato ai presenti, ma condividiamo anche con i lettori del blog com’è che hai iniziato ad interessarti di frattali.
Nel lontano 1987, su una rivista di computer,  trovai un articolo che parlava di un certo Benoît Mandelbrot  – matematico polacco – e della sua teoria dei frattali. Leggere l’articolo e copiare sul Commodore 64 il listato in basic fu tutt’uno. L’immagine che ne venne fuori mi colpì moltissimo per la sua armoniosità. Agli inizi degli anni 90, con il mio primo computer (un 80386 dotato di coprocessore matematico), mi divertii ad esplorare i frattali, anche se all’epoca per realizzare una semplice immagine in bassissima risoluzione potevano occorrere diverse ore. Da allora l’interesse per i frattali non si è mai spento e ha ripreso vigore con i nuovi programmi disponibili in internet grazieanche alla grande potenza di calcolo dei moderni computer. Basti pensare che le mie prime immagini degli anni 90 vengono oggi create in meno di un secondo!

 

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Gnarly – Copyright The Slider

Ci spieghi in breve di cosa si tratta quando si parla di frattali?
Per definizione un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, ovvero che non cambia aspetto anche se visto con una lente di ingrandimento.
Le immagini frattali sono immagini realizzate tramite funzioni matematiche ricorsive.
Detto così  può sembrare un argomento cervellotico, in realtà esistono diversi programmi dei quali io utilizzo Ultra Fractal ed Apophysis che rendono la creazione di frattali un’esperienza quasi totalmente artistica e svincolata da conoscenze matematiche.
Occorre avere una minima capacità di composizione, saper scegliere i colori adeguati e avere molta pazienza visto che i programmi richiedono un po’ di pratica per essere padroneggiati.
All’inizio visto che con i tutorial gratuiti non riuscivo ad ottenere granché, ho seguito qualche corso a pagamento che avendo una struttura più organica mi ha permesso di superare lo scoglio iniziale.

 

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Leaf – Copyright The Slider

Cosa cerchi nelle immagini che realizzi?
Nelle immagini che creo cerco sempre di evitare il caos.
Con Ultra Fractal il programma che prediligo, si possono creare immagini multi livello (come in Photoshop) e quindi, se non si sta attenti, è molto facile avere immagini confuse dovute ai troppi livelli usati.
Adoro le spirali, che sono alla base di tanti frattali e dedico molto tempo alla scelta dei colori. Una palette azzeccata può dar vita ad immagini molto belle che altrimenti rischierebbero di essere troppo banali.
Sono molto affascinato dai dettagli e spesso “esplorare” un frattale è paragonabile ad ammirare l’infinitamente piccolo con un microscopio o l’infinitamente grande attraverso un telescopio.

C’è qualche progetto su cui stai lavorando o che ti piacerebbe realizzare?
In questo momento sto seguendo un corso avanzato su Apohysis ed una volta finito vorrei approfondire il programma per conto mio.
Sicuramente vorrei  anche poter realizzare animazioni frattali visto che finora non ho avuto ancora modo di cimentarmi in questa “estensione” delle immagini pure e semplici.
Faccio anche parte di una community su DeviantArt e mi piacerebbe poter dare un mio contributo per aiutare chi si affaccia al mondo dei frattali.

In che rapporto metti le immagini frattali con la fotografia?
Creando immagini frattali, ci si rende conto ben presto che cambiare un paramentro in modo impercettibile può dar luogo ad immagini molto diverse tra loro. Ecco quindi che realizzare un frattale può essere una cosa di pochi minuti come pure un’esperienza di qualche giorno, in attesa dello “scatto” perfetto.
Quando  lavoro ad un’immagine, spesso, provo le stesse emozioni di quando, attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, cerco la composizione ideale per quello scatto; soprattutto quando si tratta di foto macro dove dettagli invisibili prendono vita.
La natura che ci circonda ha, in molti casi, una struttura frattale, si pensi ad esempio ai rami degli alberi, ai fulmini, alle corolle dei fiori o alle galassie nello spazio profondo. Molto spesso quindi lavorare su un frattale risveglia ricordi di immagini familiari.

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Un grazie a Leonardo per la sua preziosa partecipazione allo Sharing Workshop e per la voglia di condividere il suo lavoro con noi. Personalmente trovo che sia sempre molto stimolante esplorare nuovi campi della produzione di immagini e che questo aiuti molto a far crescere l’artista che è in tutti noi.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di “The Slider” consiglio di cliccare qui per raggiungere la sua gallery su DeviantArt.

Alla prossima!

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Sharp shadow on worker

Sharp shadow on worker – © Copyright 2009 Pega

Quante volte si rimane delusi quando un commento ad una nostra foto è semplicemente del tipo “bella”, “brutta”, “mi piace”, “non mi piace”….
Non parlo solo di quello che avviene su piattaforme di photosharing come Flickr, dove l’agglomerarsi di commenti più o meno sinceri è parte del gioco, parlo soprattutto di quello che ci viene detto “dal vivo” dalle persone a cui mostriamo una foto.
A volte un commento di questo tipo, anche se apparentemente positivo può proprio deprimere.
Come fare per cambiare questa situazione in un’occasione di riscontro costruttivo?
Credo che una possibile via stia nel provare ad approfondire un poco le impressioni che la persona che abbiamo davanti ha realmente ricavato dalla foto.
Ad esempio potremo chiedergli: “Che cos’è in particolare che ti piace/non ti piace in questa foto?”, “Che sensazioni o emozioni ti trasmette?”, “A cosa ti fa pensare?”.
Sono domande che dovrebbero spingere ad esprimere meglio i motivi del giudizio ed aiutarci a capire se e quanto poter far tesoro di una critica o gioire di un complimento.
Non è comunque un qualcosa di facile.
Molto spesso i commenti degli altri sulle tue immagini ti diranno molto di più su chi sono i tuoi commentatori che non sul reale valore della tua fotografia.

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McCurrySe non l’hai ancora fatto ti consiglio di fare un salto in edicola e vedere se è rimasta una copia di un bel libretto che questo mese viene venduto in allegato al National Geographic.

E’ il primo di una serie che la rivista dedica ai suoi grandi fotografi e a mio parere vale veramente la pena prenderlo per ammirare alcuni meravigliosi scatti di questo famoso  fotografo di reportage.

Come mi è capitato di dire in precedenza, trovo che guardare e studiare con attenzione le immagini sia una grande scuola ed aiuti moltissimo a capire che cosa ci sta dietro a quelli che in molti considerano dei veri e propri capolavori della fotografia contemporanea.

Molto interessanti anche l’introduzione ed i testi che accompagnano gli scatti, in qualche caso con breve descrizione di come il fotografo si è impegnato per raggiungere il suo scopo, sempre con un grandissimo rispetto ed empatia con i suoi soggetti.

Dalla lettura ed osservazione di questo piccolo libro ho notato che Mc Curry lavora molto spesso con profondità di campo ridotte, cosa che a me piace molto, quasi a sottolineare una ricerca artistica che evidentemente è ben presente e che valorizza un autore così spiccatamente orientato al reportage.

Evidentemente con una qualità così elevata anche la vecchia massima che dettava legge negli anni 70/80 al National Geographic e che diceva “Learn f/8 and BE THERE” ,  poteva avere le sue buone eccezioni. Almeno nella sua prima parte !

🙂

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