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Sax Lady

Sax Lady - © Copyright 2009 Pega

Oggi sono a riproporti quella che ormai è una piccola tradizione di questo blog : la “missione fotografica” del fine settimana.
L’idea è semplice : avere in mente una sorta di incarico da svolgere. E’ un esercizio divertente che può fornire interessanti spunti creativi, magari da condividere poi con altre persone.

Per questo weekend il tema che ti voglio proporre è : il suono.

La fotografia in se stessa non contiene ovviamente suoni o rumori ma al nostro cervello piace ricostruire e così, proprio come succede quando la mente colora inconsciamente un’immagine in bianco e nero, accade che alcuni scatti quasi riescano a farci sentire dei suoni.

Sono sensazioni totalmente soggettive e molto dipendenti da quanto ci si concentra ed immerge nell’osservazione di una fotografia, quanto si riesce a degustarla insomma.

In questo weekend prova a cercare fotografare il suono. Fanne il protagonista di qualche tuo scatto, cercando di renderlo evidente ed il più possibile vivo, quasi percepibile da chi osserverà l’immagine. Poi, se vuoi, mostraci il tuo lavoro postando un commento con il link per vederla.
Condividere con tutti i lettori del blog è divertente ed interessante e può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Sharkoman

Sharkoman

Eravamo a bocca aperta, come bambini, tutti incantati ad ascoltare ed osservare Fulvio che ci stava parlando di pareidolia durante lo scorso Sharing Workshop.

Che cos’è la pareidolia? Beh, pazienta solo un paio di righe perchè preferisco lasciare a lui l’onore della descrizione di questa forma espressiva basata sulla creatività e sull’istinto.

Fulvio (aka Sharkoman) è un artista.
In lui passione e talento si uniscono agli studi di arti visuali ed esperienze che vanno dal disegno alla regia. Un creativo vero che ammiro ed al quale ho pensato di chiedere di contribuire a questo blog con un’intervista.

Ciao Fulvio. Nel recente Sharing Workshop ci hai incantati con la tua presentazione sulla Pareidolia. Ci dai una tua definzione personale di questa forma espressiva?
Volentieri. E’ la ricerca di forme umane, animali o altro in cose e materiali disposti dal caso (la pareidolia, appunto) è un gioco che, oltre ad affinare l’occhio in generale, permette di accrescere il livello personale di fantasia visiva “donando” all’immagine trovata un senso che nasce esclusivamente nella testa dell’osservatore. L’uomo è evidentemente portato a umanizzare tutto, a dare un senso compiuto alle cose intorno a lui…la pareidolia pare quasi il lato fantastico della scienza, e non a caso molte foto di presunti fantasmi e alieni su marte fanno capo a questo argomento.

Colpo di testa

Colpo di testa – © Copyright 2010 Fulvio Petri

Com’è che hai iniziato a catturare in fotografia queste immagini?
Sono sempre stato un patito della composizione, anche nelle foto ricordo con gli amici mi son sempre divertito a cercare un punto di vista particolare, rimediato al momento e magari nel caos totale di una festa. Passando dalle persone agli oggetti, la pareidolia (che io nella mia raccolta su flickr ho ribattezzato “accostamenti espressivi”) è venuta da sé…
amo molto l’astrazione e l’emozione mediata da un qualcosa di apparentemente estraneo. Amo l’ironia e tutto quello che spinge a riflettere sull’ambiguità e la precarietà del vivere, dei sentimenti, del mondo intero. Il cercare inquadrature che creino un qualcosa di sensato dà una strana soddisfazione, nasce appunto per gioco, ma poi diventa l’inizio di un microcosmo del tutto personale, dove l’ambiente stesso ti parla, sorride o piange. Mi son ritrovato a fare foto di facce o scenette pareidoliche quasi senza accorgermene, non appena ho approfondito l’argomento fotografia. Le prime erano facce semplici, poi si sviluppa un curioso “affinamento” delle catture trovate, potenzialmente senza fine: da un unico piano visivo (macchie su muro, oggetti casalinghi, nuvole, ecc), a formazioni su piani diversi (elementi eterogenei posti in prospettiva); dalle faccette di cui prima, alle scene più articolate e complesse (figure antropomorfe, animali, scenette), in tutte le gamme possibili di stilizzazione.

ZebraMan

Zebraman – © Copyright 2010 Fulvio Petri

E per la fotografia? Raccontaci un po’ come hai iniziato e quali esperienze pensi ti abbiamo aiutato.
Come “praticante” ho una storia abbastanza recente: è con l’avvento delle possibilità digitali che ho iniziato a studiare un po’ meglio l’arte fotografica, vuoi per i minori costi, vuoi per la facilità con cui si scatta e si può subito controllare se si è fatto bene o meno…prima scattavo e via con semplici macchinette, senza capire granchè di fuoco, esposizione, apertura diaframma, ecc.
Solo nella composizione son sempre stato cosciente ed esigente (come accennavo prima)…penso che in tal senso abbia influito il fatto di aver sempre disegnato vignette, fumetti e illustrazioni; anche il cinema ha fatto la sua parte, mi ha sempre affascinato l’arte della regia e il narrare per immagini. Hitchcock è il regista che amo di più, con il suo amore per i dettagli visivi che raccontano le emozioni soprattutto quando gli attori sono fuori campo.
L’oggetto evocatore, che il contesto narrativo rende veicolo di significati e feticcio: una sedia vuota, una chiave, una tazza di caffè, un orologio, il getto di una doccia, e via discorrendo.
Diciamo allora che in tante mie foto gli oggetti sostituiscono direttamente gli umani anche nel volto, come in un sillogismo di pudore e simbolismo…

Dicci qualcosa sul tuo processo di selezione e postproduzione delle immagini.
Anzitutto, la cattura. Deve essere chiara, diretta, frontale e ben leggibile. Il formato è deciso dal soggetto; dato che gli elementi formanti la scena o la faccia devono essere essenziali, è bene eliminare il più possibile l’intorno che non serve e tagliare la foto nel modo giusto. Non uso cancellare elementi, lascio tutto il più naturale possibile, vario solo i chiaroscuri dove serve e qualche volta ho tolto il colore se necessario. Mi piace che la cattura, oltre che interessante nel suo contenuto, abbia anche un minimo di estetica…ad esempio, tratto ed inquadro le mie facce artificiali come fossero dei veri ritratti.
Ah, una cosa importante: le immagini di cui mi interesso (parlo della cattura iniziale) devono essere formate dal caso e non “costruite” dall’intervento umano, tantomeno il mio. Devono solo essere “scovate” dall’occhio. Su questo sono rigoroso, spostando oggetti e rametti non avrebbe più senso.

L'omino felice dalle sabbie mobili - © Copyright 2010 Fulvio Petri

L’omino felice dalle sabbie mobili – © Copyright 2010 Fulvio Petri

Hai qualche aneddoto da raccontare su cose che ti sono successe mentre eri in azione alla ricerca di qualche scatto interessante?
Beh….tante persone che mi guardano come fossi matto mentre mi sorprendono tutto concentrato ad inquadrare fazzoletti di carta sporchi sull’asfalto o macchie su muro…ho avuto anche un bel po’ di rimproveri; molta (troppa) gente pensa che si debba fotografare solo i monumenti famosi o le spose ai matrimoni, e se scatti in zone brulle per loro sei un ladro o una spia, non possono credere che tu stia a cercare rottami, pozze, foglie marce, ecc.
in qualche caso ho pensato avessero anche qualcosa da nascondere…che so, un cadavere nel campo di fronte alla loro casa!

Qual è la reazione delle persone quando mostri le tue foto?
Migliore di quella della gente che mi vede scattare, per mia fortuna 😀
vedo i loro occhi che cercano le forme stupirsi come quelli dei bambini non appena le trovano…qualcuno nota anche particolari che magari non ho visto io, preso com’ero dall’imprinting originario…talvolta devo guidare io alla visione che ho fotografato, talvolta loro guidano me verso una visione totalmente diversa…c’è comunque sempre la ricerca di un qualcosa di pseudofigurativo nell’immagine. L’astrattismo puro mi ha sempre interessato poco.

Abissi

Abissi – © Copyright 2010 Fulvio Petri

Hai mai esposto i tuoi lavori? Hai qualche altro progetto in mente?
Ho fatto una mostra piccola ma molto ben allestita al “cuco” un bar-ristorante in centro a firenze, gestito da amici.
E poi 11 delle mie facce sono state scelte per un libro sulle facce (rigorosamente solo facce) pareidoliche che verrà stampato a breve; ci saranno un migliaio di “volti” da decine e decine di artisti flickeriani. Il ricavato credo andrà in beneficenza.
Infine, mi piacerebbe tanto fare un bel libro con le mie foto, dovrei decidermi ad usare un programma di questi online che ti permettono di farlo, ma ho un po’ di timore per la qualità delle stampe…accetto consigli!

Un domanda classica che faccio sempre: cosa significa per te la tua fotografia?
La fotografia è per me una cosa importantissima, da sempre. Mi emoziona la possibilità di fermare nel tempo un volto, un sorriso, uno sguardo di chi ti è amico, di chi vive o ha vissuto prima di te; una traccia indelebile che testimonia nel tempo, un ricordo, una cosa che acquista sempre più valore emotivo con il tempo. E la visione di una persona che ha scelto un pezzo di realtà per esprimere qualcosa di suo.
Anche le costruzioni pareidoliche sono frammenti di spazio fermati con “paranoia critica” (cito salvador dalì , un maestro nel dipingere illusioni ottiche all’interno dei suoi quadri – ossia il processo inverso e speculare a noi che le fotografiamo)nel tempo.
Molte delle visioni che ho fotografato non esistono più: quelle formate dalla pioggia, quelle di muri oggi in restauro, quelle date dalle piante o dai rifiuti…ma la foto le ha “fermate” in un’interpretazione particolare e talvolta suggestiva.

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Grazie a Fulvio per la grande disponibilità e l’entusiasmo dimostrati.
Voglio davvero consigliarti di approfondire la conoscenza di questo artista, per esempio gustandoti il suo fantastico album su Flickr, dove lo puoi trovare con il nick “Sharkoman“.

Alla prossima !

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Piera

Piera - © Copyright 2008 Pega

Per questo fine settimana voglio proporre un assignment che trovo tra i più affascinanti. Un terreno su cui ogni appassionato di fotografia si trova prima o poi a confrontarsi : gli occhi.

Fotografare gli occhi è diverso, gli occhi possono guardarti mentre vengono inquadrati, possono studiarti mentre a tua volta li studi.
Gli occhi ti mettono in contatto diretto con il soggetto, con le sue emozioni, la sua mente.
Gli occhi possono essere il dettaglio in un ritratto o gli unici protagonisti dell’intera foto. Possono essere umani o animali, veri o anche artificiali… sta a te la scelta.

In questi giorni prova a fotografare gli occhi. Cercali e fissali nelle tue immagini. Prova ad usare al meglio la luce per illuminarli con magia. Vedrai che non sono un soggetto facile…

Poi, come ormai propongo sempre, se vuoi prova a pubblicare in un commento qui sotto il link alla foto sul tuo album online.
E’ divertente ed interessante condividere. E può portare a vedere la tua foto visitatori che la apprezzeranno.

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Red light
Red light – © Copyright 2008 Pega

C’è poco da fare, è evidente a tutti che le idee migliori, quelle più originali e creative, vengono fuori proprio quando la nostra mente è libera di galoppare e muoversi senza troppe costrizioni logiche.
E’ così che a volte ci si sveglia la mattina, con una intuizione che è maturata nel sonno o nel dormiveglia…
Per qualcuno è la soluzione ad un problema a lungo studiato, per altri è l’idea per un pezzo scritto o di musica. Per un fotografo può essere il concetto o uno spunto creativo per uno scatto. 
Il momento in cui la mente riesce a partorire questi suoi prodotti può anche essere diverso o lontano dalle fasi di sonno. Può capitare sotto la doccia, in bagno, o mentre si parla di tutt’altro.
Succede che queste intuizioni siano fugaci, quasi impalpabili. Se non le si fissano subito a volte vanno perse. Per sempre.
Basta poco. Un piccolo blocchetto per appunti, il registratore vocale sul telefonino, o qualsiasi altro metodo. L’importante è prendere subito nota di queste idee… per poi valutarle e coltivarle con calma.

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Strand_MrBennet

Mr. Bennett, Vermont - Copyright 1946 Paul Strand

Gli studiosi della nostra mente la chiamano “attivazione reticolare”. E’ il sistema che il cervello utilizza per stabilire a quali percezioni dare la priorità nel flusso continuo di informazioni e stimoli che ci raggiungono.

E’ una sorta di filtro tra il livello cosciente di ciò di cui ci rendiamo conto e quello subconscio che comunque viene raggiunto da tutte le stimolazioni sensoriali a cui siamo esposti e sensibili.

Probabilmente ti sarà capitato di approfondire un argomento o interessarti di qualcosa di nuovo ed accorgerti di notare cose a tale riguardo che probabilmente c’erano anche prima ma a cui, per scarsa attenzione su quello specifico ambito, non avevi mai fatto caso. Questo è un esempio di come può intervenire l’attivazione reticolare.

Quella sopra è una famosissima foto di Paul Strand, il ritratto di Mr. Bennett.
E’ una immagine che mi è sempre piaciuta, la trovo tra le più belle di questo grande fotografo.

Pochi giorni fa la stavo guardando e per un attimo ho provato ad immaginarmi l’istogramma di questo splendido bianco e nero ma ecco…
Non l’avevo mai notato così, ma quel bottone bianco.. è totalmente sovraesposto…

Da quel momento è come se il mio cervello avesse riclassificato l’immagine.
Non mi è più possibile non notare e dare una grande importanza a quel bottone in mezzo che forse, dirai, è la chiave per l’intensità e la vitalità dell’intera immagine.
Probabilmente è proprio quel piccolo dettaglio che ne determina la bellezza.

Ma io non ci avevo mai fatto caso.

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Alessia e la palla

Alessia e la palla - Copyright 2008 Pega

Ti invito a fare un piccolo esercizio, o meglio un esperimento: adesso.

Prendi carta e penna.

Ora pensa ad una tua foto, una di quelle che consideri tra le migliori da te scattate. Scegli tra le tue preferite, selezionane mentalmente una.

Ci sei?
Inizia a disegnare su un foglio.  Attingi all’immagine di quella tua foto che hai nella mente e fai uno schizzo, traccia gli elementi presenti, le linee principali.
Non è necessario che riporti tutti i dettagli o le ombre… l’importante è che delinei soggetti nelle proporzioni che ricordi e nella posizione giusta. Dedica qualche minuto a questa fase di ricordo-disegno.
Fatto?
Adesso prendi la foto originale. Guardala. Confrontala con lo schizzo che hai appena fatto.
Qual è il risultato? Le due immagini sono equivalenti? Ci sono gli stessi elementi? Sono messi nelle stesse posizioni?

Si possono scoprire cose molto interessanti facendo questo esercizio. A volte l’immagine mentale che si ha non è esattamente corrispondente a quella reale. E stiamo parlando di una foto che abbiamo scattato personalmente e magari su cui abbiamo anche lavorato un po’ sul computer. Può essere sbalorditivo. Da cosa è data questa eventuale differenza? Semplice carenza mnemonica o… creatività?

Prova a ripetere l’esercizio con altre foto. Prova magari con un piccolo set di quattro o cinque.
Potresti poi provare a fare la stessa cosa con una immagine di un artista famoso, magari di un grande fotografo che ammiri.

Ti sei divertito? Divertita? Era tanto che non disegnavi?
E’ solo un piccolo ma divertente esperimento…

🙂

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