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Posts Tagged ‘underwater’

Sì, oggi andiamo sul difficile, roba per pochi. Voglio dire: c’è chi la sala posa manco ce l’ha e si arrangia come può, e c’è invece chi non si accontenta delle cose umane e lo “vuole fare strano”, così si mette a far ritratti sott’acqua con tanto di set fotografico arredato.
Anche se non sei acquatico, converrai con me che questo Brett Stanley è davvero in gamba: si è specializzato in ritratti fotografici subacquei ambientati, una tecnica che prevede preparazione e capacità che vanno su un terreno molto creativo ed un po’ diverso dal solito.
La piscina della sua casa a Long Beach in California è l’ambiente fotografico in cui Brett prepara arredi e dettagli proprio come in un classico set all’asciutto. Poi, quando tutto è pronto, si immerge con autorespiratore ed attrezzatura fotosub per creare immagini surreali e quasi oniriche di cui puoi trovare molteplici esempi nella gallery del suo sito web.
Un dettaglio non insignificante sono le necessarie capacità di apnea ed acquaticità richieste alle modelle, che dire…
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Ken KieferSolo pochi giorni fa parlavo a proposito dei pericoli che alcuni fotografi decidono di correre per realizzare i loro scatti.
In alcuni casi il rischio viene anche condiviso con altre persone, ad esempio assistenti e modelle, proprio come nel caso che voglio farti vedere oggi, dove siamo ad un livello davvero notevole, anzi forse eccessivo a mio vedere.
Il fotografo Ken Kiefer è specializzato in una sorta di fotografia fashion subacquea, un genere che trovo affascinante sia per i risultati estetici che per la sua complessità realizzativa. Il punto è che, specie nel caso di Ken, a volte il genere si modifica in “fotografia fashion subacquea estrema”, come nel caso in cui si è spinto fino a portare la sua modella (Kimberly Kiefer) in una situazione davvero tosta: sott’acqua a tu per tu con un coccodrillo, nel suo ambiente naturale.
Il coccodrillo è poco intelligente ma micidiale, specie quando si tratta di un bestione come quello del video qui sotto. l’idea di nutrirlo per attirarlo e mettergli la bella Kimberly accanto per fare delle foto è veramente un gran rischio.
Io dico che non ne vale la pena. Dammi retta Ken, non può andare sempre bene…

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iphone underwaterCome utente di telefono cellulare prima e di smartphone poi, fin dai primordi ho sempre rabbrividito al pensiero del dispositivo che cade in acqua e, nonostante la diretta conoscenza di gente riuscita persino a farlo cadere nella tazza del WC, sono sempre stato capace di tenerlo all’asciutto, anche adesso che ormai anche il mio è “sommergibile”.
Nonostante la conquistata “impermeabilità” oltre all’amore per il mare e le attività subacquee, l’idea di portare il telefono in acqua non mi lascia comunque ancora tranquillo, figuriamoci immergerlo. Eppure mi piacerebbe eccome provare ad utilizzare il mio smartphone come fotocamera subacquea, anche a minime profondità.
Sono rimasto quindi colpito da questo semplice video realizzato da Frederic van Strydonck, che l’ha girato immergendo il suo iPhone X in mare.
Non è certo di una ripresa subacquea in profondità, è chiaro, ma in ogni caso Frederic non ha usato alcuna protezione ed ha inzuppato il telefono nudo realizzando questo breve video che non è niente male anche dal punto di vista artistico.
Se hai intenzione di provarci tieni comunque a mente che la gran parte degli smartphone impermeabili sono fatti per resistere per un tempo limitato e ad una profondità massima di un metro…

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'CYCLE-WAR' - Copyright 2017, Tobias Friedrich

Cycle-War – Copyright 2017, Tobias Friedrich

Non ho potuto controllare il lento calo della mandibola conseguente ai lunghi minuti di ammirazione di questa foto vincitrice dell’edizione 2018 del concorso internazionale Underwater Photographer of the Year.
È l’ammirevole lavoro del fotografo subacqueo Tedesco Tobias Friedrich, che l’ha realizzata all’interno del Thistlegorm, nave Inglese che nel 1942 fu affondata in Mar Rosso mentre cercava di consegnare rifornimenti alle truppe alleate.
Quella nel Thistlegorm è un’immersione bellissima ed è un must per molti subacquei perché nelle stive abitate da nuvole di pesci, ci si muove tra i mezzi e le armi che il grande vascello trasportava, rimasti al loro posto dentro alla nave che poggia sul fondo, quasi in assetto di navigazione. Dico questo con una certa convinzione perché là sotto ci sono stato e, vedendo la foto di Tobias, mi sono reso conto di quanto sia stato abile nel rendere così bene quell’atmosfera e creare una scena ampia nonostante i limiti di spazio propri del luogo. Per riuscire nell’intento Friedrich ha piazzato magistralmente una serie di luci e poi ha scelto di realizzare una foto panoramica, tecnica che gli ha consentito di produrre un’unica grande immagine del ponte contenente i vari mezzi trasportati, tra cui alcuni furgoni Ford oltre a splendidi esemplari di motociclette Triumph, Norton e BSA.
Guardando con attenzione è possibile scorgere moltissimi dettagli tra cui ti segnalo i copertoni delle ruote delle moto, quasi intatti dopo molti decenni in fondo al mare, indenni dalle onnipresenti concrezioni create dalle creature marine. Un particolare che dal vivo fa veramente impressione, te l’assicuro…
Beh, non mi resta che accennare alla notevole qualità anche di altri scatti premiati, ma per questi ti invito ad andare direttamente sul sito del concorso e goderteli senza tante aggiunte verbose da parte mia 🙂

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The underwater projetcTi consiglio vivamente la visione di alcune fotografie di Mark Tipple che lasciano decisamente senza fiato.

Fanno parte di quello che lui chiama The Underwater Project e sono realizzate piazzandosi sott’acqua nei pressi di una spiagga di Sydney e realizzando queste magnifiche immagini subacquee caratterizzate da un’incredibile trasparenza e luce.
Io ne sono rimasto ipnotizzato e sebbene non credo sia possibile ottenere niente del genere nelle nostre acque, sarei fortemente tentato di provarci…

Qui anche uno splendido video. Ah, che meraviglia, sembra di sentire il fragore delle onde.
Buona visione!

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natGeoHo in mano il numero di Agosto del National Geographic.
Sono tornato a casa tutto contento di averlo trovato subito dal mio giornalaio di fiducia, completo dell’allegato che in questi mesi accompagna la rivista ed è dedicato ai grandi fotografi. 

Stavo attendendo con piacere l’edizione di questo mese perchè sapevo che sarebbe stato pubblicato un magnifico servizio di fotografia subacquea, in particolare un lavoro di Wes Skiles sui blue holes e le grotte delle Bahamas. L’esplorazione e le immagini dalle grotte sottomarine mi affascinano da sempre e sono molti anni che ammiro questo grande fotografo subacqueo. 
Non faccio a tempo a rilassarmi sul divano ed iniziare a sfogliare proprio il servizio di cui parlo che mi raggiunge la notizia della sua morte. 

Wes-Skiles

Wes Skiles

Skiles sen’è andato durante quella che può essere considerata un’immersione poco più che ordinaria, dopo una carriera di missioni pericolosissime, ai limiti delle possibilità umane. Aveva 52 anni. 

Voglio dedicare questo breve post proprio a lui e ricordarlo per le splendide immagini che ci ha regalato in tanti anni di esplorazioni sottomarine. Fin da giovanissimo fu affascinato dalla speleosubacquea e negli anni ’70 insieme ad un vero e proprio mito assoluto del settore, Sheck Exley, realizzò i suoi primi lavori fotografici ma anche importantissime documentazioni “procedurali” su come si potesse esplorare grotte subacqueee senza morire. 
ginnie-springs-currentsFurono proprio Skiles ed Exley, infatti, a stabilire una serie di regole e modalità operative che sono state seguite da generazioni di speleosub fino ad oggi, rendendo solo “pericolosa” una specialità che altrimenti poteva essere definita solamente come “fatale”.
La sua carriera è continuata con moltissimi lavori per il National Geographic in ogni angolo del globo, dal Pacifico all’Antartide, ma la sua vera passione sono sempre stati i sistemi di grotte della Florida, strutture subacquee che si estendono per chilometri e che rappresentano la riserva di acqua dolce tra le più importandi del continente americano. 

deepcaveProbabilmente è anche per interesse nel settore della subacquea, anche se solo marginalmente per quella speleologica, che seguivo ed ammiravo così tanto questo personaggio.
Andare sott’acqua in grotta è molto complesso, incredibilmente impegnativo, i margini di errore sono praticamente zero e forse si tratta di una delle attività umane più pericolose in assoluto. Eppure Skiles riusciva a creare proprio in queste condizioni le sue meravigliose immagini, mettendoci creatività ed inventiva, come quando usava la sua tecnica “slave multi flash” tesa ad ottenere illuminazione drammatica da più punti e per la cui applicazione sott’acqua era diventato famoso.
Faceva il fotografo ma il suo studio era spesso a 100 metri di profondità e sovente in luoghi dove “nessuno era mai stato prima”…

E adesso si è immerso in acque ancora più profonde, lasciandoci in eredità le sue magnifiche immagini. 

Ciao Wes.

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