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Firenze d'autunno

Firenze d’autunno – Copyright 2008 Pega

C’è poco da fare: l’Autunno ha un gran fascino, almeno fotograficamente parlando. 
Lo dico anche se odio le giornate brevi, il clima piovoso ed umido, le foglie bagnate che ti fanno scivolare… ma devo ammettere: l’Autunno è la vera stagione della fotografia.
Gran parte di questa “fotogenicità” dell’Autunno sta nella luce, nella tipicità della luce solare che in questi mesi è esattamente del calore giusto e per buona parte della giornata, proviene proprio dall’angolazione giusta.
Le ombre regalano una gran tridimensionalità alle immagini e d’autunno sono allungate per molte ore, quasi a creare una prolungata situazione di quella “golden hour” che d’estate dura solo per le brevi fasi vicine all’alba ed al tramonto.
Il cielo d’autunno è poi spesso carico di umidità e si comporta come un enorme diffusore, regalando una  luce che per alcune foto è assolutamente perfetta.
E poi c’è natura che ci mette la sua parte: i colori delle foglie che cadono vengono esaltati, specie quando piove. Mai provato ad uscire a fotografare quando piove?

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È un neurone il vincitore dell’edizione 2018 del contest Nikon Small World in Motion.
Questo straordinario time lapse di soli 40 secondi è stato realizzato dalla Dr.ssa Elizabeth Haynes dell’Universita del Wisconsin, che ha catturato la sequenza di crescita di un neurone appartenente ad un embrione di pesce zebra (un comune pesciolino d’acqua dolce).
La scena, della durata effettiva di sedici ore, è stata ripresa usando un innovativo metodo di ripresa che ha previsto la creazione di un ambiente di sviluppo dell’embrione in un blocchetto di gel direttamente all’interno di un microscopio.
La giuria del concorso Nikon pare non abbia avuto grossi dubbi ad assegnare il primo posto, sia per il carattere innovativo del processo di realizzazione delle immagini che per le difficoltà tecniche affrontate. E poi è pure un bellissimo bianco e nero.
Che dire… il neurone vince, almeno qui. Magnifico no?

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Alce che nuotaQualche giorno fa una giovane alce americana ha avuto la sventurata idea di attraversare il Lago Champlain che si trova tra lo Stato di New York e la contea di Grand Isle nel Vermont.
La povera bestia, dopo la lunga ed estenuante nuotata, è approdata nei pressi di una pista ciclabile da cui hanno cominciato ad accorrere persone per fotografare l’animale, impaurendola e di fatto respingendola in acqua fino a sfinirla, provocandone  la morte per annegamento.
E’ una breve storia triste, di certo non una notizia da prima pagina ma comunque un esempio di quanto il nostro comportamento, anche quello pacifico di pura curiosità naturalistica, possa influire su ciò che ci circonda.
A volte l’ansia di fotografare, documentare, postare può involontariamente portare ad effetti nefasti, purtroppo non solo nell’universo animale…
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Common toad (Bufo bufo). Bristol. March

Common toad (Bufo bufo), Bristol. March – © Copyright Sam Hobson

Ho sempre avuto un debole per i fotografi naturalisti, per quell’idea romantica, un po’ da National Geographic anni ’70, dell’avventuriero che si addentra con il suo zaino fotografico in ambienti selvaggi.
Eppure, per trovare flora e fauna degni di scatti bellissimi non è sempre necessario spingersi in continenti lontani. Quando ho visitato il sito di Sam Hobson ne ho avuta conferma.
Sam è un fotografo inglese specializzato in immagini naturalistiche urbane, una vera e propria disciplina che chiunque può praticare senza muoversi dalla propria città. Nei suoi scatti appaiono falchi e gabbiani ma anche volpi, rane e piccioni, tutti immortalati a regola d’arte, proprio come nei documentari da luoghi esotici delle più note riviste.
E’ un tipo di fotografia che richiede pazienza e dedizione; Sam frequenta i suoi “spot” divenendone parte, gli animali pian piano si abituano a lui e non lo considerano più un potenziale pericolo. E’ così che riesce a scattare foto fantastiche a volpi ed uccelli rapaci, animali a volte difficili da avvicinare ma che, grazie a questo approccio, imparano a riconoscerlo e non temerlo. Proprio come succede con i fotografi naturalisti nel Serengeti…
Puoi trovare i suoi notevoli scatti su www.samhobson.co.uk
Adesso scusa ma devo andare, ho visto passare una tigre giù nel vialetto e non voglio perdermela… Chissà se torno 😀
 

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Magritte

Falso specchio (olio su tela) – Renè Magritte 1928

C’è un tipo di fotografia dove la fotocamera non serve.
E’ qualcosa che alcuni praticano in modo innato, a volte inconscio, mentre altri imparano proprio come disse Dorothea Lange affermando che “La macchina fotografica è uno strumento che insegna a vedere senza una macchina fotografica”.
Sto parlando della foto mentale, quella scattata senza alcuna fotocamera, quella in cui tu sei comunque il fotografo e decidi  inquadratura, esposizione, fuoco e tutto il resto, ma l’immagine resta nella tua testa. Privata, intima.
Per scattarla hai a disposizione un’attrezzatura dal valore inestimabile e dalle prestazioni infinitamente superiori a qualunque macchina fotografica in vendita. Ce l’hai sempre a disposizione, anche nelle situazioni più difficili o impreviste: sono i tuoi occhi e la tua mente.
Tutti più o meno abbiamo un archivio di foto mentali nella nostra memoria. Sono le immagini che emergono dal nostro passato, che raccontano momenti che ci hanno colpito ed è come se il nostro cervello avesse in automatico scattato delle istantanee per preservare il ricordo di quei momenti. È un meccanismo innato che in qualche modo rende l’invenzione della fotografia una vera e propria protesi emozionale dell’essere umano.

Ma è anche possibile realizzare le foto mentali in modo cosciente.
Puoi cercarle e scattarle nei momenti più belli ma anche più impensati, puoi farlo senza alterare o interrompere la magia di un istante, senza interferire o disturbare.
Fatta la foto impegnati per “svilupparla” e processarla al meglio, cercando di fissarla bene nella tua memoria ed ogni tanto torna a rivederla, questo ne manterrà la qualità.

Con le persone giuste puoi provare anche a condividerle queste foto mentali, descrivendole a parole ed aiutando chi ti ascolta a ricostruire l’immagine proprio come ce l’hai in mente tu.
Può essere molto bello.

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Se l’argomento ti interessa, ti invito a leggere anche il post sulla stampa della foto mentale.

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Leone

Lion – © Copyright Chris Johns / National Geographic


Mettendo in ordine vecchie riviste, mi trovo in mano un allegato al National Geographic di cui parlai tempo fa. È dedicato al famoso fotografo Chris Johns e tra le tante bellissime immagini, c’è questa foto.
E’ un leone che si muove fiero e deciso, un forte vento investe la sua criniera facendogli socchiudere gli occhi. L’atmosfera è quella di una tempesta di sabbia; sembra quasi di poterla percepire, sentendone il sibilo.
Johns accompagna questo scatto con un breve aneddoto: spiega che in quell’occasione scattò tre interi rullini a quel leone nella polvere, rovinando anche un’ottica e danneggiando la sua fotocamera, per tirarne fuori solo una foto buona, questa.
E’ una grande lezione che possiamo apprendere, un esempio di come l’istinto e l’esperienza possano guidare il fotografo nell’insistere a seguire e scattare ad un certo soggetto, anche in condizioni scomode o difficili, quando però si percepisce il sussistere di un’opportunità fotografica da cogliere fino in fondo.
Un insegnamento che, specie chi fotografa in digitale deve valutare, rallegrandosi di quanto ora, rispetto ai tempi della sola pellicola, sia tanto più facile continuare a scattare senza preoccuparsi troppo…
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(Chris Johns, dopo una splendida carriera come fotografo del  National Geographic Magazine , è stato nominato nel 2005 direttore (editor in chief), divenendo quindi il primo fotografo ad aver assunto questa carica nella storia della prestigiosa rivista)

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Piovra fotografaSi chiama Rambo ed è il primo polpo al mondo capace di scattare fotografie.
È noto che le piovre sono animali molto intelligenti e Rambo, ospite del Sea Life di Auckland, è stato addestrato ad usare una fotocamera compatta per fare fotografie ai suoi visitatori. Il progetto, denominato “The Octographer” è una collaborazione tra Sony e l’acquario neozelandese; è finalizzato alla divulgazione della conoscenza sulle capacità che contraddistinguono questi animali e comprende la stampa delle foto di Rambo in cambio di un piccolo contributo di due dollari. Per non farci preoccupare, gli organizzatori garantiscono di tenere bassa la mole di lavoro di Rambo limitando gli orari in cui svolge questa attività professionale di fotografo.
“Non è stato difficile fargli comprendere il processo” ha detto l’addestratore Mark Vette, “ha capito al terzo tentativo ed ha imparato più velocemente di un cane, forse anche più veloce di un umano”
È tutto dire. 🙂
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(Fonte DIYP)

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Mondo, TerraC’è una bellezza incontenibile in molte delle espressioni della natura. È una forma d’arte assoluta, che a volte è necessario saper scoprire, mentre altre volte basta scattare. Un esempio di quest’ultimo caso sono le fotografie meteorologiche, immagini create da macchine automatiche senza alcuna vena creativa, che hanno solo il privilegio di trovarsi nel posto giusto.
Nelle fotografie ad alta risoluzione del nostro pianeta, scattate dai satelliti meteo, è possibile perdersi ad osservare forme e geometrie senza fine, astratti firmati Madre Natura ogni giorno diversi e solo apparentemente simili e ripetitivi.
Ho sempre trovato affascinanti le foto dallo spazio e di recente ho seguito il lancio di Himawari, il nuovo satellite dell’agenzia meteorologica Giapponese. Solo pochi giorni fa è stata pubblicata la sua prima fotografia a colori, di cui puoi vedere qui una spettacolare versione ad alta risoluzione 11.000×11.000 pixel.
Chissà cosa non avrebbero pagato alcuni grandi fotografi naturalisti del passato, per poter realizzare immagini come questa, magari andando personalmente a “piazzare il treppiede” in un punto di osservazione così in alto.
🙂

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Spulciare gli “staff pick” di Vimeo è sempre un piacere. È così che ho scovato Norway, un filmato time-lapse veramente notevole.
Siamo in un periodo in cui si vedono moltissime realizzazioni di questo tipo, la qualità è in costante aumento ed ormai è quasi diventato difficile meravigliarsi data la gran quantità di ottimi filmati time-lapse che si possono trovare.
Questo però te lo voglio segnalare. È stato prodotto da Rustad Media durante un viaggio di cinque mesi nelle diciannove regioni della Norvegia. Cinque minuti che descrivono paesaggi meravigliosi attraverso questa particolare e suggestiva tecnica ibrida che da sempre mi affascina.
Buona visione.
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Snake perspective

A snake point of view – Copyright 2014, Pega

Come vede il mondo chi è minuscolo? Chi è costretto a guardare dal basso?
La prospettiva con cui si guardano le cose ne può cambiare molto l’importanza ed il significato. E’ questo il tema per la missione fotografica che ti propongo per il fine settimana: fotografare con gli occhi di un Lillipuziano.
L’idea non si limita a cercare di fare qualche fotografia dal basso, il senso di questo weekend assignment è di provare a mettersi nei passi di una piccola creatura ed immortalare il mondo dal suo punto di vista.
Essere piccoli non significa solo vedere grandi le cose, ma sopratutto percepirle da un altro angolo, notare dettagli insinuandosi dove ai grandi è impossibile, trovare ostacoli insormontabili, scoprire giardini meravigliosi o minacce inimmaginabili.
E’ un bell’esercizio per la creatività di un fotografo quello di mettersi nei panni di qualcun’altro, o di qualcos’altro, e per svolgere questa missione puoi far ricorso a tutti i sistemi che riterrai necessari: dal banale strisciare per terra (come ho fatto io per lo scatto sopra) all’uso di prospettive inusuali o obiettivi macro.
Immagina di essere un insetto, un piccolo animale o anche un bambino. Il mondo può essere davvero enorme e strano per chi è piccolo. Se ci vorrai provare, ti propongo poi, come al solito, di condividere qui il tuo scatto inserendolo in un commento.

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Clicca qui per visualizzare l’elenco di tutti i Weekend Assignment precedentemente proposti.

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