È una storia un po’ inquietante quella di oggi.
Con mezzo mondo praticamente in fiamme, violenze e guerra che insanguinano vaste aree del nostro pianeta, TIME decide di inviare uno dei suoi fotoreporter in un luogo virtuale: un videogame.
Ashley Gilbertson ha un passato da fotoreporter di guerra ed ha lavorato in molte zone calde del pianeta, ma stavolta è stato inviato in uno scenario diverso: l’angosciante ambiente post apocalittico popolato da Zombi di “The Last of Us – Remastered” per PlayStation 4.
Il gioco ha una modalità “photo mode” che sembra studiata proprio per scattare immagini di reportage ed Ashley si è impegnato a “sopravvivere il più possibile” cercando di arrivare vivo al livello successivo per poter realizzare qualche buona fotografia.
Un fotografo di TIME che si dedica ad un videogioco è una faccenda che fa un po’ pensare, ma va detto che ha qualcosa di intrigante, specie per chi ha potuto sperimentare in prima persona quanto possano essere realistici e coinvolgenti questi prodotti di intrattenimento che, in qualche caso, sono interi universi (penso a quello di Second Life) che ormai chiamare giochi è forse un po’ riduttivo.
Fotogiornalismo virtuale. Chissà, probabilmente è una nuova frontiera ancora tutta da inventare e scoprire.
Ti invito a leggere l’interessante articolo originale di Gilbertson su TIME, in cui il fotografo riflette anche sul significato della violenza nei videogiochi e dell’influenza che questo ha sul nostro atteggiamento.
Posts Tagged ‘violenza’
Virtual war photographer
Posted in Culture, People, tagged articolo, fotografia, fotoreporter, guerra, missione, time, videogame, violenza, virtuale on 13/10/2014| 2 Comments »
Kim rereloaded
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, tagged bambini, guerra, NOWAR, odio, orrore, Vietnam, violenza on 23/07/2014| 7 Comments »

© Copyright 1972 Nick Ut / The Associated Press
E’ un’immagine terribile, dolorosa, tra le più tremende che mi sia capitato di vedere, eppure così sempre assurdamente attuale.
Fu scattata da un fotografo dell’Associated Press di nome Nick Ut nel giugno del 1972 e descrive tragedia ed orrore assoluti.
Siamo in piena guerra del Vietnam, un bombardamento al napalm ha appena colpito il piccolo villaggio di Trang Bang. E’ una strage ed alcuni piccoli superstiti corrono via disperati. Tra questi c’è una bambina di circa nove anni che avanza nuda, il corpo coperto di ustioni.
Nick Ut è sul posto. Fa il suo bravo lavoro di fotografo di guerra e scatta in fretta alcune immagini, poi l’angoscia prende il sopravvento. Prende la bimba e la porta in macchina all’ospedale di Saigon. E’ gravissima ma il ricovero le salva la vita. Per guarire le serviranno quasi due anni di ospedale e diciassette interventi chirurgici.
La bambina si chiama Kim Phùc. Una volta cresciuta e dopo gli studi a Cuba, chiederà asilo politico in Canada dove tuttora vive.
Kim è stata nominata nel 1997 ambasciatrice dell’UNESCO per il suo impegno verso le piccole vittime delle guerre in tutto il mondo, tramite la Kim Phùc Foundation International.
Il fotografo Nick UT con questa fotografia vinse il premio Pulitzer del 1972.
Lavorava per la Associated Press fin dall’età di 16 anni, dopo che suo fratello, anch’egli fotografo di questa agenzia, era stato ucciso in Vietnam.
La fotografia, divenuta poi una testimonianza universale dell’orrore di tutte le guerre, fu inizialmente respinta dall’Associated Press. Nel 1972 il nudo frontale di una bambina non era accettabile sulle immagini destinate a circolare su giornali e TV, ma alla fine l’importanza ed il valore dell’immagine furono chiari a tutti e la foto fu pubblicata.
Non so se conoscevi questa storia.
Nonostante il suo potere descrittivo ed evocativo, questo è un caso in cui la fotografia non è stata in grado di cambiare granché. Quello che questa immagine racconta continua a succedere.
Tragedie con cui l’umanità ha scelto di voler convivere e che continuano ripetersi, innumerevoli volte, cambiando solo dettagli, luoghi e nomi.
Anche ieri.
Anche oggi stesso.
😦
Le braccia conserte di August Landmesser
Posted in Black and White, Culture, History of photography, People, tagged condanna, conformismo, dissenso, documento, Hitler, memoria, nazismo, novecento, politica, protesta, razzismo, ribellione, solo, storia, uomo, violenza on 30/07/2013| 6 Comments »
13 Giugno 1936, cantieri navali di Amburgo. Un Uomo rimane fermo mentre tutti gli altri tendono il braccio nel saluto nazista ad Hitler che assiste al varo di una nave. L’Uomo si chiama August Landmesser.
August pagherà caro questo suo gesto, questa manifestazione di dissenso ed aperta protesta contro un regime che lo sta per processare e condannare. Le leggi razziali appena varate lo faranno imprigionare, renderanno nullo il suo matrimonio dissolvendo la sua famiglia e definendolo “elemento che disonora la razza”.
E’ la Fotografia di un Uomo solo, disperato ma determinato, un istante che cambiò drammaticamente la vita di questa Persona decretando l’inizio di un calvario che lo portò fino alla morte.
Un istante che però, grazie alla fotocamera, è rimasto fissato per sempre e non lo ha fatto cadere nell’oblio rendendolo, anzi, un esempio.
La Fotografia in questo caso si è dimostrata strumento di condanna ma anche di giustizia e memoria. E’ anche attraverso di essa che Landmesser è probabilmente stato accusato e punito ma poi è proprio grazie alla potenza del mezzo visivo che il suo gesto è stato messo a disposizione, in tutta la sua importanza, delle generazioni che sono venute e che verranno.
Lavoro e sudore: i fotografi del National Geographic
Posted in Culture, video, tagged abisso, affascinante, amicizia, arte, bellezza, burocrazia, carcassa, civiltà, colore, cranio, cultura, difficoltà, erba, facce, fango, Fascino romantico, foresta pluviale, fotografia, gioia, globalizzazione, gusto, incidenti, indiscrezione, insetti, intimità, jungla, lavoro, malaria, malattie, mare, mondo, natura, orrore, ossa, pericolo, persone, povertà, problemi, rapine, ravvicinato, ricerca, rischi, ritratto, savana, schifo, scimmie, sguardi, sporco, squali, storia, talento, tempo, tenda, tragedia, tuffi, Umanità, una vita pazzesca, vermi che si infilano sotto la pelle, viaggio, violenza, vita on 25/01/2013| 4 Comments »
Forse non ti andrà, non ti metterai comodamente sul divano a vedere questo video. Forse non lo farai perché sembrano tanti i cinquanta minuti che parlano della vita e del lavoro dei fotografi del National Geographic.
E invece vale tutto il tempo che richiede questo documento realizzato diversi anni fa e tutto dedicato ad un gruppo di professionisti appassionati che ha avuto un ruolo così importante nella storia recente della fotografia.
Tu fa come preferisci, io me lo sono gustato con calma e piacere, cogliendo anche l’occasione per fare un piccolo esperimento divertente: annotarmi, via via, alcune parole, quasi delle keyword di sintesi dell’intero filmato.
Se non hai voglia di vedere il video puoi sempre accontentarti di queste.
Eccole qua: 🙂
Fascino romantico, difficoltà, rischi, pericolo, una vita pazzesca, malattie, malaria, burocrazia, rapine, violenza, affascinante, problemi, incidenti, insetti, schifo, jungla, scimmie, vermi che si infilano sotto la pelle, talento, arte, gusto, colore, ritratto, intimità, indiscrezione, ravvicinato, bellezza, orrore, abisso, squali, viaggio, tuffi, mare, savana, tenda, fango, erba, carcassa, ossa, cranio, amicizia, ricerca, natura, foresta pluviale, cultura, umanità, lavoro, vita, tragedia, mondo, facce, persone, mondo, globalizzazione, storia, sporco, civiltà, amore, povertà, tempo, gioia, sguardi… insomma: FOTOGRAFIA
Buona visione
.
Un centesimo di secondo
Posted in Culture, video, tagged arte, blog, coraggio, death, denuncia, dolore, dubbio, ethics, etica, fotogiornalismo, guerra, immagine, inchiesta, information, informazione, lavoro, morte, news, notizia, opinione, pega, pericolo, photogiournalism, pietà, post, rimorso, rischio, video, violence, violenza, war, work on 10/12/2010| 8 Comments »
Oggi il post è un video.
Un video che preferisco farti vedere senza anticipare mie opinioni o commenti.
Tratta di un tema difficile e controverso già altre volte affrontato.
Ne possiamo ancora discutere, se vuoi, nei commenti sotto.
Buona visione
——————
Ti è piaciuto questo post ? Condividilo su Facebook o Twitter, puoi farlo anche semplicemente cliccando sul bottone qui sotto.