Hai intenzione di farti un lungo viaggio negli USA, andarci a studiare o magari trasferirtici per lavoro? Ecco, allora potrebbe non essere una cattiva idea dare una sistemata ai tuoi profili social media. Il fatto è che l’amministrazione Trump ha approvato una norma che prevede la dichiarazione dei propri profili social nella richiesta di visto.
A prescindere dalle motivazioni o da tutte le considerazioni che si possono fare in merito, si tratta di qualcosa di cui tenere conto, specie per chi a volte tende un po’ a perdere il controllo delle proprie esternazioni digitali che, ricordiamocelo sempre, una volta online sono del tutto perenni a prescindere dalle nostre volontà di eventuale cancellazione.
Ovviamente anche le piattaforme social più specifiche in ambito fotografico sono interessate da questa normativa, compresi il sempre apprezzato Flickr ed ovviamente Instagram.
La dichiarazione dei profili non è al momento richiesta per il visto turistico breve (Esta) ma chissà…
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Archive for the ‘People’ Category
Account social media e visto USA
Posted in Culture, People, tagged Esta, norme, socia, trump, USA, visa on 05/06/2019| 8 Comments »
Stravinski reloaded
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged compositore, musica, Newman, novecento, pianoforte, portrait, ritratto, stravinski on 14/05/2019| Leave a Comment »
Conosci questa foto? E’ il famoso ritratto del grande compositore Igor Stravinsky scattato nel 1946 da uno dei più importanti fotografi ritrattisti del novecento: Arnold Newman.
Newman immortalò moltissimi personaggi famosi: da Picasso a Marilyn Monroe, passando per Chagall, Dalì e tutti i presidenti americani da Truman in poi.
Il ritratto di Stravinsky nel suo studio di New York è senz’altro un’icona nella storia della fotografia ed anche di quello che fu lo stile di Newman: il “ritratto ambientato”.“Le persone esistono nello spazio”, diceva il fotografo americano, maestro nel trasmettere all’osservatore l’essenza dei suoi soggetti immergendoli nel loro ambiente naturale: una sorta di geniale unione tra la tradizionale fotografia di ritratto e quella di reportage.
Sono sempre affascinato dal cercare di comprendere il percorso creativo seguito nelle fasi di realizzazione di una fotografia e qui abbiamo anche un interessante documento: la serie di scatti effettuati da Newman proprio in occasione della sessione con Stravinsky. Si tratta di un insieme di quindici fotogrammi scattati il primo dicembre del 1946, proprio nello studio del compositore e da cui è tratta la foto che è divenuta così famosa.
E’ un esempio molto interessante in cui si apprezzano i vari tentativi del fotografo alla ricerca dell’inquadratura migliore per realizzare un ritratto davvero significativo.
Con i primi fotogrammi Newman esplora alcune soluzioni diverse, alla ricerca di quale possa essere la strada giusta.
All’inizio appare anche la moglie del compositore, poi si passa ad idee diverse, fino a quando il fotografo sembra trovare la chiave nella forma sinuosa del coperchio del pianoforte, che forse richiama in qualche modo le simbologie del pentagramma.
Si concentra e si avvicina al risultato finale negli ultimi quattro scatti, posizionando Stravinski ad un lato.
C’è poi la traccia evidente della valutazione effettuata a posteriori sulle immagini. Si vedono i segni di selezione delle “preferite” e la decisa scelta di quello che sarà il prodotto finale, compreso il particolarissimo taglio: un bel “crop” per dirla con i termini odierni.
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Dei titoli, della foto amatoriale e quella d’autore… (reloaded)
Posted in Candid portraits, Culture, People, Street Photo, tagged amatoriale, fotografia, intenzionale, istantanea, titoli on 28/04/2019| Leave a Comment »
Torno su un argomento che mi appassiona e su cui molto tempo fa avevo postato alcune riflessioni, in particolare a proposito dei titoli che diamo, o meno, alle nostre fotografie. E’ un tema stimolante su cui ho una personale opinione, convinto che si tratti di un qualcosa che merita davvero attenzione.
In risposta al mio post mi scrisse anche l’amico Salvatore Ambrosi, grande fotografo ed assiduo lettore del blog, proponendo alcune riflessioni che voglio riportare qui:
“Un mio vecchio amico, fotografo e curatore di mostre, mi consiglia di non mettere il titolo alle fotografie. Motivo: “E’ roba che fanno i fotoamatori.”
Una volta non mettevo titoli alle foto. L’ho fatto quando ho cominciato ad inserirle su Fickr, perchè c’era un apposito spazio da riempire. Dapprima sono stati titoli descrittivi, in seguito li ho considerati un completamento dell’immagine, quasi una parte del loro trattamento.
Come hai scritto una volta in un commento, facendomi felice, “aggiungono spessore”. Un altro mio amico dice che “indicano una strada”.
Per contro devo riconoscere che nessuno dei grandi maestri ( tranne forse Duane Michals, ma le sue erano sequenze) ha dato un titolo a una fotografia che non fosse un’indicazione geografica e temporale.
Inoltre mi pongo la domanda: che differenza c’è tra la fotografia amatoriale e la fotografia d’autore? E chi è che giudica che un’immagine debba appartenere ad una o all’altra di queste categorie?
Ti affido queste domande e questi pensieri sperando che possano essere abbastanza interessanti come futuro argomento di discussione per il blog.
Io mi arrovello da diverso tempo su foto amatoriale e foto d’autore, vedo cose stupide che vengono celebrate, o per lo meno esposte come foto d’arte, e foto amatoriali, molto decenti, che vengono snobbate come poco interessanti. E qual è il ruolo del critico? E’ uno che guida o uno che imbroglia?”
Beh, Salvatore mi affidò un argomento per niente semplice.
Io sono solo un appassionato, il mio background di conoscenze e cultura dell’arte è limitato, in sostanza sono semplicemente una persona curiosa che ama approfondire.
Ecco comunque la mia opinione: per me non esiste alcuna differenza netta tra la foto amatoriale e quella d’autore, esiste piuttosto differenza tra la foto casuale e la Fotografia.
Cerco di spiegarmi meglio. Quando una persona decide di fotografare e mette nell’atto della creazione dell’immagine (che secondo me non si limita solo al momento dello scatto ma anche alle fasi successive di sviluppo o postproduzione) una sua volontà di creare qualcosa frutto della sua voglia di comunicare, del suo gusto estetico ed estro creativo, allora è Fotografia.
Chiunque fa Fotografia è un autore ed un artista.
La foto casuale “inquadra e scatta”, fatta senza pensare veramente a cosa si vuole realizzare, la foto ricordo, turistica o meno, quello che gli anglosassoni chiamano “snapshot” ed i puristi “istantanea”, molto spesso (anche se non proprio sempre) cade al di fuori da quella che personalmente considero “Fotografia”.
Detto questo poi nasce ciò che è la successiva storia del lavoro dell’artista, il successo che il pubblico gli riserva, l’eventuale apporto del fattore “notorietà” e l’attenzione che i “critici” gli dedicano. E si finisce in un terreno veramente impervio ed imprevedibile.
E’ davvero difficile essere sintetici sull’intera questione. Torno quindi intanto sul discorso del titolo.
Per me è prerogativa e diritto dell’artista dare il titolo alle proprie opere, esattamente come è suo diritto deciderne tutti gli altri aspetti di “postproduzione” analogica o digitale che sia.
Cosa hanno fatto i “grandi” (che in genere comunque hanno vissuto e prodotto le loro opere in un recente o lontano passato) secondo me conta poco, specie se si vuole essere davvero liberi di creare.
Se l’autore pensa che il suo lavoro non abbia bisogno di titolo farà bene a lasciare i suoi scatti privi di aggiunte, se invece crede che il titolo possa in qualche modo completare l’opera… beh allora sarà importante lavorare anche su quello.
E per quanto riguarda i critici?
Davvero un altro bel tema…
Il ritratto di un condannato (re-reloaded)
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, Photography portraits, tagged assassino, cella, condannato, detenuto, fotografia, impiccagione, lewis payne, Lincoln, pena, storia on 22/04/2019| Leave a Comment »

Lewis Payne – Alexander Gardner
Oggi ho deciso di riproporti questo intenso ritratto. E’ il 1865 ed il giovane uomo immortalato in manette nella luce radente della sua cella è Lewis Payne. condannato a morte per aver partecipato alla congiura che portò all’assassinio del presidente Lincoln.
Lo storico scatto è di Alexander Gardner, l’emblematico fotografo della guerra civile americana.
Payne è appoggiato al muro, il suo sguardo punta leggermente a lato della linea dell’obiettivo: è allo stesso tempo rassegnato ma anche determinato, forse guarda il fotografo, sembra di poter scorgere una traccia di sfida.
È l’immagine forte e drammatica di un uomo di appena ventuno anni che a breve salirà sulla forca.
Come in tutti i ritratti di un tempo, l’espressione è rigida. Le tecniche fotografiche non consentivano tempi rapidi ed obbligavano ad esposizioni lunghe, con i soggetti che venivano messi in posa per molti secondi, a volte addirittura minuti, quando la luce era scarsa. Molto spesso il risultato aveva qualcosa di innaturale e artificioso, ma qui è diverso.
Payne non sembra preoccupato del risultato formale. È fermo ma rilassato, sicuro, fiero delle sue idee, consapevole dell’imminente fine.
È uno scatto potente, senza tempo, che ti invito ad osservare in tutti i suoi forti contrasti, visibili e non, ascoltandone il silenzio e cogliendone il valore che trascende il momento storico in cui è stato realizzato.
Buona Pasqua…221722
Un Pulitzer è sempre un Pulitzer
Posted in Candid portraits, Culture, Decay, History of photography, People, Photography portraits, Street Photo, tagged afghanistan, catastrofe, civili, crisi, fame, fotogiornalismo, fotografia, guerra, medio oriente, People, premio, Pulitzer, reportage, Tugnoli, war, washington post on 17/04/2019| Leave a Comment »

Kandahar – Afghanistan – Photo by Lorenzo Tugnoli/For the Washington Post
Non è roba da poco vincere un Pulitzer, proprio per niente.
Lorenzo Tugnoli, fotografo dell’agenzia Contrasto, quarantenne originario della provincia di Ravenna, non è nuovo a riconoscimenti di alto livello. Dopo essersi aggiudicato il World Press Photo, arriva per lui il più ambito tra i premi riservati ai fotoreporter: il Pulitzer nella categoria “Feature Photography” per il suo reportage “La crisi in Yemen“, visibile anche sul suo sito web e realizzato per The Washington Post, che documenta i campi dei rifugiati, gli ospedali e la linea del fronte.
Lorenzo ha iniziato la sua carriera in medio Oriente con varie collaborazioni, stabilendosi poi in Afghanistan nel 2010 per lavorare con importanti media internazionali e pubblicare nel 2014, in collaborazione con Francesca Recchia “The little book of Kabul”, un ritratto della città attraverso la vita quotidiana di vari artisti che ci vivono.
Nel 2015 si è trasferito in Libano continuando il suo lavoro di documentazione delle conseguenze umanitarie dei conflitti nella regione.
Tugnoli ha seguito la crisi in Yemen dove oltre 20 milioni di persone vivono in situazioni precarie senza sufficienti mezzi di sostentamento e quindi in condizioni di fame, una situazione causata anche da un’economia al collasso, dalle restrizioni sulle importazioni, dall’aumento dei costi di carburante e trasporto. E’ una situazione descritta dalle Nazioni Unite come “la catastrofe umanitaria più grave al mondo”, un inferno sulla terra dove un genitore può trovarsi di fronte a dover decidere se salvare un figlio malato o dare da mangiare a quello sano.
Noi quaggiù siamo ormai quasi refrattari a queste immagini, siamo abituati, o forse meglio dire induriti. Induriti come una vecchia pianta un tempo rigogliosa, che ormai è rimasta lo scheletro di se stessa ed aspetta solo di collassare. Eppure la speranza che queste foto possano in qualche modo risvegliare coscienza e consapevolezza della realtà che ci circonda, continua ad essere presente e sprona qualcuno a percorrere la strada della testimonianza, della documentazione, della denuncia; Tugnoli è tra queste persone.
Grazie Lorenzo, ci dai speranza e ci fai sentire fieri di essere cresciuti nello stesso paese.
Michael Wolf
Posted in Candid portraits, Culture, People, Photography portraits, Street Photo, tagged arte, compression, fotografia, metro, pendolari, street, Tokyo on 18/03/2019| 7 Comments »

Tokyo Compression – Copyright Michael Wolf
Nato in Germania ma cresciuto tra Canada e Stati Uniti, Michael Wolf ha studiato in Europa per poi trasferirsi e lavorare in Asia, in particolare in Giappone, dove ha sviluppato una grande attenzione per la realtà socioeconomica del luogo.
Tra i progetti più interessanti che ho potuto ammirare sul suo sito, ti segnalo Tokyo Compression, una serie di fotografie bellissime che ritraggono pendolari accalcati all’interno delle carrozze della metropolitana. Sono scatti rubati di vite che sembrano scorrere senza tempo, un susseguirsi di espressioni rassegnate e volti schiacciati sui vetri resi umidi dalla condensa, nell’attesa che la giornata lavorativa inizi davvero.
Un genere che, a mio vedere, si pone al crocevia tra street photography, ritratto e reportage, generando nell’osservatore sensazioni dissonanti, con qualcosa che fa da legame tra la bellezza delle immagini ed il senso di disagio.
Puoi trovare questo progetto, ma anche tanti altri sul sito web di Michael Wolf.
Weekend assignment #208 : una storia… importante
Posted in Culture, People, Street Photo, tagged assignment, importante, storia, weekend on 16/03/2019| Leave a Comment »
Un’immagine può essere bella, bellissima, straordinaria, ma se non emoziona e non sucita sensazioni nell’osservatore, non è un’immagine che lascerà un segno. Questo semplice fatto è cosa ben chiara ad ogni fotografo che coltiva la capacità di raccontare una storia considerando cio come uno degli elementi fondamentali di un bello scatto.
Già qualche tempo fa avevo proposto un weekend assignment dedicato al racconto tramite l’immagine, ma oggi voglio riprovare con maggior focus sullo spessore della storia.
È un assignment dalle possibilità ampie: una foto, una singola immagine può riuscire a racchiudere tutto un racconto, può far nascere e sviluppare, in chi la osserva, una sequenza completa di emozioni.
In questi due giorni prova a fotografare cercando di raccontare, con una singola immagine, una storia importante. Importante per chi? Sta a te decidere.
Come sempre,ti invito a pubblicare poi qui sotto il link alla foto.
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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.
Brick point of view (Lego photography)
Posted in Culture, People, tagged arte, creatività, fotografia, fun, Instagram, ironia, Lego, still life on 28/02/2019| 10 Comments »
Oggi voglio presentarti Daniele Sala, un fotografo piemontese che qualche giorno fa mi ha contattato per parlarmi Brick point of view , il suo progetto fotografico con le miniature Lego.
La Lego photography può essere ormai considerata un vero e proprio genere, non sono pochi gli appassionati che si stanno cimentando in questa sorta di “ricostruzione della realtà basata su elementi più o meno standard”, e come sempre accade, è il tocco creativo personale che può fare la differenza.
Per Daniele e le sue miniature è la voglia di creare situazioni ironiche che caratterizza il progetto. Si tratta a volte di una realtà quotidiana che esiste, come nel caso del cuoco, il fruttivendolo o il fantastico imbianchino, ma in altri casi la scena può anche svilupparsi in un universo creativo di personaggi fantastici.
La cosa che mi ha colpito del lavoro di Daniele è la capacità di rendere espressive le faccine dei personaggi, facendo lavorare l’immaginazione e la proiezione dell’osservatore attraverso ambientazioni sapientemente create con materiali di recupero ed un discreto lavoro di bricolage.
A detta dell’autore, l’ispirazione nasce in modo casuale e può scaturire da una barzelletta, da una foto su un giornale, o anche parlando con i familiari; basta poco per “far accendere la lampadina” e dare il via alla fase creativa con la costruzione della “location e tutto ciò che serve per rendere lo scatto finale”.
Puoi approfondire la conoscenza dei lavori di Daniele sul suo profilo Instagram @brick_point_of_view dove si prefigge di ottenere visibilità, anche mirando ad una evoluzione che possa dargli sempre maggiore identità e renderlo riconoscibile nell’ormai non facile mondo della fotografia Lego.
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Hai fatto troppi scatti? Fanne un time lapse!
Posted in Culture, Night shots, People, Technique, video, tagged concerto, creatività, idea, time lapse, troppi, video on 05/02/2019| 1 Comment »
Capita a tutti di esagerare, a me è successo un sacco di volte, specie dopo il passaggio al digitale.
Succede che ti trovi ad un evento ed inizi a fotografare, scatto dopo scatto riempi tutte le tue schede ed alla fine ti ritrovi con una marea di immagini che tutti concorderanno nel considerare… “troppe”.
È a questo punto che interviene l’idea di Fleming Bo Jensen, un fotografo di eventi musicali che ha messo in pratica un’idea semplice ma creativa: unire in un video time lapse i circa 1500 scatti realizzati durante un concerto.
Forte no? Da provare nelle occasioni in cui il grilletto ci prende la mano… 🙂
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