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Posts Tagged ‘pittura’

Felix Tournachon (Nadar)

Felix Tournachon (Nadar) - Autoritratto - 1855

Nadar è ricordato nella storia tra i grandi fotografi, ma la fotografia non era il suo unico interesse.
Fu scrittore e disegnatore caricaturista, attivista politico e pioniere del volo in pallone. Fu inoltre molto amico di pittori ed artisti intellettuali nella Parigi della seconda metà dell’ottocento ed ebbe l’occasione di produrre ritratti di importanti personalità del suo periodo.

Fu proprio dalle sue frequentazioni nell’ambiente dei pittori che Nadar trasse molti spunti importanti da riportare nella fotografia, arrivando a miscelare con maestria elementi tipici della tradizione pittorica con le caratteristiche del nuovo media.

La sua capacità di cercare pose e composizioni molto classiche si univa alla cinica ricerca di quei dettagli che i pittori tendevano a tralasciare, se non ad omettere volutamente. Parlo delle imperfezioni tipiche dei volti o dei vestiti, che rendono le foto di Nadar così importanti.

Fu per questo che preferiva evitare il più possibile di ritrarre donne, riteneva infatti che la fedeltà fotografica fosse una caratteristica che produceva risultati “così realistici da non soddisfare nemmeno le posatrici più belle”.

Fu nel 1874, quando la sua vena fotografica stava ormai declinando, che si guadagnò un posto nei testi di storia dell’arte affittando il suo studio ad un piccolo gruppo di artisti indipendenti che oggi chiameremmo “underground”.
L’iniziativa fu allora giudicata un fallimento ed uno di quei pittori addirittura disse “L’unica cosa che ne è venuta fuori è l’etichetta impressionismo, una definizione che detesto.”
Quel pittore si chiamava Pierre Auguste Renoir.

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Picasso Centauro

Era il 1949, nel pieno dell’epoca d’oro delle grandi riviste di fotogiornalismo, quando Gjon Mili incontrò Pablo Picasso nel sud della Francia.
Mili, nato in Albania nel 1904, era emigrato in America negli anni ’20 e qui aveva studiato al MIT divenendo un pioniere della fotografia con luci artificiali e stroboscopiche, fu tra i primi a sperimentare l’uso del flash elettronico. Picasso Life uomo che corre

L’interesse per la fotografia lo spinse ben oltre la ricerca scientifica portandolo ad iniziare una collaborazione con la celebre rivista Life, una collaborazione destinata a durare per tutta la sua vita.

Mili cercò e trovò Picasso su una spiaggia e gli mostrò alcuni suoi scatti realizzati con la tecnica del “light painting”.
Subito l’artista spagnolo ne rimase affascinato e nacque tra i due l’idea di provare a creare delle opere di luce: disegni che sarebbero scomparsi nel momento stesso in cui venivano creati ma che la macchina fotografica poteva immortalare insieme al loro creatore.

Picasso vaso di fioriFu così che decisero di provarci, dandosi appuntamento una sera, all’imbrunire.

Con una piccola torcia elettrica in mano Picasso disegnò “il Centauro” ed altre affascinanti creature ed oggetti.

Era nata una nuova e strana forma espressiva, frutto della sinergia creativa tra uno scienziato della luce ed un genio del tratto.

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Oggi non solo fotografia. Aggiungiamo anche una dose concentrata di pittura.

Ecco un curioso video che ho scovato su Youtube. Si tratta della realizzazione di uno studente di nome Chris Peck che ha creato questa sorta di “superconcentrato” d’arte : una sequenza che mostra in due soli minuti tutte le opere presenti al Museum of Modern Art di New York, anche conosciuto come MOMA.

Le opere rappresentate nel video sono quelle effettivamente presenti in esposizione alla data del 10 Aprile 2010.
L’amico Chris ha fatto proprio un bel po’ di scatti…

Buona visione !

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Wang Mo

Nella storia dell’arte orientale c’è una figura che trovo affascinante ed in qualche modo connessa con il processo creativo che a volte si percorre con la fotografia digitale. E’ il pittore e calligrafo Cinese Wang Mo.
Si narra che Wang Mo creasse le sue splendide opere raffiguranti paesaggi e scene naturali procedendo in due fasi. Nella prima si ubriacava, beveva fino ad arrivare a muoversi con difficoltà poi intingeva nell’inchiostro i suoi lunghi capelli e con questi iniziava ad imbrattare la tela. Continuava per pochi minuti alla fine dei quali cadeva addormentato.
Il mattino seguente, sobrio, esaminava gli scarabocchi generati la notte ed iniziava ad apporre pennellate, fino a trasformare quello che era un grezzo scarabocchio in un’opera d’arte.

Il parallelo che vedo con la fotografia digitale è nel fatto che sovente iniziamo a fotografare e la passione ci porta a fare tanti scatti, liberi da quelli che un tempo erano vincoli e preoccupazioni di costi di pellicole e sviluppo. A volte la grande quantità di immagini che produciamo ha il sapore di una piccola frenesia, di una sorta di ubriacatura.

Poi una volta a casa, davanti al monitor, c’è il secondo momento, quello della sobrietà. Si esamina il lavoro con calma e magari si “scopre” il particolare in uno scatto, ci si lavora e si fa qualcosa che ne trasforma qualcuna in un qualcosa che davvero ci piace e ci soddisfa.

E’ un processo creativo in due fasi: la prima sul campo quasi a raccogliere materiale grezzo, la seconda davanti ad un computer, a svolgere una sorta di processo di sintesi.
Si tratta di un approccio molto diverso da quello a cui si era portati con la fotografia analogica, dove gran parte della fase creativa era al momento dello scatto, cosa che costringeva ad una disciplinata previsualizzazione.

Non so dire se è meglio o è peggio ed in ogni caso non è sempre così. Probabilmente per qualcuno non lo è mai.
Quel che certo è che con il digitale a volte c’è davvero la sensazione di generare foto che nascono un po’ inconsapevoli, in due fasi, insomma un po’ alla Wang Mo.

🙂

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