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Posts Tagged ‘scienza’

Black HoleCome potevo astenermi dall’omaggiare anch’io questa foto epocale?
Per chi non fosse già stato ampiamente raggiunto dalla notizia, ieri 10 aprile 2019, per la prima volta nella storia, è stato fotografato un buco nero.
Lo straordinario risultato è frutto di sforzi congiunti di un team di oltre 200 ricercatori che, dopo anni di lavoro ed attraverso l’uso coordinato di otto radiotelescopi, sono riusciti a costruire un’immagine visibile di uno dei fenomeni più misteriosi, rilevanti e studiati dell’astrofisica.
Il buco nero è una stella collassata, una massa enorme compressa in uno spazio minuscolo dalla sua stessa inimmaginabile forza di gravità. E’ il fenomeno che fu ipotizzato da Einstein nella sua Teoria della Relatività Generale che tutt’ora rappresenta una delle frontiere della conoscenza umana dato che intorno ad esso le leggi dello spazio tempo subiscono variazioni dimensionali ai limiti della nostra capacità di comprensione.
Quella che vedi sopra è una foto che passerà alla storia, da molti già definita la foto del secolo, scattata proprio 100 anni dopo l’immagine che rivoluzionò la Fisica moderna, quella scattata durante l’eclissi di Sole del 29 maggio 1919 da Sir Arthur Stanley Eddington, che fornì allora la prova che la teoria di Einstein era corretta.
Non entro nei tanti dettagli scientifici disponibili su questo nuovo passo avanti della conoscenza umana, puoi farlo facilmente surfando su siti ben più titolati di questo. Io voglio solo invitarti ad ammirare l’immagine nella sua bellezza assoluta, nella sua incredibile potenza evocativa.
E’ una Fotografia con la F maiuscola, un capolavoro nella sua semplicità ed armonia, un perfetto esempio di uso dello spazio negativo ed un emblematico caso di assenza; un’assenza preponderante, totale e potentissima.

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200000 stelleIl TESS è un nuovo satellite NASA lanciato con la precisa missione di cercare nuovi pianeti, il suo acronimo infatti sta per Transiting Exoplanet Survey Satellite.
Durante la sua prima orbita intorno alla Luna, effettuata il 17 Maggio, la sua attrezzatura è stata messa alla prova per una normale fase di test ed è stata scattata una prima strabiliante foto, quella che vedi sopra.
E’ l’immagine di un piccolo settore dell’universo, quello centrato sulla costellazione Centauro, in cui la stella più luminosa è Beta Centauri ben visibile in basso; uno scatto contenente oltre 200.000 stelle.
Per me è una fotografia di una bellezza straordinaria, un caso di arte inconsapevole frutto di impegno, lavoro e scienza.
Guardala bene, osservala come se fosse il frutto delle capacità creative di un grande maestro della fotografia. E’ l’emblema di un punto a cui l’umanità è arrivata grazie ad enormi sforzi spesso sottovalutati se non addirittura dimenticati. Un’immagine che vorrei stampare in alta qualità (cosa non facile) e che davvero meriterebbe di essere spesso a portata di sguardo.
Del resto da sempre le stelle hanno rappresentato il punto di riferimento per trovare, e mantenere, la giusta rotta.

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Taenia solium - Copyright Teresa Zgoda

4° class: Taenia solium

La microfotografia non è per tutti ed il Nikon Small World Photomicrography Competition è il concorso che da 43 anni rappresenta il riferimento per chi è affascinato dalla meraviglia che si nasconde nell’universo del “molto piccolo”.
Per questa edizione oltre duemila partecipanti da 88 nazioni hanno inviato i loro scatti. Alcuni sono ricercatori, ma altri anche puri amatori del genere. Ognuno di loro ha, a suo modo, immortalato la bellezza di un dettaglio visto attraverso le lenti di un microscopio.
Qui sotto alcuni scatti tra i migliori selezionati dalla giuria. Devo dire che il livello qualitativo di queste immagini è altissimo e se vuoi gustarti molte altre spettacolari immagini in tutta la loro magnificenza ti consiglio di fare un bel giro sul sito web del concorso.

1° classificato: HaCaT_cells

8-P4_Rat_Cochlea by Dr. Michael Perny

8° classificato: Newborn rat cochlea

10-Phyllobius-roboretanus

10° classificato: Weevil

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Google Cassini doodle
“Spazio, ultima frontiera”, così recitava l’incipit di Star Trek, mitica serie di fantascienza, ed è proprio così: lo spazio è davvero la nostra ultima frontiera, da molti punti di vista.
Se ogni tanto capiti su questo blog avrai forse notato la mia passione per la missione della sonda NASA Cassini che, partita nel 1997, dopo un lungo viaggio in cui fu sfruttata la gravità di Venere per ottenere rotta e velocità necessarie, raggiunse Saturno nel 2004 iniziando ad inviarci immagini straordinarie via via che le orbite si facevano più vicine al pianeta. Ma adesso siamo prossimi ad una nuova fase: la sonda sta per fare uno spettacolare tuffo nella regione di spazio che separa Saturno dai suoi anelli, un posto in cui nessuno strumento di origine umana è mai stato.
Le immagini che questa “fotocamera spaziale” ci ha inviato negli anni sono qualcosa di straordinario, descrivono fenomeni e concetti che sfiorano la capacità di comprensione umana e documentano capacità tecniche di livello forse nemmeno del tutto immaginabili da gran parte delle persone che popolano il nostro pianeta.
Insomma lo spazio è una frontiera multidisciplinare, ed anche la Fotografia ne fa parte perché le foto dallo spazio portano contenuti concettuali spesso molto pesanti.
A chi sostiene che il valore di queste immagini è solo scientifico e non artistico mi sento di dovere qualche personale argomentazione: la sonda Cassini è sì un sistema automatico, ma anche un apparecchio di grande complessità frutto dell’ingegno umano e non è altro che una versione tecnologicamente molto sviluppata di una fotocamera; una fotocamera capace di muoversi incredibilmente lontano, allontanandosi dalla scena e portando un punto di vista del tutto nuovo.  Del resto anche la mia reflex digitale è un’evoluzione del dagherrotipo e la sua capacità di effettuare scelte automatiche è da fantascienza nei confronti di ciò che erano le macchine fotografiche primordiali.
Dunque Cassini si muove secondo precise, anzi precisissime ed incredibilmente complesse istruzioni umane. I meravigliosi scatti che questa sonda ci sta inviando dalla sua spettacolare posizione sono a tutti gli effetti opere d’arte. Sono frutto di un incredibile lavoro di studio, preparazione, progettazione e gestione di una missione che ha attraversato i decenni, coinvolto centinaia di persone e portato risultati che, a mio parere, non sono neanche lontanamente percepiti dalla media delle persone.
Ebbene, comunque sia, alla sponda Cassini di tutto questo importa poco. Orbita dopo orbita ci invierà immagini di luoghi “dove nessun uomo è mai stato prima”, poi incontrerà l’atmosfera di Saturno, dove si disintegrerà lasciandoci per sempre.
Anche Google, con il simpatico “doodle” che vedi sopra, ha voluto omaggiare questo avvenimento epocale. A noi resteranno per sempre immagini di una bellezza da togliere il fiato, come quella scattata giusto pochi giorni fa e che vedi qui sotto, in cui il puntino luminoso è la nostra piccola Terra, che risplende tra gli anelli di Saturno.
La Terra tra gli anelli

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Il sottotitolo di questo blog non è messo a caso, oggi infatti ti propongo qualcosa che appartiene forse più alla chimica che alla fotografia e ricorda quei folli esperimenti da scienziati pazzi che non credo di essere il solo ad aver imbastito nel periodo adolescenziale.
Si tratta di un ipnotico time lapse macro in cui si vede la combustione di alcuni elementi, più precisamente: carbonio, sodio, fosforo, magnesio e zolfo.
Fa parte della fantastica serie “Beauty of Science” relizzata da Yan Laing; se ne sconsiglia l’emulazione…
Buona visione 🙂
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Eye of The eyeborg

Solo pochi giorni fa pubblicavo un post sull’uomo con la fotocamera al posto della testa, ed ecco che scopro che la realtà è già oltre…
C’è un tizio canadese di nome Rob Spence che vive con una microcamera impiantata al posto dell’occhio destro, perso in gioventù in un incidente.
Il suo è un vero e proprio esperimento scientifico in continua evoluzione tecnica da anni ed ha raccolto molte attenzioni oltre ad essere stato addirittura premiato come “migliore invenzione dell’anno” dal Time, nell’ormai lontano 2009!
La fotocamera di Spence non è connessa al suo cervello nè sostituisce il suo occhio mancante, è però in grado di trasmettere immagini di tutto ciò che Rob vede ed in pratica è una sorta di versione reale del video che citavo.
Insomma l’Eyeborg è realtà da tempo e ci sono vari interessanti video che lo riguardano, oltre ad un paio di conferenze TED, come quella che ti propongo qui.
Puoi trovare queste e molte altre info sul sito ufficiale del progetto.
Buona visione.
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Strand_MrBennet

Mr. Bennett, Vermont – Copyright 1946 Paul Strand

L’attivazione reticolare è il meccanismo che il cervello utilizza per stabilire a quali percezioni dare la priorità nell’immane flusso continuo di informazioni e stimoli che ci colpiscono.
E’ una sorta di filtro tra il livello cosciente di ciò di cui ci rendiamo conto, ed il livello subconscio che viene comunque raggiunto dall’insieme di tutte le stimolazioni sensoriali a cui siamo esposti e sensibili.
Ti è mai capitato di interessarti ed approfondire un argomento nuovo e notare cose, a tale riguardo, che prima sembravano non esserci? Probabilmente c’erano anche prima, semplicemente non ci avevi mai fatto caso: erano state filtrate dal sistema di attivazione reticolare.

Quella sopra è una famosissima foto di Paul Strand: il ritratto di Mr. Bennett.
E’ uno scatto che mi è sempre piaciuto molto e che trovo tra i più belli di questo grande fotografo. Tempo fa lo stavo guardando e per un attimo ho provato a fare qualcosa che, con questa fotografia, non avevo mai fatto prima: immaginarmi l’istogramma di questo splendido bianco e nero. Ma ecco… Non l’avevo mai notato così… quel bottone bianco.. è totalmente sovraesposto!
Da quel momento è come se il mio cervello avesse riclassificato l’immagine. Non mi è più possibile non notare e dare una grande importanza a quel bottone, quell’elemento nel bel mezzo del fotogramma che, forse, è la chiave dell’intensità e la vitalità dell’intera immagine. Un piccolo dettaglio che ne completa la bellezza. Proprio come una ciliegina sulla torta.
Ma io non ci avevo mai fatto caso.

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Lost memories

Lost memories è un piccolo capolavoro, un “corto” di tre minuti realizzato da Francois Ferracci.
Non voglio anticiparti molto di questo breve gioiellino se non che mette in connessione fotografia digitale, analogica, emozioni, sentimenti e relazioni, il tutto tra passato, presente e futuro della tecnologia.
Qualcosa che ti invito a vedere, gustandone oltre agli spunti di riflessione, anche l’aspetto tecnico eccellente, specie considerando che Francois l’ha realizzato da solo in sei mesi interamente sul suo laptop.
Buona visione.

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Viviamo in un’epoca visuale, dove la tecnologia ci ha aperto le porte verso nuove possibilità, nuove percezioni.
Oggi abbiamo a disposizione immagini straordinarie generate da strumenti come microscopi, telescopi, fotocamere ad alta velocità o su spettri di frequenze non visibili, che ci permettono di accedere a visioni che i nostri predecessori potevano solo immaginare.
Sono contenuti che spesso esprimono un valore che supera quello scientifico: di frequente, infatti, siamo davanti a qualcosa dal forte spessore estetico, e perché no… artistico.
Questi nuovi stimoli a cui siamo sottoposti non sono quindi solo una fonte di informazione e cultura ma rappresentano anche nuove opportunità di ispirazione ed un nutrimento per la nostra creatività.

Il video sotto è una piccola raccolta di questo tipo di stimoli: attraverso la voce di alcuni scienziati, il filmato racconta come dimensioni e distanze non siano più barriere e che attraverso i passi avanti che sono stati fatti dalla tecnologia, siamo riusciti a vedere l’universo, il tempo e l’umanità, sotto una luce diversa.

Trovo sia interessante tenere tutto ciò a mente quando usiamo le nostre fotocamere o smartphone dotati di caratteristiche e prestazioni che fino a pochi anni fa erano solo nella fantasia di alcuni lungimiranti sognatori.
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Leonardo

Leonardo – Courtesy and Copyright m|art/Martino Meli

In uno dei primi Sharing Workshop, abbiamo avuto l’occasione di toccare con mano ed approfondire un tipo di produzione creativa che non tutti conoscono. Non è fotografia, ma una forma affascinante di computer art.
Si tratta dell’arte frattale.

Ci ha “iniziati” a questa specialità un mio caro amico, Leonardo Mancini, che con il nome d’arte “The Slider”, è piuttosto conosciuto tra gli specialisti di questa forma espressiva particolarmente seguita sopratutto sul sito di condivisione di opere ed immagini DeviantArt.

E’ stato bello vedere l’interesse e le espressioni di meraviglia dei partecipanti al workshop che, con la loro sensibilità nei confronti delle immagini data dalla condizione di appassionati fotografi, hanno seguito con attenzione la presentazione di Leonardo che è partito spiegando come nascono queste immagini, proseguendo nell’illustrarci il suo lavoro ed un po’ anche il suo workflow.

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Reticle – Copyright The Slider

Colgo quindi l’occasione per fare a “The Slider” qualche domanda e continuare un po’, anche fuori dal workshop ed insieme ai lettori del blog, l’approfondimento sui frattali.

Ciao Leonardo. Nello Sharing Workshop lo hai raccontato ai presenti, ma condividiamo anche con i lettori del blog com’è che hai iniziato ad interessarti di frattali.
Nel lontano 1987, su una rivista di computer,  trovai un articolo che parlava di un certo Benoît Mandelbrot  – matematico polacco – e della sua teoria dei frattali. Leggere l’articolo e copiare sul Commodore 64 il listato in basic fu tutt’uno. L’immagine che ne venne fuori mi colpì moltissimo per la sua armoniosità. Agli inizi degli anni 90, con il mio primo computer (un 80386 dotato di coprocessore matematico), mi divertii ad esplorare i frattali, anche se all’epoca per realizzare una semplice immagine in bassissima risoluzione potevano occorrere diverse ore. Da allora l’interesse per i frattali non si è mai spento e ha ripreso vigore con i nuovi programmi disponibili in internet grazieanche alla grande potenza di calcolo dei moderni computer. Basti pensare che le mie prime immagini degli anni 90 vengono oggi create in meno di un secondo!

 

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Gnarly – Copyright The Slider

Ci spieghi in breve di cosa si tratta quando si parla di frattali?
Per definizione un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, ovvero che non cambia aspetto anche se visto con una lente di ingrandimento.
Le immagini frattali sono immagini realizzate tramite funzioni matematiche ricorsive.
Detto così  può sembrare un argomento cervellotico, in realtà esistono diversi programmi dei quali io utilizzo Ultra Fractal ed Apophysis che rendono la creazione di frattali un’esperienza quasi totalmente artistica e svincolata da conoscenze matematiche.
Occorre avere una minima capacità di composizione, saper scegliere i colori adeguati e avere molta pazienza visto che i programmi richiedono un po’ di pratica per essere padroneggiati.
All’inizio visto che con i tutorial gratuiti non riuscivo ad ottenere granché, ho seguito qualche corso a pagamento che avendo una struttura più organica mi ha permesso di superare lo scoglio iniziale.

 

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Leaf – Copyright The Slider

Cosa cerchi nelle immagini che realizzi?
Nelle immagini che creo cerco sempre di evitare il caos.
Con Ultra Fractal il programma che prediligo, si possono creare immagini multi livello (come in Photoshop) e quindi, se non si sta attenti, è molto facile avere immagini confuse dovute ai troppi livelli usati.
Adoro le spirali, che sono alla base di tanti frattali e dedico molto tempo alla scelta dei colori. Una palette azzeccata può dar vita ad immagini molto belle che altrimenti rischierebbero di essere troppo banali.
Sono molto affascinato dai dettagli e spesso “esplorare” un frattale è paragonabile ad ammirare l’infinitamente piccolo con un microscopio o l’infinitamente grande attraverso un telescopio.

C’è qualche progetto su cui stai lavorando o che ti piacerebbe realizzare?
In questo momento sto seguendo un corso avanzato su Apohysis ed una volta finito vorrei approfondire il programma per conto mio.
Sicuramente vorrei  anche poter realizzare animazioni frattali visto che finora non ho avuto ancora modo di cimentarmi in questa “estensione” delle immagini pure e semplici.
Faccio anche parte di una community su DeviantArt e mi piacerebbe poter dare un mio contributo per aiutare chi si affaccia al mondo dei frattali.

In che rapporto metti le immagini frattali con la fotografia?
Creando immagini frattali, ci si rende conto ben presto che cambiare un paramentro in modo impercettibile può dar luogo ad immagini molto diverse tra loro. Ecco quindi che realizzare un frattale può essere una cosa di pochi minuti come pure un’esperienza di qualche giorno, in attesa dello “scatto” perfetto.
Quando  lavoro ad un’immagine, spesso, provo le stesse emozioni di quando, attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, cerco la composizione ideale per quello scatto; soprattutto quando si tratta di foto macro dove dettagli invisibili prendono vita.
La natura che ci circonda ha, in molti casi, una struttura frattale, si pensi ad esempio ai rami degli alberi, ai fulmini, alle corolle dei fiori o alle galassie nello spazio profondo. Molto spesso quindi lavorare su un frattale risveglia ricordi di immagini familiari.

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Un grazie a Leonardo per la sua preziosa partecipazione allo Sharing Workshop e per la voglia di condividere il suo lavoro con noi. Personalmente trovo che sia sempre molto stimolante esplorare nuovi campi della produzione di immagini e che questo aiuti molto a far crescere l’artista che è in tutti noi.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di “The Slider” consiglio di cliccare qui per raggiungere la sua gallery su DeviantArt.

Alla prossima!

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